" 666 " (Parte 4)

"Indossa quell'anello e gira su te stessa una volta, pronunciando a mente le seguenti parole : " Redir mi" ed esprimi il tuo desiderio.
Esso ti potrà trasformare in qualsiasi cosa e potrà trasformare qualunque cosa o essere vivente a tuo piacere. È tuo. Usalo a tua discrezione."
"Potrei trasformarlo in un mio innamorato?"
"E a cosa ti servono un merlo ed un ippopotamo?"
"Ho detto: Posso farlo innamorarre di me?"urlò a gran voce.
"Certo, ma non sarebbe troppo facile la tua conquista? Trasformati che so, in una mosca, in un pipistrello ed inserisciti  nella sua vita, nelle sue abitudini. Scopri le sue debolezze prima di passare all'attacco, così saprai come trarlo nelle tue reti, senza incantesimi."
"Grazie, ti sono molto grata!"
A quelle parole mi scostai e mi nascosi dietro un'altra casa situata nelle vicinanze.
Osservai  la ragazza mentre, con un raggiante sorriso, si allontanava dalla casetta decrepita.
Quando non la scorsi più, uscii allo scoperto per seguirla da lontano e, allorché raggiunse la sua dimora mi accostai dietro il grosso tronco di una quercia secolare.
La vidi entrare in casa e solo quando udii il rumore del catenaccio che serrava la porta e la scorsi che si sporgeva dalla finestra per chiudere le imposte, mi avvicinai lentamente al casolare.
Ero sicuro che stesse provando il potere dell'anello e sbirciai dalle fessure delle imposte socchiuse.
Assistetti ad un prodigio mai visto: intravidi la donna trasformarsi in un gatto nero, identico a quello che sonnecchiava tranquillo su di una sedia di paglia.
Un particolare distingueva ora i due animali: Veneria aveva conservato nella sua pelliccia (esattamente sulla tempia sinistra, sopra l'orecchio) quel ciuffo bianco che da essere umano portava tra i capelli.
Il suo gatto invece era completamente nero; quando questo si accorse della nuova presenza felina, si drizzò sulle quattro zampe, mostrò le unghie affilate ed i  suoi denti aguzzi; rizzò il pelo sulla schiena, gonfiò la coda come un batuffolo di cotone ed iniziò a soffiare contro la sua padroncina.
La gatta maculata di bianco fece un giro attorno a sé stessa ed in pochi istanti tornò la donna originaria; l'anello con smeraldo apposto al collo del felino, era ora appeso ad una collana.
Avevo visto abbastanza per comprendere che se avessi continuato ad abitare nel villaggio, sarei stato in potere di quella donna per sempre.
La stregoneria cui avevo appena assistito mi aveva spaventato a morte.
Tornai in tutta fretta al mio albergo, risoluto a partire prima possibile.
Salii le scale veloce ed entrai nella mia stanza.
"Ti aspettavo."- Voce di donna, calda ed accogliente - " Chiudi la porta a chiave!" continuò.
Il cuore quasi mi si fermò dallo spavento.
Veneria era nel mio letto, un leggero lenzuolo di cotone avvolgeva il suo corpo nudo, lasciando intravedere le linee sinuose del seno e dei fianchi.
Era Venere in persona, la dea dell'amore, era bellissima e lo sapeva ed io ero in suo potere.
Era ormai, troppo tardi.

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