Il nuovo Mondo (parte 2)

Si ritrovarono a correre lungo un sentiero sterrato, circondati da una fitta vegetazione, molto simile a quella di un bosco di alta montagna. Rallentarono l'andatura e si fermarono di fianco a quello che somigliava a un'abete.
-Beh, eccoci arrivati- disse Simon, tutto pimpante. -Non ci resta che trovare gli altri, saranno dopo la collina. Andiamo più avanti.-
Debby annuì e gli stette dietro, camminando in silenzio.
Le tornò in mente come lei e Simon si erano conosciuti.

Andavano entrambi nella stessa scuola e Simon si era avvicinato a lei dicendole che cercava una persona dal carattere forte per un "progetto scolastico", come lo chiamava lui, anche se di fatto non lo era. Il progetto in questione non era altro che una specie di nuova realtà virtuale creata da Simon e i suoi due amici, Theo, che era un genio dell'informatica e Julia.
Debby aveva accettato, ma solo perchè Simon non finiva più di tormentarla e quando entrò nel loro laboratorio e scoprì cosa avevano realmente creato ne rimase affascinata e pensò fosse la cosa più incredibile che avesse mai visto.
Avevano fatto in modo che una o più persone potessero entrare fisicamente nel computer e vivere in un nuovo mondo creato da loro, lontano da tutto e tutti.
Da quel giorno di tre settimane fa la vita di Debby era cambiata. Era entrata nel nuovo mondo già quattro volte ma non erano andate benissimo, a causa di piccoli errori di programmazione. Ad esempio l'ultima volta c'era stato un attacco di alberi fluttuanti. E la volta prima ancora era apparsa una tromba d'aria di piccole dimensioni.
Questa volta sperò filasse tutto liscio.

Tornò con la testa al presente e guardò su: il cielo sopra di loro era di un azzurro intenso, senza neanche una nuvola.
Almeno oggi niente trombe d'aria.
Oltre i rami degli alberi si potevano scorgere i profili delle montagne con la neve sulle cime.
Debby si accorse di aver finito il lecca-lecca e mise il bastoncino in tasca.
-Tutto bene? Sei così silenziosa.- disse Simon girando la testa a guardarla.
-Certo che va tutto bene, stavo solo pensando se anche oggi ci pioverà addosso qualcosa. Tipo un meteorite.- parlò Debby con voce stizzita.
Simon sorrise. -Beh, sono sicuro che Theo abbia messo a posto. È lui quello con la mente geniale.

Camminarono in silenzio ancora per un po', con gli alberi che li fiancheggiavano e arrivarono finalmente ai piedi di una bassa collina. Si avviarono su per uno stretto sentiero che passava tra cespugli con bacche che sembravano mirtilli rossi, e furono in pochi minuti sulla cima.
Guardando giù dal lato opposto da dove erano arrivati si aveva davanti il panorama di una vallata circondata ai lati da boschi con nel mezzo un agglomerato di alcune casette bianche dal tetto rosso scuro, in un enorme prato fiorito. Il rivolo di un torrente serpeggiava tra le abitazioni, il vento muoveva piano le cime degli alberi.
Non era ancora stato finito, ma questo mondo per Debby era già un paradiso.

Corse giù dalla collina, il vento tra i capelli, rischiando di storcersi la caviglia più volte e di scivolare sui sassi. Simon la seguì a ruota, correndo tra i fiori e l'erba alta e arrivarono davanti la facciata della prima abitazione. Debby aprì la porta di legno per prima.
-C'è qualcuno? Theo, Julia?
Nessuno le rispose, la casa era completamente vuota, a eccezione di un tavolo con un paio di sedie in mezzo alla stanza, una poltrona e una credenza a lato vicino a una finestra. Nient'altro.
Simon fece capolino da dietro di lei.
-Vado a vedere nelle altre, tu aspettaci nei paraggi.
-Mh d'accordo, mi troverete sotto il larice.- E si avviò con calma fuori.
Prese il sentiero che dalla prima casa girava a destra, fiancheggiando il torrente, percorse poi un tratto sul prato e vide l'enorme albero. Si lasciò cadere a fianco del tronco, poggiandoci contro la schiena e aspettò. Non era una persona molto paziente, anzi, ma si sentiva stanca e così pensò bene di schiacciare un pisolino, fintanto che Simon non avesse trovato gli altri.

Fu svegliata da delle mani che la scuotevano per le spalle.
-Debby! Maledizione svegliati, su!
La ragazza aprì gli occhi di scatto trovandosi Simon inginocchiato davanti a lei. Si liberò dalla presa delle sue mani e con fare scocciato gli diede un leggero schiaffo sul braccio.
-Piantala! Si può sapere che...- si bloccò alla vista della faccia di Simon. Era pallidissimo e i suoi occhi la guardavano nel panico totale.
-Simon? Che succede?- il suo tono di voce si fece improvvisamente preoccupato. Ebbe un brutto presentimento. Il ragazzo esitò un attimo prima di parlare, come se si fosse pentito di averla svegliata per darle una brutta notizia.
-Debby, io... c'è un grosso problema...- il ragazzo si torceva le mani, faticando a far uscire le parole.
-Julia e Theo non ci sono più... non so cosa fare...
-Eh? Che intendi dire?- Debby cercava di dare un senso logico a quello che le aveva appena detto, ma l'unica cosa che le veniva in mente era che i due ragazzi fossero tornati nella realtà senza di loro.
-Se sono tornati a casa basterà aspettarli, no? Te lo avevo detto che stavamo facendo tardi, avranno pensato bene di tornare indietro.
Ma un remoto angolo della sua mente, a cui Debby non voleva credere, le diceva che non era quello ciò che Simon cercava di dirle.
Il ragazzo scosse la testa, gli occhi lucidi, cercando di non piangere.
-No... Debby, non capisci... sono morti.

Cosa?
Debby stava percorrendo a ritroso il sentiero dal larice al gruppo di case.
Non è possibile. Ti prego.
Correva, ma si sentiva le gambe pesanti come piombo.
Aveva lasciato Simon sotto al larice, dopo essere riuscita a farsi spiegare dove fossero Theo e Julia.
Alla fine, incapace di dirle altro, il povero ragazzo si era accovacciato, le mani tra i capelli. Debby si era alzata a fatica, e un passo avanti all'altro aveva cercato di correre più veloce che poteva.
Superò di corsa la prima casa dove era entrata insieme a Simon, i primi singhiozzi che le uscivano dalla gola.
Ti prego, fa che Simon si sbagli.
Corse perdifiato zigzagando tra le casette silenziose e i bassi cespugli di rododendro che sbucavano di tanto in tanto a lato del sentiero, cercando di arrivare il prima possibile.
L'ultima casa, quella vicino ai due pini.
Per la prima volta in vita sua le sembrò che il tempo scorresse al rallentatore. Mancavano ancora solo un paio di casette, ma per Debby erano fin troppe in quel momento.
Forse sono ancora in tempo.
Forse è solo un incubo.
Oh, ti prego, fa che Simon si sia sbagliato...

Arrivò davanti all'ultima casetta, il fiatone mescolato a deboli singhiozzi, il panico che le stringeva lo stomaco e il cuore a mille.
Non c'era più traccia dell'impavida Debby dal cuore di ghiaccio.
Cercò di fare dei respiri profondi.
Se non avesse saputo niente questo posto le sarebbe sembrato ancora un paradiso, con gli uccellini cinguettanti sugli alberi, le casette di un brillante intonaco bianco e il sole tiepido che le scaldava la pelle, ma in quel momendo le sembrava di vivere in uno dei suoi peggiori incubi.
Allungò una mano alla maniglia e spinse piano la porta.

Fece un verso che sembrava un misto di disperazione e sorpresa.
Oh mio Dio.
Il piccolo tavolo rotondo e le sedie al centro della stanza erano anneriti. Sul pavimento i corpi sfigurati e senza vita di Julia e Theo. L'odore di fumo le fece lacrimare gli occhi. Cercò di trattenere i conati di vomito, le sembrava di essere in una di quelle puntate di CSI. Quando riuscì a tornare un po' più lucida, notò due oggetti che catturarono la sua attenzione.
Ma quelli...
Vicino alla mano destra di Theo, o a quello che ne restava, c'erano i resti sparpagliati di un portatile e di una specie di telecomando. Quello che avrebbe dovuto riportarli indietro.
Debby ne dedusse che doveva essere esploso causando anche un piccolo incendio, per chissà quale causa, portando con sé le vite di Julia e Theo.
A quel punto non ce la fece più e corse fuori a vomitare.

-Chi altri sa di questo progetto?
Simon scosse la testa, lo sguardo basso. -Nessuno, doveva rimanere un segreto.
Debby si morse le labbra, ma non disse niente.
Era tornata al larice che era quasi ora del tramonto, sapendo che avrebbe trovato ancora lì Simon.
-E tu? L'hai detto a qualcuno?- Nella voce di Simon traspariva un tono di speranza.
-No ovviamente, mi avete fatto giurare di non dire niente.
Non aveva neanche la forza di litigare. Simon le disse poi che un altro telecomando c'era, ma lo aveva lasciato a casa visto che ci sarebbe stato quello di Theo. E non avevano lasciato in giro istruzioni su come usarlo, perciò nessuno poteva trovarli.
Debby si passò disperata una mano tra i capelli, cercando di pensare a una soluzione.
-E se camminassimo potremmo arrivare da qualche parte no? O magari trovare un modo per uscire di qui...
-Debby, lo sai che questo mondo non è finito. Oltre quelle montagne non c'è niente, andremmo solo a sbattere la testa contro a un muro invisibile. Ci servirebbe il telecomando per teletrasportarci nella realtà.
Debby strappò i fili d'erba stizzita.
-Quindi nessuno sa che siamo qui insomma. Cosa succederà se ci restiamo troppo a lungo? Il programma ci butta fuori?
-Non lo so... Theo non me lo ha detto. E io non ho mai pensato potesse succedere una cosa del genere.
Sospirò e alzò la testa verso di lei, gli occhi arrossati.
-Mi dispiace averti trascinata in tutto questo, davvero. La colpa è solo mia se tu sei qui.
Debby cacciò indietro le lacrime che minacciavano di traboccare.
-Ma io ho voluto seguirvi, quindi direi che la colpa è di entrambi.
Stettero in silenzio per un po'.

Il sole era ormai tramontato, gettando una luce rossastra sul prato e la loro pelle.
Simon ruppe il silenzio.
-Debby, ricordi quello che mi chiesi a proposito di come facessi a sapere da che parte andare quando eravamo nello "spazio bianco"?
La ragazza alzò gli occhi su di lui, sorpresa. Non si aspettava le rispondesse adesso.
Simon continuò.
-Ecco, non c'è una direzione giusta da prendere. Ovunque tu decida di correre arriverai sempre qui.
-Oh...- fu tutto quello che riuscì a dire.
Non fosse stato per la situazione in cui si trovavano, a Debby sarebbe venuto quasi da ridere per la semplicità della risposta.

Strappò gli ultimi fili d'erba davanti ai suoi piedi, le unghie sporche di terra e si decise a fare la fatidica domanda a cui nessuno dei due voleva pensare.
-Simon, pensi che riusciremo a sopravvivere? Intendo, possiamo nutrirci, ci sono bacche e acqua, non dovrebbe essere un grosso problema no?
Si accorse che le era tremata la voce.
Simon la guardò e mentre l'ultimo raggio di sole scompariva, cercò di sorriderle, come faceva tutte le volte che lei era preoccupata o arrabbiata per qualcosa.
E questo le spezzò il cuore, perché sapeva quanto gli costava farlo in quel momento.
-Andrà tutto bene, Debby.

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Fine :)
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