40GRAMMI

L'uomo, volto comune, statura media, vestiti comuni, si accostò al bancone. "Un po' di senso per favore!" gridò alla cassiera. Si avvicinò una donna, anche lei tutta comune. "Quanto gliene serve?" chiese svogliata. L'uomo esitò. Quanto gliene serviva? Non aveva ancora deciso. L'ultima volta ne aveva comprato poco, pochi grammi. Trenta? Quaranta? Forse sì, quaranta. Quaranta grammi di senso purissimo, scontati del 15%. Sono pochi, si disse, non mi basteranno stavolta.
La volta precedente, l'ultima che era andato al negozio, sapeva in anticipo che ne avrebbe comprati pochi. La sua Pausa sarebbe iniziata di lì a pochi mesi, e il senso che voleva comprare serviva solo ad ammazzare l'attesa. La situazione, ora, era decisamente diversa. Il pensiero della Pausa lo fece sussultare. Poco più di un anno prima, un impiegato pericolosamente calvo gli aveva sbattuto davanti un pezzo di carta. Poteva scegliere: continuare normalmente il suo percorso lavorativo, o prendersi un anno di totale libertà. Se avesse scelto la seconda opzione, avvertiva il pezzo di carta, una volta finito l'anno non avrebbe mai più avuto un giorno libero dal lavoro, fino alla pensione. Neanche uno, era ripetuto più volte.
Aveva accettato. Non sapeva bene come, ma era successo. Non solo, gli era sembrata anche una grande idea, e più si avvicinava l'inizio della Pausa, più ne era convinto.
Inutile dirlo, l'anno era finito, e con esso la sua convinzione. Tutto ciò che vedeva davanti a sé, oltre alla faccia spazientita della commessa, era lavoro, lavoro e ancora lavoro. E la morte, come un monito, distante, ma sempre lì. Fu colto da una profonda angoscia. Non avrebbe avuto più una settimana, un giorno libero per quanto, trent'anni? Niente vacanze, niente festività, niente di niente. Aveva un enorme bisogno di senso, pensava. Quaranta grammi non gli sarebbero mai bastati.
Rilassati, si disse, rilassati. Le cose migliori ti mancano quando le perdi, ma solo fino a quando non torni alla normalità. La normalità cancella tutto, bene o male che sia. Quando la perdi non ti manca, perché sai che sei destinato a tornarci. Lui era sulla via di ritorno, pensò, ma aveva ancora molta strada da fare. Era questo il problema: non la normalità in sé, ma il tornarci. Gli serviva qualcosa per rendere quella strada, se non gradevole, almeno sopportabile. E gliene serviva tanto, di quel qualcosa. Certamente non quaranta grammi, erano troppo pochi.
Era buffo, pensava. Aveva barattato ogni giorno libero che avrebbe mai avuto per un anno di libertà, e aveva trascorso buona parte di quell'anno a tormentarsi per la scelta che aveva fatto. Ora che l'anno era finito non solo si lamentava della scelta, ma anche dell'aver sprecato l'anno a piangersi addosso. Certo, era stato comunque l'anno migliore che avrebbe mai vissuto, nonostante tutto. E se c'era qualcosa di positivo nel fatto che fosse finito, era che ora poteva lamentarsi quanto voleva, e senza sensi di colpa. Rifletté sul pensiero che lo aveva colpito: l'anno migliore che avrebbe mai vissuto. Gli era appena tornato in mente che forse era quello il motivo che lo aveva spinto a firmare quel foglio. L'anno migliore... ne avrebbe mai avuto uno, se non avesse accettato? Nell'ultimo anno era vissuto, avrebbe mai potuto dire lo stesso? Dopotutto, i futuri giorni di libertà a cui aveva rinunciato non sarebbero stati davvero liberi. Li avrebbe trascorsi a riprendersi, a riposarsi. Una fuga momentanea dalla normalità. Una fuga fallita. Presto lo avrebbero ripreso e riportato in cella, in ufficio. No, lui era fuggito davvero, per un anno intero. E tutto a spese dell'Azienda.
Smise di fantasticare. No, si disse. Non era andato da nessuna parte. Era di nuovo lì, davanti a quel bancone. Tutto considerato no, quei quaranta grammi non gli sarebbero bastati.
Almeno c'era il senso. Doveva assumerne, ne sentiva il bisogno. Il senso è la cosa migliore del mondo, pensò, perché è impossibile stancarsene. Meglio, è ciò che non ti fa stancare di tutte le altre cose. È l'ultimo dei bisogni primari, quello nascosto. Si annida dietro ogni comportamento, è la base e il vertice di ogni azione riuscita: più ne hai, meglio agisci, più ne produci. Ma bisogna averne, pensò. Non era semplice, non tutti ce l'avevano. Quelli come lui, che stavano senza, erano costretti a comprarlo. Lo metteva a disposizione direttamente l'Azienda, e il prezzo non era neanche troppo alto. Poi c'erano quelli che il senso semplicemente ce l'avevano, e non dovevano comprarlo. Nessuno di loro era un impiegato, come invece era l'uomo. Più senso avevi, più eri in alto nelle gerarchie dell'Azienda.
Il senso, pensò, non è altro che una spinta ad agire, a fare. È per questo che più ne hai e più sei in alto: non conta l'intelligenza, non conta la potenzialità, se poi non la metti in pratica. Serve l'azione, e lui voleva agire. Aveva sempre voluto agire, ma volere non è fare. Lui voleva fare, ma gli mancava il desiderio di fare. Il volere, pensò, è una spinta razionale, una decisione, non riflette ciò che siamo, solo ciò che vorremmo essere. Il desiderio è diverso, è viscerale, viene dalle tue profondità più intime. È irrazionale, a volte stupido, parla con la tua voce, dice chi sei. Il desiderio, a differenza della volontà, è sincero con sé stesso, e chi desidera agisce senza pensare. Una passione senza sincerità, pensava, non è altro che una presa in giro.
È a questo che serve il senso, pensò. A desiderare di fare, e quindi a farlo. Per questo gliene serviva tanto. Per spingersi ad agire, per fare finalmente qualcosa. Quanto gliene serviva? Più di quanto ne avesse mai preso, più di quanto sarebbe stato ragionevole assumere. Avrebbe speso tutto quello che aveva, e dov'era il problema? I soldi non hanno valore, pensava, se paragonati alla felicità. Stava per ritrovare la sua voglia di fare, per riscoprire la passione, sarebbe tornato bambino. Forse, con un po' di impegno, sarebbe addirittura diventato capoufficio, con i complimenti di qualche dirigente. Cento, no, duecento grammi, no, di più, ancora di più. La fine della Pausa non era più un problema, non c'era più angoscia. Era pronto a prendere la sua vita in mano, a ricominciare. 

"Insomma?" lo richiamò la commessa, sull'orlo di una crisi di nervi. "Un chilo" disse l'uomo, orgogliosamente. La donna lo squadrò per un secondo, con fare infastidito. Un lampo di curiosità balenò nei suoi occhi per un istante, ma sparì subito dopo. Quindi disse: "Signore, la politica aziendale ci vieta di vendere quantità così grandi di senso. Lei è appena tornato dalla sua Pausa, e non è al corrente degli ultimi cambiamenti. La quantità massima che possiamo vendere è drasticamente diminuita, e io non posso darle che quella. Al mondo ci sono un sacco di persone come lei, che tornano dalla Pausa e vogliono comprarne troppo, tutto insieme. Quelli dell'Azienda hanno dovuto fare qualcosa". L'uomo, afflitto, stralunato, non capiva più nulla. "Però devo dargliene atto - sghignazzò la cassiera - una cifra così alta non l'aveva mai sparata nessuno". Esterrefatto, l'uomo balbettò: "e... quale sarebbe la quantità massima che potete darmi?" Indifferente, la commessa rispose:
"Quaranta grammi". 

L'uomo lasciò che queste parole penetrassero profondamente nella sua coscienza. Poi gli occhi gli si riempirono di lacrime, si piegò in due sullo stomaco, e rise tanto forte che quasi rischiò di svenire.

A.A.

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