43 |Scappiamo A*lice, qui sono tutti normali|
Erano passati sei mesi dal tragico evento.
Erano già sei mesi che Harry non tornava più a casa.
Erano centottanta giorni da quando io non lo vedevo più, da quando non parlavo più con lui delle mie paure o delle mie passioni.
Era passato così tanto tempo da quando non lo sentivo più toccarmi, accarezzarmi o baciarmi.
La mancanza che sentivo era più forte di qualsiasi altro sentimento.
In tutto quel tempo ero passata attraverso le cinque fasi della perdita.
La prima a travolgermi fu la negazione, non riuscivo a comprendere che lui non ci fosse più e continuavo a sperare che tornasse da un momento all'altro a casa. Non volevo ammettere che non ci fosse più.
La seconda fase fu quella del patteggiamento, che mi fece cercarlo in tutti i posti in cui eravamo stati con la speranza di trovarlo sano e vivo, inutile spiegarvi che nulla di tutto quello che speravo fosse accaduto.
La terza a colpirmi fu la rabbia, che avevo immagazzinato dopo l'incidente e che mi aveva fatto rompere tutte le cornici con le nostre foto e mettere sottosopra un'altra volta quello che un tempo era il nostro appartamento.
La penultima fu la temuta depressione, che mi fece smettere di mangiare per giorni interi e rinchiudermi in casa a piangere tutto il tempo. Era stata anche la fase più lunga, nella quale io non avevo più voluto parlare con nessuno e mi ero isolata da tutto e tutti rinchiudendomi in me stessa.
L'ultima fase è stata quella dell'accettazione, grazie alla quale ero riuscita a visitare per la prima volta la tomba di Harry, ero consapevole che il suo corpo non fosse sepolto lì perché inghiottito dal mare, ma lo era simbolicamente.
Quasi ogni sera mi mettevo a sedere sul balcone dell'appartamento e parlavo con il cielo, raccontandogli quello che avevo fatto durante il giorno e nella speranza che Harry mi potesse sentire.
Quella sera ero rientrata dal lavoro e dopo aver fatto una doccia ed essermi cambiata avevo deciso di ordinare una pizza, mi buttai sul divano e posai lo sguardo sulla scatola che se ne stava sulla poltrona da circa tre mesi.
Erano gli effetti personali di Harry che avevano tirato fuori dalla macchina.
Diedi uno sguardo alla televisione e poi un'ultimo alla scatola.
"Vaffanculo a me ed alla mi curiosità." sussurrai mentre mi alzavo dal divano e prendevo la scatola tra le mie mani, mi sedetti sulla poltrona e ne alzai il coperchio.
Strabuzzai gli occhi nel vedere quante cose erano presenti lì dentro.
C'erano un paio di occhiali da sole, un profumo, il suo portafogli, il suo telefono che presupposi non funzionasse ed infine in una busta di plastica a parte c'era il suo taccuino.
"Che mi venga un colpo" sussurrai, incrociando le mie gambe e cominciando a verificare che le scritte non fossero scomparse a causa dell'acqua.
Con mia sorpresa le prime pagine che avevo letto erano solo sbiadite negli angoli permettendomi comunque di capire cosa ci fosse scritto.
Sentii le mie emozioni cambiare ed una tristezza immensa cominciare a strozzarmi.
"Oh amore mio" dissi mentre leggevo una pagina delle prime che aveva scritto su di me.
Arrivata in fondo potei notare una citazione che io conoscevo molto bene, perché tratta da uno dei miei libri preferiti, aveva attirato particolarmente la mia attenzione poiché il colore differiva dal resto essendo quest'ultima stata scritta con una penna blu mentre tutto il resto del taccuino era stato scritto sempre e solo in nero.
"Scappiamo A*lice, qui sono tutti normali"
Perché la A di Alice presentava un asterisco?
"C'è qualcosa che mi sfugge..." parlottai tra me e me.
Sfogliai le piccole pagine ma non trovai nulla nelle pagine vuote a seguire.
Poi nel disperato tentativo di trovare qualsiasi cosa guardai perfino nelle pagine che erano già state scritte.
Mancava solo la prima pagina del taccuino da controllare e con mano tremante girai, non sapendo cosa aspettarmi.
Vidi un piccolo asterisco accanto ad una scritta un po' più grande.
"Tokyo" sussurrai come per paura che qualcuno potesse sentirmi.
Misi un dito sulla prima pagina e tenendone il segno cercai quella in cui avevo prima trovato la citazione di Alice nel paese delle meraviglie.
Lessi ad alta voce nuovamente la citazione.
"Scappiamo a Tokyo" dissi ad alta voce dopo aver appena avuto un'illuminazione.
Però cosa voleva dire scappiamo a Tokyo?
Presi il mio telefono e mandai un messaggio a Lexy, chiedendole di venire immediatamente all'appartamento e di portare con lei anche i ragazzi.
Dopo dieci minuti sentii il campanello suonare e quando aprii trovai il fattorino della pizza, pagai e presi il cartone fra le mani, spinsi la porta con il piede ma non si chiuse a causa dei ragazzi che entrarono facendo come se fossero a casa loro.
Li feci accomodare sul divano.
"È successo qualcosa?" chiese Steve serio.
So di avervi raccontato solo la mia versione del dolore, ma come io avevo sofferto, lo avevano fatto anche loro.
Steve aveva dovuto affrontare la scomparsa di Harry ed anche la rottura con Isabella, che dopo la morte del fratello aveva deciso di trasferirsi in un altro stato e mettere così fine alla loro storia d'amore.
A lui avevo affidato la direzione della Royale Racing, non sapevo ancora quando sarei riuscita a metterci piede, avevo troppi ricordi e non volevo più rivivere il trauma dell'incidente.
Lexy gestiva il locale ed io stavo ancora lavorando da Simon, per evitare di avere ulteriori crolli nervosi.
Stavo fingendo abbastanza bene, dopotutto.
"Non lo so se è qualcosa..." cominciai a dire prendendo il taccuino tra le mani e guardandolo un'ultima volta prima di mostrare loro quello che avevo scoperto.
Vidi Steve annuire.
Poi li guardai speranzosa.
"E se fosse sopravvissuto? E se se ne fosse andato a Tokyo?" cominciai a chiedere agitata mentre mi alzavo e cominciavo a camminare avanti ed indietro per il salotto.
"Non avrebbe mai abbandonato tutto così..." sentii sussurrare ad Aydan.
"Perché no? Forse voleva solo scappare da Blake..." provai a pensare logicamente.
Lexy mi stava guardando dispiaciuta, facendomi capire con lo sguardo che quello che stavo provando a dire non stava in piedi.
"Non mi importa che voi mi crediate o meno, io non mi arrendo così come avete fatto voi, io non mollo" dissi seria guardandoli negli occhi uno ad uno.
"Se tu pensi che possa essere lì, vale la pena provare...infondo non abbiamo più nulla da perdere" mormorò Aydan.
Steve e Lexy annuirono.
Sapevo che non mi credessero, ma non mi importava perché fino a quando ci fosse stata anche una sola possibilità su un miliardo che Harry fosse vivo, io avrei fatto di tutto per trovarlo.
Anche se questo significava attraversare oceani ed altri mille ostacoli.
FINE.
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