40 |Salto nel vuoto|

Il giorno seguente era un venerdì ed io avevo mandato un messaggio a Simon, avvisandolo che non sarei andata al lavoro quella mattina, non me la sentivo proprio di sorridere falsamente alla gente per tutto il giorno facendo finta che non fosse successo nulla.

Harry aveva lasciato un sacco di messaggi in segreteria ma io non ne avevo ascoltato nemmeno uno, neanche per sbaglio.

Non volevo più sentire nulla, non ne avevo bisogno perché quella volta non sarei più stata ad ascoltarlo, non volevo scuse non volevo promesse, non volevo più niente da lui.

Solo che mi lasciasse in pace e da sola, con il mio dolore.

Il sentimento di tradimento è il peggiore che si possa sentire, ed è alche l'unico che ti fa perdere la fiducia nella persona che ti ha tradito, per sempre.

Stavo bevendo un tè caldo e fumando una sigaretta sul balcone, fuori era una bella giornata ma non mi importava neanche di quello.

Il mio unico pensiero volava alla persona che avevo cacciato dalla mia vita definitivamente ed a quello che avrei dovuto fare dopo essermi fumata l'ennesima sigaretta.

Dovevo sistemare le mie cose, non potevo più rimanere lì nemmeno un secondo.

Non volevo più vedere le foto che avevamo attaccato alle pareti qualche settimana prima, che raccontavano le nostre serate passate insieme e le cose che avevamo fatto.

Non volevo più sentire il suo profumo per casa e dormire sopra le lenzuola dove avevamo fatto l'amore.

La vita certe volte è davvero ingiusta, pensai.

Quando tutto va bene, quando per un momento ti senti felice, è proprio in quel momento che ti dimostra quanto il mondo intorno a te faccia schifo.

Chiusi la porta di vetro del balcone e rientrai in casa. L’appartamento era un fottuto disastro e dovevo almeno ripulire il casino che avevo fatto, anche se Harry non lo meritava perché tutto quello lo avevo fatto a causa sua.

Presi il tavolino che avevo spezzato in due ed ipotizzati che la sua vita fosse finita lì, perché non c'era più niente che avrei potuto fare per rimediare, così lo presi e lo misi accanto alla porta per ricordarmi di prenderlo e di buttarlo quando me ne sarei andata. Presi una scopa e cominciai a pulire i cocci del vaso e dei piatti in cucina.

“Che cazzo di casino” sussurrai. Mi ci volle più di metà giornata per ripulire tutta la casa, perché non mi ero fermata solo a pulire il casino che io avevo fatto, ma avevo cambiato le lenzuola lavando le altre, avevo spazzato tuta la casa, avevo sistemato i nostri vestiti, i miei di nuovo nella valigia ed i suoi nell'armadio ed avevo perfino cucinato una torta. Tutto ciò per non pensare più a lui, che aveva cominciato a lasciare messaggi nella segreteria perfino del telefono fisso del suo appartamento, ed io avevo prontamente scollegato il telefono dalla presa della corrente. Avevo mangiato una fetta di torta per cena e mi ero messa sul divano, stavano passando The Notebook.

Che schifo, pensai. Tutto sembrava volermi ricordare di aver rotto con Harry, perfino le pubblicità.

Sentivo le palpebre pesanti e senza accorgermene mi addormentai durante la prima metà del film.

Mi svegliai di soprassalto dopo aver sentito un forte rumore alla porta, alzai il mio corpo intorpidito dal divano e dopo essermi sgranchita il collo camminai lentamente verso l'entrata dell'appartamento. Potei notare fin da subito una busta rossa.

“È uno scherzo?” gridai. Mi chinai e presi la busta che rigirai un paio di volte tra le mie mani. Tornai al divano e mi misi seduta, aprii la busta e da essa estrassi un foglio. Cominciai a leggere.

Ciao Diamond, questa sera vorrei raccontarti una storia e confessare uno dei miei peccati più grandi. Tutto ha inizio sette anni fa quando conobbi Karen per la prima volta, un giorno d'estate aveva deciso di voler cominciare ad aiutare sua madre, che gestiva l'orfanotrofio in cui sono cresciuto, inutile spiegare come mi sono sentito quando ha cominciato a darmi attenzioni, non avendo io mai conosciuto l'amore perché rinnegato dalla mia stessa famiglia fin da piccolo. Tralasciando i dettagli sul come ci siamo innamorati e cosa abbiamo fatto o non, quando compii diciotto anni lei mi aiutò ad integrarmi nella società, anche se il mio lavoro non fu uno del tanto legale. Dopo aver fatto i primi soldi ci siamo trasferiti in un piccolo appartamento, che io consideravo il nostro nido d'amore. Tutto andava a gonfie vele fino a quando lei ha cominciato ad uscire quasi tutte le sere giustificando le sue notti fuori con la scusa di aver trovato un nuovo lavoro in un ristorante in centro. Provai a farmi andare bene tutto ciò, ma preso dalla paura di perderla prima o poi e dalle mille paranoie ho cominciato ad assumere droghe, certe volte mi rendevano felice, altre volte invece mi facevano aumentare le paranoie e le ossessioni che avevo sviluppato nei confronti di lei, ormai ero diventato solo l'ombra di me stesso, non mi riconoscevo più e neanche lei. Eravamo arrivati al punto in cui non ci parlavamo quasi più. Una sera, drogato come non mai, decisi di seguirla e fu allora che io scoprii del tuo fidanzato, Isabella ti ha raccontato solo la versione che lei conosce e che non appartiene però alla verità. Mi ricordo ancora la sensazione di amaro in bocca che sentii, ma quella sera non feci nulla, solo piansi. Ma arriviamo al punto, una sera di una settimana dopo mi confessa di avere un ritardo e quindi decide di fare un test di gravidanza, il risultato fu positivo, solo che le settimane di gravidanza non coincidevano con quelle in cui avevamo intrattenuto qualche rapporto. Lei pensava di potermi imbrogliare e rifilarmi un bambino che non era il mio, così le ho raccontato di sapere la verità, abbiamo litigato molto quella sera e le ho perfino tirato uno schiaffo, non me ne pento se è quello che ti stai chiedendo. Il giorno dopo lei ritornò a casa per riprendersi le sue cose e alla mia domanda su cosa avesse voluto fare con il bambino mi ha risposto di volerlo tenere ed ha aggiunto inoltre di non volermi più tra i piedi. Ho lasciato che se ne andasse e quella sera stessa, dopo essermi riempito di droga ed alcool ho deciso di seguirli, ho aspettato ed ho pensato a cosa avessi potuto fare, e in uno dei miei momenti di non lucidità ho pensato che se io non l'avessi più potuta avere allora non lo avrebbe fatto nessun'altro. Mi sono avvicinato alla sua macchina ed o tagliato i fili del freno. Non sapevo chi dei due avrebbe guidato ma non mi importava. Quindi ricapitolando, il tuo fidanzato avrebbe dovuto avere un bambino, ma come ben sai Karen è morta quella sera, e sono proprio io il colpevole. Harry non ha mai saputo del bambino anche perché non sono riusciti a farle l'autopsia a causa del suo corpo carbonizzato. Ma probabilmente lo ha scoperto in questo preciso istante, perché come ho scritto una lettera a te, l'ho scritta anche a lui. Prima che tu provi a chiamare la polizia o qualsiasi altra cosa voglio farti notare come il tuo telefono non ci sia più e come il telefono fisso sia stato disabilitato” smisi di leggere e cominciai a cercare disperata il mio telefono, non era più accanto a me sul divano ed il filo del telefono fisso era stato effettivamente tagliato in due.

“Questo deve essere uno scherzo” ripetei provando a calmare me stessa.
Mi passai una mano sugli occhi per realizzare che fossi sveglia e che non stavo sognando.

Questa sera ho intenzione di fare un gioco, la tua prova consiste nello scappare da qui, la porta è stata sigillata e le finestre non sono un'opzione a meno che tu non voglia fare un salto nel vuoto e morire. Quella di Harry consiste in una gara, in un luogo speciale... Chissà se questa volta i suoi freni funzioneranno? Buona fortuna e quasi spero che tu riesca ad uscire da lì.
-Blake”

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