39 |Doccia Fredda|

Erano già passate tre settimane da quando io ed Harry convivevamo, certo come tutte le coppie avevamo i nostri alti e bassi, delle volte a causa della mia gelosia e delle volte a causa della sua.

Eravamo due persone abbastanza indaffarate e riuscivamo a vederci solo la sera, ma tutto ciò rendeva il nostro amore solo più forte.

Era un giovedì ed io stavo sistemando i miei vestiti nell'armadio di Harry, visto che fino ad allora erano rimasti sparsi un po' dappertutto. Quel giorno avevo staccato tre ore prima perché a New Orleans c'era non so quale festa, quindi Simon aveva deciso di chiudere per assistere ai vari spettacoli che si sarebbero svolti quella sera.

Anche io avrei voluto tanto uscire solo che Harry mi aveva mandato un messaggio dicendomi che il locale era pieno e che non sapeva l'ora esatta di quando avrebbe staccato, così un po' annoiata dalla situazione avevo deciso di sistemare una delle cose che stavo evitando da un po’. Mancavano solo due capi da sistemare quando la mia attenzione venne attirata da una scatola dalle dimensioni modeste, nascosta sotto ai Jeans ripiegati di Harry. Sentii bussare alla porta così decisi di rimandare di qualche minuto la mia curiosità. Quando aprii però, non vidi nessuno, A parte una busta a terra che conoscevo benissimo.

“Vaffanculo Blake” sussurrai contro la busta, che decisi di non aprire non volendomi rovinare la serata a causa delle sue stupide minacce, semplicemente la presi e la buttai nel secchio della cucina.

Ritornai di fronte al grande armadio, alzai i jeans di Harry facendo attenzione a non farli cadere e presi la scatola con prudenza. Starnutii a causa del grosso strato di polvere che aveva su di essa e mi avviai verso il letto. Poggiai la scatola, però non la aprii... Ero quasi spaventata da quello che avrei potuto trovare.

“Cazzo Diamond” parlai con me stessa ritrovando il coraggio che mi mancava, chiusi gli occhi e misi le mani ai bordi del coperchio che alzai. Aprii di nuovo gli occhi e guardai dentro. Tutto mi aspettavo meno che la scatola dei ricordi di Karen.

“Vaffanculo” urlai frustrata.
Sembrava proprio che quella fosse destinata a diventare una delle giornate più di merda della mia intera vita.

C’erano un sacco di foto di lei ed Harry, delle lettere, dei biglietti di un concerto e perfino dei fiori appassiti. Ma nulla attirò la mia attenzione più della piccola scatola di velluto, posta proprio sotto al piccolo mazzo di fiori secchi.

“Non è possibile” continuai a parlare con me stessa mentre allungavo la mia mano tremante per prendere la piccola scatolina blu.
Presi fiato ed aprii, rivelando così un anello, era chiaro come il sole che si trattasse di un anello di fidanzamento e nella mia testa frullava solo l'idea che Harry aveva desiderato sposare Karen.

Cominciai a piangere come una bambina all'idea che lui avesse davvero desiderato creare una famiglia con lei anche se avevano solo diciotto anni.

Sentii la porta aprirsi ed io non mi mossi nemmeno di un millimetro, continuando a piangere come una scema con l'anello tra le mie mani.

“Amore sono a casa” sentii urlare ad Harry che da quello che avevo sentito aveva appena poggiato le chiavi sul tavolino del salotto, sicuramente in quel preciso momento si stava togliendo le scarpe ed a breve avrebbe varcato la soglia della nostra camera.

Come non detto, Harry entrò nella camera con un sorriso a trentadue denti che però fu costretto a spegnere subito dopo aver notato le mie condizioni, il mascara era sicuramente colato sulle mie guance facendomi sembrare un mostro.
Lo vidi fare due passi indietro.

“Diamond... posso spiega...”

“Cosa cazzo c'è da spiegare? Ed io che ho creduto alle tue parole come una stupida, ho davvero pensato che ai tuoi occhi fossi più importante di lei, ma non sarò mai abbastanza per te, non mi chiamo Karen e nemmeno le assomiglio, non sono la tua fottuta anima gemella!” urlai continuando a piangere.

“È chiaro come la luna Harry, tu pensavi fosse lei, per questo volevi sposarla altrimenti a diciotto anni non avresti mai fatto un passo del genere” continuai alzandomi dal letto ed avvicinandomi a lui.

Lo vidi provare a parlare ma non gli diedi il tempo perché cominciai a spingerlo per le spalle.

“Vattene, non voglio più vederti!” urlai di nuovo mentre aprivo la porta e lo spingevo fuori. La richiusi con un calcio e mi lasciai scivolare a terra contro di essa. Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando lo avevo buttato fuori dal suo stesso appartamento, ma nemmeno mi importava.

Sentivo il mio cuore completamente spezzato e sapevo per certo che quella volta non ci sarebbe stata più alcuna via di ritorno. Ero appena stata travolta dai ricordi che avevamo creato, dai posti che avevamo visto e da tutte quelle volte che avevamo fatto l'amore.

“Cazzo” urlai colpendo il muro con un misero pugno, sentii le mie nocche fare crack ed il dolore espandersi in tutto il mio braccio. Presi il tavolino del salotto e lo lanciai contro la parete facendolo rompere a metà. Poi con tutta la forza che avevo alzai il divano che capovolsi su sé stesso. Corsi verso la cucina rompendo dietro di me un piccolo vaso, aprii l'anta del mobile e cominciai a buttare per terra tutti i piatti che avevo visto.

Eppure nulla di tutto ciò mi faceva sentire meglio, ero distrutta dentro e in quel modo mi distrussi pure fuori perché delle schegge erano entrate nella pianta del piede destro, le nocche della mano destra stavano sanguinando e le mie guance stavano andando a fuoco dal troppo pianto.

Mi sentivo sfinita e pensai che sarei crollata a terra in mezzo ai cocci dei piatti rotti da un secondo all'altro se non avessi fatto qualcosa, così salvaguardando me stessa per un secondo decisi di smetterla e di ricominciare dalle piccole cose.

Come una bella doccia fredda.

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