3 |Tesoro, Il tuo sguardo potrebbe uccidere|

II giorni passavano lenti ed io non riuscivo a fare niente di eccitante a parte andare a scuola e dormire durante le lezioni, sperando che nessun professore mi notasse e mi mandasse nell'ufficio del direttore.

Ricordavo quasi con malinconia il giorno di Halloween.

Con Lexy ci avevo scambiato alcuni messaggi, ma da quello che avevo capito era sempre al bar negli ultimi giorni, così non avevamo avuto tempo per uscire.

E a dire il vero nemmeno io avevo avuto molto tempo libero a causa dei miei impegni scolastici.

In quel preciso momento me ne stavo a testa in giù appoggiata con la schiena al letto e stavo ammirando un angolo indefinito della stanza.

Avevo appena mangiato e non sapevo proprio che fare quella sera. Fu un messaggio a salvare la mia serata, proprio dalla persona che avevo menzionato prima.

"Ti va di passare al locale questa sera?" citava il suo messaggio.

"E come facciamo con il tuo capo?" le risposi immediatamente.

"Dovrebbe essere fuori città questa sera"

"Allora ci vediamo tra poco" scrissi velocemente, poi lanciai il telefono sul letto e mi corsi verso l'armadio.

Da esso tirai fuori i vestiti che avrei indossato, mi aggiustai i capelli biondi e presa una borsa scesi le scale di casa, non detti alcuna spiegazione a mia madre, non aveva senso, si sarebbe innervosita comunque.

Provai a ricordarmi la strada del locale, e dopo diversi vicoli ciechi sbagliati e schiamazzi da gente sconosciuta, finalmente riuscii a trovare la strada giusta, ritrovandomi così per la seconda volta di fronte al "The mirror".

Come la volta passata, quando aprii la porta, lo stesso odore invase le mie narici.

Mi diressi dritta al bancone senza guardarmi intorno però pareva non esserci nemmeno ombra di Lexy, ed in quel momento cominciai a farmi due domande...sembrava che nessuno fosse presente.

"Saranno nel magazzino" pensai. Aspettai pazientemente per circa dieci minuti prima di intravedere con la coda dell'occhio una figura alta e snella uscire dal magazzino.

Mi girai di scatto pensando si trattasse di Lexy, mai mi sarei aspettata di incontrare proprio lui. Lexy aveva sbagliato di grosso, ed io pure ad andare lì quella sera perché il suo sguardo non prometteva nulla di buono.

"Ancora tu?" chiese stupito, ma non con il tono che mi sarei aspettata.

"Aha" risposi, per un momento mi dimenticai tutte le parole che conoscevo.

"Certo che sei proprio sfacciata, ragazzina" rispose quasi abbozzando un sorriso, o almeno così mi parve.

"Si" gli dissi, smettendo di guardarlo per guardarmi nuovamente intorno alla ricerca disperata della ragazza per la quale avevo fatto tanta strada.

"Lei non c'è" confermò lui all'improvviso, rispondendo così alle domande che mi stavo ponendo.

"Che vuol dire che non c'è?" chiesi strabuzzando gli occhi.

"Vuol dire che oggi è il suo giorno libero" concluse, ricominciando a pulire dei bicchieri.

Stavo pensando, ed ero anche abbastanza arrabbiata. Perché lo aveva fatto?

"Che stronza" sussurrai. Ed anche se lo dissi a bassa voce, occhi verdi mi sentì comunque.

"Già" rispose lui per poi grattarsi la nuca, come se fosse in imbarazzo, come se non sapesse più cosa dire, mentte della persona di qualche settimana prima non pareva esserci traccia.

Possibile che il comportamento di una persona potesse cambiare così? Forse soffriva di qualche disturbo di personalità multiple, provai a pensare logicamente.

Alzai i tacchi dallo sgabello, per modo di dire e cominciai ad avviarmi verso l'uscita, non salutando nessuno. "Scusa?" sentii qualcuno strattonarmi il braccio, girandomi vidi le sue dita aggrappate al mio polso e non potei non notare la marea di tatuaggi che aveva sulla mano e sulle dita, come anche un semplice anello grigio intorno al pollice.

Lo guardai male, non mi piacevano i contatti fisici in generale, figuriamoci con uno stronzo di prima categoria.

"Che vuoi?" chiesi io, piuttosto sgarbatamente.

Vidi la sua espressione cambiare, ed i suoi occhi incupirsi. Non disse più nulla. Lasciò il mio braccio e si voltò per tornarsene da dove era venuto.

Non c'era possibilità che la passasse liscia dopo avermi provocata, non poteva semplicemente andarsene via così, senza darmi alcuna spiegazione e lasciandomi con il beneficio del dubbio.

"Stronzo" dissi con un tono di voce troppo alto. Ed ecco che si fermò sui suoi passi e si voltò lentamente verso di me.

"Cosa hai detto?" chiese abbastanza alterato. Cosa avevo detto di male? Presi coraggio, e feci uscire fuori la parte più sfacciata di me.

"Ho detto che sei uno S-T-R-O-N-Z-O" scandii bene l'ultima parola. Si avvicinò verso di me, quasi pericolosamente. Non c'era ombra di dubbio che lo avevo fatto innervosire, e parecchio.

"Chi cazzo sei tu?" chiese al limite dall'urlare.

"Diamond, piacere" risposi più calma che mai, porgendogli la mia mano. Sbuffò. Ebbe un secondo di silenzio, poi continuò.

"Chi cazzo ti credi di essere? Chi sei tu per dirmi che sono uno stronzo, non mi conosci nemmeno. E proprio per dimostrarti il contrario, ti dirò che prima ti ho fermata per offrirmi di riportarti a casa, ma ho capito che tu non meriti nemmeno un ciao da parte mia, sei solo una stupida ragazzina arrogante." si avvicinò talmente tanto alla mia faccia che potevo benissimo sentire il suo respiro caldo sul mio viso.

"Te l'ho già detto, sono Diamond" gli risposi nuovamente sorridendo.

Sapevo di averlo portato all'orlo, e quasi mi piaceva.

"Vaffanculo" sbottò prima di girarsi ed andarsene definitivamente. Avevo vinto io.

Uscii dal locale con il telefono in mano, dovevo proprio incontrare Lexy, pretendevo delle spiegazioni.

Il cellulare squillò circa cinque volte prima che lei rispondesse.

"Hey Diamond!" disse lei felice dall'altra parte della linea. Io non lo ero affatto.

"Dove sei? Ho bisogno di incontrarti urgentemente" risposi abbastanza stizzita.

"Styles?" chiese lei.

"Chi cazzo è Styles?" domandai, non sapendo proprio di chi o cosa stava parlando.

"Ah, non ti ha nemmeno detto il suo nome...comunque sono in centro, ti mando un messaggio con l'indirizzo." concluse prima di attaccarmi in faccia. Rimasi allibita.

Chiamai un taxi, che per mia fortuna non tardò molto ad arrivare, data la mia scarsa pazienza di quel momento.

In pochi minuti arrivai a destinazione, e con le pretese di una spiegazione cercai Lexy nella piazza, vedendola subito dopo su una panchina, insieme ad un ragazzo.

"Spiega" le dissi senza salutare, né lei né il suo amico.

"È proprio come me l'avevi descritta, sembra proprio un peperino...mi piace" rispose quest'ultimo facendomi l'occhiolino.

"Lo so Aydan, sarebbe proprio perfetta per sai tu chi..." rispose lei rivolgendosi a lui.

"Lexy" la sgridai. "Oh ciao, Diamond..." finalmente avevo captato la sua attenzione.

Mi fecero spazio sulla panchina tra loro due, io rimasi in piedi, in segno di disapprovazione.

"Tesoro, il tuo sguardo potrebbe uccidere. Comunque io sono Aydan" disse prima di tendermi la mano, la quale strinsi con riluttanza, dovuta ai miei nervi. Lexy parlò nuovamente:

"Non ho fatto niente di male, volevo solo risolvere l'attrito che c'era tra voi due...ho pensato che sareste così carini insieme."

"Ma neanche per sogno" risposi io, sbattendomi la mano contro la fronte. Non potevo essere arrabbiata, infondo non aveva fatto nulla di male, almeno secondo lei. Non le avevo mica spiegato che non avevo la minima intenzione di legarmi a qualcuno.

"Deduco che sia andato male?" chiese lei curiosa.

"Oh si, mancava poco così" le indicai lo spazio minuscolo tra le dita "Che ci tirassimo bottiglie e bicchieri in testa"

"Non sarebbe una novità per te" rispose lei ridendo, contagiando me ed anche Aydan. Sospirai arrendendomi per poi sedermi sulla panchina tra di loro. E cominciammo a raccontarci, in superficie, perché nessuno di noi aveva abbastanza fiducia l'un dell'altro, ma infondo i legami profondi si creano con il tempo.

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