26 |Un angelo|

“Cosa ci fai tu qui?” chiese Tyler, riferendosi palesemente a me.

“Aspettate, cosa è tutto questo?” chiese Harry, riferendosi a me e Tyler.

Era tutto un grosso casino. Non sarei mai dovuta andare lì. Sentivo come tutto quello che avessi costruito col tempo stesse crollando su di me.

“Vi conoscete?” chiese di nuovo, non avendo avuto nessuna risposta alla domanda di prima.

“No” risposi io.

“Si” rispose Tyler subito dopo di me. Lo guardai male.
“No” rispose lui nuovamente.
“Si” dissi io.

Mi battei la mano contro la fronte. Harry era più furioso che mai ed io lo capivo pienamente.
Però come lui aveva avuto Karen, io avevo avuto Tyler e non era di certo colpa mia se lui non mi aveva mai chiesto nulla riguardo al mio passato.

“È la mia ex” confessò Tyler, per tutti e due.

“Ex?” chiese Harry alzando il sopracciglio e guardandomi come mai aveva fatto prima, era palesemente deluso. Annuii. Lo vidi ricomporsi e ritornare il grande uomo che era pochi minuti prima.

“Vi chiamo io” disse lui, liquidando i quattro ragazzi. Tyler mi passò accanto e mi fece l'occhiolino.

Brividi attraversarono il mio corpo. Poi i ragazzi di Atalanta salirono nell'auto e sfrecciarono via in pochi secondi.

“Diamond, dobbiamo parlare” disse serio, facendo capire ai nostri amici che dovevano andarsene.

“Noi andiamo, ciao Diamond” a parlare fu Lexy, che mi mimò uno “Scusa” con le labbra e subito dopo prese a braccetto Steve ed Aydan, dirigendoli verso dove aveva lasciato la macchina con la quale eravamo arrivate.

Harry mi fece segno di entrare in casa ed io ubbidii.

Mi fece accomodare sulla poltrona di velluto e di colore rosso mentre lui rimase in piedi.

“Come è possibile che tu mi abbia nascosto una cosa del genere?” mi chiese dopo aver preso fiato. Presagivo che sarebbe stata una notte molto lunga.

“Tu non mi hai mai chiesto nulla a riguardo...” risposi. Lo vidi rimanere senza parole, sapeva che avevo ragione.

“Racconta” concluse, avviandosi verso la cucina e prendendosi un bicchiere d'acqua, poi si mise finalmente a sedere sul divano.

“Ho conosciuto Tyler quando avevo quattordici anni, eravamo compagni di scuola ed è iniziato tutto per gioco, probabilmente hai scoperto che ha la tua stessa età...” gli dissi, poi mi fermai.

“Si, lo so, continua” disse lui dopo aver bevuto un po' d'acqua.

“Beh, non so come ma ci siamo innamorati e ci siamo messi insieme, per due anni è andato tutto bene, poi ha cominciato a drogarsi, aveva sempre una strana paranoia addosso, pensava che io lo tradissi, che ci provassi con chiunque parlassi, e come ben sai che la droga amplifica le emozioni, era anche sempre arrabbiato. Qualsiasi cosa facessi, lo faceva andare sui nervi, così una sera mi ha dato uno schiaffo. Poi ce ne è stato un altro accompagnato da un pugno, e così via. Fino ad una sera, quando mi picchiò così forte che non riuscii ad alzarmi dal letto per due settimane, è stato allora che ho detto basta. Gli ho chiesto di scegliere tra me e la droga...” Mi fermai per prendere fiato e mi asciugai una lacrima che era scesa a causa dei ricordi orribili. “E lui ha scelto la droga” dissi, finendo così il mio racconto. Sentii qualcosa spaccarsi, e potei vedere solo dopo che era stato il bicchiere di Harry, che aveva frantumato letteralmente nella sua mano.
Stava guardando nel vuoto e la sua mano aveva cominciato a sanguinare a causa dei cocci di vetro.

“Sono stato uno stupido...” cominciò a blaterare.

“Io quello lo ammazzo” disse alzandosi definitivamente dal divano. Corsi verso di lui che si era appena messo le scarpe e aveva preso le chiavi della macchina.

“Harry! Fermati!” urlai, tirandolo per il braccio.

“Io quello lo uccido, come ha potuto picchiarti...eri solo una ragazzina” disse lui al limite della sopportazione. Presi il suo volto tra le mie piccole mani.

“Harry. È stato tempo fa.” gli sussurrai. Mi avvicinai sempre di più alle sue labbra e lo baciai, lo baciai e lo baciai. Non potevo più farne a meno delle sue labbra. Smisi solo quando sentii i suoi muscoli rilassarsi. Lo presi per mano e lo portai in bagno, in cerca del kit di pronto soccorso. Quando lo trovai estrassi da esso delle pinzette e dopo averlo fatto sedere sul water, cominciai a tirargli via i piccoli frammenti di vetro, poi presi una benda e gli fasciai il palmo.

“Sei un angelo” gli sentii mormorare.

“Non è vero...” risposi io, imbarazzata. Lui mi guardò e mi sorrise, facendomi morire ogni volta che lo faceva.

Era il ragazzo più bello che avessi mai visto, ed era solo mio.

Gli sorrisi a mia volta.

“Hai sonno?” mi chiese.

“No, perché?” risposi, alzandomi in piedi. “Vorrei portarti in un posto” Sorrisi di nuovo. Mi prese per mano e dopo essere usciti dalla casa, cominciammo a camminare tra gli alberi. C’era un'atmosfera abbastanza inquietante oserei dire, e ad ogni rumore strano che udivo mi aggrappavo sempre di più al braccio di Harry.

“Ci sono io con te, sta tranquilla” mi sussurrò fermandosi tutto d'un tratto, in mezzo agli alberi.

“Siamo arrivati” mi disse poi. Ma io non vedevo niente di speciale. Lo guardai interrogatoria e lui mi indicò un albero. Guardai nella direzione che mi aveva mostrato per poter osservare delle piccole scale.

“Sali prima tu, così se dovessi cadere ci sono io a prenderti” mi disse ridendo.

“Molto incoraggiante direi” risposi, mi abbassai per allacciarmi le scarpe e mi diressi verso gli scalini. Cominciai ad arrampicarmi sull'albero, e dopo circa venti metri mi ritrovai dentro ad una piccola casetta di legno, saranno stati cinque metri per cinque. Dentro c'erano un sacco di cose e perfino un piccolo divano. Cominciai a guardarmi intorno per poi sentire i passi di Harry, facendomi capire che fosse entrato anche lui nel piccolo abitacolo.

“Che cos'è questo posto?” gli chiesi poi, voltandomi verso di lui.

“Una vecchia torre di guardia” rispose lui. Io spalancai la bocca.

“E non hai ancora visto niente” mi avvertì. Mi fece segno di seguirlo ed io feci come mi aveva chiesto, lo vidi passare per una piccola porta che io non avevo notato precedentemente. Quest’ultima ci portò su un piccolo balconcino, che potei capire girasse tutto intorno alla casetta di legno. E solo alzando la testa e guardando di fronte a me che capii perché Harry mi avesse voluta portare li.

La vista era mozzafiato da lassù, si vedeva tutta la foresta che al finire sporgeva sul mare direttamente, mentre dall'altra parte si poteva vedere quasi tutta New Orleans. Mi appoggiai alla sottile ringhiera di legno e potei sentire Harry abbracciarmi da dietro.

“Come fai a conoscere tutti questi posti splendidi?” gli chiesi, girando per guardarlo negli occhi. Sospirò.

“Dopo la morte di Karen mi sono rinchiuso in me stesso e ho cominciato ad esplorare la città, per molte notti non sono riuscito ad addormentarmi perché ogni volta che chiudevo gli occhi, rivivevo tutti i momenti dell'incidente.” Gli accarezzai la guancia, pensando a come fosse stata la mia permanenza lì se quella sera non fossi entrata nel suo bar.

E in quel momento, promisi a me stessa che per nessuna ragione al mondo lo avrei mai lasciato.

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