24 |I vendicatori di New Orleans|

Erano passati già tre giorni da quando Harry mi aveva riportata a casa mia, ed io avevo dovuto raccontare a mia madre che fossi caduta da una rupe, per spiegare le mie ammaccature.

Inutile dire che si era preoccupata da morire ed aveva più volte voluto vedere cosa avevo alla gamba, ma io mi ero inventata una marea di scuse, perché se mi avesse beccata con un buco nella gamba avrebbe sicuramente chiamato la polizia e ci avrebbe messo tutti nei guai.

Che poi buco non era, perché non sapevo come, ma il proiettile mi era passato accanto e mi aveva provocato solo un grosso taglio.

Erano già tre giorni che non avevo notizie di Harry, non sapevo cosa stesse facendo, se gli fosse capitato qualcosa. Ma quando avevo chiesto a Lexy di lui, mi aveva detto che non mi poteva dire nulla a riguardo.

Stavo ritornando a casa da scuola con la macchina, inutile provare a spiegare quanto fosse difficile guidare con il dolore, ma io non ero una persona facile da convincere e mia madre si era arresa già da molto con me.

Aprii la porta di casa e cominciando a sentire dei rumori nella cucina, pensai che fosse mia madre, così, felice che stesse preparando qualcosa da mangiare di caldo, zoppicai fino alla porta della cucina. Poi quando guardai dentro e non vidi mia madre, mi prese un colpo.

“Harry...” sussurrai, mettendomi una mano sul petto, a causa dello spavento.

“Hey, ciao” mi disse, però senza voltarsi.

”Cosa stai facendo?” gli chiesi, avvicinandomi alla sedia e mettendomici sopra.

“Intendi da mangiare o in casa tua?” chiese, girandosi verso di me e io lo guardai accigliata.

“Cosa hai fatto alla faccia?” gli chiesi, facendogli segno di avvicinarsi verso di me, lo guardai sedersi di fronte a me.

“Li chiamano I vendicatori di New Orleans e sono un gruppo di cinque ragazzi più grandi di me, che vengono pagati per fare del male alla gente, in generale vengono chiamati da qualcuno che desidera vendetta. Normalmente il loro ruolo é quello di spaventare, ma ho i miei dubbi che abbiano già ucciso in passato” Io strabuzzai gli occhi alla nuova quantità di informazioni che mi aveva dato, era incredibile quante cose ci fossero che io ancora non conoscevo.

“E che ti hanno fatto?” chiesi, alzandomi da dove ero seduta ed avvicinandomi a lui.

Gli accarezzai la faccia, e guardai il livido che gli contornava l'occhio sinistro. Feci una smorfia.

“Sono entrati nel locale ed hanno cominciato a fare casino, così ho preso una mazza dal magazzino e niente, poteva andarmi peggio” rispose tutto d'un fiato.

“È stato sicuramente Blake” dissi sicura di me.

“Nessuno aveva dubbi a riguardo.” rispose lui, poi si alzò ed andò a controllare il forno.

“Finirà mai?” gli chiesi infine, ero visibilmente triste e stanca di tutta quella situazione. Ero stanca di tutta quella violenza e di tutta quella voglia di vendetta, per qualcosa che lui non aveva fatto.

“Se solo riuscissimo a trovarlo...” lo sentii sussurrare, prima di vederlo poggiare sopra al tavolo una teglia di lasagne.

Gli sorrisi, chiudendo lì il discorso, non volendo rovinare quel bel momento. Cominciò a frugare tra i cassetti della cucina di casa mia, e lo vidi prendere un coltello e tagliare una porzione di lasagna per me ed una per lui.

“Niente male Styles” gli dissi con la bocca piena, dopo aver assaggiato ciò che aveva cucinato.

“Come scusa? È divina!” esclamò, complimentandosi da solo. Cominciai a ridere di lui perché si era sporcato la maglietta con il sugo. Gli indicai il punto esatto dove si era sporcato.

“Accidenti” lo sentii imprecare, si alzò dalla sedia e corse verso il bagno.

“Ma fai pure come se fossi a casa tua” urlai dietro di lui ironica. Mi alzai come meglio potevo e posai i piatti vuoti nel lavandino.

Mancava poco che facessi un infarto, perché Harry si era avvicinato a me silenziosamente e mi aveva abbracciata da dietro, facendomi spaventare a morte.

“Ti va di andare sopra?” mi chiese in sussurro all'orecchio. Annuii e mi lasciai prendere in braccio da lui, perché mi era ancora maledettamente difficile salire le scale. Entrati nella mia camera mi poggiò sul letto e si distese accanto a me. Potei notare solo allora come della maglietta non ci fosse più traccia sul suo torace. Lo guardai attentamente e mi avvicinai verso di lui, per esaminare i suoi tatuaggi. Poggiai il mio dito sul suo petto e ne dipinsi i contorni.

“Sono così belli” dissi, ammirando i capolavori che aveva disegnato sul suo corpo. Guardai la fenice che aveva accanto al cuore.

“L’ho fatta dopo averti vista la prima sera” sussurrò, come se dovesse essere un segreto.

“Perché?” gli chiesi guardandolo negli occhi.

“Perché tu mi hai fatto ritornare a vivere” rispose. Rimase un secondo a fissarmi e dopo averci pensato un attimo, si avventò sulle mie labbra. Ed io ero sicura di quello che stavo desiderando.

“Fai l'amore con me” gli dissi all'orecchio, dopo esserci staccati dal bacio.

“Mi uccide l'idea di non ricordare la nostra prima volta...” continuai poi.

Non feci in tempo a dire altro che si avventò nuovamente sulle mie labbra e cominciò ad alzarmi la maglietta. Baciò ogni angolo di pelle che riusciva a raggiungere, facendo sempre attenzione a non toccare la mia gamba. Io tirai via i suoi pantaloni, poi seguirono i nostri indumenti intimi, che volarono sparsi per tutta la stanza. Ma non me ne fregava. L'unica cosa di cui mi importasse qualcosa era il ragazzo di fronte a me, che adesso si era alzato da sopra di me per mettersi il preservativo. Lo vidi guardarmi negli occhi e poi entrare lentamente dentro di me. Sospirai, cominciando ad abituarmi al leggero dolore, poi quest'ultimo si trasformò in piacere ed io non ci capii più nulla. C’era il mio corpo che tremava contro il suo, e le sue labbra che mi sussurravano cose che non posso raccontarvi all'orecchio. C’eravamo noi due, nudi, sotto le coperte del mio letto, a dimostrarci tutto l'amore che sentivamo l'uno per l'altra. C’ero io che gemevo, preparandomi all'orgasmo e lui che fece la stessa cosa, subito dopo di me.

Lo vidi avvicinarsi a me e baciarmi, esausto.

“Ti amo, Diamond” mi sussurrò con il poco fiato che gli era rimasto.

“Ti amo, Harry” gli risposi anche io, poi lo vidi stendersi accanto a me, buttare il preservativo nel piccolo secchio accanto al letto ed infine mettere il suo braccio intorno alla mia vita. E fu così che mi addormentai quel pomeriggio, accanto al uomo che mi aveva stravolto conpletamente la vita.





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