17 |Raccontami Di Più|
“Leggi, l'ultimo mi è stato mandato questa sera” dissi io, poi le passai il telefono per farle leggere i messaggi misteriosi.
“Questo è sicuramente Blake” rispose lei sussurrando.
“E che facciamo?” le chiesi con la voce un po’ tremante perché spaventata da tutta quella situazione.
“Non possiamo farci nulla, hai detto che il primo ti è arrivato quando eri insieme ad Harry ed il secondo subito dopo esservi incontrati questa sera, penso la soluzione tu la sappia già” mi rispose, passandomi indietro il telefono.
“Già, infondo è quello che Harry ha voluto” dissi io, ancora con l'amaro in bocca. Le avevo raccontato tutto, non avevo motivo di nasconderle nulla.
“Lui non era così...” continuò lei. Ed io lo sapevo che voleva dirmi di più, ma c'era qualcosa che ogni volta la fermava.
“Raccontami di più, e dai” le chiesi io facendole gli occhi dolci.
“Fanculo Didi” disse lei mostrandomi una linguaccia e facendomi capire di averla avuta vinta.
“Cominciamo dall'inizio. Quando era piccolo era il ragazzo più dolce del mondo, pensa che una volta è stato riempito di botte dai bulli della scuola, dopo avermi difesa” confessò lei. Potevo già immaginarmi un Harry più piccolo, che difendeva gli indifesi.
“Continua” sussurrai, ero così curiosa.
“Dicevo, era un ragazzo dolcissimo, prima che cominciasse la sua relazione con Karen, quella ragazza era insopportabile, ancora al giorno d'oggi non posso capire come lui potesse stare insieme ad una persona così diversa da lui.” si fermò per prendere fiato.
“Era una manipolatrice di prima categoria, ed Harry era così accecato dall'amore che le portava da non riuscire a vederlo. All'inizio, secondo alcuna previsione anche lei sembrava amarlo, poi col crescere, aveva capito di voler conoscere altri ragazzi... cominciando a farsela un po' con tutti."
“E lui? Lo sapeva?” chiesi, sorseggiando un po' di te dalla mia tazza preferita. Incrociai le gambe.
“Penso di si, ma non era in grado di accettare la verità" rispose, bevendo poi anche lei un po' di te.
“E tu? Non hai provato a fargli aprire gli occhi?” le chiesi.
“Ci ho provato una volta e a causa di questo non mi ha parlato più per anni, lei lo aveva convinto a troncare il rapporto di amicizia che avevamo, minacciandolo che lo avrebbe lasciato se non avesse fatto come lei gli chiedeva. Solo dopo la sua morte ha ricominciato a parlare con me” disse.
La vedevo come persa nei ricordi, potevo capire come lei ci avesse sofferto, dopo il suo non calcolarla più.
Lexy teneva ad Harry, e no, non ero gelosa.
Capivo in quale modo lo facesse e non potevo che essere contenta che lui avesse intorno persone come lei.
“Come è morta?” le chiesi poi.
“È bruciata viva, la sua morte è ancora come coperta da un velo di mistero, nessuno è riuscito a capire come è successo e cosa è successo esattamente, la polizia ha semplicemente chiuso il caso come Incidente stradale."
Sospirai, pronta a farle la domanda.
“Tu pensi che...” alzò una mano in aria, interrompendomi.
“So quello che stai per chiedermi, non penso sia stato lui, non avrebbe mai potuto fare una cosa simile, la amava più della sua stessa vita.” concluse seria.
“E come è cominciata la cosa della Royal Racing?” stavo approfittando della sua buona predisposizione nel parlare, chiedendo tutto quello a cui non avevo mai avuto una risposta.
“È nata per riuscire a fargli passare la fobia delle macchine, dopo la morte di lei non è riuscito più a salire su una macchina per più di un anno ed a guidare per più di tre, così una sera, eravamo abbastanza ubriachi e abbiamo deciso di fare qualcosa, lui voleva farsi passare la paura e così abbiamo cominciato ad ideare il progetto.”
Sorseggiò un altro po' di te.
“E così, piano piano è cominciato a ritornare ad essere quello che era un tempo, ha iniziato anche lui a gareggiare ed è diventato il personaggio conosciuto che è ora. Non che abbia delle doti speciali, solo che quando gareggia, lo fa con la consapevolezza di non aver niente da perdere. O almeno lo faceva.” continuò a parlare e poi mi guardò.
“Cosa?” chiesi non capendo a cosa stesse facendo riferimento.
“Adesso arriva la parte in cui entri in gioco tu” mi disse sorridendo.
“Perché, c'è pure una parte in cui arrivo io?” chiesi stupefatta.
“Eccome se c'è. Dopo il vostro primo incontro, quello con il mojito, cominciai a vederlo sorridere così per caso, all'inizio non avevo capito che problema avesse, non riuscivo a capire se stava perdendo di nuovo la testa oppure altro, non capii cosa avesse fino al giorno in cui mi chiese di te.” Sentii le farfalle nello stomaco ed i miei occhi diventarono lucidi, all'improvviso.
“Non so come hai fatto, ma lo hai cambiato, con la tua semplice presenza lo hai reso un uomo più felice e per questo voglio ringraziarti. Voglio ringraziarti perché è merito tuo se lui adesso ha ricominciato a sorridere e se è ritornato l’Harry spensierato di un tempo. E non puoi dirmi che il vostro sia un amore malato, perché non lo è, lo era il suo con Karen, ma il vostro...nemmeno un po'" Parlò ed io potei notare in breve tempo una lacrima rigarle il viso.
Non stava piangendo in modo negativo, lo faceva perché si era commossa. Ed io la capivo, perché anche io ormai stavo facendo la stessa cosa.
"Siamo delle stupide” sussurrai io, facendola ridere. Riferendomi al fatto che fossimo delle ragazze troppo sensibili certe volte, ci stendemmo entrambe sul mio letto matrimoniale, guardando le piccole stelle fluorescenti che avevo attaccato al soffitto.
“Pensi che mi perdonerà?” le chiesi dopo vari minuti di silenzio. Lei girò il viso verso il mio.
“Sicuramente, solo non so quando. E se non dovesse farlo di sua spontanea volontà, ho io un modo per farlo ritornare con i piedi per terra” mi rispose sorridendomi in modo maligno.
“Che hai in mente?” le chiesi.
“Vedrai, aspettiamo un'altra settimana e se non dovesse cambiare nulla, metteremo in azione il mio piano."
“Sono d'accordo” le dissi, poi le baciai la fronte.
“Buonanotte Lexy, ti voglio bene e grazie per tutto”
“Buonanotte Didi, ti voglio bene anche io e non c'è di che” mi rispose lei, poi si girò dall'altra parte del letto e la sentii addormentarsi. Io stavo guardando il soffitto e stavo pensando a tutto ciò che lei mi aveva raccontato quella sera.
Capii così che non ero stata solo io quella a cambiare la sua vita, ma che era stato pure lui a cambiare la mia, solo che ancora non riuscivo a capire se fosse in bene o in male.
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