15 |Lo avresti fatto con chiunque|

Ed ecco una me seduta sul divano, una me che da circa due settimane se ne stava davanti a una delle tante serie tv che passavano a quell'ora in televisione.

Una me che da più di quattordici giorni stava scappando da tutte le persone con cui aveva legato, con chi più con chi meno, non faceva differenza.

Era metà mese che mia madre apriva la porta di casa a quelli che un tempo erano miei amici e si inventava ogni sorta di scusa per non farli entrare in casa e farmi trovare in quelle condizioni.

Mia madre lo sapeva quello che avevo, anche perché non era la prima volta che mi stavo comportando così.

Ero già stata bruciata in passato, e la mia reazione era stata più o meno la stessa. Lei non aveva avuto bisogno di spiegazioni, sapeva che avevo i miei tempi per tutto.

Ogni persona infondo reagisce in maniera differente al dolore.

Ed io lo stavo facendo in quel modo.

Stavo provando dolore a causa mia, non a causa di altri. Ero io che avevo rovinato una relazione che anche se complicata, sarebbe stata comunque stupenda. Ero io che avevo deciso che fare sesso con uno sconosciuto per ripicca fosse giusto. Ero io che avevo deciso che non rispondere alle chiamate di Harry fosse corretto, ero io che avevo pensato che nascondere ciò che avevo fatto per più tempo gli avrebbe fatto meno male. Ero io che avevo deciso di rinchiudermi in casa, era da un sacco di giorni che non rispondevo alle sue centinaia si chiamate e messaggi. Non ne avevo letto nemmeno uno, per paura.

Ero io che avevo chiuso una storia che era cominciata urlando, con un silenzio tombale.

Sentii il campanello suonare, presi i dieci dollari che avevo messo sul tavolino di cristallo di fronte a me e mi alzai per aprire la porta al fattorino con la mia pizza, che avevo ordinato perché mia madre era uscita fuori per una cena di lavoro e non aveva fatto in tempo a cucinare. Ed io non ne avevo voglia, così avevo chiamato la pizzeria. Cercai di aggiustarmi i capelli e il pigiama che indossavo come meglio potevo. Ero uno straccio ambulante. Aprii la porta con una faccia che avrebbe spaventato chiunque. Solo che di fronte a me non si presentò il fattorino.

"Oh merda" sussurrai, provando a chiudere la porta. Ma lui mi bloccò prima di poterlo fare.

"No che non la chiudi" rispose lui spingendola forte, così la mia forza cedette contro la sua e la porta si spalancò, andando a sbattere contro il muro. Cominciai a correre per le scale, chiudendomi a chiave nella mia stanza.

"Diamond! Apri" sentii Harry urlare, mentre prendeva a calci la porta della camera. Io mi rannicchiai in un angolo.

E cominciai a piangere.

Non ero ancora pronta ad affrontarlo. Non ero ancora pronta a raccontargli la cosa che lo avrebbe deluso e che gli avrebbe spezzato il cuore. Si sentì un tonfo, più grande degli altri ed io chiusi gli occhi automaticamente. Come se a farlo, riuscissi a farlo scomparire. Sentii essere presa per le mani con forza e il mio corpo lottare contro la gravità.

"Cosa cazzo stai facendo? Apri gli occhi" urlò Harry, così forte da farmi cominciare a tremare per la paura.

"Io...Non voglio..." cominciai a dire singhiozzando.

"OK, adesso ci calmiamo entrambi e mi spieghi cosa sta succedendo, va bene?" mi chiese, abbassando la voce di qualche tonalità.

Aprii gli occhi, e lo vidi. Era bello, come sempre solo che sotto ai suoi bellissimi occhi quella sera erano presenti delle grosse occhiaie. Mi misi a sedere sul letto, in silenzio. Lui aveva deciso di rimanere in piedi. Mi stava guardando, volendo che fossi io la prima a parlare.

"Io..." cominciai ma un'ondata di lacrime mi fece smettere, facendomi singhiozzare di nuovo.

"Tu cosa?" chiese, perdendo la pazienza.

"Mi dispiace" dissi in un soffio, le lacrime rigavano le mie guance come fiumi.

"Ti dispiace?" chiese ricominciando ad alzare la voce.

"Si" risposi un po' più forte di prima.

"Per cosa ti dispiace, esattamente?" si avvicinò pericolosamente a me, eravamo a due centimetri di distanza.

"Io..." cominciai a dire, perdendomi poi nella tristezza dei suoi occhi.

"Ti dispiace perché dopo aver fatto sesso, sei scappata via come una codarda? Per questo?" mi chiese, scandendo parola con parola.

Il mio cuore si fermò ed io rimasi immobile. Come era stato possibile non rendermene conto? Allora la mia mente non mi aveva giocato brutti scherzi, pensai.

"Aspetta..." si fermò.

"Non lo sapevo" provai a giustificarmi.

"Non sapevi cosa?" chiese alzandosi di nuovo e dandomi le spalle. Il mio tacere gli fece capire tutto ciò che le mie parole non erano state in grado di spiegargli.

"Io non ci posso credere!" urlò.

"Tu non sapevi con chi cazzo hai fatto sesso! E se non ci fossi stato io? Cazzo! Lo avresti fatto con chiunque!" continuò, dopodiché lo vidi dare un pugno al muro, io chiusi di nuovo gli occhi. Li riaprii, per vedere in seguito la sua mano sanguinare accanto al buco che aveva fatto nel cartongesso.

"Harry, se mi trovavo in quelle condizioni è anche a causa tua!" mi feci coraggio e parlai, provando a difendermi.

"Ah, adesso sarebbe colpa mia?"

"Si" risposi alzandomi e avvicinandomi a lui.

"È colpa mia se ci sono andato a letto un paio di volte e lei si è fatta i film mentali, hai proprio ragione Diamond" disse alzando le mani in aria, ormai al limite dell'esasperazione.

Provai ad avvicinarmi a lui. Desideravo ardentemente farmi perdonare. Lui si scansò dal mio tocco ed io rimasi pietrificata dal suo comportamento.

"Io con una come te, non ci sto più" confessò lui.

"Che vuol dire?" chiesi, non capendo. O meglio dire, non volendo capire.

"Vuol dire che tra noi è finita, che qualsiasi cosa ci fosse, da questo momento in poi non ci sarà più" disse, prima di voltarsi ed abbandonare la stanza. Sentii la voglia irrefrenabile di correre dietro di lui, non potevo lasciare che tutto quello accadesse. Solo che, arrivata al piano di sotto non lo trovai più, e presa dal panico più totale provai a chiamarlo, rispose automaticamente la segreteria.

"No, questo non può succedere" urlai, accasciandomi a terra. Nonostante avessi immaginato che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi, non mi aspettavo di certo che succedesse proprio quella sera. Sentivo di avere come un buco nel petto, e la mia disperazione fu come un segno.
Non mi sarei arresa, avrei fatto tutto ciò che stava in mio potere per riconquistare la sua fiducia.




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