12 |Onde che si incontrano|
A scuola non ci ero andata più per tutta la settimana, a mia madre avevo detto che stavo male.
Ero in uno dei miei momenti di buio totale. Lui non mi aveva cercata, facendomi così capire di aver scelto lei, Karen.
Pensai a come stare depressa non avrebbe risolto nulla, se non peggiorare la mia situazione. Fu la chiamata di Steve a salvarmi dal mio baratro. Mi comunicò che Vanessa rivoleva indietro il suo titolo. Di nuovo. Ma che bel momento, pensai.
“Vengo, ci vediamo tra poco” risposi prima di vestirmi velocemente e prendere le chiavi della mia macchina. Salutai mamma e nel tragitto verso il garage di Aydan, mandai un messaggio al sottoscritto che mi rispose positivamente ed andai a prendere i due a casa di lei.
Aydan e Lexy stavano provando ad avere una relazione, ma lo stavano nascondendo per scaramanzia. Arrivata alla macchina la misi in moto e partii verso casa di Lexy, dove mi stavano aspettando.
Stavamo viaggiando già da mezz'ora ed il tempo sembrava non voler passare più.
“Manca ancora molto?” chiesi, ormai spazientita.
“Ed...eccoci qui.” rispose Lexy, tirando il freno a mano all'improvviso.
La macchina si fermò. Eravamo nel bel mezzo del nulla. La guardai alzando il sopracciglio.
“C’è qualcosa che devi vedere” disse lei.
“Ma io non vedo un bel niente” risposi stizzita. Non stavo vedendo nulla, per davvero. Se non un'immensa distesa di campo.
“Forza, scendi” continuò Aydan.
“E la gara?” chiesi titubante.
“Non c'è nessuna gara stasera per te, scendi solo dalla macchina e lascia le chiavi in contatto” rispose Lexy, mentre mi toglieva la cintura. Ero allibita, non avevo la minima idea di quello che stava accadendo.
“E che cazzo Diamond!” urlò Lexy, prima di scendere dalla macchina, aprirmi la portiera e tirarmi il braccio per farmi scendere.
“Prosegui dritto per un po'“ mi consigliò, poi mi spinse per le spalle. Presi la lanterna del telefono e cominciai a camminare.
“Ci ringrazierai” urlò prima di far partire la mia macchina ed andarsene. Stavo camminando su una salita leggera, che comunque mi oscurava la visuale di ciò che c'era dopo.
“Maledizione” sussurrai, ero appena inciampata e stavo per cadere.
“Vaffanculo Lexy” continuai a parlare.
“E vaff...” cominciai a dire, ma quello che vidi mi lasciò senza fiato. Dietro alla piccola salita potei vedere una distesa enorme di prato, e la piccola stradina sterrata su cui stavo camminando aveva posta ai bordi delle lanterne, illuminandomi il cammino. Continuai a camminare per circa cento metri, prima di poter cominciare a sentire il rumore del mare. Dopo aver percorso anche i cento metri, potei notare finalmente davanti a me l'ideatore di tutto.
Se ne stava in piedi con un mazzo di fiori, davanti a lui c'era una coperta piena di cuscini sopra. Il mio cuore smise di battere per un secondo, letteralmente. Non avevo la minima idea di quello che stava succedendo, e sinceramente tutto quello che desideravo fare in quel momento era girarmi e correre via, il più lontano possibile da Harry Styles.
“Diamond, aspetta!” urló.
“Non aspetto un bel niente” risposi io girandomi, e cominciando a camminare da dove erovenuta mentre il mio cuore batteva all'impazzata.
Sentivo così tanto.
E in quel momento capii di essermi innamorata della persona sbagliata. Di certo non era un amore sano, e non veniva nemmeno ricambiato.
“Sei solo una stupida” sussurrai, riferendomi a me stessa. Stavo scappando via come una codarda, provavo a scappare da qualcosa che in fondo era dentro di me. Cominciai a correre, spaventata dalla valanga di emozioni che stavo sperimentando, era una cosa insopportabile. Ed io ero talmente spaventata che inciampai e caddi a terra, finendo lì la mia corsa contro le emozioni.
“Ti sei fatta male?” chiese Harry mentre mi tendeva una mano, per aiutarmi a rialzarmi. Guardai la sua mano e poi le mie, che stavano sanguinando leggermente, erano coperte da diversi tagli e terra.
“No” dissi alzandomi da terra da sola e mi pulii le mani contro i pantaloni, mentre provavo a nascondere il dolore che sentivo a causa di esse.
“Dobbiamo parlare, non scappare più.” disse lui, riferendosi a quello che avevo provato a fare prima.
E così mi arresi. Lo seguii in silenzio fino alla coperta, in riva al mare.
Lui si sedette con le gambe incrociate ed io feci lo stesso, solo che ad un metro di distanza da lui. Cominciai a guardarlo e così potei notare la sua bellezza, non che non fosse un ragazzo attraente, ma quella sera si era proprio superato, con quella camicia bianca i pantaloni neri e i suoi occhi, più verdi che mai.
Cominciai a guardarmi le dita, inconsapevole di come eravamo arrivati a quel punto.
“Puoi guardarmi?” mi chiese dolcemente. Come potevo non guardarlo?
“Io volevo chiederti scusa” cominciò.
“Volevo chiederti scusa per fatto quello che ho fatto, e per averti fatto credere tu non fossi abbastanza. Sei molto più di abbastanza, sei tutto quello che ogni uomo sano di mente desidererebbe.” disse.
Lo guardai, incapace di non provare qualcosa per lui. Sospirai.
“Mi ci è voluto così tanto perché ho pensato a quello che mi hai detto, devo crescere ed hai ragione. Lei non c'è più ma tu si e voglio farti sapere che vorrei davvero provarci, se anche tu senti quello che io sento per te. Non sono più familiare con questo genere di cose, dopo di lei non ho più avuto nessuna relazione, se non alcune scappatelle. Però sono pronto a darti il mio cuore, se è quello che desideri.”
disse, prendendomi poi le mani e stringendole tra le sue.
Ed io ero talmente estasiata da lui e dalle sue parole che non sentivo più il dolore delle piccole ferite.
Ci fu un istante in cui nella mia mente immaginai tutto quello che avremmo potuto essere e tutto quello che avremmo potuto fare insieme, e poi un secondo istante in cui provai ad immaginare la mia vita ipotizzando un eventuale rifiuto da parte mia, e posso dirvi che vedevo solo buio, solo una persona piena di amore da dare, una me triste e piena di rimpianti.
Così non ci pensai più e senza rispondere al suo discorso, lo presi per la nuca e lo baciai avidamente, fino a che entrambi restammo senza fiato.
E fu così che quella sera ci addormentammo, baciandoci e abbracciandoci senza dire più nulla, cullati dal suono delle onde che si incontrano con la terraferma.
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