11 |Migliori Amici|
"Vuoi qualcosa da bere?" mi chiese Harry, dopo avermi fatta sedere sul divano del suo appartamento.
Alla fine mi aveva portato proprio a casa sua.
"Non la facciamo lunga" tagliai corto, indicandogli di sedersi di fronte a me e lui fece come gli avevo suggerito e sospirò.
"Non so nemmeno da dove cominciare, quindi chiedimi quello che vuoi" rispose lui, incrociando le dita delle sue mani.
"Karen, chi è? E Blake?" non sapevo nemmeno io da dove cominciare con le mie infinite domande.
"La storia comincia quando, all'età di due anni i miei genitori decidono di non volermi più tra i piedi e mi spediscono qui, a New Orleans, dai miei nonni materni." Poggiai il mio gomito sul ginocchio e tesi il palmo per sostenermi la testa, pronta ad ascoltare una storia. Era un inizio abbastanza triste.
"Va bene...prosegui." prese fiato e cominciò a parlare.
"Conobbi Karen all'età di tre anni, dopo che i suoi genitori si trasferirono vicino a casa di mia nonna, fummo migliori amici per anni, poi all'età di tredici anni cominciammo a prendere le cose più in serio e dopo aver capito che ci amavamo, cominciammo una relazione. È stata il mio primo e grande amore, la amavo più della mia stessa vita, ma per lei, dopo un po' non fu più lo stesso" disse tutto d'un fiato, rendendomi quasi difficile capire. Si prese un secondo di pausa. Ero gelosa di come ne stava parlando, si vedeva che ci teneva ancora molto.
"Avevamo entrambi diciotti anni quando una sera stavamo tornando a casa da una cena in centro, perse il controllo dell'auto ed andammo a sbattere contro un ponte. La macchina aveva cominciato a prendere fuoco e lei rimase bloccata dentro, bruciando viva. Io sono vivo per miracolo, perché durante l'impatto fui sbalzato attraverso il parabrezza a causa della mia stupida abitudine di non portare la cintura."
continuò, i suoi occhi si stavano sforzando a non lacrimare. Sentii la necessita di andare a sedermi accanto a lui, gli presi la mano e gliela strinsi portandola al mio petto.
"Venni a scoprire dopo tempo che lei in realtà da più di due anni stava avendo una relazione con Blake. Lui ancora al giorno d'oggi sta cercando vendetta, perché pensa che io le abbia fatto perdere la concentrazione e che quindi lei sarebbe morta a causa mia."
"Ed è stato così?" chiesi curiosa, però nello stesso tempo non volendolo forzare.
"Pensi che se fosse così, io sarei ancora in vita?" Feci segno di no, incapace di immaginare come lui potesse togliersi la vita.
"E perché ha preso me? L'altra sera" Chiesi, ricordandomi l'accaduto.
"Penso sia andato dietro ad indizi, il semplice fatto che tu sia andata a chiedergli delle cose gli ha fatto pensare che forse ci conoscevamo." si fermò di nuovo dal parlare e poggiò il suo sguardo nel mio.
"Sei stata un'incosciente" disse duro.
"Io, mi dispiace..." provai a scusarmi. Volevo fargli capire che non lo avevo fatto apposta.
"Non ti dispiacere, mi hai solo reso le cose più difficili." continuò a dirmi, avevo come l'impressione che stesse riversando la sua rabbia su di me.
Tolse la sua mano dalla mia e si alzò dal divano. Cominciò a fare avanti e indietro per la stanza.
"Ti rendi conto che adesso potrebbe succederti qualsiasi cosa?" cominciò ad alzare la voce e non mi piaceva affatto.
"Non mi succederà, io so difendermi" provai a tranquillizzarlo.
"Ho notato" cominciò a ridere, come se fosse matto.
"Non è colpa mia, se ti sei complicato la vita con persone del genere"
sussurrai, riferendomi a Karen.
"Cosa hai detto?" mi chiese lui, fermandosi dal camminare. Ed ecco che dentro di me cominciarono a scoppiare emozioni come la gelosia, la preoccupazione ed il risentimento, per essermi complicata la vita, per uno come lui.
Mi alzai dal divano per puntargli il dito contro. Non mi sarei ritirata quello che avevo detto, non stava nel mio carattere.
"Ho detto che non è colpa mia se sei rimasto coinvolto con una persona del genere, non è colpa mia se lei se ne andava in giro a fare la troia!" urlai.
E fu una frazione di secondo, quella in cui lui prese il primo oggetto che gli era cspitato tra le nani e lo tirava contro il muro, proprio accanto alla mia testa. Il suono del vaso vuoto che veniva spaccato in mille pezzi risuonò per tutto l'appartamento.
Stavo trattenendo le lacrime. Mi girai lentamente e captai il suo sguardo nel mio. Però io già non lo guardavo più come prima. "Io... Mi..." alzai la mano in aria, per fargli capire che non volevo sentire nulla. Presi la mia giacca dal divano e mi diressi verso la porta. Cominciai a scendere le scale in fretta e furia, sentivo di non poter più mascherare e controllare le mie emozioni.
"Diamond! Aspetta..." sentii urlare. Stavo correndo il più veloce possibile ma non fu comunque abbastanza perché sentii essere trattenuta per il braccio e girata con la forza.
"Io non volevo farlo... È solo che..." lo fermai nuovamente.
"È che nonostante tu abbia ventitré anni, non riesci a crescere e a capire che lei è morta! Io sono qui, e guarda come mi tratti... A causa di una persona che non c'è più, e che ti ha fatto così male... Ma tu sei solo accecato dai bei ricordi! Addio Harry" gli urlai, prima di liberarmi dalla sua presa e di uscire dal condominio.
Chiamai un taxi e aspettando, scaricai via le mie emozioni. Piansi tutto il tempo e perfino durante il tragitto che mi avrebbe portata a riprendere la mia macchina. Piansi perché non sapevo chi dei due aveva rovinato tutto, piansi per una storia che non era mai iniziata e per un bacio dato troppo in fretta. Piansi perché non sapevo se sarei mai riuscita a perdonarlo, e piansi pure perché non sapevo se avrebbe provato a cercarmi. Pensai che fosse ok, dovevo liberarmi delle emozioni negative, il come non importava. Non sarebbe mica durato per sempre.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top