Traccia 6: Black Tigress

Traccia 6: inventare un proprio supereroe e raccontare la sua storia.

Julia era appena arrivata a Parigi e già doveva ricominciare la routine: sua madre non aspettò ad iscriverla subito a scuola e la settimana seguente avrebbe già iniziato.

Venivano dall'Inghilterra, precisamente dalla grande e importante Londra.

La ragazza corvina non ci teneva proprio a lasciare tutto per una stupida offerta di lavoro che sua madre aveva ricevuto!
Fortunatamente la Francia e il suo paese d'origine erano divisi solamente dal Canale della Manica e Parigi era piuttosto a Nord, sicuramente sarebbe tornata nel Regno Unito durante le vacanze, da suo padre, visto che i genitori erano separati.

Era già una ragazza abbastanza introversa e seria di conto suo, la decisione della madre servì solo a farle mettere il broncio per giorni.

Quel dannato lunedì in cui sarebbe dovuta andare al Collège François Dupont per riprendere le lezioni arrivò ed evitò di lamentarsi per non peggiorare la situazione, cercò di vedere il lato positivo: forse si sarebbe trovata bene!

Come non detto.

Entrò nella sua classe e tutti la guardarono in modo molto, molto strano.
E non era la sua impressione, visto che appena prese posto -rimanendo da sola ai banchi in fondo alla classe- un sottofondo di parole dette sotto voce riempirono il silenzio che fino a poco prima dominava la stanza.

Fu l'arrivo della professoressa a interrompere quel momento e salvare Julia da quell'atmosfera di disagio, ma questo non durò per molto visto che l'insegnante aveva chiamato la nuova studentessa a presentarsi.

Con il cuore che le batteva veloce per via dell'ansia si alzò dalla sedia e si diresse verso la cattedra, fermandosi lì e rivolgendo lo sguardo alla classe, la quale -ovviamente- teneva gli occhi fissi su di lei... e questo non aiutava.

I lunghi capelli neri come la pece erano portati in avanti per via della testa un po' abbassata, rimanendo sciolti sulle spalle e coprendole i lati del viso, gli occhi verde chiaro evitavano lo sguardo degli altri che sembravano osservare l'abbigliamento un po' troppo scuro composto da una camicia viola e jeans neri.

Esitando un po' spiegò in breve come si chiamava e da dove veniva, perché era a Parigi e aggiunse -tanto per cambiare- che era felice del suo trasferimento sebbene la verità fosse più che evidente a causa del suo comportamento.

E le ore di lezione passarono così, senza che lei rivolgesse la parola a nessuno e senza che nessuno la rivolgesse a lei, fu estremamente felice e percepì un senso di libertà quando la campanella suonò: non vedeva l'ora di fuggire da quella tortura; appena fu fuori dalle porte della scuola si confuse tra la folla di studenti e corse verso la metropolitana, aspettando il suo treno.

Fu allora che si accorse di un bambino di circa cinque anni che camminava spaventato senza una precisa direzione in mezzo a tante persone che aspettavano il mezzo di trasporto, quel piccolo sembrava sull'orlo di piangere.

Julia non esitò e si avvicinò a lui, chinandosi alla sua altezza.
《Ehi piccolino, che è successo?》Domandò con voce rassicurante.
《Non... non trovo più la mia mamma...》Rispose con voce sottile, un po' spezzata da alcuni singhiozzi che sembravano prevedere un pianto disperato.
《Vieni con me》Disse la ragazza dai capelli scuri, rialzandosi e prendendogli la mano mentre gli chiedeva come si chiamasse sua madre.

《Adele!》Chiamò più volte il nome della madre del ragazzino, ma niente.
Camminò per oltre cinque minuti, facendo su è giù per il tunnel e cercando di passare tra quell'ammasso di gente mentre teneva stretta la mano del bimbo per non perderlo.
《Signora Adele!》Gridò ancora una volta in un punto dove c'erano meno persone e guardandosi intorno, accorgendosi allora di una donna bionda che si era voltata nella sua direzione con espressione preoccupata, camminando velocemente verso la quattordicenne e accorgendosi del figlio al fianco della ragazza.
《Oh mio Dio, Raphael!》Esclamò mettendosi in ginocchio per abbracciare il figlioletto.
《Mamma!》Disse in risposta il bimbo mentre veniva sollevato e preso in braccio dalla donna.
Piangevano entrambi dopo quei quindici minuti di panico condivisi anche dalla studentessa.

La bionda rivolse un grande sorriso alla ragazza che aveva guardato felice quell'incontro rimanendo un po' in disparte.
《La ringrazio tantissimo, signorina, pensavo di aver perso per sempre mio figlio...》Affermò tra le lacrime, continuando a guardare la ragazza 《Cosa posso fare per ringraziarla?》
《Cosa? No, no...》Rispose Julia, gesticolando per intendere di lasciar stare 《È stato un piacere, sono già stata ripagata con la semplice azione di avervi trovato e avervi riportato vostro figlio...》
《Sei davvero una ragazza dal cuore d'oro, la ringrazio ancora una volta》Concluse allora la donna con un ultimo sorriso, allontanandosi con il bambino in braccio mentre Raphael salutava la corvina con la manina.

Julia sospirò con un sorriso triste: faceva sempre tanto ma rifiutava di essere ripagata in qualche modo, non aveva il coraggio di chiedere qualcosa in cambio anche per un semplice favore e, anche se la sua vita continuava ad andare a rotoli, si consolava con quei semplici gesti che faceva e che, per lo meno, venivano ringraziati.

Guardò l'orologio sullo schermo del cellulare, constatando che aveva perso il treno per quello che aveva fatto e adesso doveva aspettare un'altra ora per prendere il secondo, ecco perché decise di risalire in superficie lasciando la metro visto che in mezz'ora sarebbe arrivata a casa a piedi.

Rinunciare a tutto per gli altri, era suo solito.

E la cosa più brutta era che il karma ancora non girava per renderle la vita migliore, eppure aveva fatto tanto di quel bene...

Quello che Julia non sapeva è che, da quando si era trasferita, lui non l'aveva persa di vista.

Master Fu aveva visto come, quella ragazza che sembrava così disinteressata a tutto e a tutti, aveva in realtà un animo prezioso.

Poco più di trenta minuti e finalmente aveva raggiunto il suo condominio: aprì prima il portone principale per poi salire le scale e raggiungere la porta dell'appartamento, infilando la chiave nella toppa, aprendo e richiudendo la porta una volta entrata.
Aveva quasi un'ora di ritardo e non aveva pranzato, fortuna che sua madre era ancora a lavoro... non ci teneva proprio a ricevere la sua ramanzina visto che non avrebbe neanche creduto che aveva aiutato una madre e suo figlio.
Sinceramente non voleva neanche mangiare dopo quella giornata così confusionale in confronto alle sue giornate a Londra, si limitò a prepararsi un sandwich e andarsene in camera sua.

Si buttò a pancia in giù sul letto, sbuffando e lasciandosi sdraiata immobile in quella posizione, esausta.
Dopo quasi cinque minuti decise di alzare la testa, notando una scatolina esagonale nera con alcuni segni rossi appoggiata sul suo cuscino; la guardò molto confusa: forse sua madre aveva voluto farle un regalo per farsi perdonare della decisione di trasferirsi senza chiedere la sua opinione?

Difficile, ma si mise a gambe incrociate sul letto prendendo la graziosa scatoletta in mano.
Dopo averla osservata decise di aprirla con molta cautela, come per paura di rompere quello che era al suo interno o forse per riservarsi meglio la sorpresa.
Ma appena la aprì un'abbagliante luce magenta le fece cadere il contenitore: dopo alcuni secondi allontanò le mani dal viso, sbattendo più volte le palpebre per via delle macchioline chiare che vedeva a causa di quella specie di flash che l'aveva accecata.
Mise a fuoco dopo un po' una strana figura grande quanto il suo palmo fluttuare dinanzi a lei, più la osservava e più si accorgeva che quello che vedeva era una piccola tigre nera e viola.

《Ciao, io sono Tigrette!》Esclamò con una sottile voce.
Julia sobbalzò, alzandosi dal letto e indietreggiando fino a finire con le spalle al muro, spaventata.
《Cosa sei?!》La interrogò la ragazza, ritrovandosi di nuovo la bestiolina a pochi centimetri dal viso.
《Io sono un kwami e ti fornisco i poteri per trasformarti e combattere il male!》Spiegò Tigrette come se fosse la cosa più normale al mondo.
《Kwami? Poteri? Combattere il male?!》Chiese ancora, sempre più confusa e preoccupata.
《Sì, Julia, fidati di me! Sono millenni che io e gli altri kwami difendiamo il mondo dalle forze del male. I Miraculous sono gioielli magici che, attraverso noi, forniscono poteri magici ai loro possessori in modo che possano difendere l'umanità. E tu sei stata scelta per essere una super-eroina》
La ragazza guardava fissa negli occhi la piccola tigre, sicura che tutto quello fosse un sogno e lei doveva essersi addormentata non appena sdraiata, eppure confidava nelle parole di quella piccola creatura...

Si avvicinarono entrambe alla scatola che era rimasta aperta sul letto, guardando il bracciale con cinque pietre nere che partivano dalla pietra principale sulla quale c'era una zampa felina di colore verde.
《Quello è il tuo Miraculous》Le spiegò la sua kwami, scambiando un'occhiata d'intesa con la sua portatrice.
La corvina si mise il braccialetto, osservandosi il polso destro con il gioiello.
《Non devi fare altro che dire "Tigrette, trasformami"!》La informò《Perché non provi?》

《Tigrette, trasformami!》Esclamò dopo giusto un attimo di esitazione, alzando d'istinto la mano in aria mentre quella stessa luce rosa chiaro che era uscita dal contenitore del bracciale la avvolgeva completamente e Tigrette veniva assorbita dal Miraculous.
Julia ci aveva capito ben poco di quello che era successo, le sembrava tutto identico a prima ma la kwami non c'era più per quanto provasse a chiamarla, allora si accorse di avere dei vestiti diversi: aprì frettolosamente un'anta del suo armadio sulla quale c'era uno specchio della sua altezza così che potesse vedersi per intero.

Un costume aderente le ricopriva tutto il corpo: prevaleva il viola scuro sul vestito ma alcune strisce nere che partivano dalla sua schiena ricordavano il manto di una tigre, in più la parte delle mani era nera ma diventava gradualmente bianca alle dita che presentavano una specie di artigli, ai piedi aveva degli stivaletti neri che si schiarivano sulle punte come per le mani e alla vita aveva una coda identica a quella di una tigre che era avvolta intorno al bacino e ricadeva dietro, toccando terra; la cosa più curiosa erano appunto la coda e le due orecchie feline che spuntavano tra i capelli, due elementi di cui riusciva a controllare i movimenti in base alla sua volontà.
Una maschera della stessa texture dell'intero vestito celava la sua identità e metteva in evidenzia i suoi brillanti occhi verdi mentre i capelli lunghi e scalati fino al bacino rimanevano sciolti ma diventavano bianchi verso le punte.
Come arma aveva una frusta nera che teneva attaccata alla cintura-coda.

Era un'altra persona.

Poteva anche essere un sogno, ma voleva goderselo poiché niente di tanto bello era mai successo nella sua vita.

Abitava all'ultimo piano, quindi aprì il lucernario e salì sul tetto, osservando l'intero quartiere dall'alto e vedendo la Tour Eiffel in lontananza.

Era una pazzia, ma in quel momento si sentiva incredibilmente sicura di sé: prese la rincorsa e saltò sul tetto del condominio affianco, iniziando a saltare di palazzo in palazzo senza fermarsi, senza avere paura e senza percepire la stanchezza.

La sensazione di libertà era l'emozione più bella che avesse mai provato, sembrava di volare... probabilmente anche perché quei lunghi e alti salti erano umanamente impossibili, il Miraculous della Tigre doveva avere quell'effetto oltre che poter correre senza difficoltà a quattro zampe, cosa che le piaceva troppo.
Percorse molti isolati in pochissimo tempo: a piedi ci metteva mezz'ora ad arrivare fino alla Tour Eiffel, eppure saltando tra i tetti aveva raggiunto il luogo in appena dieci minuti.

Fantastico.

Tutto cambiò quando sentì delle urla e vide una specie di mostro dalle sembianze umane seminare il terrore proprio nei pressi del simbolo di Parigi, la super-eroina rimase accucciata sul tetto di un'abitazione ad osservare i movimenti di quel nemico, pensando a cosa fare muovendo nervosamente la coda.

Ma non era l'unica ad essersi accorta della presenza malvagia.

《Fossi in te non mi muoverei》Disse una voce maschile, piombandole addosso e tenendola bloccata a terra stando a cavalcioni su di lei, mentre con una mano le bloccava un polso e teneva l'altra tesa e pronta ad attaccare.
Julia scrutò il ragazzo biondo su di lei: aveva gli occhi completamente verdi, i capelli scompigliati ed erano tremendamente simili per via degli artigli, coda e orecchie, ma lui rappresentava... un gatto nero.

《Che?!》Riuscì solo ad esclamare la tigre, confusa.
Allora vide un'altra ragazza raggiungerli: aveva i capelli blu legati in due codini, gli occhi azzurri e tutto il suo travestimento ricordava una coccinella.

《Chat Noir, dov'è l'akuma?》Domandò l'adolescente dagli occhi come il cielo, chinandosi affianco al compagno.
《Forse nel bracciale...》Commentò il felino, osservando il gioiello al polso destro.
Eppure quella ragazza non sembrava intenta ad attaccarli... questo è quello che pensò Ladybug poco prima che si accorgesse del vero akumatizzato sulla riva della Senna.
《Chat, non è lei l'akumatizzata!》Osservò la super-eroina, stupendo il compagno che rilassò la presa su Julia.
《È... una portatrice》Affermò sorpresa, potendo confermare ciò che aveva appena detto dal bracciale con una zampa verde e altri quattro ciondoli che insieme rappresentavano il tempo che le rimaneva prima di de-trasformarsi dopo l'utilizzo della sua abilità speciale.
Allora il super-eroe la lasciò completamente libera, così che entrambi potessero osservarla.

《Scusa...》Le disse Chat Noir con una risatina nervosa mentre si grattava la nuca imbarazzato.
《Non importa》Lo rassicurò la nuova dopo essersi rialzata da terra, facendo un piccolo sorriso.
《Qual è il tuo nome?》Le domandò la ragazza vestita da coccinella con espressione amichevole.
《Jul...》Si interruppe, accorgendosi che stava per dire il suo vero nome 《...Ehm, io sono... Black... Tiger?》
《...Black Tiger!》Confermò dopo aver esitato, accompagnando con un sorriso.

《Bene, Black Tiger, pronta al tuo primo akumatizzato?》Le domandò il gatto con decisione prima di saltare giù dalla casa, seguito da Ladybug che fece cenno alla ragazza di seguirla con tanto di occhiolino.

《Okay, facciamolo!》Disse più a sé stessa che agli altri due che erano già andati, sorridendo determinata mentre saltava giù dall'abitazione.



























saralt99
_StormInside_

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