Scalinata
[2019] [Zelda x Super Mario Crossover]
«E cosa sono quelle?»
Link s'è sporto per guardare meglio dentro la cavità che non aveva mai notato prima, nel cuore della Piana di Hyrule. Era molto diversa da tutte quelle nelle quali era incappato fino ad allora - e non erano poche, per davvero. Sembrava contenere dei parallelepipedi giganteschi e coloratissimi di tinte che non aveva mai visto prima - rossi d'un rosso accecante e blu più del mare.
Parevano fatti di un materiale alieno al suo mondo, addirittura al suo universo, e avevano angoli geometricamente smussati.
Col passare del tempo, Link aveva imparato che sotto terra ci sono spesso tesori o comunque cose più o meno utili. Non sono mancate sfide e pericoli, ma era sempre valsa la pena di scendere. Quei due gradini che vedeva, però, gli facevano un effetto diverso - erano familiari e inquietanti al contempo, perturbanti nel verso senso della parola.
Ha stretto la spada e lanciato un'occhiata al suo destriero, Epona, che pascolava tranquillamente proprio come sempre. Poi senza rifletterci troppo è saltato nella cavità.
Dalla nuova prospettiva la gradinata si è rivelata pressoché infinita, e l'eroe di Hyrule ha avuto un tardivo attimo di ripensamento. Ma ormai il bordo era irraggiungibile: e pur avvertendo un pessimo presentimento, è sceso nel ventre della terra.
Hop, hop, hop. Non capiva da dove venisse la luce ma l'ambiente era chiaro come sotto il sole. Allo stesso modo l'aria non mancava, sebbene avesse avuto ogni ragione di farlo. È giunto a contare venti gradini colorati nel modo più assurdo che gli fosse mai capitato di osservare, quando ha udito delle flebili note musicali, che parevano provenire proprio dalle pareti di terra e di sassi. Era una melodia leggera e giocosa, ben differente dai motivi che aveva imparato a suonare con la sua ocarina. Non aveva un gran ritmo, ma era abbastanza orecchiabile; ha deciso di accelerare, perché iniziava a non reggere più tutta quella suspence.
Una dozzina di salti dopo ha raggiunto l'uscita. La luce all'esterno era accecante, e ha dovuto percorrere gli ultimi metri parandosi gli occhi col braccio, alla cieca. Come avrebbe potuto immaginare che oltre l'uscita non c'era nulla? Semplicemente impossibile.
E così è precipitato nel vuoto, per qualche metro, atterrando su un ennesimo gradino bianco, luminoso e rumoroso, nonché grande un quinto dei precedenti, che l'ha fatto rimbalzare qualche volta permettendogli di non farsi assolutamente male.
Con un piccolo sforzo Link è sceso dalla piattaforma scoprendola, per inciso, sospesa nel vuoto; e finalmente è riuscito a guardarsi intorno, scoprendosi immerso in ciò che pareva un paesaggio di pasta di sale. Intorno a lui si distendeva infatti un gran prato curatissimo, delimitato da parallelepipedi sgargianti uguali a quelli che l'avevano condotto fin là e puntellato a intervalli pressoché regolari da innumerevoli fiorellini profumati, che danzavano un po' troppo gaiamente per la brezza leggera che c'era. Era un vento piacevole, che gli carezzava il volto leggermente sudato dall'emozione di trovarsi rapito in un luogo simile.
È avanzato di qualche passo in una direzione casuale, e ha notato una specie di mostro del tutto nuova venirgli incontro; sembrava un cioccolatino, aveva due ridicole gambe larghe e corte corte, era privo di braccia, e pareva proprio arrabbiato con quegli occhi neri mezzi nascosti dalle grosse sopracciglia aggrottate. Con un solo colpo di spada se n'è liberato, ed ha continuato il suo cammino con un po' più di convinzione. Ha incontrato un minuscolo ruscello popolato da pesci rossi che non parevano avere di meglio da fare che saltarne fuori in continuazione, a dimostrazione che la loro "rotondità" non era certamente causata dalla pigrizia; ma grazie ad un ponticello verniciato di bianco l'ha superato senza alcun tipo di problema.
Sembrava uno strano sogno. La musichetta l'accompagnava senza interrompersi, e iniziava a dargli vagamente sui nervi; si sentiva incredibilmente solo nonostante questo, e desiderava soltanto di potersene tornare a casa.
La figura che ha potuto distrarlo da questo malessere è stato un signore baffuto, dal vistoso cappello rosso, che correva ad una velocità che doveva sembrare elevata - ma che non lo era affatto. Lo sconosciuto s'è bloccato, nel vederlo, e s'è inchinato per presentarsi.
«Non t'ho mai visto da queste parti! Sei nuovo? Io sono Mario!»
Aveva una voce particolare, caratteristica, che invero non gli è piaciuta.
«Non so perché sono qui, ma voglio tornare indietro» si è limitato a dire, mettendosi sull'attenti.
«Come ti chiami?» Ha garbatamente chiesto il signor Mario, portando una mano guantata al mento.
«Link». Dopo qualche secondo di silenzio, il giovane ha aggiunto qualche particolare su sé stesso, come il luogo di provenienza e il suo "impiego". Mario s'è mostrato comprensivo e impietosito dalla sua situazione. Gli ha offerto di accompagnarlo in un luogo che solo lui conosceva, e che avrebbe potuto risolvere ogni problema; e disperato, l'eroe di Hyrule ha subito accettato.
In breve, hanno attraversato foreste e laghi per raggiungere un tubo metallico verde, grande abbastanza da passarci attraverso e piantato nel terreno. Erano letteralmente in mezzo al nulla più assoluto, e pure nella gioia di quel Regno sussisteva una punta di tristezza, d'ansia e di altri sentimenti negativi.
«Questo tubo porta "indietro". È qui che devi entrare per tornare a casa» ha mormorato Mario, guardando il tubo con gravità.
«Ma io sono arrivato tramite delle scale» ha obbiettato freddamente Link.
«Non ho mai avuto alcun dubbio che questo tubo sia il punto di ritorno. Ho pensato tante volte di tornarmene anche io - di lasciare il Regno dei Toad, di lasciare tutto qui come ho lasciato tutto di là. È solo l'amore a tenermi quaggiù. La gabbia dorata che Peach ha saputo costruirmi attorno mi ha separato per sempre da ciò che ero...»
«Sono arrivato passando attraverso la terra, grazie a dei gradini colorati, e mi sono trovato a pochi metri da dove ci siamo incontrati. Come può un tale coso portarmi a Hyrule?»
«... Almeno qui sono qualcuno. Ma se tu lo sei già di "là", perché mai fermarsi qui?!» Il signore baffuto pareva ormai sordo alle parole dello straniero, che spazientito l'ha scosso per le spalle.
«Non arriverò mai dove devo andare tramite questo!»
«Ma che ne puoi sapere tu?! Sei mai stato qui prima? La risposta è no: quindi entra e non fare storie!!»
«Non esistono obbrobri del genere nel mio Paese, mi rifiuto di mettere un solo piede su que--»
Link s'è zittito di scatto, quando il signore col cappello ha provato a spingercelo dentro, e l'ha respinto con stizza. Stava pensando a cosa dire per esprimere il sentimento di sdegno che l'aveva pervaso, quando Mario ha caricato un'altra volta facendogli perdere l'equilibrio e cadere dentro il tubo.
«Noo..!!!»
La sua voce s'è affievolita, mentre il tubo lo portava chissà dove.
«Quel che nessuno ha avuto il coraggio di fare con me. Buona fortuna, Link» ha mormorato Mario spolverandosi le maniche della maglia scarlatta e dirigendosi già indietro alla città, un po' inquieto e un po' contento per le azioni compiute.
Il guerriero, nel frattempo, è atterrato con poca grazia di fianco a Epona - più di preciso dove, fino a poco prima, una rottura del terreno gli aveva concesso di visitare il colorato mondo di Mario.
Meno male che tutto era finito.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top