Ma quello è sangue?
[2019] [Protagonista: Stylish Woman]
«Oh, sei tornato! Uhuhuh... Grazie!»
Come se venissi mai qui per lei. Mi sforzo di sorridere a quelle parole che ripete ogni volta che mi trovo a passare da casa sua, anche se dentro di me aleggia un misto di emozioni che non saprei definire, e che probabilmente sono collegate al fatto che sospetto un interesse per me, da parte sua. «Allora, ti meriti...»
Si blocca, spalancando gli occhi color nocciola. Non capisco cosa stia fissando, addosso a me. Sembra spaventata... Forse più preoccupata che spaventata, ecco. Alzo entrambe le sopracciglia e assumo un aspetto più serio. Che i ripetuti viaggi interdimensionali che mi tocca fare abbiano rovinato il mio aspetto? Che Lorule abbia lasciato un segno sul mio corpo?
Per un attimo immagino questa ragazza laggiù: sarebbe subito spacciata. Non ha il fisico adatto a sopravvivere in una terra diversa da Hyrule; non potrebbe mai combattere o difendersi, è morbida come un biscotto al burro e diverrebbe subito il primo obiettivo di qualunque affamato.
E, concludo quasi contro la mia stessa volontà, a Lorule tutti hanno fame.
«Ma quello è sangue?!»
La sua voce stridula mi riporta alla realtà. Noto che ha portato le mani al viso e che pare sul punto di scoppiare in lacrime. Sangue? In effetti non è raro che mi faccia del male e del liquido scarlatto mi sporchi un po'. Ho imparato in fretta ad ignorare il dolore, ho dovuto farlo; e ormai mi ci vuole un po' prima di rendermi conto di avere un graffio. La fanciulla si alza lentamente, si dirige ad aprire un cassetto e ne trae un fazzoletto di seta candido come neve. Lo intinge con solennità nel bicchiere d'acqua che troneggia sul tavolo e mi si avvicina, pulendo il sangue che a quanto pare ho sul viso con una delicatezza che mai nessuno mi ha usato prima.
Non posso evitare di arrossire per la sua vicinanza, io, che non provo nulla per lei e che penso solo al destino della mia Hyrule e alla vita della mia principessa, Zelda.
«Non voglio sapere come ti sei ridotto in questo stato» dichiara, una volta terminato di tergermi. «Tu devi avere un lavoro molto importante e non intendo interferire con esso. Ma ti prego di prestare più attenzione, d'ora in avanti, a come lo svolgi.»
Si volta di scatto e va a sedersi sulla seggiola ove la trovo puntualmente, a qualsiasi ora e in qualsiasi momento io mi trovi a passare per di qui.
«Un viso grazioso come il tuo merita di essere conservato il più a lungo possibile.»
Le sorrido teneramente, di nuovo. L'esteriorità è tutto per questa ragazza, e mi lusinga il fatto che abbia voluto prestare attenzione anche alla mia. Annuisco lentamente, ed esco da casa sua ripensando a quanto mi è appena accaduto. È una scena così differente da quelle che affronto di solito! Ogni cosa era leggera, evanescente come la polvere profumata che ho potuto vedere applicata sul suo volto. Non conosco il nome di questa fanciulla, e la cosa mi dispiace un po'; non intendo assolutamente legarmi a lei, però, e per questo non glielo chiederò mai.
Indossava ancora il vestito verde che aveva la prima volta che ci siamo incontrati: non è che ci abbia fatto caso, è stata proprio lei a parlarmene quella volta, accennando al fatto che avrebbe voluto farsi un giro al lago Hylia indossandolo.
L'avrà poi fatto, o vive davvero segregata in casa sua, senza osare uscirne mai? E se ci è andata, chi l'avrà potuta accompagnare?
Mi ha dato l'impressione di una che sia invaghita solo di sé stessa, all'inizio, ma col tempo ho capito che senza compagnia non muoverebbe un passo.
Ben distante il suo piccolo mondo colorato dal mio, realizzo. Sì, che anche il mio abbia mille tonalità diverse è indubbio; ma come dimensioni... Oh Dio, il mio mondo è grande il doppio di Hyrule, perché conosco anche il regno di Hilda, il regno del Caos e dell'Oscurità. Della morte, addirittura, se si vuole...
Mi fermo qualche isolato dopo la casa della dolce sconosciuta, e mi guardo le mani stranamente libere da spada e scudo. Un tempo avrei creduto che si sarebbero rovinate per il lavoro duro del fabbro, il ruolo che pensavo mi spettasse per tutta la vita. Quest'emergenza, questa guerra ha cambiato tutto, ma me in particolare. Sì, mi ha reso diverso.
S'è portata via il mio migliore amico, tante mie conoscenze e ha reso il mio animo di ragazzino quello di una specie di uomo. Anzi, che dico: quello di un uomo vero, di carne e di ossa, e soprattutto...
Mi volto indietro, prima di formulare l'ultima parola di questa frase nella mente.
Soprattutto, di sangue.
È questo sangue che mi scorre dentro - e che sempre più sovente esce dalla pelle - a rendermi diverso. Non sono sicuro di essere "normale". Non so se anche la sconosciuta, o Zelda, o mio padre ha del sangue scarlatto in corpo, o se come quelle creature che devo battere in continuazione è vuoto tanto di anima quanto di carne pulsante. Non ho mai avuto occasione di accertarmene, e non intendo davvero farlo. Infatti quelle cose che non sono fatte di sangue non hanno un vero diritto a vivere - e io amo troppo queste persone, tutte le persone che vivono qui ad Hyrule, per privarle della vita come... Bhe', come faccio con i mostri.
Essi mi paiono sbagliati, sembrano stonare nell'armonia alla base di questa terra. Lorule mi ha mostrato cosa succede a non fermarli, come io mi sto impegnando a fare.
Gli esseri viventi hanno il dovere di mantenere la giustizia e l'equilibrio della Natura, e dato che i mostri la combattono, evidentemente non rientrano in tale categoria. Non sono persone, non sono neanche animali: sono pupazzi, automi, sono minacce, intralci, sono persino... Dei feticci, almeno a Lorule. Mi provocano ribrezzo.
Non mi sono mai pentito di averne ucciso neanche uno. Con la spada del Capitano ho iniziato subito a farne piazza pulita, e ho continuato con convinzione fino ad ora. Non mi fermerò finché ce ne sarà anche solo uno; non posso impartire loro alcuna lezione, perché non hanno uno spirito che possa essere educato. Posso solo eliminarli per proteggere la positività di questa esistenza; per evitare la morte interiore della mia gente, che non voglio dover vedere ridotta allo stato degli abitanti di Lorule. I loro spiriti sono forti, e insieme alla Triforza possono superare anche questa sfida suprema.
E io sono un pezzetto di Triforza; sono un organismo che ha il dovere di aiutarli e salvarli.
Estraggo la spada e la rimiro, riflettendo. Proteggere è tutto ciò che devo fare, il motivo per cui ho visto la luce e quello per cui il sangue mi scorre nelle vene ogni momento: per proteggere io devo tornare tutto quel che mi è stato dato, la vita compresa, come il mio migliore amico ha già fatto.
Sono pronto.
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