Sconosciuto
[2019] [Johnlock] [Pure! Flash fic]
La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
immenso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna
agile e nobile con la sua gamba di statua.
Ed io, proteso come folle, bevevo
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.
Un lampo, poi la notte! – Bellezza fuggitiva
dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell'eternità?
Altrove, assai lontano di qui! Troppo tardi! Forse mai!
Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!
Il consulente investigativo ha alzato gli occhi dal libro sul quale era piegato ormai da ore. Sì, nella noia si era abbandonato ad una lettura assurda, fuori dalla sua "normalità". Non aveva mai capito la poesia, e non aveva alcuna pretesa di comprendere i Fiori del Male di Baudelaire: ma quelle parole che scorrevano sotto i suoi occhi l'avevano rapito quasi prepotentemente.
Un paio di volte aveva provato ad alzare lo sguardo dalle pagine; ma non era durato che qualche momento. Ogni poesia pretendeva di essere compresa, riletta, e ognuna lo portava in un universo diverso. Ciò che stava provando era quasi imbarazzante, una dipendenza, una gioia inspiegabile.
E ad un certo punto s'è imbattuto questo componimento, il novantatreesimo, Ad una passante.
L'ha colpito se possibile più di tutti gli altri, e non s'è neanche chiesto il perché. Trasudava di realtà, trasportava dentro l'anima di chi l'aveva composto. Ma era così surreale!
Perché mai uno dovrebbe innamorarsi di uno sconosciuto? Bastava davvero l'apparenza per far perdere la testa a questo poeta?
Sherlock Holmes ha scosso il capo. Era chiaro che così non fosse e che quel discorso ne celasse un altro. Ma non aveva alcuna voglia di pensarci.
Stava inconsciamente comparandosi al grande Baudelaire; stava cercando di spiegarsi perché a lui non fosse mai accaduta una cosa del genere, guardare qualcuno per strada e sentirsi rapito o anche solo interessato. Era un modo di fare e di percepire la realtà così distante dal suo, così frivolo forse, così soggettivo!
Ha finalmente chiuso il prezioso volumetto dalla copertina in pelle che aveva sempre riposato nel suo scaffale senza osare richiamarlo. Gli tremavano le mani, perché il pensiero di innamorarsi di qualcuno al primo sguardo aveva risvegliato qualcosa dentro di lui; in particolare la consapevolezza che non gli sarebbe mai accaduto, perché innamorato lo era già. Ecco uno dei poteri perversi della poesia - far riflettere, far capire cose che il loro contesto esplicito non tocca minimamente.
Ha rimesso il libro al suo posto, gli occhi vagamente lucidi. Sentiva un gran bisogno di liberarsi di tutte quelle emozioni che sentiva e che sembravano avere un eco sul suo fisico, e quindi sulla materia, analogamente a come la poesia era giunta dalle pagine del volume alla sua vita personale - più che personale, oltre la consapevolezza stessa.
Solo leggendo qualcosa di così forte aveva compreso sé stesso, il fatto di essere umano alla pari dello scrittore e alla pari anche della sconosciuta: sapeva amare!
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