Peculiare

[2021] [Johnlock]

Sherlock Holmes, l'unico Consulente Investigativo al mondo, aveva le sopracciglia corrugate e gli angoli della bocca pendenti al terreno mentre picchiava ripetutamente le nocche contro quel portone di legno massiccio.

Ormai la sua vita era di una qualità veramente ottima. Non abitava solo, aveva ogni giorno qualcosa di nuovo da fare o scoprire. Si definiva un uomo felice, almeno in generale. Per questo gli sembrava quantomeno peculiare da parte sua avere ancora bisogno di un aiuto del genere, del quale si era ripromesso tante volte di fare a meno. Si faceva addirittura schifo, più che pena, per la sua debolezza: gli si sono inumiditi gli occhi per le emozioni negative che sentiva. Aveva combinato un gran pasticcio, ma era un'offesa ancor più grave al suo senso di orgoglio essere finito ancora una volta su quel pianerottolo a chiedere aiuto.

Quando la porta si è aperta, l'inquilino della villa - nel vederlo ingobbito, tremolante e ansimante - ha sospirato a pieni polmoni.
"Cosa hai combinato, stavolta?"
Il ragazzo ha alzato gli occhi verso l'interlocutore.
"Mycroft, ho bisogno di te".

Accompagnandolo all'interno della sua lussuosa abitazione, il fratello maggiore di Sherlock Holmes ha mantenuto il suo portamento fiero e altezzoso, un po' per mascherare la sua preoccupazione e un po' perché sicuro, in fondo, che si trattasse di una bazzecola.
Si sono accomodati in salotto e, come prima cosa, Mycroft si è versato un bicchiere di cherry; mentre Sherlock ha abbracciato nervosamente il cuscino di velluto bordeaux che avrebbe dovuto tenere dietro la schiena per rendere confortevole la seduta.
"Raccontami tutto, avanti. Non mi sembri ubriaco o fuori di testa... Noto che vieni direttamente da casa, anzi sono sicuro che ti sei appena fatto una doccia. Non hai assolutamente l'aspetto di qualcuno che abbia bisogno di aiuto."
"Sono qui per giurarti il contrario. Stavolta è peggio che mai, è un'emergenza assoluta. Iniziamo con i fatti. Io e John oggi abbiamo fatto l'amore..." Ha iniziato a dire, osservando il sopracciglio destro di Mycroft alzarsi e arrossendo senza volerlo. "...Come ogni giorno, in questo non c'è niente di anormale." Il fratello maggiore ha portato una mano al viso e chiuso entrambi gli occhi, incredulo di cosa stesse ascoltando. "Solo che John mi ha trattenuto più del solito, dopo. Sembrava titubante, quindi mi era chiaro che mi stesse per proporre qualcosa: mi aspettavo un viaggio, un progetto da svolgere insieme, l'acquisto di qualcosa, magari l'adozione di un animale domestico. Lui invece mi ha sorpreso al punto di togliermi la parola."
Mycroft ha appoggiato il bicchiere sul tavolo e si è schiarito la voce.
"Non devi preoccuparti, ti farò io da testimone"
"N-non è questo..." Portando una mano al mento, Sherlock si è fatto serio. "Sì, grazie, mi hai tolto un pensiero, in effetti." Appena finito di pronunciare queste parole sul suo viso è tornata a campeggiare l'ansia nella più pura delle sue forme. "Aspetta! Il fatto è che non sono riuscito a dirgli di sì... Per l'emozione!"
Ancora una volta, il fratello maggiore si è portato una mano alla fronte, stavolta tanto rapidamente da darsi praticamente uno schiaffo. Ha mormorato qualcosa, riafferrato il bicchiere di cherry e, con la mano libera, fatto gesto a Sherlock di continuare a parlare.
"John ha pensato che non ne fossi convinto o che non volessi addirittura farlo, quindi è uscito di casa piangendo... Sono disperato, sono qui perché non so cosa fare!"
Mycroft ha preso un sorso prima di parlare, e iniziato con un verso. "Mmh, penso che quello che ti contraddistingue, Sherlock, sia la pazzia. La più totale mancanza di senno. John è proprio sicuro di volersi legare a uno come te? Hai pensato anche a lui? Non ti conviene lasciare perdere questo matrimonio, per il suo bene?"
A queste parole il giovane si è infervorato: si è alzato in piedi, scaraventando il costosissimo cuscino per terra e iniziando a gridare.
"Per lui provo qualcosa che non ho mai provato prima! Darei la vita per John senza la minima esitazione! Nella stessa misura, non ho alcuna intenzione di vivere senza John! Se decidesse di lasciarmi solo potrei soltanto rinunciare alla mia esistenza terrena per stare insieme a lui in forma di pensiero o di spirito. Il mio più grande sogno è proprio quello di sposare John perché il nostro legame diventi il più forte esistente! Eppure quando me l'ha chiesto, io... Mi sono bloccato..." Scoppiando a piangere, ha impiegato qualche attimo per riconoscere le braccia familiari che lo hanno stretto in un riluttante abbraccio. Questo gesto tanto insolito lo ha fatto sentire immediatamente bene.
Mycroft ha atteso che il consanguineo si calmasse, prima di riprendere la parola.
"Voglio che tieni sempre presente questa tua determinazione. E ora mettiti nei suoi panni: avresti fatto lo stesso anche tu, te lo posso assicurare. Quindi adesso esci di qui, portagli un mazzo di almeno undici rose rosse e dai finalmente la tua risposta." Gli ha preso il volto tra le mani e, mantenendo un'espressione decisa, gli ha impartito l'ultimo ordine prima di spingerlo fino all'uscio: "Dovrai dirgli queste esatte parole..."

Pochi minuti più tardi, la porta del 221B di Baker Street si è aperta con gran frastuono. Ovviamente Sherlock aveva dovuto aprirla con un calcio perché il gigantesco mazzo di rose che reggeva gli aveva impedito di aprirla normalmente.
Al centro del salotto, John Watson - che era tornato con l'intenzione di preparare le valigie ed andarsene di casa almeno per un po', ma che si era bloccato proprio là qualche minuto per il senso di tristezza che quella situazione gli aveva trasmesso - era trasalito e, riconoscendo istantaneamente il paio di gambe e di mani che reggevano il mastodontico mazzo, era caduto in ginocchio.
Sherlock ha gettato sul divano, senza indugio, il suo costoso acquisto e, guardando negli occhi il fidanzato, si è imposto di mantenere un timbro vocale sicuro.
"Ti amo, John Watson, per cui voglio senza dubbio diventare tuo marito."
Gli innamorati non si sono potuti guardare a lungo; ed è un gran peccato che tutte quelle rose siano finite schiacciate in un modo simile.

La signora Hudson, che aveva intravisto Sherlock entrare in casa con un oggetto del genere, ha orecchiato il discorso da dietro l'uscio di casa sua; e capendo cosa stesse accadendo nell'appartamento, si è ritenuta abbastanza autorevole da potersi permettere di fare le scale, chiudere la porta dando solo una rapida occhiata alla coppia di neo fidanzati, e chiuderla pian piano.
Scesa di sotto, ha iniziato a spolverare l'abito da cerimonia che teneva nell'armadio dall'ultimo matrimonio di John Watson, sforzandosi di non interpretare troppo fedelmente i rumori che sentiva arrivare dal piano di sopra.

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