C'è un procione nell'armadio!

[2021] [Johnlock - accenni]

Rientrando dalle commissioni nell'appartamento presso il quale era locato, John Watson è stato accolto da una visione in grado di suscitare una risata a qualsiasi essere vivente dotato di occhi per vedere il caos che regnava in casa.
Sherlock Holmes, il suo coinquilino, giaceva supino sul parquet, circondato e mezzo coperto da un mare di coriandoli - con ogni probabilità i resti di qualche strano esperimento, dato che avevano i bordi bruciacchiati ed erano arricciati a causa del contatto con qualche tipo di liquido.
Il riccio ha alzato gli occhi e, incontrando lo sguardo del coinquilino, ha emesso un verso.
"Mmh. Rieccoti, Jawn."
Lui si è diretto alla cucina; ha appoggiato le borse con la spesa sul tavolo e poi si è affacciato al salotto, nuovamente, per osservarlo.
Indossava ancora la vestaglia, che dal poco che poteva vedere era sporca e persino lacera in qualche punto. Aveva i capelli spettinati e i piedi nudi; inoltre, teneva gli occhi spalancati fissi alla finestra, come cercando un'idea.
"Fammi indovinare, Sherlock. Ti stai annoiando."
Lui ha spostato lo sguardo pian piano verso di lui, ha sorriso flebilmente, poi si è fatto tutto serio e ha gridato la sua risposta affermativa imitando - forse inconsapevolmente - le movenze di un bimbo capriccioso: "Sì!!! Certo che mi sto annoiando! Questo esperimento è finito male e non so che altro fare."
"Se ti mettessi a riordinare il caos che hai fatto vedresti come passa veloce, il tempo" ha osservato John, trattenendosi a stento dal ridere a crepapelle all'idea del suo amico che puliva o riordinava una qualsiasi cosa. Mettendo da parte le osservazioni ironiche, comunque, ha deciso di fargli notare che quella situazione come sempre non era colpa del mondo, ma sua: "È da diverso tempo che non accetti un caso di Scotland Yard. Per forza che ti annoi"
"Non mi annoio perché non faccio nulla. Mi annoio perché i casi che mi vengono proposti potrebbero essere risolti da un bambino... Anzi, peggio. Da Anderson"
John Watson ha alzato gli occhi al cielo. Poi ha composto il numero dell'ispettore Lestrade, al fine di chiedergli su quale caso stessero lavorando e se potessero risultare utili due paia di braccia in più.
"John! Grazie al cielo!"
Lestrade era trafelato. Gli ha spiegato che stavano per dedicarsi al possibile omicidio di una donna a pochi isolati da Baker Street, quando era stato segnalato il rapimento che lo stava costringendo a correre in quel preciso momento.
"Ci pensiamo noi!"
Mentre l'ispettore lo ringraziava, Sherlock gli ha rivolto un'occhiata che la diceva lunga sul suo grado di apprezzamento.
"Come osi mettermi in mezzo ai tuoi atti di generosità gratuita? Non ci penso nemmeno a elargire il mio prezioso tempo in questioni tanto banali. Cosa potrebbe avere di interessante l'ennesimo caso di violenza domestica?"
"Chissà" ha risposto John, che mentre il coinquilino si lamentava aveva indossato la giacca e adesso gli stava porgendo il cappotto. "Potremmo fare qualche scommessa per renderlo più avvincente."

Mettendosi in marcia si sono accordati su quante sterline si sarebbero scambiati in base al tempo che avrebbero impiegato per capire la causa della morte, l'arma del delitto, il movente e infine il colpevole; al termine delle trattative si sono trovati giusto davanti al portone d'ingresso della villa indicata da Gregory.
John ha preceduto il collega con la pistola spianata: la via, per fortuna, era deserta e una volta arrivati al corpo della deceduta, ha potuto riporla senza sprecare neanche una pallottola.
"Una sterlina a me. È soffocata."
Seppur controvoglia, John ha estratto il portafogli.
"Ecco a te. Adesso dimmi qual è il tipo di arma che dobbiamo cercare"
"Un cuscino, direi, perché non ci sono contusioni significative sul volto. Forse anche un asciugamano... Qualcosa di morbido, insomma."

Nel silenzio inquietante che regnava in quella casa si sono messi alla ricerca di oggetti morbidi e fuori posto: ma non c'era assolutamente nulla da dichiarare. La casa doveva essere stata ripulita, non c'erano dubbi.
"Che il rapimento sia stato organizzato dall'assassino per guadagnare tempo?"
"Lo escludo, John. Quella signora è morta stanotte, quindi chiunque sia stato ha avuto tempo più che a sufficienza per cancellare le proprie tracce... O almeno per provarci."
Hanno visitato tutte le stanze senza successo, poi hanno deciso di dividersi per fare più in fretta. Il tempo stringeva: mancava sempre meno perché le sterline andassero a John invece che a lui e questo gli ha messo addosso un'emozione strana.
Mentre il suo coinquilino e collega ispezionava cucina e ingresso, Sherlock si è dedicato alla camera da letto: era estremamente buia, a causa delle tende tirate, e tanto grande e sfornita di arredo da provocare un principio di eco.
Come prima cosa ha spalancato le tende: né sul balconcino né oltre, sul prato, c'era traccia dell'arma del delitto. Ha allora proceduto alla cosa più ovvia da farsi: disfare il letto, ispezionare coperta e lenzuola, togliere le federe - immacolate - dai cuscini e constatare che gli stessi erano nuovi e immacolati. Non si trattava di loro, evidentemente.
Ha quindi messo a soqquadro i cassetti del comò e del settimanale, di nuovo senza successo. Sotto il letto non c'era niente; e l'unico mobile della stanza, una striminzita libreria, non reggeva nulla di morbido. Scorrendo con lo sguardo i tomi in possesso della signora, però, ha notato una porta ben celata dalla trama della tappezzeria: l'ha aperta senza indugio, aspettandosi chissà cosa ma trovandosi semplicemente innanzi ad una cabina armadio ricolma d'abiti femminili.
Doveva trattarsi senza dubbio di uno di questi: che crudeltà, ammazzare una donna con il suo stesso giubbino o con un abito da sera magari mai utilizzato.
Ha mosso distrattamente gli omini, riflettendo sul possibile movente: che fosse fissata con lo shopping al punto da fare impazzire il compagno? Forse abitava da sola proprio perché amava più i suoi acquisti di lui, rendendo la sua rabbia piuttosto legittima. Non agli occhi della legge, certo, che avrebbe immediatamente proceduto al suo arresto e probabilmente l'avrebbe condannato all'ergastolo.
Proprio mentre formulava tali pensieri ha intercettato un movimento sospetto con la coda dell'occhio. Prestando un po' più attenzione alla sua destra, ha notato qualcosa di peloso muoversi alla fine dell'appendiabiti: gridando con tutte le sue forze ha richiuso la porta ed è corso verso John. L'uomo, da parte sua, udendo l'urlo poco grazioso che aveva lanciato si era già diretto alla camera da letto con una mano sulla fondina; si sono corsi incontro lungo il corridoio e alla distanza giusta, Sherlock si è gettato tra le sue braccia teatralmente.

"Ma che..."
"C'è un procione nell'armadio, John. Aiutami!"
"Un... Procione?"

Si sono diretti alla cabina armadio con passo felpato e hanno spalancato nuovamente quella porta seminascosta trattenendo il fiato.
"Guarda, è ancora là!"
Alzando un sopracciglio, John si è accovacciato e ha allungato una mano in direzione dell'animale. Notando l'assenza di movimento dello stesso, comunque, ha preso confidenza e l'ha afferrato, per scoprire che non si trattava di un procione: era una pelliccia, più precisamente uno smanicato molto elegante che doveva essere caduto quando Sherlock aveva mosso gli abiti sull'attaccapanni.

"Il fatto è che non riesco a starti lontano a lungo, Jawn."
"No, sei solo un fifone"

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