Torneo dei Tremaghi (seconda prova): Un giro sottacqua

JSElordi
moonlight920
cabynch
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BelMa-Pattinson

Data di scadenza: 17 Agosto

Genere: Fantasy

Range di parole: 1700-2500 parole

Tema: Mare, più il Patronus (Corvo)

Prologo

Il parco sommerso di Baia nel Golfo di Napoli
Baia, Napoli 1990

«Venite, andiamo a vedere cosa si dice nel mondo di sopra» disse il perfido Roccomarak, nuotando con le mani palmidi fuori della città, da secoli inabissata.

Un gruppo di suoi simili lo seguirono fino in superficie e si nascosero sulla scalinata del castello così da tenere d'occhio la spiaggia di Baia, la quale è una piccola lingua di sabbia dorata, posizionata all'ombra dell'omonimo Castello.

«Guardate quante prede ci sono, andiamo a prenderne qualcuna!» Ordinò ai suoi compagni con un sorrisino diabolico e facendo muovere le branchie laterali al collo, che gli permettevano di respirare sottacqua, si rituffò facendo segno ai suoi amici di seguirlo.

Gli altri si immersero, in gruppo raggiunsero e cominciarono a toccare i piedi e le caviglie dei malcapitati che cominciarono a scalciare impauriti e cercarono disperatamente di raggiungere la riva. Roccomarak afferrò la caviglia di due ragazzi e li bloccò cominciando a portarli sotto lentamente. Così fecero anche gli altri non lasciandone in superficie nemmeno uno.

Invano i poveretti cercarono di liberarsi dalla presa per risalire e riempire i polmoni d'aria, la stretta era troppo forte. La loro agonia durò pochi intensi secondi, durante i quali si videro la morte davanti agli occhi. Appena ebbe la certezza del loro sonno eterno Roccomarak diede il suo primo morso a uno dei ragazzi da lui catturati, continuando a cibarsene strada facendo...

Oggi
Villa Ferretti, centro studi dell'Università Federico II dedicato all’Archeologia Subacquea, seminario sulle città sommerse d'Italia, a cura di Andrea Fattori.

«Vi è mai capitato di sentirvi toccare sottacqua? Magari avete chiesto ai vostri amici se sono stati loro e ricevendo risposta negativa, per paura o per fiducia vi autoconvincete che vi siete sbagliati o che si tratta solo di un'impressione e continuate tranquilli a fare il bagno e non ci fate più caso. Ma se non fossimo soli e sul fondale si nascondesse qualcosa?» Comincia il suo seminario sulle città sommerse d'Italia, il giovane archeologo Andrea Fattori.

La maggior parte dei suoi ascoltatori lo guardano perplessi e alcuni con un espressione mista di paura e curiosità.

«Come saprete, il comune di Baia custodisce i resti dell’antica città.
La città sommersa fa parte del contesto dei Campi Flegrei, situata in una zona d’origine vulcanica caratterizzata dal fenomeno del bradisismo. Detto fenomeno consiste in un innalzamento o abbassamento del livello del suolo molto veloce rispetto ai tempi geologici. Il parco sommerso si trova sottacqua proprio perché negli ultimi 2000 anni, il fenomeno ha causato un inabissamento della costa di 6 - 8 metri che pare essersi verificato in due fasi: tra il III ed il V secolo d.C., ancora in epoca tardo imperiale, che fu seguita da una più consistente invasione marina qualche secolo dopo. Baia fu in gran parte sommersa dal mare verso il VII - VIII secolo d.C.» Continua lo studioso cercando segni di interazione dai suoi interlocutori.

«Saprebbe darci qualche altra informazione storica sul sito? Ad esempio quando è stata istituita? Se ci sono aree protette. Altri cenni storici importanti, sa fa parte della mia tesi e vorrei fare un lavoro approfondito e accurato» risponde un ragazzone biondo, ben piazzato e con un paio di bicipiti da far crepare d'invidia John Cena.

«Certamente, nessun problema. Allora ti posso dire che il parco sommerso è un'area marina protetta localizzata sulle coste della città metropolitana di Napoli a nord del Golfo di Napoli. È anche definito "la Pompei sommersa", poiché ha una struttura simile a quella della città romana.
È stata istituita nel 2002 con decreto congiunto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e di quello per i beni e le attività culturali.
Le due aree protette, inserite a terra nel più vasto contesto del parco dei Campi Flegrei di competenza della Regione Campania, si propongono appunto la tutela e lo studio dei reperti archeologici sommersi in tali aree congiuntamente alla salvaguardia degli ecosistemi marini e costieri» risponde l'esperto in archeologia mentre sta già meditando su come mandare avanti il seminario.

«Mi avevi chiesto anche altri cenni storici giusto? La villa imperiale, il Pausilypon che dette il nome al Promontorio di Posillipo, costruita dal ricco liberto Publio Vedio Pollione. Costui alla sua morte, nel 15 a.C., nominò Augusto erede di tutti i suoi beni, Pausilypon compreso.
Inabissati, troviamo il ninfeo di Punta Epitaffio, triclinium con funzione di sala per banchetti risalente all'epoca dell'imperatore Claudio, le cui statue sono state trasferite all'interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei dove l'ambiente è stato ricostruito, i resti dei porti commerciali di Baia (Lacus Baianus) e il Portus Julius. Più a nord aveva sede il porto di Capo Miseno sede storica della flotta imperiale romana.
Possiamo ammirare anche mosaici, tracce di affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, a circa cinque metri sotto il livello del mare tra anemoni stelle marine e branchi di castagnole. Inoltre la presenza di ecosistemi sommersi di pregio come il fondale a precoralligeno e comunità di fanerogame marine (essenzialmente Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa) fanno di tali luoghi ambienti di valore naturalistico rilevante, riconosciuti come tali sia dalla legislazione nazionale italiana, sia da quella Comunitaria. Il luogo è straordinariamente suggestivo, e fa di questo tratto dei fondali una piccola Atlantide romana!» Risponde il ragazzo e con le domande del pubblico va avanti per ben sei ore.

A fine seminario il giovane va in albergo ed entra in camera soddisfatto del suo operato, si da una rinfrescata, prendo un telo da spiaggia dalla valigia, indossa il costume e raggiunge il lido più vicino.

Mentre è da solo, disteso con aria di beatitudine a prendere il sole, si sente toccare il braccio. I suoi occhi, del colore dell'oceano in una giornata di sole splendente, si aprono piano e, benché sia abituato alle cose più strambe e improbabili, lavorando al "Centro di Ricerca Misteri e Fenomeni Paranormali e Scientifici Inspiegabili", guarda l'essere che ha davanti dapprima con un'espressione confusa poi si aggiunge un pizzico di timore non conoscendo le sue intenzioni.

«Tu es archaeologist? Mihi nomen est Iulius et existimabam principalem anthropologiae» afferma la strana creatura dalle sembianze umane ma con dettagli ittici e rettiliani che gli si para dinnanzi.

Latino? E chi se lo ricorda...
«Yup, ego sum archaeologist. Tu es anthropologo scriptas? Mihi nomen est Andrea. Tu loqueris Italiae et es hominum?» Chiede incuriosito Andrea.

Di rimando Iulius, invece di rispondere, dapprima guarda il ragazzo con i suoi occhi serpentini, iridi gialli a pupilla verticale e infine gli fa segno di seguirlo con le sue dita palmidi. L'archeologo prende due piccoli cerchi neri che applica ai lati del collo e lo segue in acqua ormai incuriosito dalla sua nuova conoscenza e non essendone più spaventato.

Si immergono insieme e di parecchi metri sottacqua, l'ultima invenzione di Andrea è molto utile e funziona bene. L'essere vivente che lo accompagna sul collo ha due branchie che gli consentono di respirare sotto tonnellate d'acqua mentre lui ha i due mini convertitori d'aria che ha inventato. La loro nuotata subacquea si protrae per parecchi minuti.

Improvvisamente Andrea si blocca con gli occhi sbarrati, davanti a sé ha un vero e proprio paese funzionante. Una gigantesca cupola trasparente fa da scudo al complesso per evitare l'infiltrazione dell'acqua.

Su un cartellone riportante il nome della città e alcune indicazioni per ristoranti, stazioni navali e l'università vi è poggiato un corvo che appena lo vede comincia a gracchiare.

Iulius improvvisamente afferra il ragazzo da dietro in una forte stretta sovrastandolo ed entrano attraverso questa barriera dopodiché lo lascia subito. Notando che è ancora frastornato dell'accaduto alza le mani in segno di resa.

«Scusa archeologo non era per farti del male ma per consentirti di entrare nella mia città» gli riferisce in tono calmo e amichevole.

«In realtà non ho ancora capito cosa sia successo, so soltanto che non potevo muovermi, né vedere niente» rivela con un misto di adrenalina e paura.
«Aspetta ma tu stai parlando la mia lingua?»

«Non esattamente io parlo come prima sulla spiaggia, è il sistema uditivo e traduzionale del complesso che sintetizza la traduzione nella lingua a te comprensibile e lo stesso vale per te» spiega Iulius.

Andrea si guarda in giro ancora più curioso e chiede al suo nuovo amico se lo porta a fare un giro nei dintorni per visitare la città sommersa. Lui gli risponde di sì e lo porta con sé a visitare la città sommersa. Egli prende appunti di tutto ciò che vede e la sua guida gli racconta.

«Come ti ho detto prima io mi chiamo Iulius e ho studiato antropologia. Prima mi hai chiesto se sono umano, sì io come la mia gente rappresentiamo secoli di evoluzione umana sottacqua. I miei antenati erano umani latini e questa è Baia antica»

«Quindi i tuoi antenati erano anche i miei finché non vi siete trovati sommersi. Ancora non ci credo che ti sto parlando»

In lontananza si sente il corvo gracchiare e chiamare il nome di Andrea. Visto che non lo vede da tanto tempo comincia a volare cercandolo. Una volta avvistato gli plana sulla spalla e lo chiama ancora per nome. L'archeologo guarda Iulius in cerca di una spiegazione chiara che non tarda ad arrivare.

«Come insegnavano gli antichi indiani selish, tutti noi abbiamo degli spiriti guida. Questo è il tuo, un corvo nero, Zels, quindi tu di sicuro sei caratterizzato dalla tua arguzia, intelligenza e saggezza, oltre che essere un grandioso archeologo dalla mente scientifica, come dimostrano quei congegni che ti hanno permesso di respirare sottacqua»

«Spirito guida?»  Lo guarda perplesso il giovane e guarda l'uccello che avvicina il capino al viso del ragazzo e glielo sfrega dolcemente contro come fosse un cucciolo di cane.

«Sì, lui ti proteggerà da qualunque forza del male e qui sotto ce ne sono. Vedi purtroppo si creò un gruppo di estremisti nel 1990 che fece razzie di esseri umani. Roccomarak era il suo capo e ancora oggi si chiama così ogni suo discendente si chiama con il nome del suo predecessore» racconta Iulius.
«Lui si avvinava mentre facevano il bagno, li toccava incessantemente per spaventarli, gli afferrava le caviglie e lentamente li tirava di sotto facendoli morire soffocati dopodiché li mangiava e buttava le loro ossa in superficie. Ancora oggi lo fa»

«Oddio e voi non potete fermarlo?»

«No purtroppo!»

Andrea mostra tutto il suo disprezzo per Roccomarak, si tocca i convertitori d'aria che ha sul collo rendendoli trasparenti e continuano il loro giro di perlustrazione, con Zels sulla sua spalla.

«È davvero fantastico qui. Quanta cultura, arte e storia che avete, posso ritornare ancora?»

«Tutte le volte che vuoi amico mio!»

L'archeologo lo guarda e stringe in un abbraccio il corpo magro e longilineo del nuovo amico. Gli rivela la sua felicità dell'averlo conosciuto e l'ammirazione per lui e la sua gente. Dopo otto ore alle quattro del mattino si addormenta lì. L'indomani appena si sveglia Iulius lo riporterà in superficie. Non vuole che Roccomarak lo veda, potrebbe decidere di ucciderlo e nutrirsi di lui. Durante la notte ha i suoi soliti incubi che non lo lasciano  dormire.

È un buon mattino e Andrea si sveglia presto. Iulius è già sveglio.

«Buongiorno, dobbiamo andare, non voglio che Roccomarak venga a sapere di te e non voglio ti faccia del male»

«Sono sopravvissuto a cose peggiori» rivela il ragazzo facendo colazione.

Si mettono in cammino per tornare in superficie mentre stanno arrivando a riva Andrea si sente afferrare la caviglia e trascinare di nuovo dove non ha piede e lentamente viene trascinato di nuovo di sotto. Davanti agli occhi si vede una figura  simile a quella di Iulius, più sovrappeso e i suoi occhi sono due palline nere sui lati del viso.

Roccomarak non vedendolo agonizzare in cerca d'aria comincia a spaventarsi, vedendo poi arrivare Zels in suo soccorso, capisce tutto e fa per scappare ma stavolta è Andrea a trattenere l'altro e il corvo comincia a beccarlo, facendolo contorcere dal dolore. Fino a quando non è morto. I seguaci di Roccomarak si sono riuniti agli abitanti della città e da allora vivono in unità e pace.

Andrea il giorno seguente chiama i suoi amici, colleghi e familiari e gli dice di raggiungerlo per verificare alcuni avvistamenti ma questa è un'altra storia.

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