Conte Olaf: L'abbandono
JSElordi
moonlight920
cabynch
Sara_commenta
BelMa-Pattinson
Genere: Umorismo nero, Mistery, Drama
Range parole: 3500-4000
Data scadenza: 28 dicembre
Prologo
C'era una volta (così narra la storia), in una cittadina sperduta tra le Alpi Marittime, un commesso viaggiatore abbastanza alto, dalla chioma nero corvino e gli occhi azzurri, in molti lo ammiravano per il temperamento calmo ed equilibrato. Il suo nome era Giuseppe Icardi.
Era solito spostarsi spesso. Un giorno questi decise di ampliare il suo "mercato". La sera stette con sua moglie, Simona, una donna nella media dai capelli rossi e gli occhi color nocciola evidentemente tristi per l'imminente partenza del marito. La mattina seguente si alzò di buon ora e si avviò verso sud.
Stette via per tre anni e durante la sua assenza la moglie, con l'aiuto del garzone del pizzicagnolo, rimase incinta.
Tre anni dopo
Quando tornò a casa chiese chi fosse quel bambino - che tra l'altro gli era molto somigliante - e lei di rimando gli disse che quello era loro figlio, concepito con il fuoco della loro ultima notte di passione prima di lasciarla sola.
Lui ci credette e vissero felici, tutti insieme, fino a quando il fanciullo compì il suo tredicesimo compleanno.
In quell'occasione mentre stava giocando nel giardino di casa - uno spazio enorme, pieno di alberi di ogni genere - cadde da un ramo. Nulla di grave, sia chiaro, ma tramite quel taglio sul sopracciglio sinistro che sembrò non avere intenzione di rimarginarsi, scoprì l'esistenza di una rara malattia ereditaria che impedisce al sangue di raggrumirsi in breve tempo, fu così che l'uomo scoprì l'infame realtà: Raul, non era suo figlio.
Da allora ebbe un solo pensiero. Sua moglie lo tradì sia carnalmente che in qualsiasi altro senso e il bambino che crebbe come suo, non lo era.
Cominciò a pensare sul da farsi e infine, dopo un mesetto, ordì il suo piano. Propose al giovine un viaggio d'affari con lui, dopo di che avrebbero passato un po' di tempo insieme per consolidare il loro rapporto.
Il ragazzino accettò di buon grado e andò a dormire presto visto che sarebbero partiti di buon'ora l'indomani.
Il giorno seguente dopo aver fatto tutti i preparativi, fecero colazione, si lavarono, si vestirono e dopo aver salutato la moglie e madre si misero in viaggio.
Arrivati sul posto - un paesino ligure di poche anime, circondato dal verde e poco distante dal mare - incontrarono l'uomo più ricco e in vista del luogo.
Passarono una giornata all'insegna del divertimento, tra sagre e fiere. Di sera il riccone organizzò una festa per i due nuovi arrivati.
Durante il banchetto parlarono molto tra loro e l'uomo scoprì l'identità del benestante: era nientemeno il giovane garzone del pizzicagnolo, che dopo la notte infuocata passata con la moglie del commesso viaggiatore, sposò un'ereditiera canadese. Insieme si trasferirono in Liguria e comprarono molte proprietà e stabilimenti per incrementare la loro economia e diventare ancora più ricchi.
Senza saperlo erano finiti in casa di quello che era il padre biologico di Raul. A fine serata fecero accordi per incrementare le sue vendite.
Il giorno seguente, Giuseppe andò al mercato con suo figlio e si diedero a pazze spese. Poi l'uomo venne pervaso da un senso di rabbia e in preda a quel raptus, semplicemente si voltò in giro per assicurarsi che nessuno lo guardasse, sfilò piano il giacchetto dalle spalle del ragazzo, lo spinse facendolo cadere e cominciò a correre per non farsi trovare.
Sì, lasciò il piccolo lì e se ne andò, lo abbandonò in mezzo al mercato, in un posto che non conosceva affatto e si avviò verso casa come se nulla fosse accaduto.
Durante il tragitto, incontrò la carcassa di un cinghiale e fece scivolare il giacchetto del ragazzo sugli artigli dell'animale lacerandolo e lo sporcò col poco sangue rimasto vicino al foro di proiettile nella zampa del carnivoro.
Il cacciatore che aveva sparato la sua preda, lo vide avvicinarsi e col fucile ad altezza della testa dell'uomo davanti a lui, lo minacciò di allontanarsi. Lui lo fece alla svelta e proseguì per la sua strada.
Si lasciò alle spalle la Riviera ligure, che è il tratto di costa marina – o riviera – che si affaccia sul mar Ligure e si estende dal Principato di Monaco a Capo Corvo. Questo territorio attraversa tutte e quattro le province liguri di Savona, Imperia, Genova e La Spezia, per una lunghezza complessiva di circa 350 km; si ritrovò a Caprauna, un comune di 94 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte.
La strada per arrivare a casa era ancora lunga, 117,8 km, che percorse piano senza sfiancarsi più di tanto. Un viaggio di ventinove ore per lui durò due settimane a causa di piccoli incidenti di percorso.
Mentre camminava sul sentiero battuto, un cinghiale con una cucciolata di quattro, gli si parò davanti. Lui restò immobile, paralizzato, trattenne il respiro per non rivelare la sua presenza e li lasciò passare.
La mamma, accortasi comunque della sua presenza, mandò avanti i cuccioli poi si mosse lei guardando l'uomo con fare minaccioso, sbuffando rumorosamente dalle narici ed emettendo un brontolio gutturale, finché non arrivò dall'altro lato sana e salva con i suoi piccoli.
Dopodiché il venditore riprese a respirare affannosamente pensando di averla scampata, senza sapere che quello fu solo l'inizio di una serie di sfortunati eventi e che dopo l'abbandono del "figlio" la sua vita sarebbe cambiata in peggio.
Si prese un attimo per riprendersi dallo spavento, e riprese la sua strada tranquillo. Mentre camminava, mise il piede in fallo e prese una storta, la caviglia gli si gonfiò subito e il dolore si impossessò di lui. Gli fece mancare l'aria, ma cosa più grave si ritrovò solo in mezzo al niente e il cielo si scurì improvvisamente.
Prima cominciò una pioggierellina fina quasi impercettibile, poi si voltò a temporale e infine la temperatura scese fino a meno uno e l'acqua divenne neve. Tutt'intorno si fece bianco e il povero mal capitato ebbe paura di non farcela, fu sommerso dalla neve e si formò un gran gelo.
Improvvisamente in lontananza si sentì il rumore di un motore avvicinarsi sempre più. Uno spalaneve con dentro un uomo corpulento e ben vestito, dai capelli corti rossicci e gli occhi grandi color nocciola. Egli guardando, col suo sguardo penetrante e curioso, per un attimo la strada laterale intravide uno strano pupazzo di neve e decise di scendere e andare a vedere meglio di cosa si trattasse.
Avvicinandosi si accorse subito che quello era un uomo, ma non ne rimase sorpreso, in fondo capitava spesso che i turisti venissero sorpresi da tempeste di neve e lui li recuperava durante la strada (il suo lavoro era proprio quello, spazzare via la neve dalle strade e aiutare i turisti e i visitatori a riprendere il loro cammino in sicurezza).
Gli tolse tutta la massa bianca di dosso e lo prese in braccio portandolo nel suo veicolo, lo avvolse in una coperta termica e rimise in moto. L'uomo guidò, svolgendo il suo lavoro, fino ad arrivare a casa sua. Portò il poveretto nella cascina riponendolo sul divano e salutò sua moglie e i suoi figli.
<E questo chi è? Un altro sfortunato rimasto bloccato sotto la neve?>
Chiese la donna dapprima divertita poi un po' preoccupata.
<Sì, è mal messo ha la caviglia gonfia>
rispose l'uomo con un filo di pietà.
La donna gli posò per un po' la borsa del ghiaccio, poi gli asciugò la caviglia, prese la pomata Dolorfast e l'applicò sull'arto infiammato facendogli un massaggio. Una volta finito glielo fasciò e lo lasciò riposare tutto il pomeriggio. La sera l'uomo si svegliò in preda alla fame e al dolore.
I due lo fecero rifocillare preparandogli una bella cena a base di proteine e carboidrati, in modo da fargli recuperare le forze e vicino al bicchiere c'era pronto il Gladio, un antinfiammatorio abbastanza potente, ma non tanto da danneggiare lo stomaco. I due bambini, entrambi dai capelli corti rossicci e gli occhi grandi azzurri come il cielo d'estate, uno smilzo e l'altro corpulento, guardarono l'uomo mangiare, incuriositi e divertiti. Lui era diverso dagli altri che il loro papà ebbe portati in casa. Dal suo volto trasparì la sua sofferenza e il suo dolore, non solo dovuto all'incidente, ma a qualcosa di più grande, più grave.
La signora smilza, dai capelli copiosi e biondi e dagli occhi piccoli e stretti, mettendo in ordine le cose dell'ospite inatteso, trovò il giacchetto di un ragazzino lacerato e con delle macchie color cremisi. Lo mostrò anche a suo marito, il quale lo guardò con un'espressione di tristezza.
Il viaggiatore sconosciuto si accorse dei loro sguardi pieni di pietà e tristezza. I due ragazzini si avvicinarono al viandante ospitato e lo chiusero in un forte abbraccio, lo fecero per tirarlo su di morale. Tutti capirono che si trattò di una triste perdita che accadde la mattina del ritrovamento. Una bestia feroce, sicuramente, si cibò di quel povero corpicino inerme che riempiva il piccolo e minuto capo d'abbigliamento.
In quel momento, stretto tra i due bimbi ebbe un improvviso e forte desiderio di poter tornare indietro e buttarsi tutto alle spalle, ma purtroppo era tardi perché lo facesse e per poter recuperare il suo bambino. Avrebbe fatto una pessima figura con il figlio, con la moglie, con gli affari. Anche se quel ragazzino non era suo, lui lo aveva sempre amato e nel suo cuore avrebbe sempre avuto un posto d'onore per il suo piccolo, ma la sua sete di vendetta fu più forte dell'amore.
I giorni passarono lenti, quindici per l'esattezza, prima che il poveretto si rimettesse in piedi. Il guidatore di spazzaneve gli offrì un passaggio per ritornare a casa sua; secondo lui era meglio non rischiare di nuovo un incidente di percorso ed egli accettò l'aiuto offerto.
Partirono dopo colazione, verso le nove del mattino. Durante il tragitto la ièlla fu padrona e i due uomini ci misero il doppio del tempo per arrivare a destinazione. Prima la nebbia che tolse la visibilità per cui dovettero guidare molto piano per evitare incidenti, poi quando potettero iniziare a correre un po' di più, lo pneumatico si bucò misteriosamente e dovettero fermarsi e cambiarlo. Fu poi la volta del gasolio, i fluidi interni dell'elica si irrigidirono al punto che smisero di circolare e l'automobile si fermò; ci volle mezz'ora per rimetterla in moto.
Finalmente ripresero il cammino e dopo un'ora di guida continua senza più incidenti, arrivarono a destinazione. Stettero per qualche attimo fermi nel veicolo e l'uomo si prese il tempo per ringraziare colui che lo salvò e gli diede ospitalità per due settimane.
<Se vuoi ti accompagno fino a dentro, così ti aiuto a spiegare di vostro figlio>
esclamò il salvatore con fare accomodante.
<Grazie, ma preferisco fare da solo>
rispose il viaggiatore abbozzando un sorriso mentre una lacrima gli rigò il viso.
Il guidatore annuì stringendo le labbra in dentro e si rimise alla guida salutandolo con la mano e se ne andò. Lui rimase per un po' fuori il vialetto di casa per decidere cosa dire a sua moglie, non voleva darle un dolore dicendole che era morto. Ma come giustificare l'assenza dell'erede? Se avesse detto che se lo era perso lei l'avrebbe rimandato indietro a prenderlo. Se invece le avesse detto che si era innamorato del posto, lei lo avrebbe voluto raggiungere e così sarebbe uscita fuori la verità. Così, mentre rifletteva, gli vennero in mente le parole di sua moglie quando le chiese chi fosse il piccolo.
"Questo è nostro figlio concepito con il fuoco della nostra ultima notte di passione prima di lasciarmi sola e andartene per tre lunghi anni" pensò e così gli venne in mente una soluzione che da lui fu creduta la migliore, sia per non creare troppo dolore alla donna che allo stesso tempo prendersi gioco di lei per farle pagare l'oltraggio subito.
Bussò alla porta e aspettò che ella gli aprisse.
<Amore sei tu? Sei tornato finalmente? Ma dimmi dov'è Raul?>
Chiese lei felice di rivederlo davanti agli occhi.
<Raul? Beh, devo dirti una cosa importante. Tu hai detto che nostro figlio è stato concepito con il fuoco della nostra passione no? Sulla via del ritorno c'è stata una nevicata e una gelata e in lui si è spento il fuoco e si è trasformato in una statua di ghiaccio"
rispose il marito con fare sicuro
Lei lo guardò incredula! Di conseguenza alle sue parole, capì che sapeva del tradimento e gli lanciò il lume riposto all'entrata, uscì fuori e sbatté la porta dietro le sue spalle (quella fu l'ultima volta che la vide, la donna se ne andò di casa per cercare la 'statua di ghiaccio' di suo figlio sperando di trovarlo vivo).
L'uomo dopo essersi ripreso si toccò la nuca dalla quale uscì un po' di sangue. Non sapeva se andare in ospedale o restare a casa e lasciar correre. Optò per la seconda scelta rendendosi conto che senza sua moglie e suo figlio la sua vita era vuota e sfortunata. Per vendicarsi di un paio di corna perse tutto: la famiglia, il prestigio e la serenità.
Quattro anni dopo
La sua attività dopo quattro anni ebbe un vorticoso tracollo, nessuno più si rivolse a lui, il suo mercato al sud fu il primo a fermarsi, poi fu la volta di quello all'estero e per finire anche in Piemonte si bloccò tutto. Il suo aspetto da curato divenne, in poco tempo, trascurato e trasandato. In poco più di sei mesi dovette lasciare la casa già ipotecata. Non sapendo dove andare a vivere pensò di presentarsi a casa dell'uomo che lo salvò quel fatidico giorno.
Arrivò a destinazione e bussò alla porta di casa, uno dei due bambini andò ad aprire e vedendolo lo abbracciò stretto. L'uomo lo salutò ricambiando l'abbraccio e gli chiese se il padre era dentro. Il piccolo annuì e gli prese la mano tirandolo in casa. Il guidatore quando lo vide entrare sentì una morsa stringergli lo stomaco. Lo riconobbe a stento per come si era ridotto.
L'uomo scoppiò a piangere e decise di parlare con il suo amico più grande, di sfogarsi con lui e soprattutto di raccontargli tutta la verità, quella che gli bruciava dentro da quattro anni. Si sedette e gli raccontò della scoperta che il bambino che aveva cresciuto come suo ma in realtà non lo era, del piano ordito per liberarsi del suo piccolo e di come lo aveva messo in atto. Gli narrò anche di tutto quello che gli era successo dopo, il cinghiale morto, il cacciatore che lo minacciò con il fucile, il cinghiale che attraversò con i cuccioli, la distorsione alla caviglia, la tempesta di neve, il periodo passato con loro, il ritorno a casa con i parecchi piccoli incidenti, la reazione della moglie alle sue parole, gli affari andati in malora dappertutto e la casa prima ipotecata e poi persa.
Dopo che gli ebbe rivelato tutto, gli disse anche che sarebbe stato libero di scegliere se aiutarlo o meno. Dopotutto non era quel sant'uomo che credevano loro quindi perché dovrebbero farlo? La famiglia invece decise di aiutarlo e lo ospitarono per molti anni fino ad arrivare ai giorni nostri, quando decise di fare i conti con il suo passato.
28 Ottobre 2020
L'uomo, riunita la famiglia, gli dice che ha deciso di passare i restanti anni della sua vita in Liguria, per andare a cercare suo figlio che non ha mai smesso di amare.
Il guidatore di spazzaneve annuisce sorridendo e gli dice che questa è la decisione più giusta da prendere e che finalmente il suo periodo sfortunato sarebbe passato.
Giuseppe fa i bagagli e torna dove è cominciato tutto, ma appena mette piede lì prende un ruzzolone e cade facendosi male la gamba. Di lì passa un ragazzino, che d'aspetto è simile a suo figlio alla sua età. Lo aiuta ad alzarsi e con il cellulare chiama un'ambulanza, che arriva quasi subito e lo porta nel primo ospedale più vicino.
Gli fanno una TAC e una risonanza per controllare che non ci sia nulla di rotto. Gli infermieri lo riportano in stanza e gli dicono che nel pomeriggio sarà visitato dal primario di ortopedia. Lui annuisce e aspetta paziente i risultati e la visita pomeridiana.
Il tempo passa lento, disteso in un letto d'ospedale senza niente da fare. I secondi sembrano interminabili, le ore diventano giorni in quelle condizioni, così verso le due l'uomo cede alla stanchezza e al sonno. Mentre dorme sogna suo figlio, ha l'età in cui lo ha lasciato da solo lì, c'è anche sua moglie che lo bacia appassionatamente e poi ci sono due bambini e una donna.
Nel pomeriggio, si sveglia sentendo una voce familiare, quella di sua moglie. Apre piano gli occhi con un'espressione di dolore e guarda in direzione delle infermiere che fanno il giro di visite con il primario.
<Amore, Simona, sei tu?>
Chiede l'uomo con espressione di curiosità mista a dolore.
<Giuseppe, sì sono proprio io amore>
risponde la donna non nascondendo la sua preoccupazione.
Guardando la faccia di sua moglie comincia a pensare che la sua situazione è grave. Non pensa minimamente che la donna semplicemente è preoccupata per lui e di come lo vede ridotto, ferita alla gamba a parte, non gli viene in mente perché tutto sommato è stata lei a ferirlo alla testa e ad andarsene senza farsi più vedere né informarsi sulla sua salute, sul lavoro, ecc.
La donna lo bacia e l'uomo nota il primario che li guarda e si convince che forse non era il caso di baciarsi in quel momento. Ma l'altro uomo si avvicina a loro e sorride felice.
<Da quanto non vi vedevo così>
esclama l'uomo col camice.
Giuseppe lo guarda bene e riconosce il suo amato figliolo e scoppia a piangere sentendosi ancora di più in colpa.
<Raul sei tu?>
Chiede tra le lacrime.
<Sì padre sono io>
risponde lui.
<E il ragazzo che ti ha trovato è uno dei miei figli, Giovanni, il più grande>
<Tuo figlio? Allora è mio nipote?>
Il dottore annuisce e prima lo informa sulle sue condizioni di salute, dicendogli che si tratta di una distorsione al ginocchio con interessamento di tendini e legamenti, per cui gli aspettano giornate interminabili in un letto d'ospedale. Poi gli racconta in grandi linee la sua vita dopo l'abbandono del padre.
<Vedi padre quando tu mi hai buttato a terra in mezzo al mercato, io ho cercato di rialzarmi e di seguirti, ma è arrivato il riccone che mi ha alzato di peso e mi ha portato a casa sua. In pratica mi ha adottato, mi chiede chi fosse mia madre e io glielo dissi. Dopo aver sentito il nome di mamma, mi raccontò tutto. Lui ebbe una sola notte di passione con lei, poi lo cacciò pentita perché amava te. Lui conobbe l'ereditiera e conosci la storia di quell'uomo no?>
Racconta l'uomo.
<Sì la conosco, ce la raccontò quella sera, ma raccontami ancora di te>
<Sì certo dove eravamo rimasti? Vediamo... Ah sì mi fecero studiare in scuole prestigiose e private. Poi ho fatto medicina sono un chirurgo e un ortopedico osteopata, sono il più giovane, e con più anni di lavoro primario della storia. Mentre studiavo chirurgia in piazza fuori di qui ho trovato la mamma era venuta a cercarmi e aveva paura che tu per gelosia mi avessi ucciso>
continua il suo racconto.
Il padre annuisce e gli fa segno di continuare.
<Qualche anno dopo sempre qui fuori in piazza ho incontrato colei che è mia moglie e che mi ha regalato i miei due figli, Giovanni e Giuseppe Jr!>
<Scusami figliolo non dovevo fare vincere la mia voglia di vendetta. Da quando hai tredici anni sto lasciando che i sentimenti più brutti si impossessino di me. Ero convinto di avere una famiglia fantastica e invece quando cadesti da quell'albero scoprì che tu non eri mio>
<La mamma ha detto la stessa cosa, ma non è possibile lei ha avuto solo te e per una notte è stata con l'attuale riccone, solo che lui è sterile. Quindi non puoi essere che te mio padre>
<E con la tua malattia come la mettiamo? Dissero che era una malattia ereditaria, ma nessuno di noi l'ha nemmeno mai sentita>
<Certo dimenticavo, la mia malattia si è vero può essere ereditaria, ma nel mio caso è dovuta alla mutazione di un gene nel mio sangue papà, io sono tuo figlio a tutti gli effetti e credo che si veda anche, sono la tua copia e se vuoi se nemmeno ti basta per convincerti faremo il test del DNA, che ne dici?>
<Che sono stato un emerito idiota figliolo. Mi fido di te non ho bisogno di test. Mi dispiace per tutto. Potrai mai perdonarmi?>
L'uomo stringe forte a se suo padre e gli dice di raccontargli tutta la sua vita da quando lo ha lasciato lì ad oggi e come fece con il suo amico lui gli racconta tutto dalla A alla Z, il cinghiale morto con il quale lacerò il suo giacchetto e lo macchiò di sangue, il cacciatore che lo minacciò con il fucile, il cinghiale che attraversò con i cuccioli, la distorsione alla caviglia, la tempesta di neve, il periodo passato con la famiglia del guidatore di spazzaneve, il ritorno a casa con i parecchi piccoli incidenti, la reazione della madre alle sue parole, gli affari andati in malora dappertutto, la casa prima ipotecata e poi persa, il lungo periodo passato di nuovo con la famiglia del guidatore, la decisione di cercare suo figlio e sua moglie e infine la caduta con la gamba malconcia.
<Papà tranquillo d'ora in avanti saremo di nuovo una famiglia unita e io mi prenderò cura di te!>
Fine
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