PAPAGAJO CHIT-CHAT

Mi siedo al tavolo che ho trasformato in scrivania e accendo il pc.

Mi connetto al server aziendale.

Ah, dai, solo cinquantasette mail da gestire, non male, penso tra me.

"Claudia, il caffè!" sento Jasmine che urla da fuori.

Vado alla vetrata del terrazzo, la apro e metto una mano sugli occhi per ripararmi dalla luce delle dieci del mattino di Corralejo.

Il mio sguardo scorre sulle palme reali agitate dal vento di Fuerteventura.

Giù in piscina ci sono già una ventina di persone.

Beate loro, penso, mentre scorro la mano sul muretto bianco e vado verso il parapetto che divide il mio terrazzino da quello della mia vicina.

"Eccomi!" dico vedendo Jasmine avvicinarsi con due tazzine di caffè in mano. 

Me ne porge una.

"Grazie cara" le dico sorridendole.

"Allora Claudia? Ti piace la novità?" i suoi occhi brillano.

"Quale novità?" le chiedo notando che oggi è strepitosa nel suo vestitino a fiori blu. Il trucco leggero ne esalta gli zigomi alla Cameron Diaz.

"La chit-chat del Residence Papagajo, non lo sai?" mi chiede sbarrando gli occhi.

"Non so nulla!" le dico imbronciata.

"L'amministratore ha lanciato la novità della chat del Residence, si chiama appunto Papagajo chit-chat" inclina la testa di lato portando l'indice alle labbra "Dovrebbe esserti arrivato per email l'invito per scaricare l'App. È fighissima ed è per farci socializzare, scambiare chiacchiere, appunto" lo dice scorrendo uno sguardo torvo sui settanta appartamentini come il nostro.

"Vado a controllare" le dico restituendole la tazzina ed entrando di corsa in casa.

Trovo l'e-mail dell'amministratore, installo l'App.

Entro e... ma come... sono tutti registrati con dei nickname... nessuno ha avuto il coraggio di registrarsi con il suo nome; va bene, anche io mi ribattezzo Tindaya come la Montagna Sacra.

Voglio proprio vedere se ci sarà uno scambio di "chiacchiere" come vorrebbe questo tipo di chat o se sarà il campo in cui potremo combattere le battaglie rimandate da tempo su:

-l'occupazione abusiva degli ombrelloni e lettini della piscina;

-la musica alta di notte;

-le bottiglie di birra lasciate nel mio bidone della spazzatura;

-le mute appese ovunque ad asciugare;

e soprattutto...

-le tavole da surf abbandonate a bordo piscina.

Noto che la chit-chat ha l'elenco di messaggistica sia condivisa che privata.

Cameron è Jasmine: ha messo la sua foto...
Ho salutato in tutte le lingue, voglio essere inclusiva... qui al Residence siamo quasi tutti italiani, canari 0, inglesi una decina... non di più, forse una coppia di francesi. Qualche spagnolo.

Guarda quanti in chat... sorrido...

La vita qui è simile per tutti, penso, il giorno alle nove iniziamo a lavorare in Smart-working,  ognuno per la sua azienda ad almeno tremila km di distanza. 

Dal pomeriggio si vedono i primi inquilini caricarsi la tavola da surf sulle spalle e andare alle spiagge, oppure prendere la Mountain Bike per percorrere la Norte fino a El Cotillo, o il Kite; dalle sedici in poi c'è fermento in giro.

Oh, ma vedi questo Thor che risponde con le emoticon... muoio.

Se la piscina rimanesse aperta fino alle ventuno sarebbe meglio anche per me, d'altronde è vero che oggi è il 6 aprile, ma qui è sempre estate, rifletto.

Ormai scrivono in italiano, poveri inglesi e francesi.

Voglio scrivere anche io una cosa seria:

Sento Jasmine/Cameron accanto tossire forte.

Tse, io la mia tavola la porto sempre in appartamento, penso sbattendo le braccia sul tavolo.

Menomale mi difende questo Thor, ora gli scrivo in privato per ringraziarlo, non come quella Gioia che gli scrive in pubblico.

Questo è scemo. Non c'è speranza.

Ritorno alla chat comune... continuano a contestarmi, menomale non sanno chi sono. 

Se continua così dovrò trovarmi un altro Residence.

Nooo... Thor traditore. Ma davvero non sta bene questo qui. Ora gli faccio vedere:

Vabbè basta perdere tempo con questa chit-chat, chiudo, sarà il caso che mi metta a lavorare prima di beccarmi un rimprovero dal mio capo in Italia.

***

Sono le sedici, fisso l'icona dell'App Papagajo chit-chat, mi chiedo che staranno scrivendo, dopo questa mattina non ho il coraggio di riaprirla... e quel Thor... penso scuotendo la testa.

"Claudiaaa" mi sento chiamare da Jasmine.

Mhhh quando usa questo tono vuole qualcosa... mi dico.

Mi affaccio sperando che lei non abbia riconosciuto la mia identità.

"Ehi" le dico sorridente.

"Ti hanno insultata ben bene" mi dice ridendo.

"Come hai fatto a capire che ero io?" sbarro gli occhi.

"Ma se parli sempre di quella Montagna, Tindaya" mi dice. 

Sbuffo in risposta.

"Ci andiamo insieme alla festa alle venti in piscina?" mi chiede giungendo le mani in simbolo di preghiera.

"La festa?"

"Sì, lo hanno appena scritto, di portare da bere e cibo da condividere. Festeggiamo la decisione di tenerla aperta fino alle ventuno".

"Ah, ok" dico.

***

Indosso un vestitino bianco a tubino e una felpa blu con cappuccio di due taglie più grandi per ripararmi dal fresco serale.

Tengo su gli occhiali da sole, spero che nessuno mi associ a Tindaya.

In piscina ci sono una cinquantina di persone, sostano in piccoli gruppi, sotto le palme, parlano dimenandosi e agitando le braccia, c'è un dj improvvisato che mette musica rock.

Poso la mia torta salata sul tavolino del bar e prendo una birra. Mi sento osservata, ma sarà una mia suggestione.

Resto vicina a Jasmine.

"Oh guarda, c'è Alex" le sussurro.

"Eh Claudia, credo che oggi te lo sei giocato" mi dice seria.

"Perché?" le chiedo aggrottando la fronte.

"È Alex il tuo nemico" ridacchia "Sono tutte sue le tavole che oggi hai infamato".

"Nooo" porto una mano sulla bocca.

"Eh sì" mi dice scuotendo la testa.

"Ihhhh" squittisco.

"Vabbè tanto non mi ha mai filato" dico rassegnata "sono qui da sei mesi e non mi ha mai degnata di uno sguardo" lo osservo mentre lo dico, vero, assomiglia a Thor, ma al posto del martello questa sera ha preso in braccio una bambina di forse cinque anni, bionda come lui. 

La tiene su con un solo braccio muscoloso.

La bimba mi guarda e sorride.

"Claudia, sei piccolina ma sei molto carina, è un problema suo se non ti ha notata" Jasmine fa spallucce "poi gli uomini impegnati con il surf non pensano ad altro e non ci sono molte occasioni per socializzare" mi dice convinta "per questo Marco, l'amministratore, ha inventato la chit-chat" aggiunge indicandomi il ragazzo che si passa una mano tra i capelli neri sulle spalle e che parla con una tipa mora e procace, mentre sorseggia una birra.

"Jasmine, ma chi è quella bambina" le sussurro di nuovo facendo cenno ad Alex.

"Eh quella è sua figlia, è separato e in questi giorni la bimba è in vacanza qui da lui".

"Ah, non lo sapevo" lo osservo.

"Lui ha la scuola di surf e noleggia le tavole, le prendono tutti da lui... tranne tu" aggiunge Jasmine.

"Sapevo della scuola, ma non delle tavole" mormoro.

"Ecco ora si è accorto che lo guardiamo" dice Jasmine arrossendo e voltandosi verso di me.

Ma io non riesco a distogliere gli occhi da Alex che mi scruta serio, la bambina gli sussurra qualcosa all'orecchio, lui la mette giù e le passa il cellulare, la vedo saltellare e andare a sedersi su un lettino, inizia a digitare sul telefono.

Mi irrigidisco: Alex si avvicina a me e Jasmine.

"Ciao Jasmine" dice con voce profonda continuando a fissarmi.

"Ciao Alex, come va? Lei è la mia vicina Claudia" dice Jasmine sistemandosi i capelli e indicandomi, come per dire io non ne ho colpa.

"Va bene dai, se non fosse per il giramento che mi è venuto oggi per quel deficiente che si è lamentato delle tavole da surf" dice alzando un sopracciglio.

"Davvero, chissà chi è" infierisco tossicchiando.

Ma lui continua a scrutarmi con i suoi occhi verdi chiusi a fessura.

Calmati Claudia, penso, non può capire che sono io Tindaya.

Mi salta un battito di cuore, certo che lo può capire: sono l'unica che porta la tavola in appartamento e che non la noleggia da lui. Deglutisco.

Alex alza la mano in un cenno di saluto, si volta e torna dalla figlia.

***

Sono le dieci del mattino e apro la Papagajo chit-chat. 

Spero che ormai parlino d'altro e abbiano dimenticato la mia richiesta lecita, ma impopolare.

Ho un messaggio privato, sorrido e rispondo:

Trattengo il fiato quando leggo il seguito e rispondo d'impulso senza pensare:

***

Solo io posso trovarmi in queste situazioni, piagnucolo mentre scendo giù in piscina.

Sono rimasta in bermuda e t-shirt rossa, non voglio che pensi che mi interessa.

Anche se lo devo ammettere: io per lui farei di tutto.

"Ciao!" è seduto su uno sgabello a un tavolino alto del bar e mi guarda sornione. Mi passa una birra, mentre sorseggia la sua.

"Ciao" rispondo arrampicandomi a mia volta sullo sgabello. Perché li fanno così alti? O forse è colpa del mio metro e sessanta scarso, penso.

"Dunque, parliamo delle tavole da surf, potrei mettere una rastrelliera a spese mie lì vicino all'accesso alla piscina" mi dice indicando il punto preciso.

"Sarebbe fantastico" gli dico dondolandomi sullo sgabello e lisciandomi i capelli biondi, quasi mi va la birra di traverso. Tossisco.

Mi osserva con un mezzo sorriso che ricambio "Surfi anche tu?" mi chiede curioso.

"Sì anche se non bene".

"Potrei darti qualche lezione, domani è sabato, vieni con me a Esquinzo? Ti insegno qualcosa" Ammicca.

"Ok" deglutisco seria.

"Qui domani alle nove" Mi porge la sua birra e rispondo al brindisi, lo fisso mentre si allontana.

Ci guardano tutti ma non ci faccio caso... sento solo il mio cuore battere all'impazzata.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top