La fine del mondo

Non riesco a dormire.

Mi siedo sul letto, basta... è inutile provarci. Mi alzo e vado in salotto, accendo la Tv.

"Signori e Signore ci dispiace annunciarvi che tra due ore il mondo avrà fine"

Non ho capito... penso guardando la giornalista parlare in diretta.

Tra l'altro assomiglia a mia cugina Rebecca, ma non riesco a focalizzare bene il suo volto.

Premo i tasti del telecomando, ma ogni trasmissione è interrotta, vedo solo il Canale Uno con Rebecca in primo piano in uno studio televisivo bianco.

"Arriverà uno Tsunami che spazzerà via ogni essere vivente e poi l'asse terrestre si incrinerà tanto da far precipitare il mondo nell'abisso dello spazio"

Ma che sta dicendo... è uno scherzo... rido tra me.

"Non c'è più nulla da fare per l'umanità e il mondo intero: salutate i vostri congiunti prima della fine" continua Rebecca "Non chiamate il numero di emergenza, le linee sono stacc ..."

Provo a ripigiare il tasto accensione ma il televisore non funziona più, forse è andata via l'energia elettrica.

Non sarà mica il primo di aprile oggi... scuoto la testa, mi alzo e mi avvicino alla finestra, metto una mano sugli occhi per non essere abbagliata dalla luce del sole che sta sorgendo tra i palazzi. A dire il vero più che il sole sembra un disco arancione e la luce si riverbera su tutte le finestre dando un colore rossastro ai tetti delle case, agli alberi, alle auto.

Qualcosa non va. Rebecca ha detto di salutare i nostri cari, devo raggiungere mia madre e mio padre per avvisarli e provare a metterci in salvo.

Devo fare in fretta.

Esco sul pianerottolo e mi lancio lungo le scale, non mi importa se sono ancora in pigiama, tanto devo percorrere solo un isolato per raggiungerli.

In strada non c'è ancora nessuno.

Da destra arriva il calore del sole, mi crea un bruciore fastidioso, soprattutto all'altezza della coscia, non riesco a trovare sollievo neanche alzando il pantalone del pigiama.

Continuo a tirarlo su mentre svolto l'angolo. Mi immobilizzo.

Fisso a bocca aperta la distesa di acqua azzurra che ha invaso Corso Matteotti.

Per arrivare dall'altro lato non posso fare altro che entrarci e provare a nuotare.

Forse in acqua avrò anche sollievo da questo calore alla coscia che non mi da tregua.

Ok lo faccio.

Infilo la punta del piede sinistro in acqua: è tiepida.

Sento l'asfalto sul fondo, muovo i primi passi, l'acqua ora mi arriva alle cosce, non c'è corrente, forse potrei davvero nuotare per essere più veloce.

Mi lascio andare a braccia aperte nell'acqua e apro gli occhi mentre nuoto, è tutto così azzurro, sento il liquido accarezzarmi le braccia e le gambe, liberare e allargare i miei capelli intorno alla testa.

Le auto in sosta viste attraverso l'acqua mi sembrano la barriera corallina, non è molto diverso da fare snorkelling, solo che invece di essere alle Maldive sono in Corso Matteotti.

Ecco il marciapiede dell'altro lato, ne afferro il bordo e mi spingo in su per tirare la testa fuori dall'acqua che ora mi arriva al petto.

D'altronde l'aveva detto Rebecca che sarebbe arrivato lo Tsunami.

Cammino nell'acqua con grandi falcate, intorno a me galleggiano stoviglie in plastica e oggetti di vario tipo e dimensione, vedo anche passare un coniglietto che nuota verso non so cosa. Non sapevo che i conigli potessero nuotare.

Sarebbe tutto bellissimo se non fosse per questo calore alla coscia e la consapevolezza della fine di tutto ormai vicina.

Il silenzio intorno è rotto solo dal rumore che faccio con i miei passi in acqua.

Non capisco come mai non c'è nessun essere umano oltre a me, era l'alba quando mi sono alzata, ma ormai la notizia della fine del mondo potrebbe essersi diffusa, dovrebbero uscire tutti come ho fatto io.

O forse sono tutti a letto abbracciati in attesa della fine.

Ecco la porta del palazzo dei miei. La spingo con tutto il peso del mio corpo ma non si apre.

Guardo in alto e provo a chiamarli per vedere se si affacciano, ma nulla, non sento nessun rumore o voce in risposta.

Potrei provare a entrare dalla finestra laterale che da sulle scale, Gustavo il portiere la apre sempre la mattina presto.

Fru fru fru... sento il rumore dell'acqua mentre percorro lo spazio tra la porta e la finestra.

Eccola, ma sento il cuore collassarsi: è sprangata.

Posso provare a entrare dalla porta posteriore.

Avanzo e l'acqua ora è più bassa, ne sono quasi fuori. Tiro un sospiro di sollievo mentre mi passo una mano sulla guancia per asciugare una goccia di pioggia, guardo le mie mani e scopro che sono macchiate, sta piovendo acqua rossa.

Mi affretto verso la porta, abbasso la maniglia e con un balzo sono dentro al retro-scala.

L'ultima volta che sono stata qui forse avevo cinque anni ma non è cambiato nulla: ci sono ancora i bidoni per la spazzatura condominiale e le biciclette accostate al muro.

Guardo l'ascensore. Scuoto la testa, non sarà il caso di usarlo.

Inizio a muovere un piede dopo l'altro sulle scale, non capisco perché ora le mie gambe sono così pesanti per non parlare del solito calore sulla coscia ancora più rovente, eppure qui non arrivano i raggi del sole.

Forse sono radiazioni che si propagano nell'aria e non raggi diretti.

O forse è una specie di campo magnetico, sì, quello sì che può spostare l'asse terrestre...

Eccomi al quinto piano, ma non ricordavo un corridoio così lungo, non capisco, eppure non posso aver sbagliato palazzo.

Provo a percorrerlo e ad aprire le porte a caso ma sono tutte chiuse.

È chiaro, ho sbagliato strada, devo tornare indietro.

Mi giro ma ecco un forte boato e la scala appena salita crolla davanti ai miei occhi.

Mi sento cadere anche io ma no, è stata solo una mia percezione, sono ancora in piedi nel corridoio.

Sento mancarmi il fiato e il bruciore alla gamba accentuarsi ancora di più, mi volto e provo a correre ma sono davvero intorpidita, mi sento come se mi trattenessero, fin quando non sento una spinta che quasi mi da cadere in avanti, guardo i miei piedi e non sono più scalza, ora ho delle scarpe di gomma bianche che mi permettono di correre veloce.

Eccola! La porta dell'appartamento dei miei genitori!

Provo a suonare il campanello ma non funziona, picchio la porta con entrambi i pugni delle mani.

"Aprite, aprite" mi sembra di urlare ma non sento alcun suono "Aprite è la fine del mondo" urlo di nuovo.

La porta si spalanca.

"Rebecca cosa ci fai qui" dico a mia cugina. Mi fissa immobile.

"Rebecca, è vero! Avevi ragione! Il mondo sta per finire" la scuoto afferrandola per le spalle ma lei non si smuove e guarda oltre le mie spalle.

ti, ti ti, ti ti, ti ti

Ruoto su me stessa e spengo la sveglia, poi ritorno supina e provo ad aprire gli occhi.

Scopro che nel letto con me c'è quel tipo. L'ho conosciuto ieri sera, sì, è quello che mi ha dato le pasticche.

"Buongiorno", mi sussurra "Lo sai che parli nel sonno? Anzi urli" aggiunge ridendo.

"Sppostaa laaa tu... la tua manooo dalla mia co-scia" riesco solo a farfugliare cercando di scansargliela.

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