I ponti di Madison County - L'addio
Non credevo di riuscire a trovarti e invece ho parcheggiato accanto a questa stazione di servizio e a quest'albero, a pochi metri dal tuo furgone.
Sono qui Francesca. Mi vedi?
Ti protendi verso il posto di guida e guardi fuori dal finestrino aperto.
Il tuo movimento mi permette di scorgere i tuoi capelli castani raccolti, nonostante queste grosse gocce di pioggia frapposte tra noi.
Avanzo deciso, ma il solo vedere i tuoi occhi sbarrati e le tue labbra dischiuse, rallenta la mia marcia e non posso fare altro che fermarmi a pochi metri da te.
Abbandono le braccia lungo i miei fianchi immobile al centro di questo piazzale vuoto.
Forse sono uno stupido a essere immobile sotto questa pioggia che mi incolla i capelli al volto, che sento scorrere lungo il collo e infilarsi sotto il bavero della mia giacca, inzuppare la mia camicia e incollare la maglietta alla mia pelle.
Se solo questa pioggia riuscisse a coprire, con il suo rumore, il frastuono dei miei pensieri e a sciogliere le mie labbra tirate.
È un guizzo di luce quello che ora vedo nel tuo sguardo?
Le tue labbra sembrano articolare una domanda muta: cosa ci fai qui, perché non sei ancora partito?
Sì Francesca, hai ragione.
Avrei dovuto imboccare la Statale 92 invece di continuare a vagare per ore con il mio pickup alla tua ricerca, nella speranza di poterti vedere fosse anche solo per pochi minuti.
Ma io sono questo Francesca, un uomo dal viso bruciato dal sole e solcato da rughe che ora sento più marcate.
Sono quest'uomo che vedi fissarti immobile e che osserva ogni tuo movimento come un colpevole in attesa della sentenza.
Perdonami per non essere capace di rasserenare il tuo sguardo, di riaccendere la spensieratezza nei tuoi occhi.
Vorrei baciare di nuovo le tue labbra che ora accennano un movimento per chiedermi con una dolcezza che mi annichilisce:
Sei qui per me?
Annuisco.
Il sorriso che vedo comparire sul tuo volto ora alleggerisce il peso che incombe nel mio petto e sento le mie labbra ricambiarlo, come se si specchiassero nelle tue.
Forse devo andare Francesca, mi accontento del sorriso che mi hai donato, non voglio tormentare oltre la tua coscienza con questo nostro amore.
Un amore che per quanto unico e irripetibile non potrà mai raggiungere quello che provi per i tuoi figli o costringerti a infrangere quella promessa che hai fatto all'uomo che ora siede accanto a te.
***
Il lunotto del mio pickup è appannato ma riesco a vedere che lui sorride mentre tu ti muovi sul sedile.
Non capisco cosa fai.
Porto una mano alla fronte per scacciare l'immagine dei tuoi occhi arrossati e delle tue guance rigate.
Qualsiasi cosa tu stia provando, Francesca, ti prego, non piangere, amore mio.
***
Siamo fermi al semaforo, il rumore incessante dei tergicristalli scandisce il passare dei secondi ma io resto immobile e non riesco smettere di guardarti.
Ho appeso la nostra collana allo specchietto, la vedi amore mio? Vieni.
Ti sto aspettando. Vieni da me. Vieni.
Sono qui, ancora immobile e mentre attendo un tuo gesto, non posso fare altro che maledire quell'uomo accanto a te che preme con insistenza il clacson.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa al sedile: se non arriverai dovrò svoltare a sinistra e percorrere una strada che mi porterà per sempre lontano da noi.
Ancora quel maledetto clacson.
Devo andare tesoro mio, non posso aspettare ancora.
Ingrano la marcia e seguo il mio destino.
Perdonami se non vengo ad aprire lo sportello per trascinarti via con me, forse è quello che dovrei fare, ma devo rispettare la tua scelta.
Perdonami amore mio.
https://youtu.be/Wv5G8Jtcvx8
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top