LE ORIGINI DEL MALE
Genere: horror
Nel momento in cui le porte del Castello del Conte Lucanor si richiudono dietro di te, sottoscrivi un contatto con la morte che, molto probabilmente, non ti porterà alcun vantaggio. Molto presto, creature inneggianti al male ti porteranno alla pazzia, spingendoti ad abbandonare gli ultimi brandelli di umanità.
Ti stringi contro la parete di un angusto corridoio. Lì hai trovato un improvvisato riparo, la cui funzione protettiva si esaurisce man mano che cogli maggiori particolari nelle loro grida.
Sei da solo, rattrappito in una posizione fetale. Il pericolo è prossimo. Osservi le loro ombre sul muro difronte, alla vacua luce d'una fiammella, e ripensi a come tutto ciò sia successo.
Tutto è iniziato quando la tua attrazione per i luoghi tenebrosi ti ha portato a conoscere Nocturnia. Villaggio infestato dalla desolazione, in cui le strade sembra siano in realtà dei canali membranosi attraverso i quali il buio può dilagare.
Canali che si spintonano gli uni con gli altri, accavallandosi, marcandosi, fino a zittirsi in reti capillari sempre più sottili e senza una vera destinazione. Non una voce si era mai levata in protesta, sicché veniva da pensare che gli abitanti della zona si fossero ormai abituati a quel dedalo oscuro o che, addirittura, gli piacesse.
Sei venuto a conoscenza del posto attraverso un diario trovato nei tuoi viaggi. Pareva essere quello d'un pazzo, ma ne eri rimasto subito avvinto.
Secondo il diario del tale, "Armin", il cuore che pompava la paura nell'animo di ognuno e permetteva al buio di inondare strade senzienti, docili, era la natura stessa del luogo. L'Oscurità era di casa, ricordi di aver letto in grafia tremolante.
Il centro abitato appariva in tutto e per tutto abbandonato, trionfo delle superstizioni e delle paure più tenere. Nel gettargli una prima occhiata, chiunque, potendo, avrebbe scelto di continuare a sfidare l'aria selvaggia del bosco piuttosto che quello sconfortante barlume di civiltà.
Ricordi di aver fissato a lungo il Castello del Conte in cima a un'altura, mentre la pioggia ti ricadeva torrenziale sul viso in rigagnoli gelati. Rimanesti lì, immobile, aspettando che i lampi gettassero luce sulla fortezza. Ne eri irresistibilmente attratto. Le ultime pagine del diario erano contrassegnate da deliri e riflessioni folli. Tutto ciò alludeva al castello, e qualunque cosa fosse accaduta lì dentro.
Perché sei entrato? Non dovevi. Sei finito dritto dritto nelle sue viscere, circondato da demoni infidi, testimoni della tua sciaguratezza. Le loro voci sono un sussurro continuo, che a volte si trasforma in strida rabbiose. Ti stanno cercando, mandati dal Male che hai trovato lì dentro. Loro non vogliono che ne scampi. E prima o poi, anche l'ultima delle barriere che sei riuscito a costruire cederà difronte a un loro rovinoso assalto.
Pressi la schiena contro il muro fino a farti male, nel tentativo di occupare meno spazio e di sfuggirgli. Non hai mai capito come il diario sia uscito dal castello, dal momento che l'autore pareva essere morto lì dentro. Questa nota di dubbio è stata la causa principale che ti ha fatto cercare Nocturnia.
Ora sai. Il diario lo hanno portato fuori loro, confidando che qualche stupido come te si mettesse sulle loro tracce.
Nell'elaborarlo, alzi lo sguardo. Occhi vitrei e neri lo ricambiano. Sei paralizzato. La creatura non vuol muoversi. Ti fissa, a pochi centimetri da te. Non l'hai neanche vista arrivare. Ti prepari a morire, chiudendo gli occhi, pregando che la tua avventatezza sia perdonata. Passano diversi secondi. Riapri gli occhi. Non c'è più nulla... Se ne è andata.
Che fosse uno scherzo della tua mente?
Rilasci un enorme sospiro di sollievo, portandoti una mano al viso. E' lì che ti accorgi che l'occhio destro non è al suo posto. Il bulbo oculare sta penzolando per il nervo ottico, oscillando pericolosamente. Colto da un istinto folle, al quale senti di non poter resistere, lo strattoni cercando di recidere il filo. Non viene via. Apri la bocca e ci porti dentro l'occhio. Una massa umida e scivolosa che ti rigiri tra la lingua e il palato per un po', per poi fracassarla con i denti. Il sapore intenso del bulbo ti esplode in bocca, mentre continui a masticare. Ha una consistenza gelatinosa. Che buffo, una volta ti preoccupavi del ciglio caduto nel bianco dell'occhio, ora invece ti ritrovi a massacrarlo, schiacciarlo, per poi mandarlo giù. Un brivido di piacere intenso ti avvolge, e resti affascinato nel notare che abbia coinvolto anche la tua intimità. Saziare la tua sete di sangue ti sta eccitando, e cosa non daresti per avere qualcuno della tua specie per seviziarlo, passarti i suoi occhi ai denti mentre urla.
Solo allora ti accorgi di essere mezzo cieco. Ti è rimasto solo un occhio per avvistare le tue prede. Non puoi continuare a cannibalizzarti così. Devi mangiare altri. Devi uccidere.
Ora sei diventato anche tu un araldo del male.
Reclini il capo, spalancando la bocca al limite delle sue possibilità, e anche oltre: la mascella si disloca, lasciandoti col viso deformato in una posizione grottesca. Divertente. Emetti un urlo le cui vibrazioni ti graffiano la gola, per poi abbandonarti a una risata nervosa, in cui si riflette tutto ciò che di umano hai perso. Il dolore, la consapevolezza di esserti trasformato in un mostro emergono un'ultima volta, per poi dissolversi insieme agli echi delle tue risa. Ti ingobbisci in un istinto naturale e avanzi lungo il corridoio, la mascella dislocata che asseconda movimenti furtivi e predatori. Il cibo è qui, da qualche parte, magari premuto contro un corridoio angusto in attesa che i predatori come te vadano via. E allora tu li guarderai negli occhi e li farai impazzire.
"Giù, sempre più giù, non lo senti? E' il canto delle sirene che ingioiella il tessuto dell'oscurità. E' così bello, imperlato di involucri posseduti da un docile senso di rassegnazione. La loro è una litania che si attorciglia attorno alla materia celebrale, spargendo corruzione.
E' così dolce.
Mi spingono verso il castello, la mia casa. Il Conte è il mio padrone. Vieni, ti sta cercando, ma tu non vuoi venire. Marcirai lontano da lui? Onorerai la tua promessa? Imploro silenzio. Le crepe si allungano. Il sangue preme contro di esse, gli artigli si schiantano contro la pelle, conficcandosi nella carne martirizzata e graffiando dall'interno per spalancare i tagli.
Imploro pace."
-Ultima pagina di un diario abbandonato.
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