Un messaggio misterioso

«Tre, nove, uno, cinque, sette».

Apro gli occhi di scatto. La schiena appoggiata contro il mio armadietto. Il libro di storia stretto al petto. Mi volto di lato e i miei occhi incontrano quelli scuri di Kenneth. Un ragazzo nuovo, arrivato nella mia classe soltanto da tre giorni.

«Come?» fingo di non capire. Mentre per poco il libro non mi scivola per terra.

Sulla sua faccia si stampa un sorriso, ma non ripete la combinazione del mio armadietto, che mi ha appena sussurrato all'orecchio.

Mi alzo dalla mia posizione comoda. Gli altri studenti del Nothern che affollano il corridoio non fanno caso a noi. O meglio, non fanno caso a me. Sono sempre stata invisibile e ora il fatto che il ragazzo nuovo mi rivolga la parola mi inquieta, ma allo stesso tempo mi incuriosisce.

Ho sempre amato sentirmi invisibile. Stare per conto mio mi faceva sentire a mio agio.

Solo una cosa mi sembrava strana. Come cavolo sapeva la mia combinazione? 

«Andiamo Isla, so che hai capito» continua, con quel suo sorriso, rimanendo appoggiato col fianco alla fila di armadietti blu.

Isla. 

Nessuno mi chiamava per nome.

Sto per chiedergli cosa vuole, quando mi afferra un braccio e mi mette tra le dita una pallina di carta tutta stropicciata. Poi mi saluta con un cenno e si allontana, affondando le mani nelle tasche della felpa grigia.

Lo seguo con lo sguardo scomparire nella confusione della pausa. I miei occhi si abbassano sulla pallina che tengo in mano.

Il mio istinto mi dice che si tratta di uno scherzo. Anche se non mi avevano mai presa di mira prima d'ora. Ma non lo ascolto e decido di aprire l'involucro.

Mentre lo scarto noto con dispiacere che si tratta solo di un foglio bianco. Che speravo di trovarci?

Scuoto la testa. Forse è meglio così.

Mi avvicino all'armadietto e inserisco la combinazione. Avrei dovuto cambiarla, visto che lui ne era venuto a conoscenza. La serratura scatta e l'anta metallica si apre. Sopra la mia pila ordinata di libri c'è una busta gialla.

Sbatto le palpebre più volte ma è ancora lì. L'afferro, scambiandola con il libro di storia e uso l'anta come riparo. Quasi volessi fondermi con il mio armadietto.

Sollevo lentamente la linguetta di colla e leggo il contento.

Ti andrebbe di uscire con me?

K

Un invito. Rimango sbalordita. Cosa poteva volere uno come Kenneth, per quanto io lo conoscessi, da una come me?

Forse ripetizioni per rimettersi in pari. No, quella sicuramente non era una richiesta per aiuto a studiare.

Quello era un invito ad uscire. Un appuntamento.

In sedici anni non ne avevo mai ricevuto nessuno. Non mi ero mai fatta notare, eppure lui era riuscito a notarmi lo stesso.

Sto per rimettere la busta al sicuro quando noto dall'altro lato del cartoncino un indirizzo.

Mi troverai alle 18.00 al parco di Sion, sotto la grande quercia rossa.

Quello era uno dei miei luoghi preferiti. Rimanevo lì ore a leggere, in estate, al riparo dei suoi rami. Come lo sapeva? Era una coincidenza?

Sento il cuore palpitarmi nel petto. Avrei risposto al suo invito. Solo per capire, mi convinco. Sì, solo per scoprire come sapeva la combinazione.

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