Senti chi parla
«Ehi fammi un po' di spazio, mai una volta che mi lasci un po' di posto al caldo». Ci misi qualche istante a capire che a parlare non era stata la mia immaginazione, ma era stato Jack Sparrow.
Era saltato sul divano, accanto a me, mentre mi rilassavo leggendo un libro davanti al tepore del caminetto.
Mi stropiccio le palpebre, ma quando riapro gli occhi, lui è ancora lì. Pietrificato. Con i suoi vispi occhietti neri che mi osservano.
«Ebbene sì, sono stato io! Ti ho sempre fatto credere di essere come tutti gli altri conigli della mia specie. Ma ho il dono della favella e ora che ti ho fatto sapere che posso parlare, non smetterò più. Voglio i miei spazi!» continua arrabbiato, mentre rimango sempre più basito.
«I tuoi spazi? Il caldo... ma tu hai già il pelo» farnetico. «E puoi girare per tutta la casa come se fossi un cane o un gatto. Ti pulisco anche la lettiera, cosa vuoi di più?».
Storce il tenero muso di lato. La sua voce sembrava quella di un uomo maturo. Roca e profonda. Il che rendeva il tutto solo più assurdo.
«Potrei farti la cacca qui sul divano per quello che hai detto».
«Mi stai minacciando? Questo deve essere un sogno» commento, portandomi una mano alla fronte sudata.
«Non è un sogno. Io parlo! Parlo davvero e voglio che tu cominci a trattarmi meglio» risponde saltandomi in grembo e accoccolandosi sui miei jeans.
«E cosa vuoi?».
«Più cibo. Le tue dosi non si possono definire nemmeno una dieta».
«Ma se sei già obes...». Non finisco la frase che nei suoi occhi compare un bagliore temerario e rizza le lunghe orecchie nere e bianche all'indietro.
«Altrimenti?» provo a contrastarlo.
«Altrimenti la prossima volta che inviterai qui Amber io le dirò quanto ti piace perdere tempo davanti allo specchio. Ogni mattina, dicendoti quanto sei bello. E poi le racconterò come ti tagli le unghie dei piedi, degli urletti esaltati da femminuccia che produci quanto ti rivedi i film dei Pirati dei Caraibi e mi soffermerò sul descriverle l'odore che esce dal bagno dopo che hai mangiato pesante...».
«Tu non lo farai!» esclamo impaurito, mentre Jack scatta sul pavimento, atterrando agilmente sul tappeto persiano.
«Certo che lo farò, se non mi riempi meglio la ciotola e poi voglio anche un posto fisso sul divano per me. Solo per me e nessun altro ci si deve sedere. Sai il pavimento non è così comodo».
Lo osservo storto. Possibile che io non stessi davvero sognando? In ogni caso non potevo permettergli di farmi sfigurare con Amber. La conoscevo da poco, ma già mi piaceva molto.
«E va bene, va bene Jack, hai vinto tu» gli concedo.
«Giuramelo».
«Te lo giuro» gli ripeto, battendo il palmo sul posto accanto al mio. «Ma tu prometti di non fare scherzi e forse potrò accettare il fatto che sai parlare».
Mi sembra quasi di sentirlo ridere.
«Appena ti danno le ferie, saliamo su in montagna. Magari incontrerò qualche bella leprotta».
Alzo gli occhi al cielo, ormai le regole le avrebbe letteralmente dettate lui.
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