La magia dello specchio

Malbeth se ne stava china sul lenzuolo, la teiera stretta fra le mani, leggermente inclinata affinché il suo contenuto si rovesciasse nelle due tazzine.

Prima la mia, quella con i fiorellini dorati.

Poi la sua, quella con le mezze lune che si inseguivano in una strana danza. 

Le farfalle blu del suo vestito continuavano a spostarsi di qualche millimetro, sbattendo frenetiche le ali, per poi tornare al loro posto come un pezzi di un puzzle. Ogni volta che le fissavo mi chiedevo se una forte folata di vento sarebbe stata in grado di farle volare via... L'avrebbero lasciata nuda, con il corpo chiaro come latte completamente scoperto. Conoscendola si sarebbe messa a ridere inseguendole per il prato. Ogni volta che ci pensavo mi chiedevo quanto potesse essere scomodo avere degli insetti vivi e pensanti come vestito, che si spostano con le loro piccole gambette e ti strusciano le antenne sulla pelle. 

«Vieni più spesso del solito a prendere il tè» notò non appena ebbe terminato di riempire le tazze di un liquido denso simile al miele. Ambrosia. 

Alzai il sopracciglio come a dirle: "E allora? Non posso fare ciò che voglio?". 

Le sue labbra si piegarono in un sorriso paziente. Non le dissi nulla, la mia bocca era cucita. Presi la tazzina con delicatezza e cominciai a sorseggiare quel nettare. Mi ero allenata e ormai non spandevo più nemmeno una goccia nel piattino ricamato. 

«Bene» sentenziò indurita dal mio stoico silenzio. 

Posai la tazzina sul piattino. «Mi piace la tua compagnia, per quanto tu lo possa trovare strano». Era una bugia, una piccola bugia a fin di bene. 

«Raccontalo ai matti. A nessuno piace la compagnia di una strega» scacciò una mosca invisibile prima di posare i suoi freddi occhi neri nei miei. Sorrise in modo sfrontato. «Tu vuoi che ti faccia le carte, come tutti, ma sai che se non me lo chiedi, e te lo propongo da sola, non ti farò sborsare nemmeno una moneta». 

Mi raddrizzai sulla schiena. «N... No... Mia cara Malbeth, come puoi dirmi questo?». Sentii una goccia di sudore scendere sotto il corpetto; d'un tratto il cuscino su cui ero seduta era diventato tremendamente scomodo, e la mia gonna sembrava la tela di un ragno.

«Non posso farti della tua curiosità una colpa. Tutti abbiamo dei dubbi. Tutti vorremmo le risposte servite subito su un piatto d'argento». Infilò la mano sotto il lenzuolo alla ricerca di qualcosa a diretto contatto col terreno. «Sei ancora così giovane e inesperta! Ma imparerai a celare meglio le tue emozioni». 

Mi fece un occhiolino e mi sciolsi. Mi aspettavo di ricevere la sua rabbia, invece era insolitamente comprensiva. Non volevo farle pensare che la stessi sfruttando. 

Stavo per dirglielo quando la sua mano estrasse un mazzo di carte. Tutti andavano da Malbeth, lei era stata baciata da un Oracolo e tutto quello che diceva finiva con l'avverarsi. 

Trattenni il fiato come se mi avessero immerso la testa sott'acqua. Lei recitò una formula e i suoi occhi parvero accendersi di luce di stelle.

Mi fece tagliare il mazzo di carte più volte per poi mescolarlo, continuando a pronunciare parole incomprensibili che mi sembrarono inventate sul momento. Finché si bloccò, chiuse gli occhi e mi consigliò di fare lo stesso, ma non le diedi retta: io volevo vederla quella magia. 

Estrasse tre carte. Le posizionò sulla coperta accanto alla mia tazzina. 

«Cosa vedi? Cosa significano?» domandai trepidante, osservando i simboli e le figure. 

Lei riaprì le palpebre; i suoi occhi erano tornati normali. 

«I tarocchi ti stanno parlando» sussurrò, indicando la prima: «L'Eremita sei tu ora». 

«Un vecchio con un bastone?» l'interruppi stranita. 

Lei scosse la testa. «Sei insicura, ma sei anche saggia. Dovrai prenderti il giusto tempo per scegliere. Credo... Io credo che tu vincerai il Mara'Na Kayshe. Vedi la seconda carta? È il Mondo e indica il successo dell'imminente impresa». 

«Te l'ho raccontato, non rientro nemmeno fra i favoriti. Non ho possibilità di farcela!».

Scosse di nuovo la testa. Le ciocche intrecciate alle perle sbatacchiarono, risuonando fra loro. «Diventerai la nuova regina del fiume, è scritto qui» si portò una mano al cuore: «Nel tuo destino». 

«E l'ultima?» le chiesi incredula e ansiosa. 

«L'ultima è lo Specchio». 

Mi avvicinai a quel tarocco come se potessi effettivamente specchiarmi nel disegno del vetro incorniciato da una ghirlanda di trifogli.

Una scossa misteriosa attivò i miei muscoli; allungai le dita sulla superficie della carta e quella si mise a riflettere il mio viso incuriosito. Allontanai i polpastrelli allibita, ma Malbeth con un cenno mi costrinse a non perdere il contatto visivo con la magia.

Non era un sogno, mi stavo specchiando in un pezzo di carta grande quanto il mio palmo. Al contatto delle mie mani sembrava la superficie dura e liscia del vetro, e non ruvida come avrebbe dovuto essere. Era diventata uno specchio vero.

Vidi me stessa, ma non ero io. Avevo la pelle verdastra, ero più piccola, i miei occhi erano tristi. Mi portai le mani al volto e la figura non lo fece, si limitò a guardarmi ostile. D'istinto spostai lo sguardo sulla tazzina e il liquido dorato mi restituì la mia immagine preoccupata. Malbeth mi riprese ancora una volta.

La bambina dello specchio mi fece una linguaccia prima di sparire.

Comparve il mio volto ancora una volta, ma non ero io in quel momento. I capelli erano sudati appiccicati al volto, la pelle diafana, un rivolo di sangue mi usciva dal naso, gli occhi chiusi. 

Il cuore iniziò a battermi all'impazzata. 

Il volto nello specchio mutò un'altra volta, le guance scavate, le ossa pronunciate, ma non ebbi coraggio di guardare un minuto di più. Strinsi gli occhi e le ossute mani di Malbeth presero le mie.

«L'invidia e la gelosia, la paura della sconfitta e della morte, di non essere abbastanza per gli altri» sussurrò dolcemente: «Il tuo unico ostacolo sono le tue paure. Ogni volta che ti guardi allo specchio fa in modo di essere orgogliosa di te stessa, solo così vincerai la sfida, altrimenti saranno loro a diventare te».

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Questa storia partecipa alla traccia "Lo specchio bugiardo" del contest "La seconda tazza di tè" della Libreria del Cappellaio Matto.

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