La casa infestata

Max aveva il respiro corto, sentiva le gambe molli e deboli, mentre il suo sguardo balzava come una lepre dalla schiena di Annabelle alla vetrata. In quel punto preciso, dietro il mosaico di triangoli colorati, si poteva godere dell'ottima visuale di un antico cimitero abbandonato che circondava la collina. 

La luce della luna piena scivolava sulle lapidi di marmo, specchiandosi nei punti dove le edere, i rovi e l'incuria del tempo non erano ancora arrivati a nasconderle. 

Continuava a chiedersi chi mai vivrebbe in mezzo a un cimitero e ogni risposta gli metteva i brividi. Se tutto ciò gli fosse piaciuto avrebbe potuto definirlo fiabesco, invece non vedeva l'ora di andarsene via. 

Dei colpetti alle sue spalle lo fecero trasalire. Sembrava che qualcosa si fosse messo a tirare dei sassi contro il muro, o che il muro si stesse sgretolando, ma i morti non tirano sassi, giusto? 

«Belle, hai... Hai sentito anche tu?». 

Annabelle si voltò verso di lui, smettendo per un attimo di cercare nella polverosa libreria un passaggio segreto che a detta della sua immaginazione doveva esserci per forza.

«Sarà stato solo il vento» rispose, scuotendo inorridita una nidiata di insetti dentro un libro di Jules Verne. 

Gli tornò in mente uno dei tanti consigli di sua madre: pesci e gemelli non andranno d'accordo in eterno, tesoro mio, lo scoprirai presto. 

«E se fossero i fa-fa-fa-fan.. Fan.. Fan.. Fantasmi?». 

«Smettila di tremare e di battere i denti, cavolo» lo rimproverò, scocciata più che altro dal fatto di non aver ancora identificato il suo passaggio segreto. «Mi sembri Scooby-Doo». 

Max incrociò le braccia al petto. Era come se qualcuno gli stesse alitando sul collo, ma dietro di lui non c'era nessuno; aveva controllato più volte. «Non scherzare, potrei davvero svenire».

«Non eri obbligato ad accompagnarmi». 

«Ti pare che io sia il tipo che lascia andare da sola la sua ragazza in giro di notte?» E a ficcanasare, infrangendo divieti di vecchie proprietà private, alla ricerca di misteri, avrebbe voluto aggiungere. 

Forse le fece pena perché lasciò perdere librerie e passaggi segreti per abbracciarlo forte, accarezzandogli la nuca e dandogli qualche tenero bacio sul collo per calmarlo. Adorava i suoi baci e forse era proprio per questo che si era innamorato di lei.

«In ogni caso non credo proprio che ci siano fantasmi qui» gli sussurrò all'orecchio. «Probabilmente era solo la casa del custode del cimitero, e a giudicare dallo stato in cui è messo, credo che sia abbandonata».

Max sospirò e si concentrò sul suo fiato che si disperdeva, respirando il profumo di biscotti alla cannella della sciarpa di Annabelle. Ne aveva sempre qualche vestito impregnato. Se affondava il naso nella lana poteva riuscire a distinguere anche una leggera spolverata di limone grattugiato, come se li nascondesse direttamente sotto la sciarpa.

Clang clang.

«Questo l'ho sentito anch'io!» esclamò entusiasta e saltellò verso le scale. «Veniva dal basso, andiamo».

«Sei pazza? Potrebbe essere un drogato».

«Oppure il corpo dell'anziano custode scomparso».

Annabelle era fatta così. Adorava farsi le storie.

Aveva una luce negli occhi, una scintilla, una curiosità pazza e ardente. Forse era stato proprio quello sguardo a farlo innamorare di lei.

«Belle, aspetta!» la rincorse giù per gli stretti gradini, supplicandola.

Ogni gradino scricchiolava sotto al suo peso e il lampadario nell'androne delle scale oscillava come il pendolo di un orologio. Sembrava che la casa stesse andando in frantumi oppure che si stesse avvicinando il tornado del mago di Oz.

Annabelle seguì con le dita una crepa nel muro, tamburellandoci sopra.

Clang clang.

Nell'atrio d'ingresso il rumore era più forte.

«Amore, dai, andiamo a casa» provò a convincerla un'ultima volta.

«Viene da lì». Lei indicò una piccola porta accanto al corridoio del sottoscala, poi si portò l'indice alle labbra per dirgli di fare silenzio. 

Senza troppe cerimonie la ragazza aprì la porta e tirò fuori una torcia dallo zaino. Il piccolo ripostiglio sembrava una cantina piena di scatoloni impolverati e bottiglie vuote. Al centro del pavimento c'era un pentacolo di fuliggine scura.

«Wow» sussurrò. «Sembra un rito satanico».

«Che bello, ora andiamo via».

«Un momento».

Annabelle si avvicinò al cerchio di qualche passo e urlò. L'urlo di Max si mescolò al suo un secondo dopo, mentre la torcia le cadeva dalle mani e una protuberanza scura afferrava la ragazza per la sciarpa. Una mezzaluna si spalancò nel buio. Max chiuse gli occhi e oltre alle urla lo raggiunse il suono delle ossa che si spezzavano. 

Sentiva ancora le gambe molli, ma i suoi piedi trovarono il buon senso di portarlo fuori di lì.

TEMPO DOPO...

La porta della cantina sembra più vecchia, scrostata dalla vernice verde muschio e arrugginita. Anche gli spifferi freddi di quell'aria stantia e ammuffita hanno un buon odore dopo tanto tempo passato rinchiuso dietro le sbarre. Max affonda la mano nella tasca dei jeans e stropiccia numerosi ritagli di giornale ingiallito. La sua mano trema. Lacrime calde gli scivolano lungo le guance mentre gli occhi affrontano quella porta.

Non sa esattamente quanto tempo sia passato, ha smesso di contarlo. 

Nessuno crede alle storie dell'orrore, o meglio il mostro devi per forza essere tu. Avevano indagato, non avevano trovato nulla. Era stata davvero colpa sua? Non sapeva più distinguere la realtà dalla fantasia, proprio come faceva lei. Forse se fosse stata della bilancia questo non sarebbe successo, forse non avrebbe dovuto assecondarla.

Una scopa cade per terra. Pensa che sia caduta da sola, ma poi si accorge della coda nera di un randagio e dietro la coda c'è anche tutto il resto del gatto. Lo fissa e lui inizia a sentire un inconfondibile odore di biscotti.

«Apri la porta» dice il gatto.

«Apri la porta, Max» ripete un'altra voce nella sua testa, o forse è stato semplicemente il suo cuore a parlargli.

Lui fa un passo verso la cantina della casa sulla collina, verso gli incubi che lo hanno perseguitato e angosciato. Fa un respiro profondo, si dice che è ancora giorno, e con la luce del sole i mostri se ne stanno a dormire, giusto?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top