Il titolo bisogna indovinarlo

Questo di seguito è il mio pezzo per il gioco del telefono senza fili ma con i cerchi ideato da PMillerEunaNotte. Premesso che io faccio pena a indovinare le canzoni, ho dovuto cercare di capire quale fosse e spero di riuscire a farla indovinare a chi verrà dopo di me.

(Non so come mai mi sia venuto in mente un contesto simile, ci ho ripensato tantissime volte perché era veramente strano, ma io ogni tanto mi fisso sui dettagli e quindi mi sono fissata su una frase e da quelle parole è nato tutto quello che state per leggere. Insomma spero di non aver fatto un casino,  e aver lasciato degli indizi decenti nel brano!)

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«Non pensavo che fosse così grande» mormorò Ade. 

«Nemmeno io» gli rispose Farai, e la sua piccola manina scura andò a intrecciarsi a quella di lui, perché la vastità di quella distesa azzurra era troppo grande per essere affrontata da sola. 

Sospirò, ma le strinse le dita. «Secondo te, come sarà l'Italia?» le chiese, con gli occhi neri fissi sull'orizzonte. L'Italia era lì dietro, nascosta da una semplice linea dritta che conteneva il mondo. 

«Ho sentito Babu dire che da un posto chiamato Teste» scosse la testa. «Mh, aspetta, non ricordo... In un posto chiamato Triste... Mh, da Trieste in giù è molto bella, piena di vita e di amore, di campagna e di città» posò la guancia sulla sua spalla «Non è desolato come qui.»

«Se tutti pensassero a fare l'amore e non la guerra, tutto sarebbe pieno di vita» lui le lasciò un bacio tra i capelli crespi. Profumavano dello stesso odore del mare adesso. 

Aveva ragione. Senza l'odio ogni posto sarebbe stato migliore. Senza l'odio loro non sarebbero dovuti scappare dalle loro case, non avrebbero perso le loro famiglie nel viaggio, e... forse non si sarebbero nemmeno trovati. 

«E se in Italia dovessi lasciarmi? Magari ti trovi un'altra.» Era una paura stupida, ma era una paura che le pungeva forte il cuore. Forse in Italia non ci sarebbero nemmeno mai arrivati, e dopo tutto quello che avevano passato... Sembrava così strano essere lì. Dopo tutte le fughe dagli schiavisti contrabbandieri, le bombe, le notti a dormire sotto le stelle, i giorni a racimolare cibo nelle spazzature, a cercare soldi per pagarsi quel passaggio, e Ade era rimasto sempre con lei. Non l'aveva mai lasciata sola da quando si erano incontrati.

«Tu troveresti un altro più bello, senza problemi» rise. «O tanti, tantissimi amanti, tu e il tuo cuore vagabondo e senza regole.» 

«Stupido!» Farai gli posò le mani sul braccio e lo spinse dove l'acqua lambiva la sabbia. 

Lui rise di nuovo. «Attenta, vuoi farmi annegare?» 

Ade era bravo a nuotare, se il deserto fosse stato d'acqua lo avrebbe percorso a bracciate molto più in fretta. 

Forse col nuoto sarebbe riuscito a diventare qualcuno. O forse non sarebbero mai arrivati in Italia, Babu raccontava che alcuni non arrivavano vivi, che venivano presi dal mare, persi tra le onde... Farai non voleva pensare a quella possibilità. Non doveva ascoltare le storie. 

Lei non sapeva nuotare, ma non voleva aver fatto tutta quella strada per poi annegare, e non sapeva che cosa aspettarsi una volta superata quella linea dorata. 

Non sapevano una parola di italiano, ma forse lo avrebbero imparato. Forse avrebbero trovato un posto tutto per loro, dove vivere, del cibo commestibile che riempisse lo stomaco e rendesse felici, dei vestiti nuovi che non puzzassero di sudore, un riparo dove poter fare l'amore in pace, senza paure. Avrebbe voluto che lui potesse addormentarsi al sicuro su di lei, come un gatto che si accoccola su una moquette. Avrebbe voluto che la vita fosse senza preoccupazioni, proprio come quel momento. 

Era una magia.

Era bello restare a guardare il sole colorare il mare di arancione. L'indomani sarebbero saliti su un gommone, verso il mondo, e le loro possibilità si sarebbero moltiplicate come una roulette su cui scommettere e indovinare i numeri. 

Forse Ade già conosceva i numeri di Farai.

«Tati uguri» biascicò lei.

«Cosa?» 

«È un saluto italiano, me l'ha insegnato Babu» gli raccontò «Dicono che porti fortuna.»

«Tati uguri» ripeterono insieme rivolti al mare, preparandosi ad affrontarlo e cadesse il mondo, forse ce l'avrebbero fatta. 





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