Giochi di mente
Il freddo di quella notte londinese riusciva a penetrarti fin dentro le ossa. A quell'ora il signor Sherlock Holmes era sveglio, mentre gran parte della città dormiva, o almeno solo una piccola luce al 221B di Baker Street era ancora accesa.
Stava pensando, fissando la parete giallastra della sua stanza. O meglio, non stava semplicemente pensando ma rifletteva, tra uno sbuffo di fumo della sua pipa e un altro. L'odore del tabacco impregnava l'aria, il ticchettio insistente dell'orologio rompeva il silenzio.
Rifletteva su un caso a cui stava lavorando ormai da due giorni e due notti.
La stanchezza gli si leggeva sotto gli occhi, in due distinte macchie violacee. Ma era fin troppo importante e per questo motivo lui era sveglio. Aveva sentito lo stridio delle ruote di una carrozza sulla strada, ma non ci aveva dato peso. Finché non aveva percepito il mezzo fermarsi, e solo allora si era affacciato alla finestra, scostando il pesante tendaggio, giusto in tempo per notare una sagoma scura precipitarsi dentro la carrozza, ferma esattamente davanti l'ingresso del suo appartamento.
Si era lanciato giù per le scale, ma il mezzo ormai era scomparso nella nebbia, lasciando soltanto le sagome delle ruote sul fango e una busta incastrata sotto la porta.
Holmes quella busta l'aveva aperta. Incurante del pericolo.
La lettera recava solo poche parole, vergate in una calligrafia tremolante e piuttosto femminile, aveva constatato. La curva delle lettere era fin troppo graziosa per appartenere alla mano di un uomo.
È nato prima l'uovo o la gallina?
Chiunque avrebbe pensato che fosse un losco scherzo. Ma non lui. Certo, qualcuno sicuramente si stava beffando del suo personaggio. Ma qualcosa, come una sorta d'invulnerabile scintilla, si era illuminata nei suoi occhi scuri e curiosi.
Quello era certamente un indizio. Qualcuno, una donna molto probabilmente, voleva aiutarlo a risolvere il caso. Dopotutto un assassino stava compiendo svariati omicidi per le strade di Londra. Erano già morte cinque donne.
Ma cosa potevano centrare le uova e le galline con gli omicidi?
Holmes guardò attentamente nella notte, alla ricerca di un qualsiasi più piccolo movimento. Lo trovò. Un flebile scostamento di una tenda, ad una finestra del palazzo di fronte al suo. Finse noncuranza e richiuse la porta.
Quell'appartamento non apparteneva a nessuno. Il suo proprietario precedente era morto da qualche mese a causa di una malattia. Glielo aveva raccontato il dottor Watson.
Cominciò a sentirsi come spiato. Braccato nella sua stessa casa.
Tornò nella sua stanza, con quella domanda apparentemente senza senso, che gli frullava prepotente nel cervello.
«Elementare» bofonchiò tra sé e sé. Se fosse nato prima l'uovo nessuno lo avrebbe tenuto al caldo.
Holmes non era mai stato un uomo religioso. Per lui le risposte erano nelle cose materiali, nascoste proprio sotto il naso, quando non le si sa vedere.
Ed eccola lì. La scintilla si trasforma in fuoco. Forse la risposta che cercava era nascosta al RedMain. In quel postaccio non ci sarebbe mai voluto andare, ma a quanto pare adesso doveva.
Fissò la sua tenda, con le dita che gli formicolavano. Avrebbe scoperto anche chi lo spiava dall'altra parte della strada.
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