Chi sei?

Soffoco un'imprecazione quando mi accorgo di essere trasalito a causa di un rumore improvviso. Di nuovo.

Ho strappato la pagina di quello che stava diventando il mio libro preferito.

Merda.

Dove ho messo il nastro adesivo?

A malincuore interrompo la lettura e mi alzo dal polveroso divano. Mi metto a frugare nei cassetti e negli scatoloni, ancora sparsi in giro dal mio recente trasferimento nella "casa degli incubi". Tutti nel paese la chiamavano così, sostenendo che fosse infestata.

Tutti la evitavano.

Baggianate. Gli spettri non esistono. Sono tutte cavolate per dare fastidio alla gente sana di mente come me.

Uno schizzo di luce fuori dal vetro attira la mia attenzione. Nuvole scure si stavano addensando a coprire la notte con un manto ancora più oscuro e qualche fulmine correva veloce nel cielo, rischiandolo con colonne bianche a intervalli irregolari. 

Il vento scuote i rami nudi degli alberi ai piedi della collina e un paio di altalene arrugginite si mettono a cigolare nel cortile.

Un temporale... e io non ancora finito di riparare i buchi sul tetto di quella catapecchia. Fantastico!

I miei piedi avanzano veloci su per le scale e con l'aiuto di una pila mi fiondo in soffitta. Osservo i buchi tra le tegole, da cui si intravede il cielo cupo. Il vento ulula e mi fa rabbrividire.

Mi stringo le braccia al petto. L'unica cosa che posso fare per adesso è sistemare delle bacinelle per raccogliere l'acqua, affinché non bagni il pavimento di legno, o peggio, filtri tra i vari strati della casa.

Il ticchettio della pioggia comincia all'improvviso, come i tuoni. Assomiglia ad un pianto. Ma mi costringo a non fare paragoni.

Quando torno di sotto trovo il libro che ho lasciato sul divano. Qualcosa non va. Ha qualcosa di estraneo e fuori posto.

Un bigliettino posato sopra la copertina. La mano mi trema mentre ne leggo il contenuto.

"Scusa".

Una parola.

Sbatto le palpebre. Non poteva essere reale. Forse qualcuno si stava prendendo gioco di me.

Mi guardo attorno. I mobili antichi, tutti da restaurare. 

Il mio respiro scandisce il silenzio.

«Chi siete?» mi chiede una voce alle mie spalle.

Mi volto e i miei occhi ne incontrano un paio di un blu sconvolgente. Appartengono ad una ragazza. La pelle bianca, i contorni effimeri e i capelli come mossi da un brezza inesistente.

Il mio cuore perde un battito. Allungo la mano e ovviamente la mia carne le passa attraverso.

«Come sei fredda» sussurro.

«Non si toccano le signore. Vi ricordo che lei è in casa mia. Mantenga le buone maniere oppure quella è la porta» dice corrucciata, mettendosi le mani sui fianchi.

Indossa una veste da notte bianca, che fluttua come lei.

«Hai riparato tu il mio libro?» le domando.

Le sue labbra pallide si incurvano in un sorrisetto. 

«Sei... sei un fantasma?». Possibile che le dicerie fossero vere?

«Un fantasma?» domanda a sua volta. «Sono la figlia del conte Alucard III. Strano che la domestica vi abbia fatto entrare conciato in questo modo».

Forse devo stare al gioco. «Cos'ho che non va?» la sfido, aprendo le braccia per farmi guardare meglio.

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