L'indizio cruciale
Alexa fissava incredula la spia rossa sul quadro dell'auto; provò a rimettere in moto la vettura per la terza volta, ma senza risultati.
Catorcio schifoso! Batté i pugni sul volante e si accasciò sul sedile, rassegnata. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era un guasto al motore nel bel mezzo di un acquazzone; doveva chiamare qualcuno. Sbloccò il display del cellulare e...
Batteria residua: 7%
Porca miseria...
Potenza segnale: assente.
E che cazzo! Si guardò intorno: ai lati della carreggiata c'erano alberi a perdita d'occhio. Indossò l'impermeabile e uscì dall'abitacolo per cercare un minimo di campo, ma il suono di una notifica segnalò l'imminente spegnimento del dispositivo. La sequenza di imprecazioni che Alexa lanciò fu inghiottita dal rimbombo di un tuono, e a trattenerla dallo scaraventare il cellulare sull'asfalto fu solo una fioca luce in mezzo al bosco. La seguì percorrendo un sentiero di terra battuta: se avesse previsto quella situazione non sarebbe mai uscita di casa.
La salvezza si presentò sotto forma di un cottage che contemplò come se fosse la cosa migliore al mondo: le luci interne l'avevano guidata nel buio causato dalla pioggia come un faro nella nebbia. Suonò il campanello e cominciò a battere la punta di un piede sul portico, ma nessuno andò ad aprire. Immaginò che il rumore della pioggia impedisse ai proprietari di sentir suonare alla porta.
Era sicura che la saracinesca del garage fosse socchiusa, così la raggiunse, si chinò all'altezza dell'apertura ed esclamò: «Ehilà?»
Si trattava di un'emergenza; perciò, non avendo ricevuto risposta, entrò. Il pavimento era allagato e lei si chiese perché diavolo avessero lasciato la saracinesca aperta con quell'acquazzone. Lasciò l'impermeabile su un attaccapanni pieno di indumenti da lavoro, si avviò verso l'unica porta e, aprendola, venne investita da un tanfo ripugnante che la fece ritrarre, ma si costrinse a fare un passo avanti. «È permesso?»
La prima cosa che vide furono un paio di gambe semisepolte sotto un tavolino rovesciato, poi notò la pozza di sangue scuro sorvolata da uno sciame di insetti. Fu in quell'occasione che realizzò che anni passati a guardare film dell'orrore non erano serviti a prepararla alla vista di un vero cadavere. Si portò le mani ai capelli, lo sguardo fisso sul corpo.
E ora che faccio? Doveva avvisare qualcuno. Adocchiò un telefono fisso accanto alla TV, ma non poteva rischiare di contaminare la scena del crimine. Si tolse le scarpe bagnate e andò in punta di piedi in cucina, dove trovò dei guanti di gomma, e solo allora si avvicinò alla cornetta. Per fortuna suo fratello era un poliziotto.
Rispondi, rispondi!
«Pronto?» sentì dall'altro capo.
«Gabriel, sono io!»
«Alexa? Che succede?»
«C'è il cadavere di un uomo a tre metri da me!» esclamò, rivolgendo uno sguardo fugace al corpo disteso. «Mi trovo in un cottage vicino al crocevia della Quercia, vieni immediatamente!»
«Oh, cazzo... È il cottage dei coniugi Thompson. Ascoltami, arriverò fra quindici minuti con una squadra, ma tu devi andartene: senza un alibi sarai la principale sospettata.»
Ingoiò un'imprecazione. «Ho l'auto in panne. Porta qualcuno che possa accertare l'ora del decesso!»
«Va bene, tu però non toccare niente.» Detto ciò, Gabriel riattaccò.
Ma Alexa decise di indagare. Prima però avrebbe dovuto accertarsi della presenza della signora Thompson. Raggiunse un salone sul lato opposto della casa, dove il suo sguardò si posò su una finestra distrutta; gli spuntoni di vetro erano macchiati di sangue e trattenevano un brandello di tessuto nero. L'assassino doveva essersi lanciato dalla finestra subito dopo aver commesso il delitto, ferendosi.
Si avvicinò per scrutare l'esterno.
Ma porca... Vide il corpo della presunta signora Thompson impalato a mezzo metro da terra sul ramo di un albero. Afflitta, tornò a studiare il primo cadavere: c'era qualcosa affondato in un occhio del volto tumefatto e una tavola di legno distrutta conficcata nella trachea. All'inizio aveva pensato a un tagliere, ma dopo un'attenta analisi si era resa conto che si trattava di una tavoletta ouija. Quella piantata nell'occhio doveva essere la planchette.
Un po' bizzarre come armi del delitto. Analizzò gli elementi presenti tutt'intorno: una bottiglia di rum vuota poggiata su un ripiano, l'altra metà della tavoletta vicino al tavolo rovesciato e una piccola radio portatile munita di tasto da registrazione. Si chinò a raccoglierla.
«Questa è costosa...» osservò.
Se i coniugi stavano improvvisando una seduta spiritica, forse avevano registrato tutto. Per fortuna aveva portato con sé gli auricolari: con quella pioggia sarebbe stato difficile ascoltare una registrazione. Li collegò alla radiolina e premette il tasto di accensione. All'inizio sentì un mormorio, poi...
«Ficca due dita su quest'affare.»
Alexa osservò il cadavere dell'uomo, doveva essere lui. Era brillo, a giudicare dalla voce biascicante.
«C'è qualche inutile spirito qui con noi?» Questa volta era stata la donna a parlare.
Ne seguì un minuto di silenzio, poi li sentì esultare: «Si muove, questa roba funziona!» biascicò l'uomo. «B-A-S-T-A... Ma se abbiamo appena iniziato! Facci divertire.»
Alexa roteò gli occhi, stava ascoltando uno scambio di battute fra due imbecilli.
Due imbecilli morti. D'un tratto udì un fruscio e la voce dei coniugi venne distorta dalle interferenze, c'erano anche strani rumori di sottofondo.
«Fatemi tornare a casa!»
La radio le cadde di mano e il suo cuore perse un battito: quella voce non aveva niente di umano. Osservò il cadavere e poi in direzione della finestra distrutta; ora sapeva com'era andata.
Quando la polizia arrivò a sirene spiegate Alexa era già sul vialetto; aveva smesso di piovere. Il primo ad avvicinarsi fu Gabriel, assieme a una giovane agente. Gli altri poliziotti entrarono nel cottage.
«Stai bene?»
«La signora Thompson è sul retro. L'arma del delitto è una tavola spiritica e sulla radio portatile c'è una registrazione che vi sarà utile per le indagini» rispose lei.
Lo sentì sospirare. «Lei è l'agente Eve. Spiegale come sono andate le cose, io vado dentro.»
Alexa osservò il via vai di agenti. Quando finì il racconto, Gabriel era già di ritorno.
«Secondo il medico legale sono morti la notte scorsa. Abbiamo anche sentito una colluttazione nella registrazione; questo ti scagiona.» Sbuffò, le mani ai fianchi. «Secondo te cos'è successo?»
«Si sono ubriacati e hanno evocato uno spirito incazzoso che ha posseduto la signora Thompson, martoriato il marito con la tavoletta e infine impalato il corpo sul ramo.»
«E io come lo spiego ai piani alti?»
«Dirai che è un caso di omicidio-suicidio» rispose lei, asciutta.
Si chiese se l'entità fosse riuscita a tornare da dove era venuta. In seguito a quel pensiero, una folata di vento portò con sé un urlo che le fece gelare il sangue: «Fatemi tornare a casa!»
I fratelli esclamarono un sonoro: «Oh cazzo!»
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