Il pranzo della domenica
Il profumo intenso del soffritto si librò nell'aria e pungolò le narici dell'inebriata donna. Osservava la fonte del suo godimento, accarezzava con il mestolo la cipolla ormai dorata e amalgamava sedano e carote; poi, quando fu il momento, aggiunse la carne. Versò un bicchiere di vino rosso e aspettò che sfumasse; infine, coprì la pentola con il coperchio e andò a sedere accanto al tavolo, senza smettere di guardare il fuoco sprigionarsi dallo spargi fiamma. «A noi due, questa volta dovrai essere più saporito delle altre domeniche. Abbiamo un ospite importante per il pranzo di domani. Mio figlio Alessandro ha acconsentito a presentarci la donna che frequenta.» sorrise, soddisfatta, e si rilassò, poggiando il gomito sul ripiano e il profilo nel palmo aperto. «Finalmente, ci saranno tutti i miei figli accompagnati.»
«Ma chi c'è?» L'uomo, ingrigito dal tempo che scorreva inclemente, si affacciò nella cucina e si guardò intorno, tentando di capire con chi stesse parlando la moglie. «Non c'è nessuno!»
Le pupille della donna rotearono verso l'alto. «Antonio, sono quarant'anni che il sabato sera parlo con il ragù e tu, ogni volta, ti stupisci! Ma quando imparerai a non entrare in cucina?»
«Stai parlando con il ragù?» l'uomo strabuzzò gli occhi. «E cosa gli stai raccontando?»
«Del pranzo di domani! Gli ho detto che sarà assaggiato da un nuovo ospite e dovrà dare il meglio di sé.» la cuoca gongolò. «L'ho informato che ci saranno la nostra Luisa con il marito e i figli, il nostro primogenito Ettore con la moglie e la bambina e, infine, il mio piccolino con la nuova compagna. Sai come si chiama?»
Antonio smosse i deltoidi. «Non ho idea, sembra che aleggi un mistero intorno a questa donna. Ma, in tutto questo, il ragù ti è sembrato interessato?»
«Antonio, non sei affatto spiritoso, vai a dormire!» la donna s'issò, risentita, e sospinse il marito fuori dal proprio regno.
«E tu? Quando verrai a letto?»
«Quante volte ti ho ripetuto che potrò andare a dormire appena sentirò il ragù pappuliare.* Buonanotte, a domani.» chiosò la cuoca e chiuse la porta alle spalle del marito.
«Buonanotte, Marì.» la voce dell'uomo oltrepassò il battente e giunse ovattata alle orecchie di Maria, che tornò a godere della sua arte.
Tenui raggi di sole trapassarono gli scuri socchiusi e riverberarono nella stanza da letto; Maria scattò dal giaciglio e si affrettò a indossare una vestaglia per poter, poi, dirigersi in cucina. Quante pietanze aveva ancora da preparare e, nonostante fosse ancora l'alba, decise di non procrastinare. Doveva friggere polpette e melanzane, quest'ultime necessarie per la parmigiana. Doveva bollire le patate e, appena fossero raffreddate, impastare e riempire di salame e formaggio i crocchè.* A pranzo, tutti si sarebbero leccati i baffi, finanche la nuova arrivata in famiglia. La giovane donna avrebbe capito, fin dagli albori della loro conoscenza, che lei era l'unica a poter prendere per la gola l'adorato figlio minore.
Alessandro varcò la soglia della cucina e si poggiò allo stipite della porta; fissò il volto disteso della madre, intenta a pelare le patate, e si preparò a trafiggere il suo costato. Temeva che il cuore della donna non reggesse alla scoperta della verità e decise di mentire, ancora. Aborriva di dover nascondere, e soffocare, la propria natura, ma era troppo pavido per confessare.
«Ale, vuoi un po' di caffè? Mamma l'ha appena preparato, è fumante.»
Gli occhi di Alessandro vagarono dalla figura della madre a quella del padre, stravaccato sulla poltrona posta innanzi al camino dove il fuoco scoppiettava.
«Grazie.» afferrò quanto il padre gli offriva e annusò l'aroma del caffè prima di gustarlo. «Vi devo dire una cosa...» sussurrò, «oggi, noi non ci saremo a pranzo.»
«Che significa? Perché non ci sarete?» La testa della donna scattò, sollevandosi. «Ci tenevamo tanto a conoscere la tua fidanzata! Sono mesi che la frequenti e rifiuti qualsiasi invito che le porgiamo. Mi spieghi il motivo?» Le labbra di Maria calarono all'ingiù; era risentita e l'ombra di un sospetto baluginò tra i suoi pensieri. «Ti vergogni di noi?»
«Ma cosa dici, mamma!» Alessandro s'infervorò e scosse il capo.
«Trovi scuse su scuse, sentiamo quella di oggi, forza!» Maria urlò, mentre il marito osservava il figlio e cercava di scovare le cause di quel guizzo d'inquietudine che incupiva il suo volto.
«Mamma, non mi vergogno di voi, anzi. Credo che sarete voi a non accettarmi, dopo.»
«Cosa farnetichi?» Antonio saltò dalla poltrona e puntò gli occhi dardeggianti in quelli mortificati del figlio e, poi, nelle pupille risentite della moglie.
«Senti, papà, ho detto che non ci sarò a pranzo. Non mi sembra la fine del mondo!» implose, Alessandro, e svilì quanto per la madre era un rituale sacro: il pranzo domenicale.
Abbandonò la cucina sotto lo sguardo attonito dei genitori e si rifugiò nella propria camera, laddove tentò di soffocare i rimorsi.
Maria accarezzò la tovaglia di organza che aveva ricoperto il tavolo di legno della sala da pranzo, sistemò un bicchiere di cristallo, asimmetrico rispetto agli altri, e si accertò che tutti i piatti di porcellana fossero perfettamente lindi.
Il campanello trillò e Antonio fu accanto all'uscio, dopo aver lanciato un monito alla moglie. «Mi raccomando, cerca di sorridere e non ti avvilire, ci sarà modo di conoscere la ragazza di Alessandro.»
Maria annuì e Antonio aprì la porta; i primi a varcare la soglia furono tre piccole pesti: i figli di Luisa e la bambina di Ettore. I pargoli saltellarono intorno al nonno e, dopo, schizzarono tra le braccia della nonna, che si era chinata per accoglierli sul proprio seno. «Venite qua, tesori miei.»
«Mamma, ma hai già apparecchiato? Potevi aspettarci che ti avremmo aiutato noi!» Luisa tolse il cappotto e protese il palmo per prendere anche quelli del marito, del fratello e della cognata. «Vado a posare questi e porto i vassoi in tavola.»
«Andate a lavarvi tutti le mani e mettetevi seduti che ci penso io alle portate. È tutto già pronto.» Maria sospinse, delicata, i nipoti affinché si dirigessero in bagno con i genitori, mentre lei spariva in cucina per prendere quanto aveva preparato e far la sua entrata trionfale in sala da pranzo.
Si erano accomodati tutti intorno al tavolo, usurato dal tempo e dalle tradizioni, e assaporavano con goduria i manicaretti cucinati da Maria che, però, non gongolava nell'udire i complimenti dei commensali. Questa volta, no; ingoiava il groppone di disillusione e si chiedeva cosa avesse sbagliato con il suo bambino.
I piccoli cugini urlavano, azzuffandosi tra loro e facendo pace nell'immediato. Gli adulti chiacchieravano, raccontando aneddoti di una soddisfacente vita professionale. Antonio fu l'unico a scorgere il malcontento della moglie e se ne rammaricò.
La porta d'ingresso cigolò e il silenzio calò nella stanza; Alessandro fece capolino da oltre il battente e, poi, entrò nella stanza. «Mi dispiace aver interrotto il vostro pranzo e sono mortificato per stamattina e per tutte le altre volte che vi ho mentito. Ma ho deciso che non posso più farlo. Non voglio più nascondermi, da voi che siete la mia adorata famiglia e dal mondo. Voglio presentarvi la persona di cui mi sono innamorato.» Alessandro spalancò ancor più l'anta e la figura elegante di un uomo riempì le pupille dei presenti, di chi rivolgeva gli occhi alla porta e di chi si era voltato appena aveva udito la sua voce mesta.
Nessun fiato infranse l'aria, anche il borbottio dei bambini era cessato. Osservavano, tutti, il nuovo arrivato con stupore. Poi, il suono rauco della voce di Antonio spezzò il silenzio. «Oh mamma, io temevo che fosse vegetariano. Quello sì che sarebbe stato un affronto per tua madre!»
Una risata, cristallina e fragorosa, spumeggiò sulle labbra di ogni presente, mentre Maria s'issava e rivolgeva una torva occhiata al marito per guardare, dopo, con affetto il figlio. «E tu credevi che ti avremmo amato di meno? Che stupido che sei! Vai nello stanzino e prendi due sedie, per te e per...»
«Massimo. È un piacere conoscervi.» l'uomo parlò, affrancato.
«Anche per noi.» Maria rispose. «Scusa mio marito, tende a fare troppo lo spiritoso. Mi saresti andato bene anche se fossi stato vegetariano. Vieni, accomodati.»
«Ale, come ti viene in mente? Tua madre è una donna comprensiva! Vuoi vedere quanto lo sarà con me?» Carmine, il marito di Luisa, ammonì il cognato e raccontò ciò che aveva sulla punta della lingua da quando era arrivato. «Maria, ho cucinato, ieri, la carbonara a tua figlia...»
«Zitto, che questa non te la fa passare liscia!» Luisa sussurrò e strattonò il braccio del marito, affinché tacesse.
«Ma Luisa si è lamentata, solo perché ho messo la pancetta al posto del guanciale e il parmigiano anziché il pecorino.» l'uomo sollevò le spalle, noncurante, mentre la moglie affondava il volto nel palmo aperto. «Ah, per renderla più cremosa, ho aggiunto la panna.»
Il rumore di risate soffocate riempì la sala; gli occhi di Maria, invece, schizzarono dai bulbi. «Tu sei un criminale! Se parli ancora, ti sbatto fuori da casa mia!» puntò l'indice contro il genero.
E le risate trattenute divennero gioioso frastuono.
«Vieni a sederti accanto a me, Massimo.» Antonio zittì i figli, seppur continuasse a sorridere sotto i baffi. «Luisa, aiuta la mamma a prendere altri due piatti per tuo fratello e il compagno e vediamo se la cucina di mia moglie supererà anche questa prova.» ammiccò in direzione della donna e scovò, nuovamente, la serenità modellare il suo volto.
Il nevischio cadeva, copioso, in strada, ma l'allegria dei commensali riscaldò con un dolce tepore la casa e il cuore dei due maturi genitori.
Fine.
* Fenomeno di bollitura del sugo sul fuoco; può indicare i relativi suoni; ha caratterizzazione onomatopeica.
* Piatto tipico della cucina meridionale Italiana.
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