One-Shot #3

Cielo di pesche.
Dita d'acciaio si allungano per coglierle.
Le strade brulicano di corpi incravattati, marciano spenti, strisciano stanchi. 
I ciottoli suonano una marcia funebre sotto le scarpe tirate a lucido.
Fluida come un'anguilla scosto i passanti, ma lo zaino è pesante, affannato, goffo, non segue i movimenti. 

-Mi scusi.-

Occhi fugaci, smorfie.
Qualcuno ride, qualcuno litiga.
Qualcuno corre, ansioso, fisso sull'orologio al polso.
Qualcuno ha fame, qualcuno ha sonno.

Forse, oggi, anch'io.
Oggi è un giorno importante.

Il cancello si sbriciola in un cigolio.
È un grido a darmi il benvenuto.
Afferro la palla, polverosa, più morbida del dovuto, con entrambe le mani. Muore in un lieve sibilo.
-Scusa! Sto cretino non sa mirare.- e si volta verso il ragazzo che si sbellica.

Nulla.

Cantano i vetri, i corridoi, le aule.

-Dove siamo oggi?-

Taci, non puoi capire.
-

Ma il caffè adesso? Quella di mate ti incula.-

Cosa ne vuoi sapere tu?
-

Amo, su mi fai copiare?-
-Caschi male, ho passato tutto ieri da Marti.-

Hai mai provato qualcosa di vero?
-

Dio mio che stanchezza, fino alle tre sono stata a litigare con quel deficente.-
-Ma ancora non l'hai mollato?-

Non hai diritto di metterci bocca.


Brulica lo statico nelle mie orecchie.
Oggi è un giorno vitale.
Nell'intimità di un bagno scolorito, apro lo zaino.
Vitale.

Busso.
-Prego.-
Entro.

clic

Nelle loro bocche, grida, nei loro occhi, paura, nelle loro menti, la morte.
Occhi da cerbiatto e pelli di latte finchè lo permetto.
Fiotti cremisi si alzano in giochi fluidi, come le fontane nelle grandi piazze.

Contemplo, come quando si sceglie la carne dal macellaio.
Mi sento. Mi ascolto.

Nulla.

Era un giorno cruciale.

-Alle braccia, puntate alle braccia!-
Tonfi, scatti, e ad un ordine, una pioggia di esplosioni.
Crollo a terra.
-Ho detto alle braccia, cazzo!-

Umido.
È il mio sangue questo.
È rosso. Non credevo.
Ma persino ora, con la nebbia agli occhi, con il fiato lieve, con la morte che mi affianca e la cui ombra mi oscura.

Nulla.

È il giorno in cui ho capito: per me non c'è cura.



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