One-Shot #1

-Portamelo, portamelo-
La donna accavalló le gambe, accarezzando con il dorso della mano la guancia della ragazza al suo fianco.
Questa finse di mettere il broncio.
Figuriamoci se aveva voglia di infilarsi in un angusto sgabuzzino per lo stupido fascicolo di uno che i debiti non li avrebbe mai pagati.
-Tanto che cambia? Non paga ti dico- ribatté.
-Shape- la donna ammiccó un sorrisetto, tirando a sé la ragazza per il bavero della camicetta -non fare i capricci. Ho in mente qualcosa di speciale per te, per noi- le sussurró all'orecchio, languida.
Shape si scostó, ridacchiando e riservandole un occhiolino.
-Va bene!- esclamó, simulando il tono di una bambina ed esasperando le vocali.
Nonostante lo scazzo persistesse in lei, trottó fino alla porta di quello che la banda chiamava archivio.
-Entra. Fasciolo. Esci. Nulla di piú facile- sbottó la ragazza.
Spalancata la porta, si abbandonó a parole poco consone.
Scatole su scatole di fascicoli e fogli, sparsi sul pavimento e accartocciati contro gli scaffali; sembrava fosse passato il peggior tornado mai visto prima.
Non che fra Gloom e un tornado ci fosse poi tanta differenza.
Domandandosi più volte perché cavolo la capa si fosse presa la responsabilità di tenere in ordine, quando chiaramente questa parola doveva suonarle solo buffa da dire, Shape si mise alla ricerca.
Dopo quella che le sembró un'indennità di tempo, contando anche che l'ambiente era illuminato solo da una piccola finestra situata nella parte più alta di una delle pareti, trovó una scatola da scarpe ricoperta da buchi e morsetti sulla quale vi era attaccato un pezzo logoro di carta. Su esso, il nome dell'interessato.
Rincuorata, Shape si affrettó a portarla giú dallo scaffale.
Nel farlo, ribaltó quella al suo fianco.
Il contenuto voló per la stanza, e dopo altre parole educate e un digrignio di denti, la ragazza notó con la coda dell'occhio una foto.
Era la foto di una bambina piuttosto piccola, con una bandana troppo grande per lei che le fasciava i capelli rossicci.
Alla vista di quella bandana, Shape sentì una fitta al cuore.
-Non sarà- sussurró -no, fermi tutti, non puó essere-
Voltó la foto.
'Azalea'
Shape, ancora incerta, frugó a dovere fra le carte cadute.
Ne trovó un'altra che ritraeva la stessa bambina, forse di qualche anno cresciuta, incatenata al muro e con un braccio amputato. Il destro.
La ragazza non aveva piú dubbi.
-Mi sembrava che ci stessi mettendo un'eternità, Prugna-
Shape sobbalzó, ritrovandosi sulla soglia Gloom, che con le braccia incrociate e la spalla appoggiata allo stipite la scrutava con occhi indagatori.
-Che hai lí?-
La ragazza le porse la foto, a poco serviva mentire quando c'era di mezzo la capa.
-Ti fai intenerire da una marmocchia senza braccio adesso?-
-Per carità. Semplicemente, la conosco-
-La conosci-
-Ci ho messo un attimo. Non si fa più chiamare cosí-
-Cosí come?-
-Azalea-
-Ah no?-
-No ti dico-
Gloom fece schioccare la lingua.
-E dimmi un po', come sta la stronza?-
Shape alzó le spalle.
-Ora non saprei-
-Non ti ha mai parlato di me? O trema al solo ricordo del suo passato?-
-In realtà, non ricorda-
-Non ricorda-
Il suo tono si fece più basso, e l'espressione più cupa.
-Non ricorda- ripetè.
Shape recuperó il fascicolo per il quale era entrata in principio e fece per uscire, ma la donna le bloccó la via con il braccio.
-Che importanza ha? Non fa una bella vita, se puó consolarti-
Gloom le afferró con violenza il collo, facendola sbattere contro la parete.
Non era raro che Shape e gli altri della compagnia subissero simili comportamenti, pertanto la ragazza non si scossó troppo.
-In che rapporti eravate? Dimmi, dimmi- domandó Gloom, quasi sibilando dal tanto che teneva i denti serrati.
-Non sono tenuta a rispondere. Non te ne deve fregare-
Gloom strinse la presa.
-Te la scopavi? Eh? Ratto schifoso-
Shape le sputó dritto in un occhio.
La donna la gettó prepotentemente a terra, come fosse cosa di poco conto.
-Ti ho presa dalla strada. Cagna- sussurró, chinandosi affianco alla ragazza e prendendola per i capelli, tirandole la testa all'indietro affinchè la guardasse.
-Stavamo insieme- rispose, infine, questa.
Gloom scoppiò in una risata, facendole scontrare la fronte contro il pavimento.
-Poverina. E ti ha bidonata? Ha visto che razza di puttana sei?- la scherní.
Shape non rispose se non con qualche mugugno soffocato.
Faticava a mettere a fuoco ciò che vedeva e la zona sopra il sopracciglio sinistro aveva iniziato a sanguinare.
Basta, era troppo, non avrebbe sopportato altro.
Traballando, appoggió una mano al muro nel tentativo di darsi la forza necessaria per alzarsi.
-Te ne vai, Shape? Non ti diverti?-
Nessuna risposta.
-Sai cosa ha fatto il padre della tua scopamica? Lo sai Shape? Lo sai?- gridó Gloom, ora isterica.
Le pestó la mano con il tacco dello stivale.
-Quel figlio di puttana. Così vicino é arrivato, tanto cosí. Guarda- e con il pollice e l'indice mimó una lunghezza.
Shape non la stava nemmeno piú a sentire.
Crollata nuovamente a terra, stringeva la mano dal dorso sfregiato contro il petto, singhiozzando per il dolore.
-Guarda!- incalzó la donna con un altro grido.
La ragazza le rivolse un'occhiata carica d'odio.
-Neanche mi teme, quella stronza. Neanche sa che esisto. Dopo la lezione che le ho dato. Male, male. Malissimo-
Gloom si rizzó in piedi, lasciando correre lo sguardo lungo la stanza, come persa in un pensiero, mordendosi un'unghia.
-Magari, gliene posso dare un'altra. Se ancora gliene fotte qualcosa di te-
sussurró, velenosa, posando nuovamente gli occhi sulla ragazza a terra.
Un sorriso viscido si fece largo sul suo viso.
Estrasse una pistola da sotto la pelliccia.
Shape non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo.
Uno sparo allarmó i corvi appollaiati sul davanzale della finestra.

-

La cacciatrice camminava con passo strascicato per la via principale di Leather, alla ricerca di un bar aperto; una vera impresa, data l'ora cosí mattiniera.
Lasciando scivolare la vite che teneva fra le labbra da un angolo all'altro della bocca, lo sgabbiotto di un edicolante colse la sua attenzione.
L'uomo stava disponendo i giornali appena arrivati.
Shirud♢ ne prese uno, distrattamente, e lo spiegò, sotto lo sguardo scazzato del lavoratore.
-Te lo pago, vecchio, non fissare-
-Seh, come gli altri. Il giorno che pagherai io saró bello che morto-
Ma la cacciatrice non rispose.
La vite le cadde dalla bocca.
Strinse la carta tanto da strapparla.
Nella prima pagina, la foto del cadavere di Shape, mutilato: il braccio destro le era stato tagliato e infilato in bocca.
Sul muro nello sfondo, una scritta, o meglio, una firma.
'Gloom'

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