Pierre Gasly

L'aria pungente di una Milano alle porte dell'inverno, mi costringe a stringermi nel giubbotto forse fin troppo leggero che ho deciso di indossare stanotte. In realtà, doveva essere un'uscita pomeridiana, tanto per passare un po' il tempo, ma a chiacchierare, le ore sono passate e, io e la mia amica, abbiamo deciso di mangiare una pizza in centro, perciò gli abiti che indosso ora mi fanno sentire freddo.

Ora lei è già andata via da qualche minuto, mentre io sto aspettando un Uber che mi riporti a casa. Sono veramente stanca, abbiamo camminato troppo, e sento i miei piedi protestare a gran voce, penso che se facessi un altro passo, potrebbero staccarsi dal resto del corpo.

Sento qualcuno trattenere il fiato e poi una voce parlare alle mie spalle. "Oddio, ma sei davvero tu..." mi volto di scatto, riconoscendo all'istante chi sia, e il mio sguardo si posa sui suoi occhi azzurri. Per qualche secondo mi tornano in mente fin troppi ricordi, mentre osservo il suo viso a me fin troppo familiare. "Non riesco a crederci, cosa ci fai qua?"

Non capisco come faccia a parlarmi come se niente fosse, mentre io al momento mi sento come se fossi bloccata e non potessi fare niente. Respiro profondamente e mi obbligo a rispondergli, visto che in queste condizioni sto facendo la figura della sciocca.

"Pierre..." il suo nome pronunciato dalle mie labbra risulta ancora carico di zucchero "non mi aspettavo di vederti. Mi sono trasferita a Milano da un annetto."

"Ma dai?! Non è mai capitato che ci vedessimo, ma che strano, non ne sapevo nulla." Già... era da quasi tre anni che non ci vedevamo, ma comunque non ho mai scordato nulla di noi, di quello che avevamo.

Scrollo solamente le spalle, non sapendo bene cosa rispondere visto che è normale che lui non sapesse cosa faccio ora nella vita, dato che ci siamo lasciati da un bel po' ormai.

Per qualche secondo, tra noi cala un silenzio imbarazzante, mentre io mi perdo stupidamente a osservarlo e mi rendo conto che è ancora più bello di come lo era quando stavamo insieme. Ha un aspetto più maturo e ancora più affascinante.

"Sei qua da sola?" la sua domanda mi riporta con i piedi per terra, mentre annuisco appena "Vuoi un passaggio? Non so, se magari stai tornando a casa potrei accompagnarti, cioè, se vuoi..." inarco un sopracciglio quando mi rendo conto che sta parlando quasi in modo confuso, come se avermi offerto un passaggio lo rendesse nervoso.

"Ho già chiamato un Uber... non ti preoccupare, davvero, non c'è bisogno che ti dai fastidio." anche io sono imbarazzata, non sapendo bene cosa rispondergli... oggi non mi aspettavo certamente di incontrare lui all'improvviso e di vederlo offrirmi un passaggio.

"Ma non mi dà fastidio, altrimenti non te lo avrei chiesto. Annulla la richiesta di Uber, dai, ti accompagno io. È da tanto che non ti vedo, mi fa piacere passare insieme un po' di tempo." Per qualche secondo ci penso su, poi entro nell'app e faccio come ha detto lui. In fin dei conti nemmeno a me dispiace passare un po' di tempo in sua compagnia...

Attende che io annulli la richiesta, poi alzo nuovamente il volto verso di lui e vedo che mi sta fissando. Devo ammettere che il suo sguardo su di me, mi fa agitare... e mi chiedo come sia possibile tutto ciò. Pensavo di essere andata avanti e averlo dimenticato, e poi mi basta riparlargli per pochi secondi per farmi sentire agitata come non mai?

"Ho l'auto di là. Andiamo?" annuisco appena e lo seguo, ma, non contento che stia rimanendo indietro, rallenta e posa una mano sulla mia schiena, come a condurmi lui stesso verso la sua macchina. Deglutisco senza farmi vedere, perché questo contatto non mi lascia per niente indifferente, ma poi cerco di calmarmi e mostrarmi tranquilla, onde evitare di fare la figura della cretina.

*****

Siamo parcheggiati davanti a casa mia da qualche ora ormai. Stiamo chiacchierando e ridendo ricordando vecchi episodi. Ormai l'imbarazzo è sparito quasi del tutto e lui mi sembra lo stesso ragazzo di anni fa.

Dentro questa auto, in questo preciso momento, è come se non fosse cambiato mai nulla. E mi chiedo come sia possibile. Ci siamo totalmente persi, dopo lasciati, ma ora è come se non fosse mai successo.

Rido per le sue parole, ma lui improvvisamente si fa serio. I suoi occhi chiari mi esaminano attenti, mentre posa la mano libera sulla mia che è sopra la mia coscia. Mentirei se dicessi che il contatto con la sua pelle non mi provoca un brivido, mentre mi chiedo il perché del suo gesto e della sua serietà. "È strano essere in tua compagnia oggi, ma è ancora più strano che mi sento bene e a mio agio come quando eri mia." le sue parole mi fanno accelerare i battiti cardiaci, ma lo sto a sentire senza replicare "Quando ci siamo lasciati, ci ho messo un po' a riprendermi... mi mancavi sempre molto."

Già... capisco cosa intende. Ma il lavoro l'ha portato sempre più distante, sia fisicamente che mentalmente. Lo vedevo sempre pochissimo e quelle poche volte che ci vedevamo, ero così piena di paranoie che non riuscivo a godermi il tempo con lui. Ero immatura, stupida e mi sono pentita tanto del mio comportamento, ma lo amavo davvero tanto e non volevo perderlo, anche se alla fine l'ho perso comunque.

"Pierre, mi dispiace... anche a me è successa la stessa cosa comunque." Lo confesso, quasi con le lacrime agli occhi mentre ricordo tutto "E mi dispiace di aver reso la nostra storia così tesa... era tutto molto bello tra noi."

Scuote immediatamente la testa come a voler scacciare via i miei pensieri e poi porta la sua mano sul mio viso. "Ehi, no... eravamo più piccoli e abbiamo sicuramente fatto entrambi degli errori. Non ha senso, ora, prendersi delle responsabilità dopo anni e punirsi per ciò che è stato." mi calmo all'istante ascoltandolo parlare, rendendomi conto che anche questo è qualcosa che non è mai cambiato. Riusciva sempre a farmi rilassare.

"Va bene, Pierre..." la sua mano continua ad accarezzare dolcemente il mio viso e io sento tutto lo stomaco sottosopra per questo contatto con lui, vorrei non interromperlo ma devo. "Ora forse dovrei andare. È tardi e domani devo andare in facoltà..."

Lui trasalisce e allontana la mano da me, come se fosse appena tornato alla realtà, mentre io sento leggermente più freddo dopo che ha spezzato il contatto tra noi. "Sì, va bene. Scusami, non volevo trattenerti o che..." Sembra quasi infastidito dal fatto che abbia chiuso il discorso e me ne stia per andare, ma immagino che sia solo frutto della mia immaginazione. Ormai ci siamo lasciati da tanto, non ha senso pensare che lui non voglia che io scenda dalla sua auto.

"Ma non mi hai trattenuto. È stato bello rivederti, ma ora devo andare davvero." Direi che è stato più che bello, ma tengo i miei pensieri per me. Non posso mica dirgli che mi è bastato rivederlo e passare qualche ora in sua compagnia per farmi nuovamente sentire le farfalle nello stomaco e battere forte il cuore... risulterei una sciocca bambina, e magari lo sono davvero.

Annuisce e fa scattare l'apertura delle portiere della macchina. "Certo, va bene... vai pure. Anche per me è stato bello. Magari ci si vede un'altra volta." lo dice quasi con malinconia, come una promessa fatta tra due persone che sanno già che non si rivedranno più, ma lasciano parlare i sentimenti per non farsi troppo male quando devono separarsi. Ma non può essere così, io e lui ci siamo già separati tempo fa.

"Magari sì, Pierre. Buonanotte."

"Buonanotte..." sorride appena, mentre io afferro la mia borsetta e scendo dalla sua auto. Mi concedo di girarmi un'ultima volta verso la sua direzione, cerco di immagazzinare più dettagli possibili di lui, come il suo profumo che ora mi sento addosso e che, dopo tutti questi anni, avevo quasi scordato. Dopodiché, cerco le chiavi e le infilo nel portone del mio palazzo, entrando subito dopo.

Non mi volto più verso di lui e, una volta che sono dentro, sento la sua macchina sportiva allontanarsi.

Mi porto istintivamente una mano all'altezza del cuore che batte all'impazzata, mentre sento il naso e gli occhi pizzicare. Non so perché, ma al momento ho una forte voglia di piangere, come se non riuscissi nemmeno a trattenermi. Ma perché?

Io e Pierre ci siamo detti addio già tre anni fa, e questo è stato solo un incontro casuale, tra persone adulte e mature, che hanno scambiato quattro chiacchiere in ricordo e rispetto di ciò che c'è stato.

Nonostante io mi ripeta queste parole, però, dentro mi sento come se gli avessi appena detto addio un'altra volta, ed è una sensazione sgradevole che mi fa stringere le budella e provare una sensazione di nausea.

Sospiro debolmente e prendo un bel respiro, mentre scuoto la testa e mi obbligo a smettere di avere questi pensieri sciocchi. Non posso vivere ricordando il passato, nonostante dopo oggi mi sono resa conto che il passato tra me e Pierre e i sentimenti che c'erano tra noi, probabilmente non sono mai svaniti da dentro me.

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