1 - poliziesco
«Aspetta, fermo» lo sgridò, la mano tesa per tamponare il labbro ferito con il cotone imbevuto. «Farà male solo per un attimo.»
Johnson si ritrasse in un sibilo di dolore. «Brucia.»
«Lo so. Lo so, ma la ferita aperta potrebbe infettarsi. Sta’ buono.»
Lui imprecò tra i denti e sbuffò, ma poi si rilassò contro lo schienale della sedia, arreso. Continua a borbottare una lunga fila di improperi, però aveva alzato gli occhi e lo stava osservando da sotto le ciglia.
Lo stomaco di Aaron si ghiacciò in un blocco unico. Quando lo guardava così, col suo sguardo obliquo, era sempre un pugno all’altezza dello sterno. Soprattutto quando tornava zoppicante e coperto di sangue. Soprattutto quando a coprirlo di sangue era stato lui.
Ingoiò l’amarezza che gli aveva fatto seccare la lingua e si schiarì la voce. Con una mano gli sollevò il mento e con l’altra premette il disinfettante sul labbro inferiore dove l’emorragia si era appena fermata.
Al compagno sfuggì un lamento strozzato, ma quella volta non si mosse.
«Scusami» sibilò. Il cuore pesava nel petto, ridotto a un sasso che gli schiacciava le costole dall’interno. «Potevo andarci più piano.»
L’altro soffiò aria dalle narici in segno di protesta. «Avevano bisogno di vedere che mi menavi, mi hai menato. È tutto.»
«Non c’era bisogno di ridurti così. Non credevo di—»
«Iniziavano a sospettare della copertura. Non si fidavano di me. Farmi gonfiare come una zampogna da un poliziotto era l’unico modo.»
Già. L’unico modo. E Aaron aveva provato davvero ad andarci piano. Aveva evitato le parti molli, come la milza o il fegato, e si era concentrato sulla schiena, le gambe, e un poco sul volto per lasciare segni visibili o non avrebbe avuto senso.
Eppure era sempre stato così, non poteva evitarlo: vederlo ridotto male gli chiudeva una vena nel cervello e lo rendeva pazzo.
Il che non era il massimo, per una coppia di poliziotti al narcotraffico che venivano menati di brutto sia un giorno che l’altro. In particolare quando in teoria il loro rapporto si riduceva a uno lavorativo del tutto platonico.
Inspirò una boccata d’aria nel tentativo di restare lucido. «La prossima volta facciamo il contrario. Ci vado io da quei mafiosi del cazzo.»
Johnson ghignò, per poi ringhiare dal dolore per aver stirato la pelle del labbro.
«Come no. Non passeresti per uno della malavita neanche se coprissi di tatuaggi osceni ogni centimetro di quel faccino d’angelo» lo canzonò. «E poi, se fossi costretto a darti il benservito, per punirmi dovrei fare male a me stesso. Finiremmo solo per spaccarci la faccia tutti e due.»
Aaron prese un altro strappo di cotone e ci versò il disinfettante, poi passò al taglio sul sopracciglio. «Preferisci davvero farti gonfiare come una zampogna, piuttosto che gonfiare come una zampogna me?»
«Ti prego» rispose, in un sorrisino meno accentuato per risparmiarsi il dolore. «È una domanda seria?»
Aaron distolse lo sguardo da quegli occhi profondi che lo sfidavano e si concentrò sulla ferita. «Dove altro ti fa male?»
«Ovunque, cazzo. Se continueranno a sospettare dopo questa, non so proprio cosa fare.»
Quella frase spassionata gli fece montare la nausea. Sentì l’acido risalire su per l’esofago in un conato, lo rimise al suo posto buttando giù dell’altra saliva.
Aggredire il suo partner era stato uno sbaglio. La centrale non avrebbe dovuto chiedere qualcosa di simile proprio a lui, era disumano, uno scherzo orribile. Non il suo partner, per Dio. Non lui che oltre a distruggerlo avrebbe anche dovuto rimettere assieme i pezzi una volta finito.
Eppure, forse, restare in disparte mentre l’incarico veniva assegnato a qualcun altro sarebbe stato peggio. Qualcun altro di cui non si fidava, magari. Qualcun altro che avrebbe potuto fare persino peggio, fare più male, un danno irreparabile.
La mano iniziò a tremare, così una dalle nocche spaccate l’afferrò e se la scostò dal volto.
«Ehi. Siamo qui. Siamo insieme. E io sto bene.»
Fu il suo turno di sorridere, gli occhi che pizzicavano. «Come no, lo vedo. Stai una favola.»
«Erano ordini, Aaron.»
«Erano ordini del cazzo. E non avrei dovuto farlo. Non così.»
La mano del compagno lasciò la sua, che riprese a tremare. «Guardami, dai.»
Gli occhi di Aaron indugiarono ancora sul sopracciglio, poi scivolarono sul livido violaceo che andava a formarsi sullo zigomo, infine, controvoglia, obbedirono.
Trovò uno sguardo era stanco, ma ammorbidito da una tenerezza che lo fece stare ancora peggio: «Non sto così male. Lo vedi, no? Ferite superficiali, qualche bernoccolo. Mi stai curando, lo vedi. Lo vedi che non è niente.»
«Fa male» protestò, la voce ridotta a un bisbiglio.
«Che avrebbe fatto male lo sapevamo quando abbiamo accettato il lavoro. E, se davvero ci tieni a saperlo, sembra proprio faccia più male a te che a me. E ti giuro… ti giuro che darei tutto quello che ho per non fare mai a cambio.»
Ed era vero, certo che lo era, Aaron lo sapeva. Annuì, anche se voleva darsela a gambe e non presentarsi più in ufficio, non permettergli di tornare in quel buco malavitoso del cazzo. Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro, e quando li riaprì era riuscito almeno un po’ a calmare il battito impazzito.
«Meglio?»
«Sì.»
«Bene. Ora, se vorrai farmi questa grazia, gradirei un antidolorifico. La schiena mi sta uccidendo…»
Annuì ancora, in cerca dell’Advil che teneva nell’astuccetto del primo soccorso. Johnson aveva ragione, il lavoro era lavoro e veniva prima di tutto.
Beh, di quasi tutto. Se gli avessero chiesto di ammazzarlo non l’avrebbe fatto, ma gli avevano chiesto solo di strapazzarlo un po’ e in quel momento erano di nuovo insieme, quindi non importava più.
Aprì la scatolina di cartone e tirò fuori una pasticca. Johnson schiuse le labbra, come per invitarlo a imboccargliela. Lo fece, lui mandò giù senza nemmeno bisogno di acqua.
Aaron sollevò le sopracciglia, e sorrise quando in risposta arrivò l’occhiolino che già si aspettava.
«Sono bravo a ingoiare.»
«Ma smettila. Sei disgustoso.»
«Come no, se ti è più comodo raccontartelo...»
Note
Beh, questa era la prima oneshot. Un po’ di hurt/comfort poliziesco perché sì.
Non so perché non ho mai scritto qualcosa di simile, io mi imbottisco di film e serie “buddy cop”, quindi era solo questione di tempo.
Io resto in attesa di sapere che ne pensate, e presto arriverò con un po’ di altro materiale.
Per quanto riguarda le long vere e proprie, non so quale sarà la prossima a uscire sul profilo.
Prevedo una tra Mashetani e S.U.N., ma più probabilmente quest’ultima. Sono nell’ordine un paranormal basato sulla mitologia swahili e una storia di supereroi.
Lo scopriremo!
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