Prova 1 (traccia 2)


Now
Do not disturb
Scream in silence
Everyone's sleeping

C'é silenzio.

Be', non fuori, ovviamente.
Fuori c'é una canzone dei Dead By Sunrise che mi pompa nel sangue come se... be', come se fosse un maledetta dose di non so che droga sparata dritta in vena.
In fondo la musica è un po' come la droga, no? Un po' come quando sei in ospedale e ti attaccano alla flebo di morfina. Basta un tocco, una pressione anche infinitesimale su un tasto, per aumentare la dose e far diventare tutto sfocato.
Per far andare via il dolore.
Con la musica è un po' così, no? Basta alzare un po' il volume e tutto diventa sfocato, il resto del mondo smette di esistere, e c'é silenzio nella mia testa.

Quiet...

Cristo, persino Chester lo sta dicendo. Ok, è soltanto una canzone e ok, la quiete è soltanto dentro la mia testa, ma non è di questo che stiamo parlando, giusto?
O magari sì.
Sto fottutamente parlando da solo, Cristo Santo, chi cazzo se ne frega di quello che sto dicendo?
Posso essere anche incoerente.
Posso dire cose senza senso.
Nessuno sta ascoltando.

We're living inside of our minds
Afraid someone just might
Hear what we're thinking

No, Chester. Sono abbastanza sicuro che nessuno stia ascoltando quello che sto pensando.
Pensa che sto addirittura parlando con te: un maledetto cantante che nemmeno conosco e che canta solo nella mia testa.

Capisci quanto sono disperato?

Nessuno mi ascolta.
Soltanto una persona.

Nemmeno tu mi stai ascoltando, Cristo.
Perché cazzo dovresti farlo in fondo?
Nemmeno mi conosci.

Però su una cosa hai ragione.
Vivo dentro la mia testa, e ogni tanto faccio un salto fuori, a controllare se il mondo c'è ancora.

A parte quando sono con quella persona.

Ci sono dei vantaggi nel vivere dentro la propria testa, però.
Un esempio? Posso fare quel cazzo che mi pare.
Un altro esempio? Posso andare a confessarmi, anche se non sono cattolico e non ho nemmeno la più pallida idea di come diavolo si faccia, a confessarsi.

La cosa divertente è che lo faccio abbastanza spesso, confessarmi, dico, anche se a vedermi non lo direste mai, che mi confesso dentro la mia testa.

Cristo, sembro più il tipo che entra in una chiesa solo per valutare quanta benzina serve per bruciarla, ma questo è soltanto un dettaglio.
O almeno per me lo è.
Sto parlando da solo, non mi interessa un fico secco delle opinioni altrui, quindi per il momento direi che è un dettaglio anche piuttosto irrilevante.

Il punto è che io credo in Dio, anche se ho un concetto piuttosto strano di Dio, e che, malgrado la mia linea di pensiero abbia un che di anarchico, sono fermamente e fondamentalmente convinto che esistano cose giuste e cose sbagliate e quindi, se assumiamo che sono un credente e che quando sbaglio ho una vaga idea di quello che sto facendo, ha perfettamente senso il fatto che io vada a confessarmi.
O almeno ne ha per me.
Il fatto che lo faccia solo dentro una cattedrale gotica nella mia testa dove al posto dei cori gregoriani c'è un maledetto cantante americano che canta Walking in Circles a ciclo continuo fino allo sfinimento è soltanto un dettaglio.
Come il fatto che tendo a sembrare un tipo che brucia le chiese.

Magari ora voi...

Voi chi, Cristo Santo?
Sto parlando da solo, non ho un maledetto pubblico a cui rivolgermi, che diavolo sto dicendo?

Ok, magari ora voi, ipotetico pubblico dentro la mia testa, vi starete chiedendo cosa ci faccia io, ovvero un maledetto adolescente filo-anarchico con seri problemi psicologici e sociali, dentro una cattedrale gotica altrettanto dentro la mia testa con un cantante americano al posto dei cori gregoriani.

Be' (comincio un mucchio di frasi con be', anche se... be', non ho idea del perché) no, non sono in coma.
O meglio: sì, più o meno. Diciamo che forse mi sono fatto giusto una canzone o due di troppo, e dato che per me la musica è una droga... sorvoliamo.

Mio padre mi ha detto di riflettere e... be', questo è il mio modo di riflettere.
Non sarà proprio il modo di riflettere di tutti i diciassettenni del mondo, ma... con me funziona sempre. Mi lascia giusto un po' stordito, ma funziona sempre. Quasi. Il più delle volte.

Quindi sì, insomma... io rifletto così: andando a confessarmi in una maledetta cattedrale gotica dentro la mia testa con Chester Bennington che canta Walking in Circles come sottofondo.
Rifletto seduto in un confessionale (nei confessionali si sta seduti o in ginocchio? Non l'ho mai capito... be', nel mio si sta seduti) di legno scuro, ruvido, con un prete che se ne sta dall'altra parte di una grata metallica con una croce latina disegnata sopra, spiattellando tutti i miei segreti più profondi e reconditi a quell'uomo che, se non fosse che è frutto della mia mente malata, sarebbe un perfetto e fottutissimo sconosciuto.

Il confessionale è dentro una cattedrale scura, anche se, per quel poco che ne so di storia dell'arte, le cattedrali non sono mai scure perché la luce è simbolo della presenza di Dio, o una cosa del genere.
Una cattedrale scura con le pareti di marmo grigio, una marea di candele e vetrate che rappresentano scene dell'Apocalisse, anche se io il libro dell'Apocalisse non l'ho mai nemmeno aperto, tanto meno letto.

Io e il mio confessore, padre Haziel, siamo diventati grandi amici ormai. Nel senso che praticamente dico più cose a lui che a chiunque altro al mondo, dentro e fuori dalla mia dannata testa.
Be', non che parli molto fuori dalla mia testa, comunque.

La cosa divertente è che, da bravo maniaco perfezionista, immaginarmi soltanto il confessionale con la sua sedia di legno tipo scuola e la tenda di raso bordeaux che potrei anche non tirare, visto che sono dentro la mia testa, ma che tiro sempre lo stesso, mi sembrava poco, quindi mi sono inventato una specie di set con tutta quanta la chiesa di cui sopra: con i banchi, l'altare, il battistero, Chester che canta una canzone inquietante che rimbombando fra gli archi delle navate diventa ancora più inquietante come sottofondo e tutte le altre boiate.

Si nota che non ho un minimo di vita sociale nemmeno per sbaglio?
Be', certo, tranne quando sono con lui.
No, con "lui" non intendo Chester. Intendo lui.

-Sei di nuovo qui, eh Chester?-

Ho dimenticato di dirvelo prima... sì, anche io mi chiamo Chester. Anche io sono stato maledetto dall'imposizione di questo schifosissimo nome da vecchio isterico, solo che non so cantare.
Solo che, a differenza di Chester Bennington, che è passato dall'essere uno sfigato all'essere un mito, io resterò uno sfigato e basta.

-Eh già. Ti sono mancato padre Haziel?-

-In realtà no.-

Lo dice sempre. Ogni maledetta volta.
Questa mancanza di originalità mi farà morire di noia.
Persino dentro la mia testa mi annoio: è assurdo.

-Come mai sei qui?-

Careful of what you might say
'cause they'll put you away

-Perché qui posso dire quello che voglio. Non mi butteranno mai fuori.-

Non badateci se ogni tanto sparo qualche stronzata.
È praticamente l'unica cosa al mondo in cui io non faccia assolutamente schifo.

-Padre, posso chiederti una cosa stupida?-

-Lo fai tutte le volte...-

Cristo, ogni tanto penso che la mia immaginazione e il mio subconscio si siano coalizzati contro di me: non solo il mio migliore amico è un cazzo di prete dentro la mia testa, ma è anche un prete stronzo...

-Dio è omofobo?-

Ora ride, il prete. Chiunque abbia avuto la geniale idea di dargli il nome di un arcangelo, su al distretto fantasia, sarebbe da impiccare.
Questo non è un angelo, questo è un cazzo di folletto malefico di quelli delle fiabe, Cristo Santo.

È strano che io usi così spesso l'espressione Cristo Santo, visto il mio modo di credere... però, Cristo Santo, rende l'idea.

-Non mi hai raccontato di qualcuno, ragazzo?-

-No, certo che non l'ho fatto padre Haziel, io non ti terrei mai nascosto niente di niente. Cioè, voglio dire, non c'é nessun ipotetico ragazzo non proprio bellissimo, ma straordinario di nome Edward che abita dall'altra parte della strada di cui non ti ho parlato, figurati...-

-E perché me ne parli solo ora?-

Tra l'altro questo cazzo di prete ha un'aria di superiorità a dir poco assurda.
Il bello è che, grazie a questa stupida grata del cazzo, non lo vedo nemmeno in faccia.
Non l'ho mai visto in faccia, Cristo Santo, ma il sorrisetto strafottente glielo sento sempre lo stesso.
In fondo credo che sia uno dei tratti distintivi dei preti cattolici.

O forse no.

Forse è uno dei tratti distintivi di chi ha capito che Dio è solo un'immagine di cui l'uomo ha bisogno per avere qualcuno (o qualcosa) a cui dare la colpa per ogni minima merdata al mondo e ci si è avvicinato il più possibile solo per poterlo incolpare più degli altri.

Detto questo io credo in Dio, assolutamente, e Cristo: a volte mi dispiace per lui.
Dev'essere brutto sentirsi sempre dare la colpa per tutto.
Forse è per quello che (secondo me) se ne frega.

-Perché non è sbagliato, Cristo. Non secondo me. Ma lui mi ha detto di riflettere e... be', eccomi qui.-

-Chi ti ha detto di riflettere? Edward?-

A volte mi chiedo se la sua incredibile stupidità sia una conseguenza del fatto che anche io sono stupido (a proposito mi sembra giusto informarvi che sono stupido. Maledettamente stupido).
Insomma, è dentro alla mia testa: dovrebbe saperlo che non è stato Edward a chiedermi di riflettere.
Lui non mi chiederebbe mai una cosa del genere.
Lui lo sa che rifletto solo quando sto male.

Cioè, più male del solito, intendo.

-No, mio padre. Lui crede che sia sbagliato. Dice che Dio disapprova tutto questo. Sai, lui crede ancora che a Dio freghi qualcosa.-

-Anche tu ci credi, o non saresti qui.-

Be', almeno una cosa intelligente la dice ogni tanto.

-Be', dato che sei qui, perché non mi dici qualcosa di questo Edward? Così tentiamo di capire quanto è sbagliata questa cosa, uhm?-

Cristo, non riesco a capire come cavolo possa esserci una relazione fra il sapere qualcosa su Edward e il capire se c'é qualcosa di giusto in tutto questo casino.
E poi, come ho detto, è dentro la mia testa.
Conosce Edward quanto lo conosco io.

-Oh be', sai, le solite cose. L'ho conosciuto per caso, ci ho parlato, ci sono uscito assieme, mi ha baciato per sbaglio, l'ho baciato per davvero, ho continuato a uscirci assieme, mio padre ci ha visti, mi ha dato del frocio e mi ha detto di riflettere. Le solite cose, Cristo, cosa vuoi che ti dica?-

Un lungo sospiro mi arriva dall'altra parte della grata.

-Come l'hai conosciuto?-

-Per caso.-

Be', è stupida come risposta.
Perché non è un cazzo vero che l'ho conosciuto per caso.
Anzi, è vero, ma è stato uno di quei casi che ti fanno pensare per un attimo, solo per un attimo, che Dio forse esiste, e che forse non è vero che non gliene frega un cazzo.

-Come?-

Ma la curiosità non era un peccato?
Forse no.
Quasi sicuramente no.

-In autobus.-

Lo dico come se non avesse senso.
Non ha senso Cristo Santo.
Non ha senso.

-È stato... strano. Avevo le cuffie: stavo ascoltando Walking in Circles, non so se l'hai mai sentita. Be', Cristo, in questa benedetta cattedrale va ventiquattro ore su ventiquattro, quindi credo che tu l'abbia sentita eccome. Ad ogni modo, a un certo punto, mentre Chester... cioè, l'altro Chester, parlava del fatto che siamo intrappolati dentro i nostri sogni sporchi e malsani e diceva che dovevo urlare in silenzio e non disturbare perché tutti dormivano, il mio maledetto mp3 si è bloccato e dopo avergli imprecato contro per cinque minuti per vedere se ripartiva ho alzato lo sguardo, mandando a fanculo il Karma, la vita, l'universo e tutto quanto. E lui era lì. Stava salendo assieme a un altro paio di idioti, si faceva i fatti suoi, e io ero lì che lo fissavo, come se mi si fosse incantato il nervo ottico. Il bello è che non sentivo nessun impulso strano, nessuna voglia di continuare a guardarlo in eterno, era solo... interessante. Chester dentro la mia testa stava cantando una canzone diversa, anche se il mio maledetto mp3 era bloccato e avevo appena imprecato contro mezzo universo per questo. Lui mica è un figo assurdo, eh. Ha i capelli rossi, ricci, e gli occhi grigio acciaio. È alto un chilometro, Cristo santo, magro come una stecca, ma con le guance paffute, da bambino, e la faccia che è praticamente una lentiggine unica. Sembra un cane. Uno di quelli con le orecchie assurdamente grandi, che non sono chissà quanto belli, ma ti fanno una tenerezza assurda. E... niente. Non era la prima volta che lo guardavo, ma era la prima volta che lo vedevo e semplicemente sono rimasto lì, a vederlo, poi lui mi ha notato, mi ha sorriso, si è tolto lo zaino dalle spalle e si è seduto vicino a me. Tutto lì. È stata una cosa stupida, perché poi a dire il vero non ci ho nemmeno parlato. Non quella volta almeno.-

Non che ci abbia parlato più di tanto nemmeno poi, a dire il vero.
Non perché fossimo impegnati a fare altro, non pensate male. Sono un tipo piuttosto casto a dire il vero: mi faccio un mucchio di filmini mentali, come tutti i maledetti adolescenti di questo mondo, ma la cosa finisce lì.
Non sono il tipo che si mette con uno/una (contemplo tutte le possibilità: ho soltanto diciassette anni e credo che i miei ormoni abbiano deciso cosa fare delle loro piccole vite del cazzo più o meno quanto io ho deciso cosa fare della mia) soltanto per la terza base.
Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta non sono il tipo che si mette con uno/una e basta.

Comunque con Edward non c'è bisogno di parlare più di tanto: io odio parlare, lui odia parlare, entrambi abbiamo imparato a capire attraverso altre cose.

-Aveva i capelli un po' sugli occhi. Non glieli vedevo bene, ma li vedevo quanto bastava. Ho visto che stava male, tutto qui. Portava una camicia di flanella rossa con le maniche arrotolate solo fino a metà dell'avambraccio, un paio di Jeans, le Converse, un Eastpack nero... sembrava normale, ma non era normale ed è questo che mi è piaciuto di lui: a differenza mia tenta di mimetizzarsi, anche se non è come gli altri e lo vedi subito se lo guardi negli occhi. Se lo guardi davvero, te ne accorgi subito che sta male, anche se non lo dice. Io lo so che sta male, anche se non me l'ha mai detto. Lo sapevo anche quel giorno sull'autobus che stava male, anche se non ci avevo mai parlato ed ero impegnato a pensare che sembrava un cane con le orecchie troppo grandi. Un maledetto cucciolo di Cavalier King. Ecco cosa sembrava. Ecco cosa sembra sempre. Non parla molto, ma capisce... come me. Non dico che anche lui si confessi con un prete immaginario dentro la sua testa quando ascolta troppe volte la stessa canzone, ma... insomma, hai capito, no? Mi capisce e gli vado bene così come sono. Anche se mi vesto come un bruciatore di chiese professionista e mi confesso con un prete immaginario con il nome di un arcangelo.-

-Uhm... capisco.-

Be', ecco un'altra cosa che odio di padre Haziel: borbotta un sacco.
Non esagero se dico che quando lo fa capisco più o meno la metà di quello che dice.
Forse dipende dal fatto che anch'io, per quel poco che parlo, borbotto un sacco.
Me lo ha detto persino Edward, che borbotto un sacco, la prima volta che abbiamo parlato.

Se tutto va bene mi aveva sentito dire sì e no tre frasi.

Non serve parlare più di tanto con lui.
Non serve dirgli che tendo a chiudermi dentro la mia testa.
O che rifletto solo quando sto male.

Lui capisce.

Non serve che parli più di tanto con me.
Non serve che mi dica che ha paura di non essere capito.
O che si sente solo.
O che si sente maledettamente triste senza sapere il maledetto perché.

Io lo capisco.

-Dimmi un po', ma tu questo Edwin...-

-Edward.-

-Sì, certo, Edward.-

Eccola che ritorna fuori.
L'aria di superiorità da prete cattolico.

-Dimmi un po', tu questo Edward lo ami?-

Cristo, questa è una bella domanda.
Perché per me Edward è importante.
È incredibilmente importante: è la persona più importante che esista Cristo, ma amare è un verbo che fa paura.
Fa paura soprattutto se sei un mezzo psicopatico del cazzo e se si riferisce a un ragazzo che hai incontrato per caso su un maledetto autobus mentre imprecavi contro mezzo universo perché ti si era rotto l'mp3.

Sorvoliamo poi sul padre mezzo omofobo.
Be', magari togliamo anche il mezzo, già che ci siamo.

Dico davvero, è una gran bella domanda.

Amo Edward?

Il modo in cui si è comportato con me la prima volta, in autobus: senza parlare, mi guardava e basta, e sorrideva.

Parlava senza parlare, diceva: hey, tranquillo, sono qui, va tutto bene.

Il modo in cui mi guarda sempre: come se di me gli importasse per davvero... e ok, non è un granché, ma per me è importante.

Il modo in cui sorride: sempre e comunque, senza dire niente, anche se magari è una brutta giornata e ha una voglia matta di piangere.

Ha un bel sorriso, anche se è triste la maggior parte delle volte.

Forse è lì, la risposta alla mia cazzo di domanda: nel suo sorriso, quello vero però.
Quello che gli illumina quei due pozzi grigio tempesta che ha al posto degli occhi e gli fa scoprire i denti ricoperti dai ferri dell'apparecchio.
Forse è lì, la risposta alla mia cazzo di domanda: perché l'ho visto talmente poco che praticamente mi ricordo la data, l'ora e il tempo atmosferico di ogni caso in cui si è manifestato, ma comunque non posso più farne a meno.
Forse è lì, la risposta alla mia cazzo di domanda, o forse no, ma se è lì, è sì.

-Sì.-

Suona male detto così. Sputato come una confessione. Credo che sia vero però.

-Allora non è sbagliato, se c'é l'amore non lo è mai.-

Fantastico, ora padre Haziel se ne esce anche le classiche frasi anti omofobia.
Ho già detto che finirò per morire di noia prima o poi?

-Grazie tante.-

Padre Haziel è sempre il solito: praticamente la sua unica funzione è ascoltare le mie stronzate e sottolineare l'ovvio.

La musica è cambiata adesso.
Chester, l'altro Chester, sta cantando una cosa diversa.
La stessa cosa che stava cantando nella mia testa la prima volta che ho visto Edward.

Don't you worry no more
Between now and when the sun will fade out forever
When you will scream in silence
During your worst nights
When everyone will be sleeping
I'm gonna hear you
Seeing it in your eyes
I'm gonna be by your side
Always

ANGOLINO NERO PER UN'ANIMA NERA
Dunque... il bello è che non so nemmeno cosa dire.
Ho scritto questa roba di getto e poi l'ho praticamente riscritta da capo: avevo l'ispirazione, anche se non è esattamente il mio genere...infatti penso che sia venuta abbastanza strana come cosa.
Ok, parecchio strana, diciamocelo, però in un qualche modo contorto mi piace... spero che non piaccia solo a me.
L'ultima parte della canzone l'ho inventata, quindi non sono del tutto sicura che abbia inglesicamente senso.
Dovevo dire altro? Ah, giusto: so che la narrazione può risultare un po' confusa, ma è fatto apposta per rendere al meglio lo stato di confusione mentale di Chester.
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate e magari, se vi piacciono i Linkin Park, passate a dare un occhio alla mia OS Lost In The Echo.

Cursed_Soldier

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