Nodi al pettine
**Storia partecipante alla sfida di Scrittura Creativa del MaidireTEAM scritta sulla base dell'immagine che vedete come copertina **
•Nota: Boowax è cittadina immaginaria, situata nel Massachusetts.
La nebbia aveva inghiottito Boowax e le strade si erano fatte deserte.
Non che ci fosse mai stato tutto questo via vai di gente, comunque. Però erano giorni che si percepiva qualcosa di diverso nell'aria. Sarà stato l'avvicinarsi della stagione invernale, o semplicemente il fatto che, come ogni anno, a pochi giorni da Halloween, tutti si rintanavano per organizzare la festa più spaventosa dell'anno.
Spaventosa sì, come quella volta in cui sparì il figlio del custode della scuola. Salvo poi essere trovato ubriaco e pisciato sotto appeso all'asta della bandiera, proprio fuori dal presidio scolastico.
O quella che vide protagonista il nuovo proprietario della gigante villa-mausoleo a pochi passi dal lago. Tutti lo credevano un vampiro, ma alla fine risultò essere uno squallido agente immobiliare che per attirare acquirenti aveva fatto credere alla gente che nella villa accadessero fatti inspiegabili. Una genialata organizzare lì la festa!
Due giorni dopo, la grande abitazione fu acquistata da un ricco uomo d'affari la cui intenzione era quella di trasformarla in un'attrazione turistica. Purtroppo, ad oggi, risulta solo abbandonata a sé stessa.
Ma potrei stare ore e ore a elencare le infinite occasioni che si sono avute. Tutte sprecate, ovviamente.
Io, dal mio canto, mi limito a osservare. Sono un semplice spettatore che si diverte a guardare come l'auto sabotaggio spesso diventi più terrificante del progetto stesso.
A pensarci bene, forse è per questo che non ho amici. Ci ho provato a farmi accettare, ma sembra quasi che io sia invisibile; quindi che male c'è a mettersi in un angolo e comportarmi come se lo fossi davvero?
Mi allontano dalla finestra, forse è meglio. Guardare fuori mi sta facendo diventare triste. La nebbia persiste e inizia a fare freddo; o perlomeno è quello che sembra dal termostato. Io non ho mai sofferto il freddo, quindi non saprei se sta a indicare i gradi giusti.
Aspetterò che si veda di nuovo qualcosa, poi andrò a cercare Romeo, il mio gatto. Certi giorni sembra un matto e scappa via come un razzo, poi tocca armarmi di santa pazienza e andarlo a cercare. Sono l'unico familiare che ha e lui il mio. Per dirla tutta, a giorni dovrebbe arrivare zio Peter da Londra, sarà lui a prendersi cura di noi. I miei purtroppo sono passati a miglior vita e mi sono ritrovato da solo. Ho pur sempre solamente quindici anni!
Due assistenti sociali mi tengono d'occhio, ma in realtà non ci sono quasi mai.
Strane, sono strane! Proprio l'altro giorno sono andate via e tornate tre volte e ogni volta che provavo a far loro qualche domanda, di corsa uscivano di casa tra i vaneggiamenti.
Non solo m'ignorano, ma si prendono anche gioco di me. Si chiedono l'un l'altra se hanno udito qualcosa, proprio davanti a me! Come persone adulte dovrebbero sapere che questo non è altro che "bullismo".
Spero che zio Peter arrivi presto. Ho sentito dire che ha acquistato la nostra casa. Non vedo l'ora di conoscerlo. Finalmente non sarò più solo!
* * *
La nebbia sembra diventata permanente, anche se più diradata rispetto a qualche giorno fa. Stasera si terrà la festa di Halloween, ai confini con la foresta. Direi che forse questa volta la location l'hanno azzeccata!
Stavo giusto per recarmi lì; sono proprio curioso di vedere cosa hanno combinato.
Mi preparo per la festa ed esco di corsa, proprio mentre Romeo rientra in casa. Giusto uno sguardo, poi vado via; o per meglio dire, è lui che va via da me.
Mi sono avviato in anticipo e quasi rischio di fare comunque tardi. Sarà banale, ma i fantasmi di solito sono quelli che spaventano di più: forse un po' troppo semplice, ma ho deciso di coprirmi solo con un lenzuolo e nient'altro. Davvero non sapevo da chi o cosa travestirmi.
Di corsa raggiungo il luogo preposto per la festa e trovo tutti lì. Qualcuno è già ubriaco fradicio; e pensare che siamo solo all'inizio! Mi guardo in giro e trovo che l'originalità non è mai entrata in scena: i costumi sono tutti anche più banali del mio e le scenografie approssimative.
Poco più in là della zona dove servono i drink, scorgo Jack e Paul che fanno a gara a chi si scola più bicchieri di birra scadente.
Mi avvicino e cerco di attirare in qualche modo la loro attenzione, ma come al solito mi ignorano. Riprovo a chiamarli per un saluto, ma ancora nulla; così, in un momento di frustrazione, do un calcio alla bottiglia vuota che ho davanti e questa fa un volo di qualche metro, richiamando l'attenzione di tutti, che la guardano con occhi sbarrati. "Scusate, io... io non volevo", nessuno mi dà ascolto. "Questi idioti sono già così ubriachi che il loro sguardo è perso nel vuoto."
Alcuni di loro si allontanano alla svelta, mentre altri si guardano intorno inebetiti. "Tu guarda che stupidi", farfuglio tra me e me.
Anch'io decido di spostarmi, tanto non è che mi abbiano mai considerato più di tanto.
Ad un certo punto, sollevo lo sguardo e scorgo vari oggetti appesi ai rami di un grande albero. Sembrano usciti da uno di quei film horror molto scadenti.
Fortunatamente non sono l'unico a pensarla così; infatti un gruppo di adulti commenta, ridendo, l'allestimento e mi avvicino per aggiungere alle loro anche la mia opinione: "Avrebbe potuto fare di meglio anche un moccioso di tre anni", asserisco sorridendo. Ma come accaduto in precedenza, un alito di vento fa' ondeggiare le foglie e i presenti si guardano perplessi.
Solo Giada, una cara amica della mia defunta madre, guarda nella mia direzione con sguardo dispiaciuto. Scuoto il capo in risposta e attendo che mi aggiorni su qualcosa che sento di dover sapere. Lei però sembra rinsavire e dopo poco si allontana a gran passo.
"Giada..." la seguo e continuo a chiamarla: "Giada!"
Senza rendermene conto l'ho seguita fin dentro la foresta. È stata così svelta che non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto. Sembrava non toccare terra, una figura quasi eterea.
"Giada!" la chiamo ancora e finalmente arresta la sua marcia. Si volta verso di me e mi rivolge uno sguardo dispiaciuto. "Che succede? Perché scappavi?"
Lei si guarda in giro e appena scorge due innamorati che vengono per nascondersi dalla folla ormai senza controllo, mi distrae con le sue occhiate furtive e sparisce dalla mia vista lasciandomi imbambolato. Mi faccio spazio tra i cespugli e cerco di mimetizzarmi tra la vegetazione.
"Hai sentito?" chiede la ragazza al suo accompagnatore.
"Sentito cosa?" lui se la ride e inizia a baciarle il collo.
Quando uno sciame di zanzare decide di assalirmi tutto insieme, tra un buffetto e un soffio cerco di liberarmene, ma non senza fare rumore. Il fogliame torna a scuotersi e un bisbiglio inizia a riecheggiare tra i sentieri.
La ragazza si libera del tizio in un baleno e ripete: "Neanche stavolta hai sentito?"
Sembra più spaventata che preoccupata, mentre l'altro continua a sorridere come uno sciocco e prova di nuovo a baciarla. "Rick, sei un deficiente!" sbotta lei e lo lascia a bocca asciutta.
"D'accordo ragazzi, ora potete smetterla" dice, convinto che i suoi amici gli abbiano tirato uno scherzo idiota.
Esito per un attimo, ma decido di uscire allo scoperto: "Amico, scusami, non volevo rovinarti la serata."
Il tizio, dai capelli rossi e gli occhi color nocciola, resta in silenzio. Gli occhi sbarrati si stanno arrossando e non sembra riuscire più a trattenersi, qualunque cosa abbia intenzione di fare.
Indietreggia di qualche passo, continuando a tenere lo sguardo fisso su di me. "Ti prego, non farmi del male. Volevo solo spassarmela un po'" confessa balbettante.
"Cosa?" afferro il lenzuolo tra i pugni, "È solo un costume..."
"Per favore..." mi prega ancora.
"Aspetta", faccio per sfilarmi il lenzuolo, "ti mostro chi sono", lo tiro via, ma lui inciampa nei suoi stessi piedi e solo dopo essersi rimesso su, finalmente scappa via a gambe levate.
Lo sconforto mi assale. "Ma che succede stasera?" Come per magia Giada si palesa di nuovo, ma questa volta porta con sé uno specchietto e lo cede a me con gentilezza.
"Cosa devo farci?" Lei suggerisci di specchiarmici e io lo faccio. "Com'è possibile? Dove hai comprato una cosa simile?"
Giada si fa più vicina: "Non ricordi ancora..."
"Cosa dovrei ricordare?"
Mi indica un piccolo sentiero buio, poi aggiunge: "Lì troverai tutte le risposte."
"Quali risposte? E a quali domande?" E mentre parlo, non mi accorgo che così come è arrivata, se n'è andata. Dal nulla e nel nulla. "Ma che..." guardo ancora il sentiero, poi lo specchietto. Il mio riflesso è offuscato, annebbiato, quasi quanto Boowax lo è stata negli ultimi giorni. "Stavolta hanno fatto un buon lavoro con la parte spaventosa della festa. Non credevo, però, che il protagonista quest'anno sarei stato io." Faccio spallucce e m'incammino sul sentiero.
Man mano che avanzo, la strada pare diventare più buia alle mie spalle e meno davanti. Gli alberi sembrano piegarsi verso il basso, quasi a chiudersi a volta. Neanche il cielo è più possibile scorgere tra i rami e il fogliame.
Per un attimo sono intimorito di continuare, ma una luce dalle sfumature rosa-violacee mi rasserena e rapisce la mia attenzione.
Continuo a passo più lento. La sensazione che sento è di pace e calore. Quasi sono invogliato a restare qui per un tempo indefinito, quando all'improvviso una sorta di forza magnetica mi attira verso il punto dal quale sembra avere origine la luce.
È questione di attimi, prima che io ne venga inghiottito, con una sensazione simile a quella di un tuffo nell'acqua.
* * *
Non sono più a Boowax, né alla festa e tantomeno nella foresta.
La luce è sparita e sono appena riemerso dall'acqua.
È buio; notte fonda oserei dire. Mi guardo intorno, da un lato e poi dall'altro. Vedo un'auto quasi del tutto sprofondata e, come uno tsunami, i ricordi mi fanno mancare il fiato.
Lotto con tutto me stesso per tenermi a galla, ma non sono più padrone dei miei muscoli, dei movimenti che fanno. Arranco rovinosamente e non posso fare altrimenti. L'auto appena sprofondata è quella dei miei e io ero con loro.
Torno sott'acqua ancora una volta e le immagini mi si ripresentano come dei flash: un uomo, un'altra auto, la perdita di controllo del veicolo, mio padre che sterza e voliamo giù dal ponte tra le urla di mia madre, poco prima che lo schianto sull'acqua ci costringa al silenzio.
Riapro gli occhi e riesco a liberarmi dall'inesorabile discesa nell'abisso.
Sono fuori dall'auto, ma non ancora in salvo.
L'uomo ci sta guardando dal ponte e non sembra intenzionato a soccorrermi.
Ora lo so. Non chiedetemi come, ma so esattamente chi sia.
Zio Peter era un cugino di mio padre ed erano in lite per la nostra casa. L'eredità che lui voleva sottrarci, l'unico bene che mio padre avesse mai posseduto. Non avrebbe lasciato che un avido e malefico imprenditore ci lasciasse senza un tetto sulla testa, un posto in cui dormire sereni. Mio padre non l'avrebbe mai permesso.
"Zio Peter..." le ultime parole mi muoiono in gola, mentre l'acqua riempie i miei polmoni fino a impedirmi di respirare.
Salto fuori dalla luce, quasi come sputato di nuovo nella foresta. Ora so la verità, le risposte alle domande che non sapevo neanche di essermi posto.
Zio Peter arriverà fra qualche giorno e io sarò pronto. Lo tormenterò finché la cosa mi diverte, finché ne avrò voglia. Non passerà giorno che non rimpianga ciò che ha fatto.
Giada è in un angolo buio ad attendermi e dondola su un'altalena.
La raggiungo per ringraziarla e, dopo avermi lasciato una carezza sul viso, mi cede il suo posto. "Sarò sempre pronta ad aiutarti, quando vorrai."
"Ma tu come mai riesci a vedermi?"
Mi sorride ancora e risponde: "È la notte di Ognissanti, il momento in cui una strega tutto vede e tutto può"
"Esistono le streghe?" chiedo sorpreso.
"Esistono i fantasmi?" Pone la questione e, dopo avermi sorriso, veloce si dilegua.
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