rain

"Ha smesso di piovere" mormorò lui, fissando le spalle nude dell'altra.
Era una mattina brutta e schifosa quella, lo si capiva dai pianti dispersi nel vento e nei nastri ancora legati ai capelli delle bambine rasate a zero, lo si sentiva sulla pelle e lo si anche respirava un po'. Nessuno si era alzato dal letto, neanche le persone che non ne avevano uno. Erano tutti accucciati in ciò che gli ricordava la casa e i sogni bambini che gli erano appassiti dentro, sfioriti nella gola secca di chi si vedeva già pronto a gridare all'ingiustizia senza essere a conoscenza delle bastonate che la vita ti dà quando non sei ricco, bello, muto e non fai delle cazzate. Siamo giusto tre esseri umani in questo mondo, perché dovrebbero pensare tutti a te che ti credi tale? Farsi un nemico in più? Non se ne parla, anche se gli esseri umani fanno finta di non averne, di nemici, che altrimenti gli toglierebbero il titolo e la paga e la gloria ed il pane.
Era davvero una brutta e schifosissima mattina, una di quelle in cui rimani sotto le coperte perché nell'uscirne ti ritroveresti ricoperto di una sbobba disgustosa fatta dal vomito dei bambini, dai brufoli schiacciati degli adolescenti e dalle verruche sotto i piedi degli anziani, il tutto mescolato con le lacrime di chi ha fame e sì dai, piangi un poco di più che forse è un buon modo per togliersi dalla faccia la polvere che neanche è buona ad essere mangiata.
"Come lo sai?" gli domandò con voce impastata dal sonno lei.
"Adesso ti potresti anche alzare, che c'è la luce qua. Però è una luce molto triste, e mi viene da pensare che magari è molto sola. Ma dove si trovano le lucciole in questo periodo dell'anno? Sono tutte andate vicino alle fate a danzare e a prepararsi per riportare la gioia su questo mondo desolato, dove di gioia non ce n'è e se per caso ci fosse allora è una gioia birichina e che non si vuol far trovare. Ma forse ha pure ragione: insomma, se si mostrasse ci sarebbe la gara per appropriarsene, e credo che lei ci tenga alla sua libertà. Allora dovremmo far compagnia noi alla luce" disse accarezzandole i capelli crespi con aria pensosa.
"Come lo sai che ha smesso di piovere?" ripeté lei, con lo stesso tono severo di prima: solo che ora parlava in modo più fluido e le parole scivolavano a terra come mattoni.
"Fa freddo, sai? Non dovresti dormire così, nuda..adesso che lo guardo alla luce triste il colore della tua pelle combacia perfettamente con quello candido delle nuvole quando sono serene. E adesso mi dirai che ti è stato cucito addosso, il colore delle nuvole, e che sei tanto bella ma se ti tocco poi mi scompari sulla mano e di te mi rimarranno solo le grida che ancora rimbombano nella casa e le canzoni di quando credevi di essere sola ed io ti ascoltavo zitto zitto, e se mi rimanessero quelle non sarebbe tanto male, poiché se le ami così tanto allora ti conoscono più di me e vorrei conoscerti tanto da essere amato anche io. Però copriti, prima che le tue nuvole diventino livide dal freddo. Il cielo è ricoperto da pezze grigie anche se è mattina, non voglio che ti facciano ammalare con la loro ombra sporca di malinconia" sussurrò fissandola dolcemente, tirandole le coperte fin sopra le spalle pallide, marchiate da qualche striatura rossa casuale.
Lei si girò bruscamente, socchiudendo gli occhi alla forte luce che la mattina aveva imposto nelle sue pupille annebbiate di scuro. Lo scuro dei sogni, del mistero, del desiderio, lo scuro che poteva trovare solo in determinate condizioni e in determinati momenti della giornata.
Se lo aspettava, ecco perché egli non rispondeva alla sua domanda. Il ragazzo era fradicio nel suo splendore divino, bagnato da tutte le gocce di pioggia precedentemente cadutegli addosso, quelle per cui aveva aspettato la fine della tempesta che si era abbattuta sulla città, o meglio, sul mondo.
Era sospeso in aria, nel vuoto, non si poggiava a nulla eppure era evidentemente su un piano, e di colpo anche il palazzo della ragazza era tagliato a metà, affacciato sul mondo senza rumori, sul mondo anonimo. Non v'era nessuna anima lì che non fosse quella dei due. Erano in un mondo vuoto.
Egli di colpo assunse un'espressione terribilmente mortificata, che passò sopra al suo corpo nudo e bagnato, sopra al tremore causato dal freddo che lo scuoteva violentemente. Anche quella volta aveva sperato che la ragazza non si girasse, che lo accettasse o che perlomeno restasse un po' di più con lui. Forse era davvero il suo destino essere per sempre solo su quella terra, pensò velocemente tra le altre frasi di disperazione che gli giravano per la testa freneticamente, in un vortice di afflizione e lacrime represse nel tentativo disperato di rispettare la ragazza.
Ella si rigirò impassibile e richiuse gli occhi, immergendosi nuovamente nel buio che tanto amava.
"Fammi dormire, è domenica" borbottò percependo il buio perdere l'ultima luce diffusa che aveva.
Di colpo tutto era diventato più silenzioso. Socchiuse un occhio e girò di poco la testa,vedendo che la casa era ritornata alla sua normale forma, e così anche il palazzo. Accanto a lei c'era solo il suo orsacchiotto di peluche che fissava il soffitto con occhi vuoti.
Affondò la testa nel morbido cuscino che in quel momento era diventato uno scudo contro la realtà, o anche contro ciò che lei non conosceva come tale. Strinse a sé le coperte con tutta la forza con cui si stringe una persona amata che non si vede da troppo tempo, o come si stringe la stessa persona quando se ne deve andare. Sospirando pesantemente spostò la testa di lato e notò qualcosa sul pavimento. Si sporse a vedere cosa fosse.
Dei mattoni.
E nel silenzio assoluto, che era ormai affollato da riflessioni di ogni tipo, l'una più confusa dell'altra, si fece spazio un rumore. Un "plick". Una goccia, seguita poi da mille altre simili: aveva iniziato a piovere.

Mikxy_nuggxt HXJSKDK ho fatto tutto questo solo per te, sappilo

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