Senza di Te ~ IwaOi~

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⚠️Disclaimer⚠️

Questa OS è ispirata alla canzone dei Gazebo Penguins - Senza di Te, di cui sopra il link qualora non la conosciate.

Vi consiglio di ascoltarla almeno una volta prima di leggere questa One Shot, poiché verrà citato il testo della canzone più volte.
O volendo, ascoltarla durante la lettura, ma questo resta comunque a discrezione del lettore.

Come al solito è abbastanza lunga,  portate pazienza T_T

Spero possa piacervi, nonostante sia leggermente diversa da ciò che scrivo di solito!





*




~ Iwaizumi x Oikawa ~


Senza di Te.


Parole: 10972.



*





"Come siamo finiti così?"

Hajime Iwaizumi mandò indietro la testa, poggiandosi distrattamente, contro il poggiatesta del sedile di finta pelle grigiastra.

Era davvero scomodo, quel posto.

O forse ad essere scomodi erano i suoi pensieri.

Non aveva fatto altro che tormentarsi, da solo ed in silenzio, per giorni interi.
Che poi erano diventate settimane.
Che poi si erano tramutati in mesi, e che adesso erano da poco maturati in un anno.

Un intero anno di silenzio, di tristezza, di delusione e rammarico.
Di quelli che ti stringono una notte intorno alla gola, bloccandoti il petto, e che non ti lasciano più; nonostante i vari tentativi da parte di Iwaizumi Hajime di divincolarsi da quella morsa di rimorsi, nulla era servito a scacciare quella sensazione dalla sua mente.

Niente era riuscito a sollevare quel velo di tristezza dal suo cuore.

Anzi, secondo Iwaizumi Hajime, di 27 anni suonati, lui quel velo lo aveva sempre avuto, sin dalla nascita.

Non che fosse stato un bambino triste, o che la sua infanzia, così come la sua adolescenza, lo fossero state.
Lui era semplicemente diverso: percepiva le cose in modo poco conforme a quello di tutti gli altri e, nonostante si mostrasse sempre poco interessato e distaccato, alla fine probabilmente, era proprio il più sensibile di tutti.

Molte cose riuscivano a toccargli dentro.
Tante altre riuscivano a commuoverlo, benché cercasse sempre di nascondersi e di metter su la maschera migliore che potesse.
Ma c'era solo una cosa che gli aveva fatto vibrare le corde del cuore: Tōru Oikawa.

"Senza di te..."

Senza di lui, Iwaizumi Hajime aveva sempre pensato che tutto sarebbe stato più semplice.
Senza di lui, credeva che finalmente avrebbe trovato del tempo per sé stesso, per dedicarsi ai suoi studi ed ai suoi hobby.
Senza di lui, credeva che sarebbe stato meglio.

Scosse la testa, mentre martellava con le dita contro il suo stesso ginocchio.
Iwaizumi prese un profondo respiro e provò a rilassare i muscoli del collo: non era ancora partito che già si sentiva agitato e nervoso.

"Senza di te... ho perso..."

Tanto.
Troppo.

Più di quanto Haijime Iwaizumi riuscisse ad ammettere a sé stesso.

Erano anni che non era in contatto con Oikawa Tōru, più o meno, circa dalla fine del liceo.
Non che non si rivolgessero più la parola, ma le loro interazioni erano decisamente di mera circostanza.
Il rapporto stretto e speciale che avevano sin da piccoli, andò ad affievolirsi, fino a diventare un like su Instagram ed un commento su Twitter che sfociava poi in una brevissima conversazione privata.

E tutto questo da quando Oikawa Tōru aveva iniziato ad intraprendere una serie di decisioni, una peggio dell'altra.

Una più sconvolgente dell'altra.

<<Iwa... ho deciso che non frequenterò l'Università di Tokyo e neanche una nella prefettura di Miyagi... ho una borsa di studio sportiva per l'Università di Kyoto... mi trasferirò alla fine del mese.>>

Iwaizumi deglutì, nel ricordare quelle parole, così bene come se le avesse sentite appena ieri e non diversi anni fa.

Una doccia fredda.
Un fulmine a ciel sereno.
Un tremendo presagio di sciagure all'orizzonte.

Eppure quella volta, aveva sorriso, chiamandolo idiota e, voltandosi altrove, gli aveva detto che a lui non importava un cazzo di dove sarebbe voluto andare all'Università.
Gli rispose che non erano problemi suoi, e che alla fine aveva fatto bene, così lui se ne sarebbe andato a Tokyo in tutta tranquillità.
Ma dentro, se solo Oikawa avesse potuto scrutargli l'animo in quel momento, avrebbe visto quanta paura, tristezza e profonda delusione stesse celando, lo sguardo disinteressato di Iwaizumi Hajime, quel giorno.


"Senza di te, ho perso un po' d'ilarità."


Per quanto Iwaizumi detestasse ammetterlo, ogni ricordo felice che conserva gelosamente dentro di sé, era legato inevitabilmente a Tōru Oikawa.

In apparenza il castano poteva sembrare una vera diva, avida di attenzioni, altezzoso e narcisista; cosa che effettivamente era, ma non tutti conoscevano il suo lato estremamente altruista, generoso ed incredibilmente divertente.

Tornare a casa, facendo la strada assieme a lui, dopo gli allenamenti, era sempre motivo di risate, di quelle che ti fanno uscire le lacrime dagli occhi incontrollate e ti fanno far male la pancia.

Spesso gli capitava di tornare a casa con le guance che dolevano ed il cuore più leggero.
Oikawa era quel tipo di persona che, anche se avessero appena perso una partita, ci teneva a far sorridere i suoi compagni di squadra; teneva a sollevare loro il morale per far tornare tutti a casa con un mood non troppo pessimo, anche se in realtà lui fosse il primo a voler cedere alla frustrazione.

Più di tutti, teneva a far sorridere Iwaizumi.

Forse per una sorta di compensazione tra tutte le volte che gli faceva saltare i nervi in palestra, aveva particolarmente a cuore il suono della risata del suo migliore amico dai capelli corvini, quando restavano da soli.

Ed Hajime Iwaizumi a distanza di anni, lo ricordava davvero bene.

<< Come faresti senza di me, Iwa-chan?>>

<< Festa, senza di te... farei festa 'Kawa.>>

Oikawa s'imbronciò.

<< Senza di me non rideresti di certo così.>>


Prese un profondo respiro, estraendo il portatile dalla sua borsa, nella speranza di riuscirsi a calmare, seppur anche un minimo.

Deglutì rumorosamente, più di una volta, prima che riuscisse ad accendere il dispositivo davanti a sé.


<< Mi scusi... ha paura di volare, Signore?>>

La voce di una ragazza, in un perfetto inglese, lo fece saltare sul posto.
Si voltò verso la sua vicina di posto, una ragazzina dai capelli scuri e corti, con un viso lentigginoso e dei grandissimi occhi cerulei lo stava fissando, con un'espressione abbastanza divertita in volto.

Hajime Iwaizumi aprì bocca per dire qualcosa, ma si bloccò non appena gli tornarono in mente le parole della ragazza:

"Signore?"

Dentro di lui qualcosa fece crack: aveva davvero raggiunto l'età in cui i ragazzini iniziassero a chiamarlo "Signore"?


<< Mh... no... forse solo un po'... e comunque non sono così vecchio.>> rispose, cercando di mostrarsi più sicuro di sé, nascondendo la sua ansia dietro una falsa offesa sulla sua età.


Il suo inglese non era dei migliori, ma comunque gli permetteva di capire e di farsi capire, con tranquillità.
O almeno, ci provava con tutto sé stesso, a non suonare estremamente giapponese, quando si trovava a parlare inglese.

La ragazza ridacchiò scuotendo la testa.

Iwaizumi sospirò.

Quanti anni avrebbe potuto avere?
Quindici? Sedici?
Era normale in Europa, lasciare che le minorenni viaggiassero da sole in aereo?

Quando Iwaizumi aveva sedici anni, mai avrebbe immaginato che un giorno avrebbe preso un aereo, da solo.

Non aveva mai volato, questa era la sua prima volta e, nonostante il volo dall'aeroporto di Tokyo a quello di Francoforte avrebbe già dovuto battezzarlo all'altezza, si sentiva ancora insicuro e le gambe tremare morbide come gelatine.

Forse più che il volo in sé, ciò che lo agitava era la sua destinazione.


<< É la tua prima volta che prendi un aereo?>> chiese nuovamente la ragazzina.


Iwaizumi non fece in tempo a risponderle, che lei prese nuovamente a parlare, sorridendo con tutto il viso e rivelando un curioso spazio tra i due denti davanti.

<<...Signore?>>

A quel punto Iwaizumi scosse la testa.


<< Lo fai apposta?>> le disse, cercando di non essere troppo rigido con lo sguardo.

Lei sollevò le spalle in tutta risposta.

<< Quanti anni credi che io abbia?>>


Lei sorrise nuovamente, dopodiché si mise una mano sotto al mento, con fare molto teatrale.
Quel gesto riportò alla mente di Iwaizumi un altro ricordo legato, come sempre, ad Oikawa Tōru.

Anche lui era solito fare quell'espressione, quando rifletteva o quando fingeva di pensare a qualcosa di cui in realtà, aveva già la risposta pronta da un pezzo.


"Senza di te... ho perso un po' d'ilarità."

"Berrò di più... per annegare la città."


Iwaizumi aveva preso ad andare all'Università di Tokyo con un semestre di ritardo, proprio perché la partenza annunciata di Oikawa Tōru lo aveva destabilizzato più di quel che aveva pensato avrebbe fatto.

Aveva iniziato a fumare, per scaricare il nervosismo e per nascondere la mancanza che lo divorava dentro.
Aveva iniziato a bere, a volte così tanto che quando finiva non ricordava più come aveva iniziato.

Tutto questo per scacciare il pensiero di Oikawa Tōru che, il giorno in cui si salutarono, lo aveva guardato con occhi lucidi, chiedendogli se gli sarebbe mancato.

<< Ti mancherò, Iwa-Chan?>>

Si era irrigidito all'istante Iwaizumi Hajime a quelle parole.
La gola gli si era irrimediabilmente stretta, ed avrebbe voluto rispondergli che gli sarebbe mancato da morire.

Che adesso che il giorno della loro separazione era giunto, avrebbe voluto trattenerlo con sé.
Che si pentiva di non aver passato più tempo con lui, quando poteva.
Che avrebbero potuto frequentare la stessa Università, anche senza la borsa di studio sportiva di Oikawa.
Che pur di non perderlo così, da un giorno all'altro, lo avrebbe aiutato ad affrontare le spese universitarie, essendo la sua famiglia molto più benestante di quella di Oikawa.

Avrebbe voluto dirgli che si sarebbe preso cura di lui.
Che tutto quello che Oikawa Tōru avrebbe dovuto fare, era restare.

Restare con lui, nonostante forse, quest'ultimo non lo volesse con la stessa intensità con cui lo voleva Iwaizumi.

<< Non essere ridicolo, non stai mica andando dall'altra parte del mondo.>> rispose.

Oikawa Tōru allora fece quel gesto: si portò una mano sotto al mento e, distogliendo lo sguardo, prese a parlare dopo qualche secondo di pausa.


<< E se un giorno me ne andassi dall'altra parte del mondo?>>

"Che cosa?!" aveva pensato Iwazumi Hajime, mettendo su un sorriso nervoso, per quanto Oikawa avesse appena detto.

<<Se un giorno me ne andassi dall'altra parte del mondo... allora... ti mancherei?>>

<< No.>>


Iwaizumi Hajime a distanza di anni, continuava a chiedersi se lui, quel giorno, non avesse già avuto l'intenzione di farlo davvero, di trasferirsi dall'altra parte del mondo.
Se in qualche modo, non lo stesse preparando all'inevitabile del futuro.

A distanza di anni, continuava a chiedersi se, quel giorno, se avesse risposto qualcosa di diverso, allora Oikawa Tōru sarebbe rimasto.


<< Almeno quaranta.>> nuovamente la voce allegra della ragazzina, lo distolse dai suoi rovinosi pensieri, riportando l'attenzione su di lei, facendogli lasciare la presa dai suoi distruttivi ricordi.


Iwaizumi trasalì per due motivi:

Il primo perché nuovamente si era perso a pensare a quella conversazione.
Le cose andarono come sarebbero dovute andare.
Niente di più e niente di meno.
Che senso aveva adesso, interrogarsi sulle possibili e plausibili alternative?
Che senso aveva parlare di probabilità, di eventi casuali e di occasioni mancate?

"Mi sembra di parlare come quel nerd del cazzo di Kuroo Tetsurō."

Il secondo perché gli erano stati attribuiti minimo quarant'anni.


<< Quar... Cristo...>> rispose, portandosi una mano alla bocca.


La ragazzina ridacchiò ancora, con voce squillante.


<< Ne ho ventisette... sembro davvero così vecchio?>> disse dopo un po', concentrandosi sullo schermo del suo portatile.

<< Solo quando fai quella faccia.>>

<< Quale?>>


Sorpreso, Iwaizumi si voltò nuovamente a guardare la sua vicina di posto, che si stava sforzando per fare un'espressione corrugata ed infelice: l'espressione tipica sul volto di Iwaizumi.

Gli scappò una risatina, che però cercò di nascondere subito: che cosa avrebbero pensato di lui gli altri vicini di posto, o chiunque avesse ascoltato quella conversazione, nel vederlo sorridere ad una ragazzina dalla lingua troppo lunga?

Lui scosse la testa, provando ad infilarsi una cuffia bluetooth, cercando così di troncare quella conversazione, ma la brunetta non ne voleva sapere di star zitta.

"Mi ricorda tremendamente qualcuno."

Pensò Iwaizumi, sentendo nuovamente la stretta sul suo cuore, farsi presente.


<< Come ti chiami?>> chiese ancora lei, spiando sullo schermo del suo portatile.

<< Ma i tuoi genitori non ti hanno insegnato che non si parla con gli sconosciuti?>> rispose lui.


La ragazza scosse la testa, con un modo decisamente fanciullesco, lasciando che i capelli a caschetto le colpissero il viso.


<< Solo con quelli che non hanno paura di volare a quarant'anni.>> rispose lei.

"Brutta stronzetta..."

<< Ventisette e non ho paura di volare. Ed in ogni caso potrei essere una persona poco raccomandabile.>>

<< E lo sei?>> chiese lei, mordendosi curiosamente la lingua, tra i due denti davanti.


Iwaizumi sospirò, arrendendosi a quell'incarnazione femminile di Oikawa Tōru.


<< Non sei troppo piccola per viaggiare da sola? Dove sono i tuoi genitori?>>

<< Ho diciassette anni e per la politica dei voli Lufthansa posso viaggiare da sola.>> rispose, mettendosi le braccia conserte sul petto.

" Stronzetta ed intraprendente, proprio come te."

<< Buon per te allora.>>


Lei rispose con un verso d'orgoglioso assenso, sentendosi fiera di sé stessa e non facendo nulla per mascherarlo.


Oltre ogni aspettativa di Iwaizumi Hajime, la ragazza sembrò mettersi a tacere.
Il corvino, si sistemò meglio sul posto, sgranchendosi il collo e notando come fossero già in volo da un'ora.

Quello breve scambio di battute con la sua irriverente vicina di posto, lo avevano distratto a tal punto di non accorgersi di esser già decollati e neanche che fosse passata già un'ora da quando si fosse messo in viaggio.

"Notevole, devo riconoscerlo."

Parlare con quella ragazza, seppure per poco, lo aveva messo leggermente di buonumore, facendogli per un po' mettere da parte tutto il suo disagio interiore.

Si mise così a lavorare su alcune schede, su una presentazione che avrebbe dovuto tenere nel prossimo futuro, e a leggere le e-mail che gli erano arrivate.

La maggior parte erano da parte di Kageyama Tobio, sua vecchia conoscenza dai tempi delle scuole medie, che ora si era trovato ad allenare per le imminenti Olimpiadi del prossimo anno, a Tokyo.
Per quanto fosse un uomo fatto e cresciuto, Kageyama Tobio era ancora molto insicuro su quel che potesse o non potesse fare, in vista delle Olimpiadi, così si trovava a chiedere- complice anche la confidenza tra i due- qualsiasi cosa ad Iwaizumi.

Da: Kageyama Tobio.
A: Iwaizumi Hajime.
Cc: Domande.
Quando posso andare a correre? Cosa devo bere per non sentirmi troppo stanco per l'allenamento della mattina poi?
Pensi che sia il caso di assumere integratori?
Se sì, che marca?

Iwaizumi scosse la testa divertito, immaginando il panico dentro gli occhi di Kageyama, nel restare in attesa aggiornando la sua casella di posta elettronica, senza ricevere risposta.
Iwaizumi pensò che sarebbe stato divertente rispondergli una volta atterrato, cioè tra ben 12h.

L'hostess con il menù della cena, seguita da un'altra con un carrello per il rinfresco, passò anche dal posto di Iwaizumi e della ragazza.

La ragazza segnò la sua comanda, rispondendo all'hostess con un perfetto accento tedesco, che sorprese persino Iwaizumi in un primo momento, anche se poi non era così strano, essendo che fosse salita su un aereo da Francoforte anche lei.

Con molta probabilità quella ragazza era tedesca e stava viaggiando, a soli diciassette anni, da sola verso l'altra parte del mondo senza neanche un filo di timore.

Improvvisamente Iwaizumi si sentì abbastanza vecchio da meritarsi l'appellativo di "Signore".

L'hostess si rivolse poi anche a lui, dapprima in tedesco e successivamente, capendo la sua difficoltà, in inglese.

Ordinò una birra dal carrello e prese un sorso, lasciando che il sapore frizzante di malto, molto più intenso delle birre giapponesi che era solito bere, gli riempiesse la bocca.
Le bollicine di quella birra gli solleticarono il palato, lasciandogli un gusto amarognolo in bocca, dal forte retrogusto alcolico.

"Cazzo è davvero buona." Pensò.

Mentre continuava a sorseggiare la sua birra, che stava catalizzando i suoi pensieri su qualcosa che non fosse Oikawa Tōru, l'occhio gli cadde sulla cover del telefono della ragazza.

Improvvisamente si sentì strozzarsi, con il suo stesso sorso di birra, arrivargli fin dentro le narici, e lasciargli lacrimare gli occhi.

Iniziò a tossire, mentre la ragazza si voltava verso di lui con uno sguardo leggermente allarmato.


<< Signore, stai bene?>> chiese.


Iwaizumi si schiarì la voce una, due, tre volte, prima di riuscire a respirare nuovamente.

Indicò il telefono della ragazza, incastrato dentro una cover semi rigida, bianca ed arancione, con sopra un simbolo di un'aquila ed il numero 20.


<< Schweiden Adlers?>> disse con voce tremante.


La ragazza dapprima si meravigliò, poi sorrise, rivelando nuovamente quel curioso spazio tra i suoi denti davanti.


<< Che ne sa un vecchio come te?>> gli disse, ammiccando un po'.


Iwaizumi sorrise, felice di aver trovato un nuovo argomento con cui intrattenersi con la sua vicina di posto, per scacciare i suoi pensieri.


<< Sei una fan di Kageyama, ma davvero?>>


Quante probabilità c'erano, si chiese, di finire vicino ad una ragazzina che fosse l'incarnazione femminile di Oikawa Tōru e che per giunta fosse una delle fangirl dell'insicuro Kageyama Tobio?

Quel Kageyama Tobio che conosceva sin dalle scuole medie e che, proprio ora, lo aveva inondato di e-mail, chiedendogli consiglio anche su quale fosse l'orario migliore per andare in bagno?

La ragazza arrossì, senza nascondere la sua eccitazione nel sentire il nome del suo idolo.


<< Ho iniziato a seguire la pallavolo solo per lui! È così bello e bravo! Da quando è arrivato in Germania, ho sempre sognato di poterlo incontrare in giro per Berlino, ma purtroppo non è mai successo.>> disse lei, tutto d'un fiato.

<< Abiti a Berlino?>>


Scosse la testa.


<< Abito a Francoforte, ma andavo a Berlino per le sue partite, in realtà solo due volte mi è stato possibile andarci... ma non sono mai riuscita a vederlo da vicino.>>


Iwaizumi non riusciva a trattenersi dal ridere.
Quanto poteva essere divertente, essere l'allenatore della Nazionale Giapponese, nonché amico di vecchia data proprio di Kageyama Tobio, che sembrava così inarrivabile per quella ragazzina?


<< Oh mamma...>> fu tutto quello che riuscì a dire.

Lei lo guardò interrogativa, aspettando che continuasse.

<< Se mi dici come ti chiami, ti farò mandare il suo autografo.>> concluse, sentendosi trionfante di star compiendo una buona azione.

Lei lo guardò stranita, prima di riprendere a parlare.

<< Questo è davvero il modo peggiore per un quarantenne per abbordare una minorenne, lo sai vero?>>


Iwaizumi si strozzò di nuovo, sentendosi improvvisamente mancare.
Effettivamente poteva suonar male, la sua proposta, anche se del tutto veritiera e senza malizia.


<< Ma che... tu sei matta! Lo conosco da quando se la faceva sotto alle scuole medie, non sto cercando mica di... ma come ti viene in mente?!>> le disse, distogliendo lo sguardo e mettendo su un finto broncio.


Lei scoppiò a ridere, sgambettando nello spazio stretto, al di sotto del sedile davanti a lei.


<<Stavo scherzando, Signor quarantenne.>> si affrettò a dire.

Una vena sulla tempia di Iwaizumi pulsò, per il nervosismo, che gli impose di rimanere in silenzio.

<< Resta il fatto che non ti credo.>>


Iwaizumi alzò le spalle.


<< Non ti perdi niente in ogni caso, è una persona noiosa.>> rispose lui.

<< Ma dai... non ti credo...>> disse lei, questa volta con un po' di esitazione nella voce.


La cena arrivò, per entrambi, servita in delle confezioni di polistirolo, ancora calde.
Iwaizumi ordinò un'altra birra, mentre iniziava a consumare il suo hamburger.

La consumarono in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.

Erano in viaggio da circa 3h, tra poco si sarebbero spente le luci per entrare in modalità " notte", ma Iwaizumi era certo che non sarebbe riuscito a chiudere occhio.

Possibile che non appena la sua bocca smettesse di parlare con la ragazzina, di cui ancora non conoscesse neanche il nome, seduta di fianco a lui, in testa gli tornava sempre e solo quella foto?

Quanto doveva essere ridotto male per avere come chiodo fisso, una foto pubblicata su Instagram e successivamente su Twitter?

Quanto doveva risultare insicuro, per continuare a struggersi su una cosa vecchia di un anno?




OfficialOikawa_Tooru

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"Smile :P" @Wakatoshi_Ushi

#Smile #Happy #Bestfriends ...more

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Satorii_Ten "Waaaaaaakatoshi-kun che hai da sorridere così tanto?!"
OfficialOikawa_Tooru "@Satorii_Ten Ti aspettiamo presto!"

Hajime_Iwa "Chi stava minacciando chi, per questa foto? Ahaha."


Era successo un anno fa, eppure ancora faceva male.
Tremendamente.
Infinitamente.

Perché Oikawa era in compagnia di Ushijima Wakatoshi?
Perché sembravano divertirsi un mondo, senza di lui, dall'altra parte dell'oceano?
Perché, soprattutto Oikawa non aveva risposto al suo commento?

Neanche un like, neanche una risposta.
Niente, completamente ignorato.

Anonimo.

Così si sentì Iwaizumi Hajime, nel vedere che quello che era stato qualcosa di più del suo migliore amico, non lo avesse degnato neanche di una risposta.

Si sentì anonimo.

Si era perso, nella moltitudine dei commenti che era solito ricevere Oikawa, anche lui.
Non era altro che una notifica qualsiasi, in mezzo ad un mare di fan da parte di tutto il mondo.

Ma lui era diverso, si era sempre sentito diverso per Oikawa, quasi speciale.
Era, forse, stata tutta un'illusione?
La distanza aveva raffreddato così tanto il loro rapporto?
Se n'era dimenticato, Oikawa Tōru della loro vita passata insieme?

Si era forse, dimenticato di lui, dall'altra parte del mondo?

Quel pensiero lo aveva martellato in testa per un anno intero, senza dargli pace neanche per un secondo; non faceva che chiedersi costantemente: perché?
Perché Oikawa Tōru non lo aveva risposto?
Perché lo aveva ignorato?
Perché stava ridendo, com'era solito fare assieme a lui, adesso insieme a niente meno che Ushijima Wakatoshi?

Lo sapeva bene, Iwaizumi Hajime che Ushijima aveva una relazione, tra diversi tira e molla, con Tendou Satori, dagli anni del liceo.
Ma adesso erano adulti, Satori si trovava in Europa e Ushijima per qualche motivo si trovava in Argentina con Oikawa.
E sapeva anche bene che ognuno aveva le sue debolezze: Iwaizumi aveva l'alcool, Oikawa aveva il bisogno costante d'attenzione, ed Ushijima aveva gli uomini.

Forse era per questo, che la sua relazione con Tendou Satori aveva diversi alti e bassi.
Forse era per questo che si trovavano, adesso, l'uno in compagnia dell'altro.

Strinse i pugni, nel ripensarci, immaginando ancora una volta Oikawa che faceva sesso con Ushijima, sotto il caldo sole dell'Argentina.

Si massaggiò la fronte, cercando di reprimere quell'immagine che si stava formando nella sua mente, che già gli aveva fatto tornare alte le pulsazioni, e violenta, si stringeva attorno la sua gola come se volesse soffocarlo.

Ogni volta che ci pensava, Iwaizumi sentiva il bisogno di ubriacarsi.
Perdere la cognizione di sé, per distrarsi e per non immaginare Oikawa godere sotto le spinte di un uomo come Ushijima Wakatoshi.

La bocca fu subito secca ed il bisogno di ordinare un'altra di quelle birre, imbellente.
Si voltò per cercare con lo sguardo una hostess, ma lungo il suo corridoio non riusciva a vederne nessuna.

Per contro, incontrò lo sguardo della sua vicina di posto.


<< Ti scappa la cacca?>> chiese lei.


Lui la guardò per un attimo, per poi accigliarsi e sorprendersi al contempo.


<<Cos... no... io... volevo solo da bere.>>rispose distrattamente, continuando ad allungare il collo per scorgere la figura dell'hostess con il carrello delle bevande.

<< Hai una bottiglia d'acqua che non hai aperto, guarda proprio lì...>> rispose la ragazzina, indicando il tavolino ribaltabile, aperto davanti ad Hajime Iwaizumi.

<< Ciò che voglio bere non è acqua, signorina.>>


Lei fece una faccia strana, dopodiché alzò le spalle.


<< Sei un ubriacone... chi l'avrebbe mai detto. Adesso non mi fiderò di certo, quando dici che conosci Kageyama.>>


Iwaizumi tornò a guardarla, abbandonando le speranze di scorgere un'hostess.


<< Quando avrai l'età per bere, sono certo che lo farai anche tu. Ed in ogni caso, non sono un ubriacone... mi rilassa, semplicemente.>>

<<Quindi sei ancora nervoso per il viaggio?>>


Iwaizumi sospirò.


<< No, io... è complicato. >> rispose infine, sprofondando nel suo sedile.

<< Allora parlane con me!>> disse lei, afferrando il braccio di Iwaizumi, con ingiustificato entusiasmo.


Iwaizumi la guardò sconcertato, non sapendo se ridere o continuare a restare a bocca aperta, per quanto avesse appena affermato.

Fece per divincolarsi dalla sua presa, ma lei continuava ad agitarsi, pregandolo di raccontarle la sua storia.


<< Non ho nessuna storia da raccontare, adesso guarda un film... non so... fa qualcosa per fatti tuoi.>>

<< Tutti hanno una storia, e a giudicare dal fatto che sei intenzionato a bere la tua terza birra, la tua deve essere davvero interessante, Signor Quarantenne.>> lo rimbeccò lei.

"Ancora con questa storia..."

<<Ventisette, ti è chiaro? Ne ho Ventisette!>> rispose spazientito Iwaizumi.

<< Sei, comunque, troppo vecchio per me.>> disse lei, sollevando le sopracciglia.

<< Ma cosa... cosa dici?! Tu devi essere matta.>> rispose, guardandola con occhi sgranati.

<< Avanti, abbiamo davvero tanto tempo! Sarà divertente. Così non dovrai pensare alla tua paura di volare.>> insistette lei.


Per un momento un pensiero, malsano e decisamente sprovveduto, attraversò la mente di Iwaizumi Hajime.
Avrebbe davvero iniziato a raccontare la sua storia ad una ragazzina più piccola di lui di dieci anni, al solo scopo di distrarsi e di non cedere al nervosismo e all'ansia di quel viaggio?


Stava davvero per...


<< Assolutamente no, sono cose da adulti.>> rispose infine.

<< Uff....Sei noioso.>> sbuffò lei, mettendo il broncio e dandogli la schiena.


Iwaizumi si massaggiò il ponte del naso: quella ragazzina era davvero simile ad Oikawa più di quanto avesse mai immaginato.

Ma lei non era lui, non era un suo problema.


<< E comunque se vuoi chiamare l'hostess hai un pulsante sopra la tua testa, così potrai ubriacarti e pensare al fatto che hai quarant'anni e paura di volare, in santa pace.>> concluse, prima di mettersi le cuffiette e far partire una musica rock a tutto volume.


Iwaizumi chiuse gli occhi.

Quanto doveva essere patetico, anche agli occhi di quest'adolescente che gli stava offrendo il suo aiuto, nonostante lui fosse visibilmente teso come una corda di violino?

Quanto doveva essere patetico, per rifiutare sempre l'aiuto di chiunque?

Quanto doveva essere patetico ed orgoglioso, per tenersi tutto dentro da anni ed essere arrivato alla conclusione di prendere un aereo solo perché, un anno fa, qualcuno non rispose al suo commento su Instagram?

Alla fine, forse era più infantile e capriccioso della ragazzina bruna seduta di fianco a lui.

Sospirò, per circa i successivi quindici minuti, prima di estrarre il suo smartphone ed andare nella chat con Kageyama Tobio.
Gli avrebbe scritto, una volta atterrati, regalando a quella ragazzina qualche minuto a tu per tu con il suo idolo.
Un meet and greet fortuito, di quelli che capitano solo nei film, con la speranza che una buona azione lo avesse aiutato a riequilibrare il suo spirito.

Fece partire un film in tedesco, con i sottotitoli in inglese, dallo schermo davanti a sé, e chiuse gli occhi.
Non aveva davvero intenzione di vederlo, voleva solo sentire una voce parlare, mentre provava ad addormentarsi.

Qualsiasi cosa stessero dicendo, suonava come un invito ad addormentarsi, nonostante l'ansia non lo avesse abbandonato neanche per un secondo.

L'ultima cosa che fece, prima di abbandonarsi a quella piacevole sensazione di caldo e pesantezza, dovuta a quelle due birre di forte gradazione alcolica, fu sistemarsi il cuscino dietro la testa.

Un vorticare nero lo accolse, in quella fase di dormiveglia, rimandandolo con la testa all'inevitabile.


"Ho finalmente messo a posto la cantina... te lo ricordi lo spavento che mi sono preso, e tu, invece eri sereno?
Del resto era solamente un topo."


Erano le vacanze di Natale ed era caduta così tanta neve quell'anno, che tornare a casa sua nella prefettura di Miyagi da Tokyo, fu estremamente difficile.

Era di pessimo umore Iwaizumi Hajime, il suo primo anno all'università era stato così disastroso, da fargli venire voglia di abbandonare tutto.
Sua madre per telefono lo aveva pregato di tornare a casa, complice anche il fatto che per telefono si era messo a piangere con lei.

Non piangeva mai davanti agli altri Iwaizumi Hajime, men che meno davanti sua madre.

Quella telefonata neanche voleva prenderla, tanto che si sentiva distrutto quel giorno, ma alla fine rispose al terzo squillo e cominciò a singhiozzare senza dire una parola, con sua madre.

Spiegarle il perché di quello sfogo non sarebbe stato semplice, ma confidava nel fatto che essendo il suo unico figlio, forse avrebbe accettato anche la sua omosessualità.

Il problema alla fine era sempre e solo stato quello: era gay, innamorato del suo vecchio migliore amico, che cambiava una ragazza ogni mese.
Quel migliore amico che adesso era a Kyoto, che non vedeva più da un anno e che aveva sentito per telefono solo una volta, in tutto quel tempo.

Era davvero imbarazzante per lui, farsi consolare dalla propria madre, su una faccenda del genere, in quanto non era mai riuscito a confessare i suoi sentimenti ad Oikawa Tōru: né quando erano al liceo, né quando Oikawa gli disse che si sarebbe trasferito, né il giorno in cui si separarono.

Era un codardo e meritava di soffocare nelle sue stesse lacrime e rimpianti.


<<Hajime, tesoro, troverai qualcun altro, non preoccuparti.>>
Continuava a ripetergli sua madre.


Una frase fatta, come tante altre.

Avrebbe di certo potuto trovare qualcun altro, ma lui voleva chi sapeva non avrebbe potuto avere.
E nessuno era come lui, nessuno avrebbe potuto essere importante come Oikawa Tōru.


<<Hajime, vai sistemare le tue valigie vuote in cantina, non c'è spazio in casa.>>


Quella cantina, era stato il loro rifugio segreto quando erano bambini e poi adolescenti.

Giocavano e si scambiavano i fumetti, in cantina.

Hanno fumato la loro prima sigaretta assieme, lì dentro, spinti dalla curiosità di provare.
Hanno bevuto la loro prima birra di nascosto, in quella cantina.
Ed anche, visto il loro primo porno assieme.

Tutto lì dentro, riportava alla memoria di Iwaizumi Hajime un ricordo legato ad Oikawa Tōru.

Un legame indissolubile, quello che esisteva nella testa del corvino che, in piedi al centro della sua cantina, piangeva in silenzio, nel ricordare i suoi giorni felici con Oikawa.
Si perdeva nell'immaginarlo, lo sentiva ridere a crepapelle fino alle lacrime, dentro quella stanza che puzzava di umidità.

"Perché siamo finiti così, 'Kawa?"

"Perché non abbiamo fatto niente per restare assieme?"

"Perché non abbiamo lottato?"

"Perché abbiamo lasciato la presa?"


Iwaizumi si svegliò di soprassalto, con il rumore dell'aereo nelle orecchie ed una voce che parlava in tedesco.
Ci mise un po' prima di mettere a fuoco il luogo dove si trovasse, per realizzare poi, che aveva dormito solo per 45 minuti di film.

Si era svegliato con l'affanno e la gola secca, che ardeva per la disperata richiesta d'acqua.

Poteva mai essere normale che non appena chiudesse gli occhi, qualcosa del suo passato tornasse a tormentarlo?

Mentre si passava una mano sulla faccia ed apriva la bottiglietta d'acqua davanti a lui, si disse mentalmente di sì.

Prese un profondo respiro e poi sbirciò la sua compagna di posto: la ragazzina non stava dormendo, bensì stava guardando un video su YouTube sullo schermo davanti a lei.

Iwaizumi, per la terza volta si strozzò, iniziando a tossire così tanto da attirare l'attenzione di un'hostess.


<<Signore va tutto bene?>> gli chiese, avvicinandosi cauta.


Lui annuì appena, cercando di far rientrare gli occhi nelle orbite, per lo sforzo appena avuto.

La ragazzina lo guardò dopo aver messo il video in pausa, con un sopracciglio alzato: sapeva che Iwaizumi volesse dirle qualcosa, dato che stava indicando lo schermo davanti a lei.

Quante probabilità c'erano che la ragazza seduta di fianco ad Hajime Iwaizumi, che sembrasse essere l'incarnazione femminile di Oikawa, che fosse una fan di Kageyama Tobio, stesse guardando un video di Kodzuken- alias Kenma Kozume- su YouTube?

Quanto doveva essere piccolo il mondo?

Quanto doveva essere beffardo il destino?

Quanto doveva risultare poco credibile, Iwaizumi Hajime, nel dirle che era in buoni rapporti anche con quello Youtuber dai 5 milioni d'iscritti?


<< Kodzuken...>> disse Iwaizumi con un filo di voce, mentre tornava di un colorito normale in viso.


Lei sgranò gli occhi.


<< E tu che ne sai, Vecchio?>>


Che lei seguisse Kageyama, in quanto adesso giocasse con una squadra tedesca, era del tutto normale, ma Kenma?
Aveva davvero tutto questo seguito anche fuori dal Giappone?


<< Se non la smetti di chiamarmi "Vecchio" non ti dirò niente.>> concluse Iwaizumi.

La ragazzina sbuffò nuovamente, annuendo poi di conseguenza.

<<Come devo chiamarti allora?>> disse lei.


Iwaizumi normalmente non avrebbe preso tanta confidenza con una ragazzina di soli diciassette anni, ma quella situazione era davvero tanto irreale che decise di chiudere un occhio.


<<Iwaizumi Hajime.>> si presentò.

Lei sorrise, porgendogli una mano.

<<Iwa, tanto piacere. Non ti dirò come mi chiamo, potresti essere un tipo poco raccomandabile.>> ammiccò.


Iwaizumi sorrise di nervosismo, pensando nuovamente quanto fosse stronza.

<< Bene. Quindi segui anche Kenma?>> chiese.


Lei fece una faccia sconvolta, strizzando gli occhi e portando le sopracciglia all'insù.

<< Tutti seguono Kodzuken... ma in che mondo vivi?>>


Effettivamente per lui, abituato a conoscere Kenma dalle scuole, suonava strano immaginare quel ragazzetto apatico, come una star di fama mondiale.

Era decisamente in buoni rapporti con lui, molto di più della semplice conoscenza del liceo.
Adesso, per via della collaborazione tra la Nazionale Giapponese di Pallavolo e la società di Kuroo, si era ritrovato a cenare a casa sua con frequenza.

Kenma si era rivelato un buon'ascoltatore, nonché amico.
Era l'unico a conoscenza del suo improvviso viaggio, deciso letteralmente il giorno prima, all'una di notte.

Per Iwaizumi la normalità era telefonare a Kenma ogni qualvolta ne avesse voglia, era difficile adesso immaginare che ci fosse anche una realtà diversa da quella che lui era abituato a conoscere.

Per lui era strano che uno dei suoi amici, avesse così tanto seguito e che la gente lo vedesse come una figura inarrivabile, mentre nella realtà era solo un ragazzo normale, abbastanza pigro che amava comandare a bacchetta il suo fidanzato.


<< Giusto, è piuttosto famoso.>> disse, tra le risate.

<< Si dai, adesso vuoi dirmi che conosci anche Kodzuken?>> disse lei, alzando gli occhi al cielo.

Iwaizumi si strinse nelle spalle.

<< Puoi anche non crederci eh...>>

<<Dammi una prova, avanti.>> rispose lei, incrociando le braccia al petto.


Iwaizumi ci pensò su un momento, ma non poteva di certo mostrare le sue chat private ad una ragazzina appena conosciuta.
Non poteva neanche mostrare le foto di Kenma e Kuroo e casa loro, soprattutto per un personaggio pubblico come Kenma.

Così alla fine decise per restare sul vago.


<< Ti farò avere il loro autografo.>>

Lei sollevò un sopracciglio.

<<Ah sì, e come? Scaricandolo da internet?>>

Iwaizumi la guardò, cercando di restare serio.

<< No, quando atterreremo glielo chiederò, molto semplicemente.>>


Lei sbuffò, abbastanza divertita, scuotendo la testa e premendo play nuovamente sul suo video.

Iwaizumi restò ancora un po' ad osservare Kenma parlare nello schermo della ragazza, prima di farsi tornare in mente l'ultima conversazione avuta con quest'ultimo.





<<Quindi... Hinata ti ha dato l'indirizzo di Oikawa?>>

Kenma si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardando distrattamente dietro le spalle di Iwaizumi, Kuroo intendo a lavare i piatti.

<<Mh-hm.>>

<<Bene... e qual...>>

Prima che potesse terminare la sua frase, gli occhi apatici di Kenma si fissarono su quelli esitanti di Iwaizumi.

<<Davvero non avevi il suo indirizzo di Buenos Aires? Davvero non sapevi dove abitasse?>> chiese.

Iwaizumi abbassò lo sguardo per tutta risposta.

<< Cos'è successo tra di voi?>> incalzò nuovamente Kenma.

<<Niente...>>





Tra Iwaizumi Hajime e Oikawa Tōru non era successo effettivamente niente: non si sentivano più da un paio di anni e si erano disperse nel vento le promesse che si erano fatti.

Erano cresciuti, per certi versi, ed in delle realtà diverse in cui nessuno di loro, poteva più farne parte.

Non erano più dei ragazzini insicuri, non erano più dei sognatori ad occhi aperti e non erano più legati come un tempo.

Erano cresciuti, avevano preso strade diverse e nessuno era nella posizione di poter biasimare l'altro.

Era semplicemente andata così e se Iwaizumi fosse cresciuto e maturato così come avrebbe dovuto, avrebbe lasciato correre, trascurando quella foto e mettendosi l'anima in pace.

Ma qualcosa dentro di lui una notte era scattato.

Si era svegliato imperlato di sudore e lacrime ed aveva sentito un forte dolore al petto; si era precipitato al suo telefono e quasi meccanicamente prima di comporre il numero di sua madre, si era ritrovato a fissare la chat di Oikawa, che rimandava ad un messaggio di buone feste di diversi mesi prima.


"Una chat vuota...

Una chat che non sembra appartenere a noi."





"Che poi è tutto un ricordare le cose meglio di com'erano davvero.... Quando avevamo qualche anno... di meno."


Quando avevano qualche anno di meno e la loro maggiore preoccupazione era riuscire a qualificarsi per il Torneo dell'InterSchool.

Quando avevano qualche anno di meno e si ritrovavano a fumare stesi sul prato, la notte delle stelle cadenti, facendo a gara a chi ne vedesse di più e non per effetto del fumo.

Quando avevano qualche anno di meno, e potevano abbracciarsi in un momento di sconforto, potevano afferrarsi se solo avessero voluto.

Potevano trovarsi, se solo si fossero cercati.
Potevano toccarsi, se solo si fossero allungati.
Potevano aspettarsi, se solo fossero rimasti.

Iwaizumi si morse il labbro inferiore con forza, distogliendo lo sguardo dallo schermo della sua vicina e chiudendo gli occhi, una volta voltatosi dall'altro lato.


"Senza di te..."


Che cosa sperava di ottenere adesso, dopo tutto questo tempo?

Sarebbe davvero corso da lui, in ritardo di dieci anni, per dirgli che lo amava?
Per pregarlo di tornare?

Si sentiva un'idiota, Iwaizumi Hajime, durante la sua traversata improvvisata dal Giappone all'Argentina, nel non sapere che cosa avrebbe trovato una volta giunto a Buenos Aires.

Davvero, dopo tutti quegli anni, sarebbe stato sufficiente presentarsi dall'altra parte del mondo, suonando al suo campanello ed urlando " Sorpresa!"?

Sarebbe stato sufficiente presentarsi davanti ad Oikawa dall'altra parte del mondo, per rispondere con sincerità a quella domanda posta anni prima?


<< Se me ne andassi dall'altra parte del mondo... allora, ti mancherei?>>

<< Si, mi mancheresti. Ti prego non andartene. Ti prego, resta con me.>>


Con molta probabilità Oikawa Tōru neanche la ricordava più, quella cosa detta anni addietro.
Con molta probabilità Oikawa Tōru poteva essere fidanzato, con una donna o con un uomo, o con entrambi nello stesso momento.

La sessualità di Oikawa non era mai stata chiara, neanche a lui stesso: aveva avuto innumerevoli ragazze, ed anche qualche flirt con dei ragazzi.

Aveva avuto un qualcosa con Ushijima Wakatoshi, durante il loro terzo anno di liceo, in una delle pause dalla relazione di quest'ultimo con Tendou Satori.

Ma questo non garantiva per certo che Oikawa avrebbe scelto lui.
Che se si fosse presentato alla sua porta, Oikawa lo avrebbe fatto entrare.
Che se gli avesse confessato di averlo amato, in silenzio, per dodici lunghissimi anni, Oikawa lo avrebbe ricambiato.

Era stato impulsivo, spinto dalla gelosia di quella foto con Ushijima, che per un anno lo aveva tormentato, a prendere un aereo per l'Argentina di sola andata.

Aveva chiesto un permesso di un mese e mezzo per malattia di un familiare, che gli avevano accordato, ed infine era partito.

Senza pensare al fatto che da solo non aveva mai volato.
Senza pensare al fatto che non aveva nessuna sicurezza in quel che stesse facendo.
Senza pensare che il suo cuore avrebbe potuto spezzarsi in frammenti ancora più piccoli, di quanto già non fosse, e poi ricomporsi sarebbe stato davvero impossibile.

Non ci aveva riflettuto abbastanza, anzi non ci aveva riflettuto per niente.

Era partito con un bagaglio di dubbi e risentimenti, di tristezza e di pensieri inespressi, con in mano solo il suo cuore ed un foglietto stropicciato con un indirizzo di casa.

Era stato solo uno sciocco ad illudersi di star facendo la cosa giusta e se ne rendeva conto solo adesso: su un aereo in viaggio da diverse ore sopra l'Oceano, diretto a migliaia di chilometri lontano da casa.


<< Ehi... guarda che se ti sei offeso per prima... insomma, guarda che ti credo che li conosci Kageyama e Kodzuken...>>


La voce della sua vicina di posto risuonò abbastanza dolce e preoccupata nelle sue orecchie.

Quanto poteva essere senza speranze, un uomo di ventisette anni, se si ritrovava a far preoccupare una ragazzina di diciassette, per i suoi inguaribili sensi di colpa?

Si asciugò di fretta gli occhi, inumiditi, e si voltò sorridendo al meglio che potesse.


<< Ah grazie!>> fu tutto quello che le disse.


Lei sorrise di ricambio, mostrando quello spazio tra i due denti davanti, che ormai non risultava neanche così bizzarro come all'inizio.


<< Guarda che, le cose che dici alla tua vicina di posto in un volo verso l'Argentina... restano su quell'aereo.>> disse poi.


Iwaizumi non se lo fece ripetere una seconda volta, si voltò verso di lei, maledicendosi ogni secondo che passava e le sussurrò:


<< Chi me lo assicura che non sei una tipa poco raccomandabile?>>


Lei fece una faccia strana, al mezzo tra il divertito e l'esasperato.


<< Perché proprio come te, conosco Kageyama e Kodzuken... ed in più mi chiamo Martha.>>

<< Piacere Martha, sei pronta per sentire la mia storia?>> le chiese Iwaizumi, mostrandosi per la prima volta fragile, agli occhi di un perfetto sconosciuto.


Martha si tolse le cuffiette dalle orecchie, chiuse il video di Kenma e si sistemò meglio, tirando su le gambe, nella direzione di Iwaizumi.

La ragazza annuì, restando in silenzio e iniziando a mordicchiarsi un'unghia smaltata di nero, nel mentre che Iwaizumi prendesse un profondo respiro prima di iniziare a parlarle.


<< C'è una persona... che sto andando a riprendermi in Argentina... ma lei non sa che sto andando... non sa neanche che sono innamorato di lei.
So che può sembrare folle e forse non è una cosa che un Signor Quarantenne come me, farebbe... ma, io non riesco a smettere di pensarla, di volerla per me...>>


Martha aprì la bocca, in un'espressione di pura meraviglia, senza che però riuscisse a dire una singola parola.


<< È stupido forse, credere che a distanza di tempo questa persona possa volermi... non che mi abbia mai voluto in passato... ma senza di lei io ho perso... tutto.>>

<< Nonono! È una cosa bellissima! Non credevo che ci fossero persone che facessero queste cose da film... Iwa... forse non sei il quarantenne sfigato che credevo.>>


Iwaizumi sorrise, sentendo che mentre il suo racconto procedeva, il peso sul suo cuore stesse iniziando ad alleviarsi.

Alla fine, forse era vero che aveva bisogno di parlarne un po' con qualcuno.
Forse era vero che aveva solo paura di volare verso l'ignoto ma che, condividendo i suoi timori con uno sconosciuto, alla fine non sembrava così lontana la sua destinazione.

Forse era vero, che ciò che si racconta alla propria vicina di posto in un volo verso l'Argentina, rimane solo su quell'aereo.


<< Fammi ricapitolare: Lei era la tua migliore amica d'infanzia, ma eravate entrambi troppo testardi ed orgogliosi... quindi dei coglioni, per ammettere che eravate innamorati l'uno dell'altra.
Lei è andata a studiare a Kyoto mentre tu sei rimasto a Tokyo, vi siete sentiti sempre meno, fino a quando quasi non parlavate più.
Lei ha messo una foto su Instagram con un suo vecchio flirt e tu hai dato di matto per un anno perché non ha risposto al tuo commento.
E l'hai presa così tanto male che alla fine hai preso un volo per l'Argentina, di sola andata per dirle che la ami?!>>  disse Martha, mentre si asciugava gli occhi, per la commozione che la storia del suo vicino di posto le aveva procurato.


Iwaizumi annuì, sentendosi la gola stringere.


<< Corretto, con un solo appunto che devo fare.>>

<< E cioè?>> rispose interrogativa lei.

<< Non è una lei.>>


Il viso di Martha si aprì in tutto quello che sarebbe stato un urlo, se Iwaizumi non avesse cercato di soffocarlo con le sue stesse mani.

Se qualcuno, nel bel mezzo della "notte" su quell'aereo si fosse interessato a che cosa stessero facendo i passeggeri del posto 25A e 26A, avrebbero visto un uomo adulto, mettere le mani sulla testa e sulla bocca di una ragazzina che stava chinandosi verso il bracciolo del suo sedile, nel tentativo di contenersi.

Avrebbe potuto essere di tutto, tranne quello che effettivamente era.


<< Ti prego, non urlare Martha...>> sussurrava Iwaizumi, mentre lei lo guardava con gli occhi spalancati ricolmi di emozioni.


Dopo che si fu stabilizzata, e che tutte le sue emozioni da adolescente fossero tornate al loro posto, la ragazza prese a parlare con rinnovata commozione.


<< Sembra una storia di un manga! Signor Iwa... è la cosa più romantica e folle che io abbia mai sentito in vita mia!>>


Nell'oscurità del loro posto a sedere Iwaizumi arrossì, per essersi messo a nudo con una ragazzina di appena diciassette anni su una storia che aveva dell'inverosimile e che aveva taciuto a tutti, per anni ed anni.


<< Più assurdo di sapere che conosco Kageyama Tobio e Kodzuken?>> rispose Iwaizumi, cercando di stemperare l'atmosfera.

<< Credo che questa sia la cosa più normale che tu abbia detto, durante questo viaggio.>> affermò Martha.





Iwaizumi convenne con lei.
Possibile che una diciassettenne fosse diventata la sua confidente e psicologa, dopo anni passati nell'autocommiserazione di sé stesso?

Per un momento Iwaizumi pensò che avrebbe voluto incontrare prima qualcuno come Martha, per togliersi il peso da dentro il suo cuore molto tempo addietro.


<< Comunque Iwa, io sono certa che il tuo amico non rifiuterà. Quando ti vedrà comparire alla sua porta... sarà il ricongiungimento più romantico della storia!>>

<< Non saprei... la storia è folle... ma la realtà è crudele, Signorina. Gli adulti... gli adulti non vedono le cose con la semplicità che puoi avere tu...>> sospirò Iwaizumi.


Martha fece una faccia seria.


<< Perché quanto di adulto c'è nell'aver taciuto un sentimento per anni? E non mi sembra neanche una scelta tanto adulta prendere un volo di sola andata per Buenos Aires, all'improvviso nel cuore della notte... solo perché il tuo innamorato non ha risposto ad un tuo commento su Instagram.>> disse lei.


Colpito.
Colpito e affondato senza possibilità di ritornare a galla.

Aveva capito più una ragazzina di diciassette anni, che Iwaizumi in tutta la sua vita fino ad ora.
Sentirsi rimproverato da lei, gli fece ritornare l'imbarazzo che, le luci soffuse della "notte", fortunatamente non glielo fecero notare.


<< Tu devi andare lì a riprendertelo, okay? Tu gli devi confessare il tuo amore e poi dovete sposarvi!>>

<< Martha... non starai viaggiando un po' troppo con la fantasia?>> sorrise Iwaizumi.


La ragazzina scosse la testa nuovamente, con forza.


<< Perché tu non stai viaggiando proprio per questo? Non hai preso un cazzo di volo per l'Argentina per questo?!>>

<< Si ma... ti prego non dire "cazzo" non so se devo rimproverarti per il linguaggio oppure no...>> rispose con evidente difficoltà il ragazzo.


Martha soffocò una risata, poi si sistemò sul sedile, per sporgersi ancora un po' verso Iwaizumi.


<< Sei proprio un Vecchio, Iwa. Comunque, sai che ho ragione.>>

<< E se non mi volesse? Se fosse troppo tardi...>>


La ragazza alzò gli occhi al cielo.


<< Certo che voi uomini siete proprio bacati.
Non è troppo tardi, non lo è mai.
E se lui dovesse dirti "Iwa è troppo tardi" tu dovrai rispondergli, con fermezza " È troppo tardi solo se non mi vuoi."
Poi lo prendi per la vita e lo avvicini a te e gli sussurri " Tu non mi vuoi?"
E sicuramente lui resterà in silenzio e tu capirai che in realtà ti vuole e quindi lo bacerai! ODDIO È COME UN FILM!>>





Nel mentre che parlava Martha si portava le mani sulla faccia, in completa adorazione di quel che lei stessa stesse dicendo, immaginando la scena.

Scena che fece battere il cuore nel petto di Iwaizumi più velocemente di quanto si sarebbe mai aspettato.

Avrebbe davvero avuto il coraggio di fare una cosa del genere?
Avrebbe sul serio avevo le palle di bussare a casa sua, confessargli il suo amore, e poi baciarlo sulla porta, proprio come se fossero stati i protagonisti di un film?

La vita non era una pellicola cinematografica, Iwaizumi Hajime questo lo sapeva bene; infatti, la parte più razionale di sé lo portava a pensare di smettere di fantasticare assieme ad una diciassettenne.

La parte più triste di lui, gli suggeriva che Oikawa avrebbe aperto la porta, sconvolto e che poi sarebbe stato raggiunto subito da Ushijima; e successivamente, scusandosi, Oikawa lo avrebbe rifiutato dicendo che ormai era innamorato di un altro.

Tutto questo era impossibile, dato che sapeva per certo che Wakatoshi Ushijima si trovasse in Giappone, ma la sua mente continuava a farglielo immaginare nudo alle spalle di Oikawa.

L'anno prossimo ci sarebbero state le Olimpiadi e lui avrebbe dovuto mantenere un rapporto professionale anche con Ushijima, ma per portarlo fare, sentiva il bisogno di farsi dire da Oikawa che tra loro due non c'era stato nient'altro dai tempi del liceo.


<< Bhe, anche se dovesse andare male... alla fine è stato un bel viaggio in tua compagnia, Signorina.>> concluse Iwaizumi.


Lei gli diede una spinta, dopodiché chiuse gli occhi.

Iwaizumi guardò l'ora sul suo telefono e con sua enorme sorpresa si rese conto che erano stati svegli a parlare per altre cinque ore.

Cinque ore e sarebbe arrivato a Buenos Aires.
Cinque ore ed avrebbe rivisto Oikawa Tōru dopo anni.
Cinque ore e la sua vita sarebbe potuta drasticamente cambiare, in entrambe le direzioni.

Avrebbe avuto il cuore spezzato per sempre, oppure avrebbe finalmente ottenuto la felicità che, dopo la chiacchierata avuta con Martha, credeva di meritarsi.

Solo cinque ore.

"Solo cinque ore."




*





L'aeroporto di Buenos Aires era semplicemente immenso.
Enorme, una costruzione imponente dal tetto fatto di vetrate che riflettevano la luce di quella giornata ricca di sole.

Iwaizumi si sentiva spaesato lì dentro, non faceva che guardarsi intorno con aria confusa e meravigliata.
La gente fluiva attorno a lui, ognuna con la propria meta da raggiungere, mentre lui se ne stava imbambolato fuori dalla sala degli arrivi, con lo zaino in spalla ed una valigia ad una mano.

Si sentiva incapace di muovere anche un singolo passo: era giunto in Argentina e tutto quello che lo separava dall'appartamento di Oikawa erano due ore di macchina.
O meglio, solo due ore di macchina se Oikawa fosse stato in casa, altrimenti, sarebbero state decisamente molte di più.


<< Bhe, guarda che non te la danno la cittadinanza Argentina se resti qui a mettere radici.>>


La solita voce squillante, i soliti occhi cerulei ed il solito viso lentigginoso e sorridente, con quello spazio tra i due denti davanti.


<< Martha, credo che adesso la cacca mi scappi davvero.>> le disse Iwaizumi, muovendo un passo nella sua direzione.

La ragazza si mise a ridere, dandogli una gomitata.

<< Una ragione in più per raggiungere casa sua, magari gli inventi la scusa che avevi solo bisogno del bagno.>> scherzò lei.


Insieme s'incamminarono fuori, dove Iwaizumi avrebbe dovuto fare un primo cambio di soldi, prendere la nuova sim per il telefono ed anche le chiavi della macchina che aveva noleggiato.


<< Bene, ci separiamo qui, Signor Quarantenne.>>


Iwaizumi si sentì improvvisamente triste di doversi separare dalla sua vicina di posto, anche se era solo una ragazzina, gli aveva dato per tutta la notte dei consigli preziosi, molto più maturi di quanto Iwaizumi stesso fosse riuscito a pensare.


<< Ho la macchina, posso accompagnarti se vuoi. Dove devi andare?>> le chiese, in uno slancio di sicurezza.

<< Questo è un ottimo modo per finire sui giornali di cronaca: Quarantenne rapisce bellissima ragazza di diciassette anni.>>


Iwaizumi scoppiò a ridere, seguito a ruota da Martha con la sua estrema somiglianza ad Oikawa Tōru.


<< Prendo il bus, sto andando dai miei nonni.>> disse la ragazza infine.

<< E allora questo è un addio, Signorina.>>


Lei fece per asciugarsi una lacrima finta, mettendo su un'espressione infelice.
Iwaizumi, che l'espressione infelice ce l'aveva già di suo, le allungò una mano a mo' di saluto, senza risultare troppo invadente.

Martha l'afferrò ma poi decise di abbracciare quel suo compagno di viaggio, consapevole che non l'avrebbe più rivisto.


<< Mi raccomando, non lasciartelo scappare ancora!>> gli disse poi, mentre iniziava ad allontanarsi.


Iwaizumi restò immobile, sorridendo nella sua direzione e salutandola con la mano, quando all'improvviso gli venne l'illuminazione.


<<Martha! Martha aspetta!>> la chiamò.

<< Lasciami il tuo numero e ti farò avere gli autografi che ti ho promesso!>>


Lei si mise le mani sui fianchi, smettendo di tirare la sua valigia.


<< Certo che sei davvero un tipo poco raccomandabile tu...>> rispose e poi allungò una mano nella direzione di Iwaizumi.

<< Dammi il tuo telefono, ti ricambio il follow su Instagram.>>


Dopo che ebbe armeggiato per qualche secondo con lo smartphone di Iwaizumi, la ragazza glielo porse, dicendogli che non si aspettava si certo che un Vecchio potesse avere 4000 followers.


<< Se mai verrai in Giappone... che ne so per le Olimpiadi magari, fammi sapere.>> le disse lui, mentre si rimetteva il dispositivo in tasca.


Lei alzò un sopracciglio, guardandolo con un'espressione stranita.


<<Con i tuoi genitori... se mai verrai in Giappone con i tuoi genitori.>> si affrettò ad aggiungere.


Lei sorrise, facendogli un occhiolino, dopodiché si allontanò sotto lo sguardo apprensivo di Iwaizumi.

Il corvino si mise in macchina, prendendosi qualche secondo per respirare, prima di mettere in moto ed impostare sul navigatore l'indirizzo dell'appartamento di Oikawa.



*





Oltre ogni aspettativa, la palazzina che ospitava l'appartamento di Oikawa, era abbastanza anonima.
Era un palazzo bianco, con finestre scure e piccoli balconi tutti addobbati di fiori e verde.

Poteva essere scambiato per un palazzo qualsiasi di Tokyo, se solo non avesse fatto quel caldo eccessivo e la gente, attorno ad Iwaizumi, non avesse parlato spagnolo.

Non che Iwaizumi capisse un'acca di quanto stessero dicendo, una volta parcheggiato vicino alla sua destinazione, per lui capire l'inglese era già più che sufficiente.

Per un momento si chiese se Oikawa parlasse ancora giapponese o se, dopo tutti quegli anni all'estero, avesse preso a parlare solo spagnolo.

Deglutì mentre si avvicinava a passi robotici alla portineria.

C'era una donna adulta, con il rossetto sbavato dal caldo, ed uno sguardo completamente assente, ad accoglierlo.

Iwaizumi si avvicinò incerto, e con un inglese altrettanto traballante gli disse che era qui per salire all'appartamento di Oikawa Tōru.


<< No paparazzi y no periodistas, entendido?>> disse lei, osservandolo dall'alto in basso, attraverso il vetro.

<< No no... amico!>> si affrettò a dire Iwaizumi, mentre superava l'ingresso e si dirigeva verso la Scala B, fino all'appartamento all'ultimo piano.


Fortunatamente c'era anche un ascensore lì di fianco, che portava ai pianerottoli dei vari piani, ma l'ultimo essendo un attico, aveva solo ed esclusivamente modo di essere raggiunto tramite l'ascensore.

Durante la sua salita, che gli sembrò durare poco meno di 10 secondi, Iwaizumi si vide passare tutta la sua vita davanti, immaginando ogni sorta di scenari possibili, nel momento in cui sarebbe comparso davanti ad Oikawa.

"Cazzo... cazzo cazzo cazzo cazzo."

Pensò mentre restava davanti la porta pesante di Oikawa Tōru, con le mani che gli sudavano ed il cuore in gola.

Si passò rapidamente una mano sulla faccia, anzi per meglio dire si prese a schiaffi da solo, dopodiché mordendosi il labbro e strizzando gli occhi, suonò al campanello.

Da dentro l'appartamento non provenne nessun rumore: non dei piedi che si affrettavano a raggiungere la porta, non una voce che urlava che sarebbe arrivato subito.

Niente.

Silenzio.

E per Iwaizumi questo fu peggio di vedere Oikawa aprire la porta assieme ad un nudissimo Ushijima Wakatoshi.

Chiuse gli occhi, e si appoggiò con la fronte alla porta, imprecando tra sé e sé.

Se Martha fosse stata lì con lui, gli avrebbe detto di insistere, di non darsi per vinto.
Avrebbe sorriso, quella ragazzina, mostrando senza alcuna vergogna il suo spazio tra i denti davanti, ed avrebbe atteso carica di buoni propositi.

Ma Iwaizumi non era Martha.
Iwaizumi non era neanche Oikawa Tōru.

Iwaizumi era sensibile per nascita ed infelice per scelta, per tanto il suo umore si rabbuiò istantaneamente, sentendosi ancora più patetico di quando non fosse partito.

Davvero si aspettava che piombando all'improvviso a Buenos Aires, Oikawa lo avrebbe accolto a braccia aperte?

Davvero si aspettava che lui per tutto questo tempo, fosse rimasto in casa ad attendere che Iwaizumi si decidesse per andare a riprenderselo?

Sospirò un paio di volte, prima di decidere di andare via.


" Mi raccomando, non lasciartelo scappare ancora!"

"Martha... le cose non funzionano come nei film che ci siamo fatti nel nostro volo.
Le cose che si dicono alla propria vicina di posto, su un volo per l'Argentina, restano su quell'aereo.
La realtà è ben diversa..."


Però, una piccola parte dentro di lui gli disse di riprovare.
Ormai era lì, a chilometri e chilometri di distanza da casa, senza neanche un biglietto di ritorno, tanto valeva bussare nuovamente.
Era una speranza vana e sciocca, quella che nutriva Iwaizumi Hajime, ma alla fine decise di farlo comunque.

Iwaizumi suonò ancora una volta, senza neanche attendere risposta, che già iniziò a dirigersi a testa bassa verso l'ascensore.

Alla fine, era sempre e stato solo tutto nella sua testa.

Alla fine, le occasioni del passato le aveva sprecate ed adesso non aveva più modo di rimediarvi.


<< Quién es?>>




Il cigolare di una porta che si apriva in ritardo.
L'affanno di una voce che si era precipitata alla porta.
I passi di qualcuno che metteva la testa fuori dal pianerottolo.

Le lacrime che avevano iniziato a scorrere lungo le guance di Iwaizumi Hajime.

Aveva una paura tremenda di voltarsi.
Aveva paura che non si sarebbero più riconosciuti, l'uno nel riflesso delle iridi dell'altro.
Aveva paura che lo avrebbe visto di fianco a qualcun altro.
Aveva paura, semplicemente, di rivederlo, dopo tutti quegli anni di silenzio.

Lentamente, lasciò andare la presa sulla sua valigia, cercando di violentarsi mentalmente nel voltarsi verso Oikawa.

Nonostante parlasse una lingua diversa, la voce era pur sempre la sua: squillante, dal tono melodioso e musicale, come quasi stesse cantando una canzone.





<< I... Iwa?>>





Fu un leggero sussurro, quello che arrivò alle orecchie di Iwaizumi, il quale restava ancora di spalle.
Sentirsi chiamare, dopo tutto quel tempo, gli fece strizzare gli occhi dalla sofferenza, mettersi una mano tremante sulla bocca ed infine, voltarsi ad incontrare le iridi nocciola alle sue spalle.

Oikawa non era cambiato molto, portava i capelli più corti, ma per il resto era sempre uguale.
Era alto esattamente quanto Iwaizumi avesse immaginato fosse alto, era robusto esattamente come appariva dalle foto.

L'unica cosa che sconvolse Iwaizumi furono i suoi occhi: erano sempre grandi, ma in quel momento erano carichi di pianto, quasi quanto quelli verdi di Iwaizumi.

Le mani di Oikawa tremavano, mentre se le portava alla bocca, lasciando che anche i suoi occhi piangessero da soli.


<< Ehi...>> fu tutto quello che Iwaizumi disse, cercando di trattenersi.


Oikawa restò immobile, con le mani sulla bocca ed un'espressione indefinita sul viso.

Ci sarebbero state molte cose che avrebbero dovuto dirsi, tantissime.
Ci sarebbe stato molto che Iwaizumi avrebbe potuto dire, ma invece restava in silenzio, con il cuore che gli scoppiava in petto e la voglia di lanciarsi tra le braccia di Oikawa Tōru davanti a lui.

Dopo qualche minuto, in quel silenzio così pensate tra di loro, Iwaizumi si fece coraggio, ingoiando tutte le sue paure ed emozioni, cercando di fare quello che si era prefissato in questo viaggio verso l'ignoto.

Adesso quell'ignoto che lo spaventava così tanto, era davanti ai suoi occhi, ed incredulo, restava in attesa.





<< Tōru... >> non fece neanche in tempo ad iniziare che Oikawa prese la parola, interrompendolo come era solito fare anche in passato.

<< Perché?!>> chiese, imprimendo nella sua voce scossa dall'emozione, una nota di rabbia.





Iwaizumi abbassò lo sguardo.

C'erano un milione di perché.
C'erano un milione di cause che lo avevano spinto a quella follia dopo dieci anni.

Ma Oikawa sarebbe stato paziente abbastanza da ascoltarle tutte?
Avrebbe avuto il tempo, Iwaizumi Hajime, di fargli capire le motivazioni per cui ora fosse davanti la sua porta di casa?

Avrebbe potuto dire tanto.
Avrebbe potuto cercare il modo migliore per dirglielo e avrebbe potuto scegliere accuratamente le parole.


<< Mi mancheresti...>> disse infine, con voce impastata dall'agitazione.

<<Co-cosa?>> chiese Oikawa, ancora scosso ed immobile sulla porta di casa sua.

<< Mi mancheresti, Tōru... se te ne andassi dall'altra parte del mondo, mi mancheresti.>> concluse.

<<Non puoi dire sul serio...>> sussurrò Oikawa.





Iwaizumi mosse un passo verso di lui, uno di quelli incerti, seguito poi da un altro più deciso e un altro ancora.

Quando si trovò vicino a lui, lasciando che i loro occhi s'inchiodassero gli uni negli altri, Iwaizumi prese un profondo respiro.





<< È folle lo so. Ma tu ancora te lo ricordi, così come me lo ricordo anch'io.>>

<< Tu... non puoi... perché me lo stai dicendo solo... adesso? Davvero Iwa-chan, adesso?>> disse tremante Oikawa.





Iwaizumi sorrise mentalmente, mentre la scena di Martha che gli diceva cosa fare qualora lui avesse tirato fuori la storia del "è troppo tardi" gli passava per la mente.





<< Adesso, Tōru.>> disse, mentre tremante si avvicinava al ragazzo castano, che seguiva i suoi movimenti con gli occhi sgranati.

Trattenne il fiato Iwaizumi Hajime, quando posò una mano sul fianco di Oikawa Tōru e quando lo sentì sussultare sotto il suo tocco.

<< Solo se... solo se mi vuoi, Tōru. Te lo dico adesso, solo se mi vuoi...>> aggiunse, deglutendo e guardando Oikawa dritto negli occhi.





Oikawa gli si buttò letteralmente addosso, urlando imprecazioni in una lingua che Iwaizumi non riusciva a capire e piangendo disperato nell'incavo del collo di Iwaizumi Hajime.

Ci vollero diversi minuti per calmare Oikawa.

Una volta entrato in casa, aveva continuato a piangere, tenendo stretto Iwaizumi, come se avesse paura che potesse scomparire da un momento all'altro.

Per contro Iwaizumi, era ben felice di lasciarsi stringere a quel modo da Oikawa, così come dentro di sé, sentiva che tra di loro non era più necessario dirsi altro.

Si erano ricongiunti, anche se in ritardo, l'uno tra le braccia dell'altro, come se non fossero passati anni e come se fossero ancora quei due ragazzini che facevano assieme il tragitto verso casa.

Alla fine, Iwaizumi si dimenticò anche di chiedere il perché Oikawa Tōru, un anno prima, non avesse risposto al suo commento.

Alla fine, tutti i suoi dubbi furono sciolti nel momento in cui le loro labbra s'incontrarono, cercandosi avidamente, dopo aver sentito la mancanza l'una delle altre per tutti quegli anni.

Alla fine, il viaggio verso l'ignoto di Iwaizumi non fu la fine di un capitolo triste della sua vita, bensì l'inizio di qualcosa che era rimasto sopito sotto la polvere molto a lungo.

Alla fine, Iwaizumi Hajime, quando si svegliò nel cuore della notte per effetto del jet-lag, nudo di fianco ad Oikawa Tōru, sorrise di tutto cuore, nel sentirsi finalmente completo e non più diviso in mille piccoli pezzi.

Nonostante fossero passati tutti quegli anni e nonostante Martha avesse ascoltato la sua storia solo una volta, le parole dette da quella ragazzina si rivelarono veritiere:

Non sarebbe stato troppo tardi se lui l'avesse voluto.

E a giudicare dai segni sulle spalle di Iwaizumi, così come da quelli sul corpo di Oikawa anche lui l'aveva voluto, segretamente, per tutti quegli anni.


*


L'indomani Iwaizumi si alzò con il mal di testa, provocato sia dal jet-lag sia da quanto avessero fatto durante tutta la giornata del giorno prima.

Ma, nonostante tutto, fu uno dei risvegli migliori della sua vita.

L'odore del caffè gli arrivava fino in camera da letto, mettendogli un insolito buonumore.
Oikawa era già in piedi, in cucina, con indosso solo la t-shirt di Iwaizumi della sera prima.

Aveva un aspetto fresco, nonostante avesse passato tutta la giornata di ieri a piangere: dapprima per un motivo e successivamente per un altro.


<< Oh buongiorno.>> trillò Oikawa, non appena lo vide entrare barcollante in cucina.

<< 'Giorno... e comunque quella maglietta puzza.>>


Oikawa fece spallucce, dicendo che non aveva mai sentito un odore migliore in vita sua, e che anzi, gli sembrava quell'odore gli fosse mancato da troppo.

Decisero di andare a fare colazione fuori, dopo aver preso quel caffè assieme nella cucina di Oikawa, così che quest'ultimo si sarebbe sentito meno in colpa nell'andare agli allenamenti del pomeriggio.


<< Non ho paura di stare da solo 'Kawa... tranquillo.>> gli disse, una volta accomodatosi al tavolo, Iwaizumi.

<< Averti qui non mi sembra vero, ho solo timore che possa non trovarti, tornato a casa poi.>> confessò Oikawa, lasciando che un velo d'imbarazzo gli colorasse il viso.


Parlarono così, davanti quella colazione molto abbondante, del più e del meno, come se fossero passati pochissimi giorni e non tutti quegli anni.

Si riscoprirono ancora più uniti di prima, senza imbarazzo o momenti morti.
Tornarono a ridere assieme, come se non fossero dall'altro lato del mondo, ma bensì stessero ripercorrendo la strada verso casa, nella prefettura di Miyagi.

Dopo un po', Iwaizumi prese il telefono di nascosto, per scattare una foto ad Oikawa ed inviarla poi, ad un nuovo contatto nel suo profilo Instagram.




xX_MarthaSK_xX


"Alla fine è andata cosi."

La risposta non si fece attendere troppo a lungo, e nel leggerla Iwaizumi sorrise, davanti il suo schermo.

"Ganbare Senpai!"


<< Perché ridi, Iwa-Chan?>> chiese Oikawa, guardandolo con aria interrogativa e curiosa.


Iwaizumi sollevò le spalle, riponendo il telefono in tasca.


<< Quello che si dice alla propria vicina di posto, in un volo improvvisato per l'Argentina, resta su quell'aereo.>> concluse, prendendo una mano di Oikawa tra le sue e posandovi delicatamente un bacio sul dorso.


Oikawa non fu del tutto certo di quel che volesse dire Iwaizumi, ma alla fine per entrambi loro, una cosa fu chiara e trasparente, in quella calda giornata di sole a Buenos Aires:

Questa volta sarebbero rimasti insieme.





Angolo Autore:

Stelline

Eccoci alla fine di quest'ennesima lunghissima One Shot!

Perdonate gli eventuali errori/orrori presenti, ma è stata davvero un'idea venutami all'improvviso che ho sentito l'urgenza di mettere su "carta."

Cosa ne pensate?!

Più che una vera e propria IwaOi è stata una storia, un "viaggio" assieme ad Iwaizumi, con i suoi pensieri e paure, in volo verso il più grande rimpianto della sua vita.

Spero vi sia piaciuto, volare assieme a lui e a Martha, che si è trovata ad essere portavoce delle cose che almeno una volta, leggendo tutte le altre FanFiction, ci siamo ritrovate anche noi a voler dire ai protagonisti!

Spero che sia stata di vostro gradimento, nonostante non ci sia stato il solito smut!
Ma ogni tanto ci sta anche, scrivere qualcosa di più romantico.

Spero di essere riuscita nell'intendo!

Vi lascio un bacino e a presto, con qualche altra One Shot!

❤️



Lavienne

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