Many tiny pleasant things ~ KuroKen ~


⚠️Disclaimer ⚠️

TW: in questa storia si normalizza l'uso delle droghe leggere come la cannabis.

Ci tengo a precisare che questa è UN OPERA di fantasia, che non rispecchia la realtà e che non ha nessun intento educativo.

Questa storia:
NON promuove l'uso delle droghe leggere.
NON Ha lo scopo di legalizzare l'uso delle droghe leggere.
NON suggerisce a NESSUNO l'uso di tali sostanze.

I personaggi all'interno di questa opera sono TUTTI maggiorenni.

In questa One Shot è presente un linguaggio scurrile e/o volgare, pertanto NON è andata ai minori.

Detto questo BUONA LETTURA ❤️
Vi aspetto nei commenti, alla fine della storia!


*




~ Kuroo x Kenma ~


Many tiny pleasant things.


Parole: 6502.



*


Ci sono tante cose classificabili come piaceri della vita.
Alcune sono oggettive, come ad esempio godere di una buona salute, avere una bella casa, fare un lavoro che dia soddisfazione, o fare del buon sesso.
Altre, quelle migliori a mio avviso, sono quelle soggettive.
Sono quelle piccolezze, che variano da persona a persona o anche da periodo a periodo.

Un tempo, avrei detto che uno dei piaceri della vita fosse fare sesso tutti i giorni con una donna diversa.
Poi, quando ho capito che ero un bastardo egoista anche mentre facevo sesso, ho virato sulla pallavolo.

Uno dei piaceri della mia vita, è stata indubbiamente la pallavolo, almeno ad un certo punto: la sensazione di frustrazione che si dipingeva sul volto degli avversari quando andavo a muro e facevo punto, era semplicemente sublime.

Inevitabilmente, come tutte le cose belle, alla fine poi si è conclusa anche questa infatuazione per il sudore e la fatica dello sport.

C'è da dire che sono cresciuto e ho deciso di lasciarmi questo mondo alle spalle, autonomamente e senza rimorsi.

Così ho dovuto trovare altro che mi desse piacere, nella vita.
All'inizio è stata la chimica, ma dopo essermi laureato con il massimo dei voti ed aver trovato lavoro presso la stessa Università, anche questa mi è venuta a noia.

Sia chiaro, amo il mio lavoro, ma da qui a definirlo uno dei piaceri della vita, ce ne vuole e pure parecchio.

Se devo essere sincero sono una persona che si annoia molto facilmente.
M'infervoro e m'infiammo con altrettanta facilità, ma poi perdo interesse.
È sempre stato così, sin da quando ero ragazzo e mi chiamavano "Roosted Head" per via della mia capigliatura- che porto ancora oggi.-

Era così con le ragazze: se ne vedevo una che mi piacesse io non mollavo la presa fino a quando non ci andavo a letto.
Ma poi qualcosa in loro smoriva, o forse appassiva quel fiore di curiosità che avevo dentro, e per un motivo o per un altro, tutte le mie relazioni finivano.

Crescendo sono cambiato sotto questo punto di vista.

Alcuni dicono che sia perché sono stanco di andare sempre in cerca di una nuova e più appetibile preda, altri dicono che sia perché ne ho avute così tante che adesso non mi manca niente.

La verità è che crescendo, sia un po' per una ed un po' per l'altra, ho cambiato gusti.

Nel senso che non faccio sesso con una donna da quando avevo 19 anni, e adesso ne ho 29.

Dieci anni.

Dieci anni in cui sono stato fedele, leale e devoto, alla stessa persona.
Dieci anni in cui ho fatto sesso solo con la stessa persona.
Dieci anni in cui credo di non essermi mai annoiato.

Ed ho anche smesso di essere un bastardo egoista a letto, anteponendo il piacere che posso dare a quello che posso ricevere.

Forse è questa la sensazione che si prova nel fidanzarsi con il proprio migliore amico d'infanzia, o forse questa è una fortuna che è capitata solo a me.

E se questa fortuna dovesse avere un volto ed un nome, avrebbe di certo la postura curva davanti al
Pc, porterebbe gli occhiali da riposo mentre sta sul divano, brontolerebbe per qualsiasi cosa non vada secondo i suoi piani.
Avrebbe i capelli lunghi con le punte biondicce, le occhiaie sotto gli occhi, un buon profumo di caffè e bagnoschiuma.

E risponderebbe al nome di Kenma Kozume.

Se adesso dovessi parlare di uno dei piaceri della vita, dopo dieci anni di relazione, sicuramente citerei un qualsiasi momento della mia quotidianità con Kenma.

Ma stasera, in questo preciso ed esatto momento, non è questo il caso.

Se mi chiedessero in questo istante di uno dei piaceri della vita, risponderei che non c'è niente di meglio che fumare marijuana, bevendo un whisky giapponese di un'ottima annata, mentre sei seduto sul terrazzo di casa tua assieme ad uno dei tuoi amici storici.

L'estate è fresca questa sera, sul terrazzo di casa.
Una leggera brezza ci scompiglia i capelli: i miei scuri e disordinati, e quelli di Bokuto Kōtarō, dal colore imprecisato.

Le luci della città di Tokyo ci illuminano, lasciando che sui nostri visi sfatti si proiettino luci ed ombre, provenienti dai cartelloni pubblicitari.

Ma del resto, siamo troppo fatti per farci caso.

<< Che cazzo guardi Kuroo?>> dice il Gufo, seduto su una poltrona reclinabile, con i piedi alzati fin al parapetto della terrazza.

I suoi occhi sono sempre stati grandi e pieni di vitalità, ma adesso sembra che abbia l'aspetto di uno che non dorme da mesi per colpa dei figli piccoli.

E lui, innamorato di un altro uomo fino al midollo, di figli non ne ha.

Almeno per ora.

<< Guardo che sei brutto come un cesso Bo, quando fumi e ti ubriachi.>> rispondo, prendendo la sigaretta e portandomela alle labbra.

Ne ispiro un tiro lungo, lasciando che il fumo fermenti nei miei polmoni, facendomi bruciare la gola, prima di rilasciarlo.


Non ho mai fumato da giovane.
Neanche mai una volta, nonostante me l'abbiano offerto diverse volte.

Forse perché ancora non ne avevo colto le sfumature avvolgenti, che solo l'età adulta ti concede di scoprire.
O forse perché ero un fissato dello sport.

In verità è stato Kenma, ad iniziarmi.

Ero un timido verginello delle droghe leggere, ma poi quando cresci e vai a convivere con il tuo ragazzo, ti rendi conto che la vita non va come l'avevi immaginata da adolescente.

Ti accorgi che ci sono più pensieri e cose da tenere sotto controllo.
Ti rendi conto che comprare una casa non è semplice, che ci sono mille spese e che scegliere il colore della cucina potrebbe essere scintilla di una guerra mondiale.
Ti rendi conto che i soldi non bastano per tutto, che devi imparare a gestirli e a prioritizzare le spese.
Che non puoi comprarti ogni mese l'ultimo modello di qualsiasi cosa ti piaccia, e che non puoi sprecare niente.

E che, quando convivi da molto tempo e lavori pure, scopri che tutto quel sesso che sognavi che avresti fatto, in verità non lo fai.

Scopri cose nuove, nuove preoccupazioni, che credevi di non aver mai avuto: che se non fai la spesa il frigo non si riempie da solo, che se non impari a cucinare sei fottuto, che se non inizi a fare le faccende di casa finisci per marcire.

E quando in casa ci sono due uomini la cosa non è semplice.

Io non sapevo neanche cosa fosse un ferro da stiro o come si usasse una lavatrice, ed in tutta onestà Kenma non lo sa ancora oggi.

E quindi mi sono dovuto inventare da zero, perché l'amore era più forte di quei litigi e di quelle incomprensioni.

Più forte della voglia di far fare all'altro quello
che vuoi tu, più forte della pigrizia in cui sei cresciuto e più forte del senso di perenne procrastinazione.

Ed ho imparato che è importante saper disinnescare: che non importa che si abbia sempre ragione, o che si abbia l'ultima parola.

Quando Kenma è di cattivo umore, non insisto.
Quando è stanco, faccio il doppio dei turni per aiutarlo, facendomi carico anche della sua parte di faccende.
Quando è giù di morale esco a comprargli qualcosa che lo faccia sorridere, o gli organizzo una sorpresa come vedere il suo film preferito sul divano.

E scopri che, dopo una giornata passata in laboratorio all'Università o davanti al pc hai bisogno di rilassarti.

Non sempre, ma una volta ogni X mesi, hai bisogno di farti fondere il cervello.

E Kenma era avvezzo al fumo "terapeutico", come lo chiama lui, sin da prima che andassimo a convivere, ormai 5 anni fa.

Seppur la mia prima reazione, alla sua prima fumata nella nostra casa nuova, non fu delle migliori, adesso devo ammettere che non c'è niente di più intimo che ritirarci sulla terrazza e fumare assieme.

<< Tu sei sempre brutto come un cesso Testurō.>> gracchia la voce scomposta di Bokuto, dopo aver mandato giù un altro sorso di whisky, che lo ha fatto lacrimare.

<< Ma che cazzo dici, io sono sempre stato il più attraente tra i due.>> gli rispondo, sbiasciando le ultime sillabe di ogni frase.

<< Si certo... per questo Kenma porta gli occhiali. Gli hai rovinato gli occhi, coglione.>>

Un singhiozzo mi stringe la gola, lasciando a Bokuto il gusto dell'ultima parola per una manciata di secondi.

<< Bo, Keiji porta gli occhiali da subito dopo il liceo, almeno Kenma solo da un paio d'anni.>>

Il Gufo resta in silenzio, sollevando le sopracciglia ed annuendo di conseguenza, come se avesse appena avuto un'intuizione geniale.

<< Dio benedica gli occhiali su Keiji.>> aggiunge poi, sollevando alla Luna il suo bicchiere e scolandoselo di conseguenza.

Io scoppio a ridere, piegandomi in due in avanti e reggendomi la pancia con un braccio.

Lo so che quando si è fatti la prima regola è non ridere: chi ride per primo innesca una reazione a catena che difficilmente poi riesce a spezzarsi.

Ma con la discutibile ironia di Bokuto Kōtarō, che sia sobrio o ubriaco, fatto o pulito, le cose non sarebbero cambiate poi più di tanto.
Avrei finito per ridere fino a farmela addosso, in ogni caso; solo che adesso inizia a ridere anche lui, con i suoi soliti toni esagerati e squillanti.

E più gli faccio segno di tenere la voce bassa tra le risate, poiché Kenma stasera è in diretta sul suo canale di Twitch, più entrambi non riusciamo a trattenerci.

Ridiamo, come se non fossimo sulla soglia dei trent'anni, ma come se in realtà ne avessimo tredici e quella non sia la nostra milionesima fumata, bensì la prima.

Ridiamo, affacciati ad una Tokyo che vive la sua vita notturna, e la gente che passa per la strada sottostante si guarda intorno spaesata, nel non sapere da dove provengano quei versi disumani.

<< Kōtarō, sshh.>> riesco a dire dopo una buona ventina di minuti, quando ormai mi sento le guance e gli addominali far male.

Bokuto annuisce, mettendosi una mano sulla bocca e successivamente asciugandosi delle lacrime dagli occhi.
Ogni tanto la sua schiena ha uno spasmo, per una nuova ondata di risate, che però rimane inespressa dentro di lui.

Restiamo un po' in silenzio, continuando a riempirci i bicchieri di Suntory Hibiki*, che devo ammettere è davvero fantastico.

Gliele ha mandate alla sua casella di posta, l'azienda produttrice, poiche voleva che Kenma le pubblicizzasse sui suoi canali.

Alla fine lui gioca ai videogiochi, come avrebbe fatto a promuovere del whisky?
Nonostante avesse rifiutato alla fine sono arrivate comunque.
Come si fa a mandare una cassa di 10 bottiglie di Wishky da 13000¥** caduna, a qualcuno che non ha intenzione di pubblicizzarti?

Non che alla mia sete di alcool interessi più di tanto, ma non posso fare a meno di chiedermelo ugualmente.

Alla fine la bottiglia che Kenma mi ha dato il consenso di stappare con Bokuto questa sera, è quasi alle sue battute finali.
Probabilmente Kenma ce l'ha data per tenerci buoni e non disturbare la sua live.
Peccato che un Bokuto Kōtarō ubriaco sia più imprevedibile e caotico della sua versione sobria.

<< Cazzo, ci pensi che Hinata e Kageyama si sono sposati?>> dice Bokuto, rompendo il nostro silenzio.

Cazzo se è vero.
Sembra ieri che quei due piccincioni scoprissero le gioie dell'amore e sperimentassero la loro prima volta.
Sembra ieri che li ho visti mettersi assieme.

Ed oggi sono passati così tanti anni che ne ho perso il conto, o molto più probabilmente, sono solo troppo ubriaco e fatto per contarli.

È innegabile che il tempo sia volato: un momento fa ero un ragazzino tutto ormoni e pallavolo ed adesso solo un trentenne- o quasi- che lavora in giacca e cravatta e che trae il massimo piacere dai giorni feriali.

Se prima mi lanciavo a capofitto in qualsiasi situazione, adesso la mia maggior preoccupazione è non lasciare i panni nella lavatrice troppo a lungo perché altrimenti s'inumidiscono e puzzano di merda.
Se un tempo passavo nottate insonni a bighellonare in giro, adesso quando sono le 22 mi addormento con il telecomando in mano, seduto sul divano come da manuale.
Se prima fare i compiti mi occupava pochissimo tempo, perché alla fine tutto mi veniva semplice, adesso quando chiudo un libro, continuo a vedere formule anche ad occhi chiusi.

Adesso godo, quando arriva la Domenica e posso attardarmi a letto.
Godo nell'aprire i miei cassetti e vederli in ordine, e sentire che profumano di pulito.
Godo nell'alzarmi dal letto al mattino, con il dubbio di aver lavato o meno i piatti della sera prima, e trovarli poi perfettamente impilati negli scaffali.

E mentre adesso sto pensando che domani ho una lavatrice di panni sporchi da fare, Hinata e Kageyama si stanno godendo i loro primi giorni assieme come maritini.
E si sono sposati davvero, anche loro due, che si sono scoperti da soli e da soli sono andati avanti.

E ricordo benissimo alla festa del loro matrimonio, di qualche settimana fa, il discorso che gli ho fatto, dopo qualche bicchiere di troppo:

" Non compratele le mutande sexy, non vi serviranno perché è già tanto se riuscirete a leggere l'etichetta di quelle in cotone per lavarle e stirarle senza rovinarle.
Spoiler: ne rovinerete tantissime, quindi compratele sempre doppie.

Non compratele le lenzuola di seta nera lucida, che fanno tanto film per adulti.
Perché poi non si smacchiano neanche con le vostre lacrime miste con la candeggina quelle puttane.

E assolutamente, mettete in conto tanti di quei litigi e discussioni, che la leva militare obbligatoria vi sembrerà una vacanza, a confronto.
Ma così tanti che vi chiederete " ma perché l'ho sposato?"
Ormai siete fregati, e no non vale più dire " Quando ti ho conosciuto eri diverso."
Grazie al cazzo che lo ero, non avevo idea che ci fossero 15 programmi differenti per lavare un paio di calzini che inevitabilmente si sarebbe spaiato, una volta uscito dalla lavatrice.

Però, ragazzi, quanto è bello fare pace.
Quanto è bello svegliarsi l'uno di fianco all'altro.
Quanto è bello alzarsi e fare colazione assieme.
Quanto è bello amarsi, nonostante tutto.

E voi amatevi, mi raccomando, nonostante tutto.
Anche perché per qualsiasi ripensamento, un amico avvocato divorzista non l'abbiamo ancora."


<< Cazzo si. Chi l'avrebbe mai detto, che si sarebbero sposati quei due...>> commento.

<< Già... se ripenso che ad Hinata ho insegnato tutto io sulla pallavolo...>>

Soffoco una risata.

<< Questo non c'entra un cazzo con il matrimonio Bo...>> dico, sporgendomi verso il tavolino al centro tra le nostre sdraio, per far cadere un po' di cenere.

<< Adesso saranno alle Hawaii a fare sesso tra i pesci tropicali, però.>> dice lui, annuendo a se stesso.

Effettivamente, essendo ora in viaggio di nozze, con molta probabilità, mentre la nostra fumata volge al termine, quei due potrebbero sul serio star facendo sesso tra i pesci tropicali.

<< Sarebbe figo fare sesso tra i pesci tropicali.>> annuisco anche io di conseguenza.

<< Sarebbe figo se anche tu ti sposassi, Kuroo.>>

Alzo gli occhi al cielo, sentendo un lieve senso d'imbarazzo scombussolarmi lo stomaco.
Se non fossi stato fatto, avrei sicuramente evitato l'argomento, ma tant'è...

<< Sempre con questa storia... non è che sia il matrimonio a dire se amo o meno Kenma.>> dico, cercando di suonare un po' meno artificiale.

Bokuto scuote la testa, prendendo poi un altro tiro, ispirando a pieni polmoni.

<< È solo un modo per essere più uniti.>> commenta lui.

<< Ma lo siamo già, e anche da prima che ci mettessimo assieme.>> ribatto.

<< E allora sposatevi, cazzo è semplice no? Tanto non cambierebbe un cazzo di niente.>>

Prendo, a malincuore, il mio ultimo tiro della serata, trattenendolo dentro i polmoni il più a lungo possibile, come se l'idea che fosse l'ultimo gli permettesse di durare di più dentro di me.

<< Kenma non si vuole sposare, Ko.>> taglio corto, espirando il fumo dal naso.

<< Ma se è stato commosso tutto il tempo, mentre faceva da testimone ad Hinata!>>

Alzo nuovamente gli occhi al cielo, soffocando l'ennesima ondata di risate.

<< Ma quanto puoi essere scemo? Essere il testimone di qualcuno e commuoversi non vuol di certo dire che ci si voglia sposare! Sposati tu, se ci tieni così tanto.>>

Bokuto scoppia a ridere, trascinando anche a me in quella spirale che sembra nuovamente senza fine.

Tra le risate del momento riesco a cogliere un:

" Io e Keiji siamo già sposati da 4 anni."

Effettivamente è vero: tutti i nostri amici, colleghi o conoscenti, si stanno sposando.

Ma io non capisco perché avere tutta questa fretta, alla fine è importante amarsi, no?

Ed io e Kenma ci amiamo.
Conviviamo da cinque anni e ci amiamo a dieci.

C'è davvero l'esigenza di sposarsi?

E poi io mi vedo più come l'invitato ubriacone e goliardico, che fa i discorsi al microfono senza che nessuno glielo abbia chiesto, piuttosto che lo sposo.

"Lo sposo."

Sento il cuore salirmi in gola, complice forse anche l'alcol e la marijuana, ma per la prima volta questo pensiero mi da il batticuore.

<< Non c'è niente di più bello di fargli prendere il tuo cognome, di chiamarlo marito, di scrivere un solo nome sulla cassetta della posta. Non lo so Kuroo, ma è diverso in qualche modo, anche se praticamente non cambia niente.>> continua il Gufo, dopo aver preso anche lui il suo ultimo tiro.

Alzo le spalle per tutta risposta.

<< Secondo me hai solo paura d'impegnarti sul serio.>> conclude.

<< Come scusa?>> dico, voltandomi verso di lui e sollevando un sopracciglio.

<< Sono rimasto fedele a Kenma per dieci anni, perché mi sono impegnato. Abbiamo comprato questa casa insieme perché mi sono impegnato, conviviamo da cinque anni perché mi sono impegnato, tu che dici?!>>

Bokuto si volta verso di me, sollevando le mani in segno di resa, prima di parlare nuovamente.

<< Ah questo lo so bene. Ma è come se ti stessi lasciando la porta aperta, in qualsiasi momento, non volendolo sposare. Come dire... se tu ti annoiassi di lui e decidessi di scaricarlo, potresti farlo stanotte.
Potresti partire per l'Europa e fare quel cazzo che ti pare, e tutto l'impegno di cui hai parlato fino ad ora andrebbe nel cesso.>> risponde.

<< Bhe perché, se volessi divorziare, non potrei comunque farlo ugualmente, mandando l'impegno nel cesso?>>

Bokuto annuisce, e poi, dopo essersi inumidito le labbra al suo bicchiere, fa una breve pausa d'effetto.

<< Certo, ma sarebbe una scelta e non un'alternativa.>>

Il cuore pare fermassi dentro al mio petto, così come il fiato ed ogni singolo pensiero che mi vorticava in testa fino a qualche secondo fa.

Diventerebbe una scelta, lasciare Kenma.
Diventerebbe qualcosa a cui dovrei pensare, perché non si ottiene un documento di divorzio schioccando le dita.
Sarebbe qualcosa che dovrei ponderare, e non qualcosa che farei solo perché mi sarebbe possibile farla.

Non potrei prendere un volo per l'Europa solo perché domani mi sveglio con i postumi e con la noia.

Sarebbe una scelta e non un'alternativa.

Da quando Bokuto è così intelligente, da farmi riflettere?

<< Credo che tu abbia ragione... forse.>> rispondo, ammutolendomi poi, per tutto il resto della serata.

Serata che trascorre nel verso opposto di come l'avevo immaginata.
Quando fumi, ti può prendere in due modi: o ridi fino a vomitare o ti deprimi.

E sentir Bokuto parlare di matrimonio, facendomi dare del codardo e dell'insicuro da lui, mi ha decisamente depresso.

Sospiro, cercando di mostrarmi allegro quando Akaashi viene a prendere suo marito in macchina.
Il suo sguardo è sempre gentile ed amorevole, quando si posa su Bokuto, non importa se lo abbia trovato sfatto ed ubriaco.

Mi ringrazia di averglielo consegnato non troppo rotto, e lentamente lo aiuto e caricarlo sul sedile posteriore.

<< Kuroo, grazie per la serata a nome di Kōtarō, te lo direbbe anche lui se non stesse già dormendo.>> dice Akaashi, sorridendo dolcemente.

<< Ma figurati, è stato un piacere sentirlo parlare di te tutto il tempo.>> commento, vedendo poi come Akaashi arrossisce e si spazientisce allo stesso tempo.

<< Mi spiace... glielo dico sempre di non esagerare...>>

Gli faccio un gesto lascivo con la mano, del resto sono ubriaco e fatto anche io, nonostante abbia decisamente più autocontrollo del suo uomo.

Ci salutiamo tra i ronfi di Bokuto sul sedile posteriore.



Mentre salgo, tramite l'ascensore nuovamente a casa, il discorso della serata torna a tormentarmi.

Sospiro, quando alle 2 di notte Kenma stacca la sua live e lo sento andare a controllare se io sia ancora fuori sulla terrazza.

In verità sono sepolto nelle coperte già da un po', con la testa sotto ad un cuscino, nel tentativo di non vomitare per la mia stessa puzza d'alcool.

Dopo qualche minuto entra in camera.
Crede che io stia dormendo, così non apre la luce, ma io posso sentirlo mentre si cambia e s'infila tra le coperte.
Il materasso cede sotto il suo peso, ed immediatamente lo sento che viene a cercare il mio corpo.
Mi abbraccia, ogni notte, anche quando sono in fase rem e sbavo dalla bocca.
Mi abbraccia, come se non gli importasse di altro.
Si stringe a me, mi cerca nel letto come se non riuscisse a prendere sonno altrimenti, a prescindere da quanti gradi ci siano fuori.

E mentre sento le sue braccia sottili chiudersi attorno al mio petto, un'altra stretta mi serra la gola, lasciando anche che una lacrima solitaria mi righi una guancia.

Un turbine di pensieri sconnessi mi porta ad essere inquieto, e a farmi immaginare qualsiasi tipo di filippica mentale.

Sono innamorato di Kenma, con tutto il cuore e qualsiasi altro muscolo del mio corpo.
Lo amo e lo rispetto.

Kenma è al mio fianco da quando facevamo le scuole elementari e se dico di conoscerlo, non lo dico per presunzione, ma perché è un dato di fatto.

E allora perché non siamo ancora sposati?
Che cosa mi spaventa?
Che cosa mi blocca?

Il mettergli un anello al dito?
Il fargli prendere il mio cognome?
Il dover prendere il suo?

Se ho scelto di essergli fedele e devoto, e lo sto perpetrando in questi anni, che cosa mi frena?
Sono davvero il vigliacco che Bokuto vede?

Che poi Kenma non ha mai detto di non volersi sposare.
Non ne abbiamo mai parlato a dire il vero, del nostro matrimonio, quindi non so come la pensi sul serio.

Kenma è un tipo pragmatico, che fa solo l'essenziale, quindi se non è un qualcosa di concreto, lui non si sofferma neanche a parlarne.

Ed in tutti questi anni, non è mai stato neanche argomento ipotetico, quello del matrimonio.

Ma Kenma vorrebbe sposarmi?



<< Kuro... lo so che sei sveglio, che c'è?>>

Kenma, piccolo micino attento a qualsiasi cosa, che fingi disinteresse davanti ad una telecamera ma che sei più innamorato di me di quanto io possa ricambiarti, non ti merito.
Non merito le tue attenzioni, il tuo accorgerti in tempo zero di quando ho qualcosa che non va, di farmi sentire sempre amato e rassicurato, come se fossi ancora un bambino.

Ma non lo sono.
Non lo sono, cazzo.

Sono adulto, sono cresciuto, sono diverso.

<< Ken...>> dico piano, mentre mi volto verso di lui.

La stanza è immersa nella penombra, ma riesco a distinguere bene i lineamenti delicati del suo volto.
I suoi lunghi capelli sottili e chiari, il suo naso all'insù ed i suoi enormi occhi dorati.

Dio che bello che è.

<< Kuro, c'è qualcosa che non va?>> chiede nuovamente, con un filo di voce.

Sono dannatamente tentato di scuotere la testa.
Di dire che va tutto bene e che mi era solo mancato, ma non ci riesco.
Non ci riesco a mentire quando sono fatto, non ci riesco davanti a Kenma ed alla sua disarmante gentilezza.

Non riesco ad essere il solito codardo che vive con la testa sotto la sabbia.

<< Ken... sono fatto ed anche un po' ubriaco...>> dico, trascinandomi dietro le parole, sia per la stanchezza che per la serata da poco conclusasi.

<< Lo vedo... e lo sento, Tetsu.>> risponde lui, accarezzandomi una guancia.

Prendo tempo.
Resto in silenzio, perdendomi ad immaginare scenari improbabili riflessi dentro alle sue iridi.

E tergiverso.
E attendo.
Esito.
Rimando, ancora ed ancora la questione.

<< Hai fame? Sete?>> chiede lui.

In realtà non lo so.
Ho fame, sete, sonno, insicurezza, dubbi, ansia e un incredibile senso di vuoto.

Mi spaventa pensare troppo al futuro, forse sono arrivato a quell'età in cui fai bene a preoccuparti della morte.
E pensi che non avrai mai dei figli, perché hai scelto di stare con un altro uomo.
Pensi che forse hai sprecato la tua vita, che avresti potuto fare di più ma non lo hai fatto.
Avresti potuto impegnarti di più ma ti sei accontentato.

Ed io odio pensare che un domani potrei guardarmi indietro e pensare di essermi accontentato.
Che Kenma possa essersi accontentato.

Perché deve essere sempre una riflessione così profonda, anche la minima cazzata che mi viene in mente, quando sono fatto?

Ma non potrei vedere draghi ed unicorni come tutti?

No, io mi devo flagellare, mi devo crocifiggere da solo, inchiodarmi al mio ego e sottostare alla mia eterna indecisione.

E se poi dovessi pentirmene?
Se dovessi annoiarmi?
Se dovessi aver paura e fuggire?

Dio, che casino è essere adulti?
Che razza di merda è dover prendere decisioni importanti, decisioni che prendi solo una volta e poi basta?

<< Chiudi gli occhi Kuro, riposati e vedrai che domani sarà passato.>> dice Kenma, mentre lentamente chiude gli occhi, e accarezza il mio volto, imperlato di sudore.

Io scatto in posizione seduta, lasciando che la sua mano ricada sul materasso.

<< Ehi... devi vomitare?>>

In un certo senso si, ho qualcosa da vomitare.
Qualcosa che mi stringe alla gola, peggio di un senso di colpa.
Qualcosa che mi provoca un ribollire nello stomaco, che avevo dimenticato di poter provare.

Vorrei buttarmi ma sono frenato dalla mia stessa lingua.
Vorrei sforzarmi, ma esito, bloccando il discorso solo nell mia testa.

Ma che cazzo ho da perdere?
Ma che cazzo mi spaventa se alla fine, qui di fianco a me nel letto, c'è il mio migliore amico?
C'è l'uomo della mia vita, colui che mi ha guarito dalla noia e mi ha mostrato la bellezza della routine?
Che è solo grazie a lui che ho imparato ad apprezzare tante cose, a rispettare me stesso e gli altri.
È grazie a lui se ho fatto tante cose, ed è altrettanto grazie a lui se ho evitato di farne altre.

E quindi sbrigati a togliere fuori la testa da questo buco merdoso che vedi solo tu, Kuroo Tetsurō.
Smettila di essere il patetico codardo che piagnucola nel letto, e sii l'uomo che Kenma sia felice di avere al suo fianco.
Sii quello che gli da il cognome e lo rende fiero di essere chiamato marito.

Se non ci riesci per te, guarda lui, e fallo per lui.
Che forse glielo devi, dopo tutto questo tempo, qualcosa di cui essere orgoglioso.
Glielo devi un giorno in cui sei lo sposo e non l'invitato ubriacone.
Glielo devi di aspettarlo, di vederlo uscire sotto braccio di sua madre, di vederlo in smoking e di commuoverti davanti a tutti perché lo trovi bellissimo.

E allora muoviti cazzo, diglielo.

Chiediglielo.

Perché lo stai facendo per scelta e non per alternativa.

Chiediglielo.



Chiediglielo.






<< Kenma, vorresti sposarmi?>>

Le parole escono rapide dalla mia bocca, mentre stringo tra i pugni la nostra coperta nuova.

E qualunque sia la sua risposta, le cose tra di noi non cambieranno.
Anche se dovesse rifiutare, anche se dovesse dirlo apertamente che non vuole sposarsi... che non vuole sposarmi.

Una mano gentile si posa sulla mia schiena.

<< Tetsu, sei fatto ed un po' ubriaco...>> risponde cauto, mentre lo sento sollevarsi e cercare nuovamente il contatto visivo con me.

<< Come la devo prendere questa cosa?>>

Non lo so Kenma.
Prendila così come mi è uscita.
Prendila con sincerità, anche se sono fatto ed un po' ubriaco, prendila come viene.
Prendila come te la sto dando.

<< Come la vuoi prendere Ken? Non c'è tanto da dire, o è si o è no.>> rispondo, reggendomi la testa.

Lui muove piano una mano sulla mia schiena, regalandomi un brivido per tutto il corpo, quasi come volesse cullarmi.

<< Sei serio...? Sei davvero sicuro di te? Che domani questa cosa non te la sarai rimangiata... che non ti sarai pentito di averla detta...?>>

No, come potrei Ken?

Ci ho messo dieci anni per farmelo uscire, finalmente da dentro, e pensi che basti così poco per potermelo rimangiare?

Okay, sono fatto ed un po' ubriaco, ma la verità è che anche se vedo le cose a girare intorno a me, il resto è tutto ben saldo.

L'amore che ho per Kenma, è ben saldo dentro di me.

Mi volto verso di lui repentinamente, così tanto che non mi accorgo che ha le lacrime agli occhi.
Così tanto che non mi accorgo di avercele anche io.

<< No, domani ne sarò ancora più convinto. Domani uscirò a comprarti un anello come si deve, uno di quelli belli... uno che meriti.>> rispondo, prendendo il suo viso tra le mani.

Kenma inizia a piangere, solo dagli occhi e non con tutto il volto.

<< Dimmi che non è uno scherzo... dimmi che lo vuoi sul serio, Tetsurō...>> continua lui, aggrappandosi ai miei polsi.

Io annuisco, più convinto che mai.

<< Lo voglio, Kenma, se tu lo vuoi con me.>>

<< Davvero... cioè... me lo stai chiedendo per davvero?>>

Annuisco ancora, mentre mi sporgo a baciare le sue labbra, che sono leggermente screpolate ma ugualmente morbide.

È un bacio lieve, casto, a fior di labbra.
Un piccolo sigillo, una promessa che sto facendo nel cuore della notte, all'unica persona che io abbia mai amato, nonostante sia fatto ed un po' ubriaco.

<< Te lo sto chiedendo davvero, Ken.>> mi stacco da lui quel che basta per mettere a fuoco i suoi lineamenti.

<< Io ecco... ci ho pensato. Siamo assieme da quando ho memoria, e ci siamo fidanzati da dieci anni ormai, oltre che conviviamo da cinque.
E ci ho pensato ed ho detto che non sarebbe cambiato nulla, perché insomma... io ho intenzione di restare con te per sempre.
Tu lo sai come sono: testardo e presuntuoso...>>

Kenma accenna un mezzo sorriso ed annuisce.

<< Lo sai che ne ho combinate tante e sai anche che in fin dei conti sono un eterno indeciso. Sono uno di quelli che non vorrebbe mai schierarsi, se quello schieramento è per sempre.
Lo sai che tendo ad annoiarmi spesso se faccio sempre le stesse cose, e sai anche che faccio così perché ho paura.
Ho paura di non vivere abbastanza, di perdermi qualcosa e di avere dei rimpianti in futuro.>>

Faccio una pausa, sentendo la gola impastata per l'alcool.

<< Però ci ho pensato. E sento che se non cresco al tuo fianco, non crescerò mai.
E allora mi sono detto, perché non renderlo ufficiale?
Perché non buttarsi, tanto il mio Micetto è morbido, non potrei mai farmi male se sono con lui.
E quando ci ho pensato Ken, io non mi sono sentito spaventato o annoiato.
Io mi sono sentito un po' scemo, perché forse avrei dovuto farlo prima.
Quello che voglio dirti è che non ci sarebbe rimpianto più grande, di non legarti a me per sempre, con un anello al dito.
Perché non mi fa paura il futuro se lo viviamo insieme a piccoli passi... e quindi mi vuoi accompagnare?>>

Kenma fa una faccia un po' strana, alzando di poco le sopracciglia.
Ed io, con il cuore a mille, mi ritrovo a guardare nei suoi immensi occhi dorati, specchiandomi dentro e vedendo non solo il riflesso di me stesso, ma il riflesso di noi.

<< Cioè...vorresti sposarmi, Kenma Kozume?>>

Ed in quel momento il viso di Kenma si scompone del tutto, e diventa un misto di sofferenza e felicità.
Strizza gli occhi e abbassa il capo, cercando di chiudersi a riccio.

E poi mi abbraccia, mi stritola letteralmente, mentre continua a singhiozzare sul mio petto.

Ed io, mentre gli accarezzo la schiena scossa dagli spasmi del pianto, sono commosso e traboccante di una gioia che non saprei spiegare.

Tra di noi non è cambiato niente, eppure mi sento improvvisamente sobrio e con le farfalle nello stomaco.

È questa la sensazione che Bokuto cercava di spiegarmi poco prima?
È così che ci si sente, quando si fa quel passo, che seppur non cambierà niente nella nostra routine, mi sta mostrando le cose da un angolazione differente?

È così che ci si sente, quando si prende quella decisione?
Di vincolarsi davvero ad un altra persona?
Di donarsi, di accettarsi.

Sollevo il volto di Kenma, inumidito dalle sue lacrime, e lo bacio.
Lo bacio sulle labbra, sulle guance, sul naso, sul mento.
Lo bacio dovunque, su ogni centimetro di pelle che trovo.
Lo bacio come da dieci anni a questa parte bacio solo lui.

Lo sento pienamente mio, questo piccolo ragazzo che mi sta tutto tra le braccia, che si raggomitola a me, come se non ci fosse altro posto sicuro in tutto il mondo.
Ma devo ammettere, che è lui a farmi da ancora nei momenti difficili.
È lui che mi guida, lui che mi mostra la via ed è sempre lui che mi ripesca quando mi sto perdendo.

Potrà anche essere piccolo, un po' viziato e pantofolaio, ma è la persona più forte che io abbia mai conosciuto in vita mia.

Il mio porto sicuro, dove attraccare quando intravedo tempesta all'orizzonte.
Il mio riparo, quando sono stanco.
Il mio camino sempre acceso, quando sento freddo dentro.

Ricadiamo sul letto, tenendoci stretti e continuando a baciarci, fino a quando non ci addormentiamo così, l'uno sulle labbra dell'altro.

Domani, anche se sarà Domenica, sarà un giorno impegnativo, in cui ci ricorderemo di stanotte ed insieme andremo a comprarci gli anelli.
Domani non sarò pentito di quello che gli ho detto, e lui sarà ancora più entusiasta di stanotte.

Domani glielo chiederò di nuovo, e farò così fino a quando non mi toccherà chiederglielo all'altare.

Perché me ne voglio ricordare tutti i giorni, della gioia che ho provato questa notte, nonostante fossi fatto ed un po' ubriaco.

Tutti i giorni: in quelli belli, per renderli ancora più indimenticabili e indelebili dentro di me; ma soprattutto in quelli brutti, per ricordarmi che c'è uno scopo dietro tutto ciò.

Che posso essere felice sempre, se c'è Kenma al mio fianco.
Che un domani potrò voltarmi indietro ed essere fiero della vita vissuta accanto a lui.

Se fossimo stati in un film, questo sarebbe stato il momento di accendere le lenzuola: di fare un violento e spietato sesso per tutta la notte.

Ma noi non siamo in un film, noi siamo due ragazzi che a volte lasciano i panni sporchi a prendere muffa nel bagno.
Noi dimentichiamo di mangiare la frutta che compriamo e poi, quando la troviamo marcia, diamo la colpa all'altro.
Noi litighiamo, spesso, perché Kenma è viziato e perché io ho fatto in modo che accadesse.

Noi ci minacciamo di farci dormire sul divano, ci appropriamo con prepotenza del telecomando della Tv e mangiamo l'uno gli snack dell'altro.
Ci telefoniamo, quando sono in pausa pranzo, perché anche solo sentirlo parlare con la bocca piena me lo fa immaginare vicino a me; ed anche se non è capace di preparare un bento, qualsiasi cosa che faccia per me ha sempre un ottimo sapore.

Siamo due ragazzi normali, che vivono una vita normale e che si approcciano ad essa realisticamente.

Non è tutto sesso, droga e rock'n'roll.
Non lo è mai stato, anche se da ragazzino immaginavo che sarebbe andata così.

Il sesso è bello, non perché lo facciamo tutte le sere e per tutta la sera, ma perché sono io che lo faccio con lui.
Convivere è bello, non perché siamo pieni di soldi e scarichi di problemi, ma perché quando ci sediamo a tavola per farci il conto delle tasse e delle bollette da pagare, siamo insieme.

E facciamo ogni cosa insieme, anche quella più banale, perché ci fa stare bene così.

Insieme.
E allora cosa c'è di male nel volerlo essere per sempre?

Se mi chiedessero ora, quale sia uno dei piaceri della vita, senza esitazione direi:
Addormentarmi stretto a Kenma, sentire i suoi capelli solleticarmi il naso, e non pensare al fatto che domani me li ritroverò in bocca.
Addormentarmi stretto a lui, quando sono esausto dopo aver passato una giornata pesante lontano da casa.

È una cosa insignificante, soprattutto se comparata al fare del sesso da pornografia.

Ma siamo adulti, siamo cresciuti e adesso ci siamo anche promessi in modo ufficiale.
Non abbiamo bisogno di fare le scintille a letto, non abbiamo bisogno neanche di farlo continuamente.

Perché ci basta la nostra quotidianità e la nostra routine, per quanto semplice e banale possa essere vista da fuori.
Ci basta quel che abbiamo, senza volere che la nostra vita sia fatta da 50 sfumature di un colore qualsiasi.

A noi, da oggi in poi, ne basterà solo uno.

Kuroo per entrambi.






*Suntory Hibiki - Whisky distillato in Giappone.
Colore: Ambra
Naso: dolce-bianco, sciroppo di prugna, rose.
Gusto: Leggermente amaro, marmellata di arance, cioccolato fondente.
Finitura: Lunga durata, dolce, note di spezie, rovere.

**13000¥ - circa 100€






Angolo Autore:

Stelline

Eccoci qui nel mio ultimo esperimento.

È una storia narrata in prima persona, che segue i pensieri (caotici ed un po' banali) e le sensazioni( talvolta esagerate) dal punto di vista del solo narratore, Kuroo in questo caso.

Come sicuramente avrete notato si discosta molto dal mio solito modo di narrazione, ma l'esperimento consiste proprio in questo:

Sono in grado di scrivere anche in questo modo?

La parola spetta a voi!

Cosa ne pensate?

Abbiamo visto uno scorcio di vita, semplice senza eccezionalità di alcun genere, di un ragazzo di quasi trent'anni che convive con il suo ragazzo.
Volevo scrivere di uno slice of life onesto e sincero, di come potrebbe essere la vita di tutti i giorni anche per i nostri protagonisti!

Non ci sono scene di sesso esagerate e non c'è niente di straordinario, come dice anche Kuroo, nella routine di due persone normali che amano e odiano come tutti gli altri.

Sono consapevole che ai molti potrà suonare banale, la scelta di raccontare un storia come se fosse il quadro di una giornata qualsiasi nella vita di chiunque di noi.
Ma comunque, questo era l'intento che mi ero prefissata, e dunque se l'avete trovata scontata, forse forse ci sono riuscita ad immergervi nella normalità di una giornata qualsiasi.

Aspetto questa volta più che mai i vostri commenti, per conoscere le vostre impressioni a riguardo.

E magari per accordarci con Kuroo per presenziare al loro matrimonio!

Vi lascio un bacino e alla prossima One Shot!

❤️

Lavienne

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