TERRENO DI GIOCO

Ankar osservò la lancia appena creata con una pietra tagliente e un pezzo di legno, afferrò una liana per poi morderla fino a strapparla e poggiò la schiena sul tronco che usava come riparo visivo.

Fece passare la corda vegetale intorno al busto e la strinse in un nodo insegnatogli dal padre anni prima per le trappole, ora poteva trasportare l'arma come fosse una spada incastrata nel suo fodero.

Le sue orecchie si rizzarono... Qualcuno si avvicinava.

Tente ed Enena raggiunsero il punto un cui poco prima giaceva il lupo ricercato ma trovarono solo terra e un pezzo di liana strappato.

Non gli diedero importanza e continuarono a cercare con un passo leggero e attento, le loro armi erano pronte all'uso.

Il canide era proprio sopra l'albero che i due avevano appena superato e li fissava.

Non poteva attaccarli.

Erano troppo vicini quindi se lui avesse provato a ucciderne uno sarebbe stato ucciso a sua volta.

L'aquila e il serpente tornarono sui propri passi, passarono nuovamente vicino all'albero che ospitava Ankar ma non lo notarono nemmeno stavolta.

Il cacciatore tornò con i piedi sul terreno quando la certezza del cessato pericolo raggiunse livelli accettabili.

Non aspettò un'altra ronda nemica e afferrò un sasso consistente, quanto pesante, per poi urtare diverse volte un albero.

Un pezzo di legno venne rimosso dal resto del corpo e buttato sulla terra, divise il cerchio deforme in pezzi larghi per poi legarli a due a due con un'altra liana strappata.

I suoi occhi incrociarono una cosa interessante... Abbastanza da farlo sorridere.

Si inginocchiò con le spalle verso la direzione da cui i precedenti cacciatori erano arrivati e posizionò altri pezzi di legno sul suolo mentre li legava in unico quadrato.

Infine mise all'interno del quadrato imperfetto, che assomigliava vagamente a un rettangolo, dei ramoscelli robusti ma snelli rispetto alla precedente legna usata.

Li legò fra di loro, sovrapponendoli, il tocco finale fu poggiare i primi pezzi di legno sopra.

Quella era una trappola usata per uccidere i tapiri e niente le proibiva di fare lo stesso con i nemici.

Si apprestò a creare il tocco finale ovvero il meccanismo di innesco.

Due liane legate fra loro come una robusta treccia con un'estremità fissata alla base del quadrato mortale e l'altra sul terreno nascosta dal lupo stesso che si occupò di celare anche il pezzo di legno pieno di spuntoni irregolari tramite del fogliame trovato sul suolo.

Tornò in ginocchio mentre osservava il suo capolavoro, ma qualcun'altra faceva lo stesso.

Masha infatti scrutava il bersaglio attenta alla trappola doveva dirlo agli altri, ma l'occasione di prendere la vita del canide era dolce più del miele e, quindi, troppo ghiotta da lasciarsi scappare.

Avanzò lentamente fino a nascondersi dietro un albero e poggiò la piccola chioma candida come il pelo sul tronco.

Assomigliava a un militare armato di fucile che attendeva coperto da un riparo.

Piegò il busto e tenne la lancia con una mano, la destra, poggiava il bastone sul retro della coscia mentre la punta solida fissava il terreno in continuo movimento.

Lei invece fissava Ankar con la sete di sangue ormai incontrollabile, il cuore le batteva forte per l'emozione di avere la sua vita fra le mani e la saliva sembrava scomparsa per la tensione.

Arrivata a una certa distanza sollevò l'arma sopra la testa e la strinse con entrambe le mani, fra poco avrebbe corso e trapassato la preda come il più indifeso dei tapiri.

Il tempo di reazione era poco e quindi era certo il colpo a segno, lo immaginava sullo sterno o magari gli avrebbe trapassato lo stomaco.

Prendeva in considerazione anche  l'idea di colpirlo più volte ma non aveva intenzione di toccargli il volto.

Kuningas doveva ammirare il cadavere dell'assassino del figlio, doveva vedere la morte, il terrore e la paura sulla faccia immacolata.

Scosse la testa.

Non poteva perdersi in queste chiacchiere mentali... non ora che era così vicina a farle diventare realtà.

Scattò ma dopo quattro passi non riuscì più a muoversi, il lupo sorrise e si voltò.

"Fai più rumore di un tapiro che va dal Dio Morte in giorni."

Masha iniziava a osservare il canide ascendere verso l'alto ma non ci mise molto a comprendere che, invece, era lei a sprofondare in una pozza nera nera come il fango ma assai diversa.

Mentre le ginocchia venivano sommerse scagliò la lancia, Ankar si spostò su un lato e l'arma finì sul terreno.

"Che il Dio Morte ti getti contro parole del male!" disse l'orsa a denti stretti mentre la sua vita era ormai coperta e gli addominali facevano la stessa fine.

Il cacciatore restò a osservare la femmina venire sommersa del tutto.

Si avvicinò alla pozza.

"Non mi servono le sue parole per essere segnato." sussurrò.

Il ricordo del suo esilio si fece nuovamente vivo come un tizzone ardente nel mezzo della carbonella ormai spenta.

Micah, Kawab, Sophira ed Enola.

I loro sguardi lo tormentavano senza sosta aggiunti alla rabbia del lupo stesso che, però, sfociava nella tristezza.

Quest'ultimo sentimento lo portò a chiudere gli occhi e perciò non notò la mano dell'orsa, divisa fra il bianco naturale e il nero melmoso, avvicinarsi alla caviglia destra.

FINALE DA SUSPENSE!!
Allora che ne pensate?


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