NELLA TANA DELLO SCIACALLO

Ankar guidava il gruppo verso la destinazione oscura, i piedi rossi avanzavano decisi sul terreno e lasciavano delle orme irregolari come una scia che mostrava la via a chi si trovava dietro di lui.

"Ankar."

Enola mosse le gambe con rapidità per raggiungere il fianco del lupo intenta a mostrare i denti in un sorriso.

"Enola."

Si limitò a sussurrare il cacciatore senza neanche posare lo sguardo su di lei.

"Sei sicuro? Di chiedere aiuto agli Sciacalli." chiese la volpe, che nel mentre sfruttò la domanda per portare il proprio corpo più vicino al canide.

"No, ma non abbiamo altre vie... O tempo."

Anche in questo caso gli occhi verdi non guardarono la cacciatrice.

"Ma-"

"Enola..."

Finalmente i due fissarono, ma lo sguardo di lui non era quello che un tempo concedeva alla sua amata.

"... Ti perdono, ma ciò che legava i nostri cuori ora è spezzato."

Quando la femmina udì le parole, in quell'ordine, si potè notare un leggero sorriso iniziale che venne spazzato via quando il cuore fu spezzato dai vocaboli finali.

"Mi dispiace." sussurrò chi aveva appena parlato prima di voltarsi e continuare il viaggio.

La volpe restò ferma sul posto e osservò gli altri cacciatori passarle davanti lentamente, la prima fu Tagan, alcuni la fissavano per un istante e altri avanzavano senza girare la testa.

Rimase in silenzio a pensare, finché dovette muoversi perché nessuno camminava più dietro di lei.

"Ankar."

Chi disse per la seconda volta questo nome fu più gradito al proprietario.

"Tagan." sorrise chi la chiamò senza, però, fermarsi.

"Le parole che hai detto a Enola erano forti."

"Le parole della verità sono forti e, a volte, crudeli, ma odio dire quelle della menzogna."

"Allora quali sono le tue parole su ciò che succederà-"

"Non lo so."

Il lupo si girò per guardare la simile di classe negli occhi.

"Andiamo nella bocca del giaguaro e non conosco le sue zanne, forse..."

Gli occhi colorati come lo smeraldo fissarono un punto per qualche istante.

"Ankar?"

"No." sussurrò.

Camminò rapido, diede qualche spinta a chi lo seguiva, compresa la sorella, fino a raggiungere il punto appena centrato con le pupille.

"Tu cosa fai qui?"

Rohan sentì la mano rossa sulla spalla sinistra.

"Lo devo fare, Ankar." rispose lo sciacallo.

"E tu sai cosa devono fare gli Sciacalli, sai cosa sei ai loro occhi."

Il canide viola spostò lo sguardo, non per paura ma per nascondere la leggera umidità sempre più crescente in essi.

"Un errore nella loro lunga dinastia, un flagello sui loro nomi, una ferita sempre aperta, un... Devo continuare?"

Il respiro diventava spezzato a ogni similitudine e le guance vennero presto divise da una scia di lente lacrime.

"E poi, pensaci, se oggi ci daranno le loro lance mi vedranno... È il momento."

Ankar si apprestò a parlare, ma lo sciacallo anticipò le sue parole.

"Se devo vedere il Dio Morte, lo farò a testa alta e non con lo sguardo basso per essermi nascosto tutta la vita."

Una mano passò sul volto per portare via le gocce che lo bagnavano, ma anche senza di esse la tristezza appena mostrata faticava a sparire.

"Rohan!"

Al richiamo del lupo il giovane cacciatore si fermò come un soldato sull'attenti.

"Sempre dietro di me, non voglio parole su questo, e..."

Si avvicinò al canide violaceo.

"... Non farmi pentire."

Il meno maturo fra i due annuì in silenzio.

"È tempo di proseguire."

Prima che il cacciatore dal pelo rosso potesse camminare, Rohan allungò un braccio con l'indice puntato in avanti.

"Non è necessario, loro sono lì."

Come se il gesto manuale fosse un segnale diversi cacciatori sbucarono da dietro gli alberi, così tanti e così simili visto il colore del pelo che si differeziava solo per la tonalità.

Sembravano tante macchie sul corpo che era la giungla.

"Lance a terra." sussurrò chi guidava il gruppo mentre poggiava l'arma sul terreno con la pietra incassata in esso.

"Buonsole." disse, poi, intento ad avanzare con cautela.

Quasi tutto il drappello che aveva di fronte lo fissava con amarezza, e lui ricordava quegli sguardi.

Davanti a lui c'era chi aveva attaccato il villaggio quella fatidica notte.

"Perché non hai il tuo fuoco oggi? Il Dio Sole ti protegge solo di notte?"

Uno dei nemici avanzò più avanti degli altri, si distingueva dagli altri per la robustezza del corpo.

"Il fuoco è con me se devo combattere, in questo giorno sono qui per parlare." rispose il lupo, che avanzò fino a trovarsi poco distante dallo sciacallo con cui parlava.

Ora notava che era leggermente più alto di lui e doveva alzare di poco il capo per fissarlo negli occhi.

"Allora non hai protezione."

"Sarei molto felice di mostrarti il contrario ma devo parlare con chi guida la tua tribù."

Ci fu silenzio, era così profondo che se fossero stati più a nord, e la giungla più silenziosa, si sarebbe potuto udire lo schiaffo sferrato da Maron al fratello.

"Ti faccio questa promessa: se lui darà l'ordine di ucciderci tu potrai provare a togliermi la vita."

Lo sciacallo lo fissò per un istante.

Qualche istante dopo Ankar e il suo gruppo vennero scortati dal drappello di canidi, in una mossa precauzionale Rohan era stato inserito al centro della formazione assunta, il lupo rosso, invece, restava il primo a posare i piedi sul terreno.

Più si addentravano nella giungla, più sguardi si posavano su di loro.

Sicuramente molti erano diretti a colui che era assai simile a tutti loro, ma, allo stesso tempo, così diverso.

Il cacciatore viola dal fisico robusto fece fermare l'avanzata, davanti a loro sedeva il capotribù.

"Maledizione." sussurrò il lupo rosso.

"Che succede?" parlò a bassa voce Tagan.

Ankar fissava lo sciacallo che si alzava un giaciglio di foglie e legna ma posava lo sguardo sugli occhi.

Pupille prive di colore e intorno ai bulbi oculari non era presente nemmeno un pelo, cosa dovuta ai segni di ustione.

Era colui che il lupo aveva accecato prima di prendere il fuoco del Dio Sole.

"Fatti avanti."

Il cacciatore obbedì e si fermò davanti al leader, poco dopo le mani violacee toccarono le guance rosse e, con lentezza, salirono fino agli occhi.

"Sai cosa potrei fare? Potrei trascinarti nel mio mondo di buio, nella mia vita priva di colori."

I pollici ora sembravano delle lance, erano così vicini allo sguardo che le ciglia li sfioravano a ogni battito.

"Ma non lo farò."

Lo sciacallo cieco mollò il volto del lupo, finora rimasto impassibile, e iniziò a camminare con naturalezza... sembrava che la vista non gli servisse affatto.

"Non mi hai fatto alcun torto, non ho gli occhi da quando sono nato."

Tornò seduto e con un leggero sorriso.

"Gli dei mi hanno tolto la vista per concedermi udito, olfatto, tatto e gusto a un livello più alto."

Ankar non degnò di attenzione le ultime parole.

"Sono qui per-"

"So perché sei qui, non ho i miei occhi ma ne comando molti."

Lo sciacallo leader fece roteare le braccia così da comprendere tutta l'area intorno a sè.

"Dobbiamo unire le lance contro di loro."

"Perché dovrei?"

Colui che era seduto afferrò della carne e ne strappò una parte consistente con un morso.

"Non porto rancore per questo..."

Indicò il senso mancante.

"... Ma è difficile dimenticare tutte le morti che ci avete portato."

"Se non vuoi farti mangiare dal coccodrillo non gli lanci contro un sasso." rispose a tono il lupo.

Il respiro pesante prodotto dalle narici del cieco dimostrò che il colpo era stato inferto per bene.

"Non chiedo amicizia, non la voglio, ma tengo a questa terra, tengo a casa mia, e se tu tieni ai tuoi sciacalli-"

"Tu!"

Il braccio del cacciatore che li aveva scortati cercò di afferrare Rohan, ma un calcio al ventre sferrato da Tagan lo allontanò.

Prima che potesse tornare all'attacco Ankar gli saltò addosso e strinse il braccio destro sul suo collo e con il gemello saldò la presa.

Gli altri sciacalli si apprestarono a intervenire, ma il capotribù alzò una mano per fermarli.

"Che succede?"

Uno dei subalterni più vicini si chinò e sussurrò l'accaduto.

"Dove?"

La testa del capo venne girata con cautela da una leggera presa sulla mandibola, così da fissare, a suo modo, Rohan.

Quest'ultimo sentì lo sguardo su di sé, e fissò a sua volta il simile.

Nel frattempo Ankar aveva sottomesso il suo avversario che, senza successo, cercava ancora di disarcionarlo.

Il più alto finì in ginocchio e solo allora il lupo mollò la presa, seguirono dei colpi di tosse e la mano destra massaggiò il collo.

"Come ho detto non cerco amicizia, quindi se dovessimo vincere potremo tornare a farci la guerra."

Avanzò lentamente intento a girarsi su sè stesso.

"Cosa rispondete?"

Silenzio.

"Cosa rispondete?!"

CIAU!
Che ne pensate?

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