LINGUE TAGLIENTI

Zet poggiava il corpo sulla terra intento a osservare dritto davanti a sé, l'accampamento dei conquistadores aveva ricevuto più unità qualche giorno prima.

Altri due galeoni erano apparsi all'orizzonte come fossero uccelli venuti per nidificare in un posto che non li apparteneva.

Di fianco al lupo Rohan mostrava il corpo nella stessa posizione del canide.

"Guarda quanti sono." sussurrò lo sciacallo.

Muoveva le pupille a sinistra e a destra ma non riusciva a quantificare il numero di tutti gli stranieri che calpestavano la loro terra.

Lui e il cacciatore con la voglia avevano ricevuto ordine, da Ankar, di essere le vedette, dopotutto erano entrambi silenziosi e abbastanza veloci da poter seminare il nemico se fossero stati scoperti.

Tuttavia quel giorno in particolare entrambi avevano ricevuto una direttiva diverse... Inusuale.

"È meglio andare." disse sottovoce il lupo quando notò due spagnoli passare vicino al luogo dell'appostamento.

Il cacciatore al suo fianco annuì rapidamente due volte e si alzò, purtroppo il piede destro toccò un sasso e l'oggetto naturale, posizionato vicino a una piccola discesa rotolò fino a colpire lo stivale di un soldato.

"Rohan!" Urlò Zet intento a correre insieme al suo compagno.

"Fermi!"

Entrambi gli stranieri strinsero le armi da fuoco e seguirono i nativi a passo svelto, la piccola salita diede qualche istante in più ai cacciatori.

"Spara a quei selvaggi!" Ordinò uno dei due, ossia Françisco.

L'altro, non appena finì di arrampicarsi, scattò seguito dalla tigre, potevano scorgere ancora i due sudamericani in lontanza intenti a muovere i piedi sul terreno velocemente.

Purtroppo lo sciacallo non vide un sasso e inciampò su di esso per poi ruzzolare in mezzo a pietre e piante.

Strinse i denti intento ad assorbire meglio il dolore della caduta, gli inseguitori erano ormai vicini a lui... E questo lo fece sorridere.

Proprio quando i soldati corsero sotto un albero, a pochi passi dal nativo sul terreno, furono sollevati da una rete fatta di liane.

"Che succede?!" Urlò il felino in trappola.

La rabbia sembrò svanire quando vide il lupo rosso davanti alla trappola con lo sguardo fisso sui prigionieri.

In un istante i conquistadores strinsero le armi pronti a usarle, ma Ankar aveva pensato a questa eventualità.

Quattro cacciatori, nascosti dal fango, emersero dalla terra come spiriti della natura, i due più indietro strinsero le gambe dei due davanti e li misero sulle loro spalle.

Questo permise alle lance di toccare il collo della tigre e del suo collega.

"Provaci." sussurrò Lika, issata da Talia, la sua arma minacciava la vita di Françisco, se premeva il grilletto lei avrebbe premuto la pietra appuntita nella sua gola.

Lo stesso sarebbe capitato al gatto di fianco, Maron lo fissava con severità per nulla impietosita dal suo volto terrorizzato nè dalla giovinezza che esso mostrava.

I fucili furono gettati sul terreno e le mani vennero alzate.

"La prossima volta lasciamo la scelta agli dèi."

Rohan tornò in piedi con i palmi sul pelo per pulirlo, l'idea della caduta era stata del capotribù e aveva scelto il canide violaceo come esca.

"Rohan."

La voce che sussurrò il nome fece pietrificare il proprietario sul posto, si girò lentamente e fissò il leader degli sciacalli che gli sorrideva.

"B-buonsole." sussurrò terrorizzato e iniziò a muoversi lentamente all'indietro per avvicinarsi il più possibile ad Ankar o a qualcuno che considerava amichevole.

Tuttavia la mano destra del cieco strinse il suo avambraccio sinistro e lo fece sussultare.

"Non avete paura."

Sorrise e si avvicinò lentamente fino a trovarsi a un palmo dal simile più giovane, poggiò le dita sul volto e iniziò a tastare il pelo lentamente.

"Ha il pelo di tuo padre."

I pollici finirono a sotto le punte dei canini.

"Che strai fascendo?" chiese il più piccolo.

"Hai anche i suoi denti..."

Rise leggermente.

"... Quando era piccolo mi mordeva sempre."

Sbattè due volte il palmo sinistro sulla testa.

"Ahi!"

"Lui era più alto."

Rohan si staccò con forza e per poco non cadde all'indietro.

"Che cosa vuoi da me? Non è saggio uccidermi davanti al capotribù."

Lo sciacallo si massaggiò nello spazio che separava le due orecchie ancora leggermente dolente.

"Non posso uccidere il figlio di mio fratello." 

Il più giovane fissò il canide maturo intento a rilassare i muscoli.

"Quindi... quindi io... io..."

"Io sono Xante, e tu sei la mia famiglia."

Si avvicinò, ma, questa volta, il cacciatore davanti a lui non si ritrasse.

"Vieni con me."

Rohan fu sorpreso di vedere il cieco muoversi come se gli occhi bianchi potessero davvero fissare il mondo circostante.

Quando notò la distanza sempre più crescente con lo zio si affrettò a raggiungerlo.

Ankar, invece, usava i propri per seguire ogni mossa dei suoi alleati che bloccavano le braccia ai prigionieri dietro le loro schiene con delle liane robuste quanto corde europee.

Il lupo rosso si avvicinò ai due e con la lancia rimosse gli elmi grigi, caddero sulla terra intenti a emettere un leggero tonfo.

"Allora-"

"Ankar!"

Il lupo rosso sospirò scocciato, essere un leader aveva i suoi svantaggi: ogni azione fallita era colpa sua, lo stress sulle spalle, risolvere questioni interne... Tutte cose che poteva gestire, ma una in particolare la disprezzava oltre ogni misura.

Mornei gli fu subito di fianco.

"Sei il nostro capotribù, non puoi esporti così! La tua vita è preziosa!"

Il lupo sospirò una seconda volta e fissò il simile.

"Mornei, grazie della tua preoccupazione..."

Con il bastone colpì la gamba della tigre che aveva provato ad alzarsi non appena il canide si era distratto.

"... Ma proprio perché sono il capotribù devo stare avanti a tutti."

Tornò a guardate gli stranieri.

"Devo proteggere i miei amici, non sono come il loro capotribù che manda avanti i suoi cacciatori e poi cammina sui loro corpi."

Afferrò la spalla del felino, finito sdraiato dopo il colpo precedente, e lo rimise in ginocchio.

"Allora-"

Françisco gli sputò in faccia, il lupo sospirò e afferrò con forza i capelli neri del prigioniero per poi poggiarli sul volto per pulirsi.

"Selvaggio!" tuonò lo spagnolo.

"Allora, cosa vuole il tuo capotribù?

Il conquistadore cercò di espellere nuovamente saliva, ma il canide rosso gli sferrò un pugno che li spedì sul terreno con il labbro rotto e sanguinante.

Una lancia gli toccò la gola, Tagan, sopraggiunta da poco, lo fissava con disprezzo.

"Fallo ancora e sei morto..."

La punta di pietra iniziò a premere lentamente sulla gola.

"... Ricorda, ci basta un solo straniero per avere informazioni." sussurrò la minaccia con una voce talmente glaciale che il felino potè avvertire un brivido salire sulla schiena come un serpente velenoso.

"Tagan."

Il cane fissò il simile di classe e annuì, rimise la tigre in ginocchio.

Il capotribù fece un paio di passi e si chinò di fronte al gatto.

"Stessa domanda."

Il più giovane distolse lo sguardo ormai travolto dal terrore.

Ankar gli afferrò il mento e lo costrinse a fissarlo nei suoi occhi verdi e decisi.

"Stessa domanda." ripetè.

Françisco respirava furioso e i suoi occhi finirono per notare Jonas, la lince aveva ancora i polsi legati ma sembrava essere tranquillo.

Sedeva su un masso e parlava con Zet, pareva una conversazione amichevole... Come fossero fratelli e non nemici provenienti da due mondi diversi.

"Guarda un po', l'abomonio è vivo."

Tutti i presenti fissarono prima il prigioniero e poi il felino grigio, quest'ultimo perse la serenità di poco prima e non voltò nemmeno un occhio verso il connazionale.

Nessuno fra i nativi conosceva quella parola, ma era ovvio che fosse un insulto.

"Abominio! Parlo con te!"

Ancora una volta non ci fu reazione.

"Sei sordo?! Oppure solo vigliacco?! Chissà cosa ne penserà-"

"Taci!"

La lince era in piedi, lo scatto che glielo aveva permesso aveva preso alla sprovvista il lupo davanti a lui.

"Altrimenti?"

"Taci." ripetè Jonas.

"Altrimenti? Mi fissi, abominio? Oppure mi porti a-"

"Taci!"

Lo spagnolo in piedi iniziò a camminare verso la tigre lentamente.

"Mi ricorda quello che ha detto lui! Sì, io c'ero ricordi?!"

"Taci!"

Ormai i due erano a un palmo l'uno dall'altro.

"Taci". sussurrò senza perdere il tono severo.

"Dirlo non ti rimetterà nel su-"

Le mani, unite dalla liana, colpirono la faccia del felino in ginocchio e lo spedirono ancora una volta sulla terra.

I suoi occhi notarono lo stesso sasso su cui lo sciacallo era volutamente inciampato.

Ankar afferrò la spalla della lince e scosse la testa.

Il conquistadore sdraiato scosse la testa per lo stordimento e stette piegato alcuni istanti.

"Non cadere nel suo tranello!"

"Troppo tardi!"

Françisco cercò di agguantare il capotribù, le liane erano state tagliate grazie alla pietra.

Il suo scopo era usare Ankar come ostaggio.

Tuttavia le stesse mani che lo avevano steso poco prima gli piombarono in faccia di nuovo.

"Tu, maledetto!"

Ormai il volto del felino era più rosso che arancione visto che anche il naso perdeva liquido scarlatto.

Un calcio al ventre piegò lo spagnolo con la lince che lo guardava severo, da tempo voleva recare danno a chi aveva di fronte.

"Non sei migliore di loro!"

Françisco sputò del sangue sul terreno.

"Mi basta essere migliore di te."

Ancora una volta il conquistadore rise.

"Buona fortuna, tu non sarai mai migliore di qualcuno! Lo so io! Lo sai tu! E, di certo, lo sa lui!"

Jonas emise un verso d'ira e colpì chi aveva di fronte una terza volta, lo vide cadere con uno zigomo sanguinante e svenuto.

Infine si voltò e camminò rapido con gli occhi umidi e il respiro spezzato.

"Jonas." sussurrò Zet quando il felino grigio gli passò di fianco senza nemmeno guardarlo.

Ankar, invece, guardò il gatto prigioniero.

"Allora..."

CIAU! Allora che ne pensate ?

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