LA TRIBÙ
In fila indiana i cacciatori protagonisti della caccia appena conclusa raggiunsero il loro piccolo villaggio.
Non si poteva definire tale: era sprovvisto di bastioni, mura, non c'era nemmeno un recinto, la sera ormai era scesa sulle loro teste e la luce intensa del fuoco illuminava la parte anteriore dei loro corpi mentre si avvicinavano.
In quel pezzo di terreno erano presenti diverse casette fatte di legno, non erano sicuramente alla pari con i tempi moderni ma almeno offrivano riparo, anche se quando pioveva a dirotto sembrava che il tetto piangesse, un albero si ergeva imponente al centro e veniva usato come vedetta.
"Sono tornati!"
Urlò una voce femminile seduta su uno dei rami mentre si buttava sul terreno senza perdere l'equilibrio.
Era una gatta dal pelo nero come la pece stessa e perciò si creava un bel contrasto con i capelli rossi, che mostravano una tonalità chiara, legati in una sottile coda.
Corse come avrebbero fatto i bambini secoli più avanti quando i genitori sarebbero venuti a prenderli all'asilo.
"Madre!"
Strinse Akhena in un abbraccio che venne ricambiato dalla lupa mentre i suoi due fratelli maggiori le cingevano la schiena.
Lei era Sophira.
Non era legata biologicamente a quella famiglia: i suoi genitori erano deceduti durante una battuta di caccia in un fiume e poco prima di esalare l'ultimo respiro avevano fatto promettere al padre di Ankar di prendersi cura della loro unica figlia, il giorno stesso la gatta venne accolta fra i lupi.
"Fra poco anch'io potrò unirmi a voi con la pietra".
La felina si riferiva alla sua arma, una fionda primitiva che non vedeva un elastico incastrato fra un ramo a forma di ypsilon ma un pezzo di cuoio, fatto con la pelle del coccodrillo, che veniva fatto girare con una mano e quando le giravolte venivano fermate la pietra partiva veloce e forte.
Richiedeva forza nelle braccia e capacità di calcolare la distanza.
"Lika!"
Un'altra voce del gentil sesso attirò l'attenzione del gruppo: una iena dal corpo robusto come la donna appena chiamata si avvicinava, portava dei capelli castani più o meno con la stessa acconciatura della lupa mentre mostrava il pelo maculato, poggiò il suo arco sul terreno, era assai brava con quell'arma sul terreno di caccia.
Talia.
Sorrideva mentre il canide riflesso nei suoi occhi si avvicinava con la stessa espressione, quando furono distanti quanto un respiro le loro labbra si toccarono per un istante.
Era un giorno speciale per le due, molto speciale.
"Lika! Talia!"
Fu allora che il capo della tribù si mostrò, un lupo dal pelo grigio che sembrava urlare la sua età, nonostante si avvicinasse ai cinquant'anni mostrava un fisico allenato, dovuto alle battute di caccia a cui partecipava spesso, non aveva capelli in quanto li tagliava ogni volta che crescevano come in una specie di rituale, teneva la sua lancia con la mano destra mentre indicava le due con la punta.
Mornei.
"Dovete affrettarvi la Dea Amore non può attendere fino al sorgere del sole la vostra unione".
Le due sorrisero e annuirono come a dire un precursore di "Si papà".
Lika e Talia vennero separate dai genitori che le portarono nelle rispettive case per prepararle all'unione imminente.
La lupa seguì Akhena mentre Talia veniva scortata dal padre: una iena assai alta, due metri circa il più alto della tribù, mostrava il fisico più allenato e scolpito con una leggera cresta sulla testa, il pelo si divideva fra marrone chiaro e chiazze scure dello stesso colore.
Ras.
Purtroppo la sua compagna di vita, e madre della iena di fronte, non era più fra loro, morì mentre dava la vita alla figlia.
Quando succedeva una cosa simile veniva lasciato lo spazio a due credenze: la prima diceva che il bambino era talmente malvagio da aver ucciso la madre con il suo primo respiro mentre la seconda raccontava che il piccolo fosse destinato a grandi cose e che gli dei, famosi anche per dare niente per niente, prendevano la vita del genitore.
Talia era una donna solare e gentile nonostante il suo fisico perciò nessuno credeva che fosse maligna.
Mentre gli altri cacciatori si separavano Ankar alzò lo sguardo sull'albero e poco dopo poggiava i piedi su uno dei rami, la sua mano destra toccava il tronco mentre osservava il paesaggio, faceva questa cosa una volta al giorno minimo, fissava il mare in lontananza e si chiedeva che cosa il Dio Mare potesse aver messo al suo interno, guardava il cielo e pensava dove portasse ma sopratutto a quanto ci avesse messo il Dio Cielo a crearlo.
Guardava la sua terra e si faceva mille domande.
Non sapeva di trovarsi in Sudamerica in una zona che sarebbe stata chiamata Brasile, non sospettava nemmeno di vivere nella prima metà del sedicesimo secolo.
Due mani strinsero il ventre del lupo che in un primo momento sussultò, quando però vide gli arti coperti dal pelo arancione sorrise mentre sentiva la sua faccia sul retro della spalla sinistra.
"Bentornato".
Sussurrò una voce femminile.
"Grazie".
Sorrise il canide mentre stringeva le mani appartenenti alla sua amata: una volpe dal pelo arancione ma sul muso lo presentava di un colore simile alla pelle umana, i suoi capelli erano biondi e legati in una coda di cavallo folta che le toccava quasi fino a metà schiena.
Enola.
Poco dopo i due erano sul terreno a camminare l'uno di fianco all'altro sorridenti.
"Com'è andata la caccia?"
Chiese la volpe, i due si amavano da circa sette mesi ma non si erano ancora uniti sotto lo sguardo della Dea Amore né, tantomeno, fisicamente.
"Guarda c'è Liam".
Ankar indicò il suo più grande amico appoggiato sull'esterno della sua casetta intento a rendere un pezzo di legno innocuo un'arma letale tramite una pietra tagliente.
"Secca vero?"
Chiese la bionda riferita alla caccia, il lupo annuì mentre tornava serio.
"Fammi indovinare...".
Liam si avvicinò: era un gatto dal pelo nero poco più basso di Ras ma con la muscolatura simile, una cicatrice composta da tre linee partiva dal sopracciglio destro e terminava sotto il medesimo occhio ma quest'ultimo era ancora funzionante.
"... Legge del Giaguaro?"
Il canide rosso annuì.
"È la quinta volta che perdiamo il cibo per questo motivo quest'anno, temo che Mornei anticiperà la Grande Caccia".
"Ankar!"
Sophira arrivò di corsa.
"È il momento".
Il fuoco bruciava alto sotto uno scudo di foglie, davanti ad esso Mornei fissava Lika e Talia, entrambe indossavano una corona composta da fogliame verde come la speranza.
"Con l'autorità di capo della tribù qui presente inizio a unire questa lupa e questa iena nell'unione sacra, accompagnata dallo sguardo della Dea Amore e protetta dal Dio Sole".
Il fuoco alle sue spalle infatti era tenuto vivo a turno ogni giorno, con il sole e con la luna, con il sereno o con la pioggia.
Era dovuto alla credenza che quello fosse il fuoco del Dio Sole e che finché fosse rimasto vivo la sua protezione non avrebbe mai abbandonato la tribù.
Era assolutamente proibito toccarlo.
"Io... Mornei, alzo la mia lancia al cielo...".
Puntò l'apice dell'arma verso le stelle.
"... e accolgo l'unione di Lika e Talia in questo momento e in questo luogo".
Sbatté la base della lancia sul terreno come a siglare ciò che aveva appena detto.
"Se qualcuno vuole sfidare tale unione lo faccia ora!"
Nessuno disse nulla e perciò le donne protagoniste dell'evento si baciarono.
"Mamma, puoi lasciare la lancia adesso".
Sussurrò Ankar al genitore, Akhena avrebbe sfidato uno dei loro dei per amore della figlia e forse dato una sonora lezione a chi avesse osato oltraggiarla.
Poco dopo Lika afferrò l'amata con una mano sulla schiena e una sotto le ginocchia, una presa che secoli dopo sarebbe stata chiamata "A mo di sposa".
Quando le due sparirono Micah si avvicinò al leader.
"Mornei posso...?"
Il lupo agitò la mano e diede il consenso al gatto per parlare.
"Io non ho nulla contro Lika e Talia ma due ragazze così robuste e forti non dovrebbero unirsi a due maschi?"
Il canide fissò il cacciatore.
"E perché mai?"
"Per dare alla tribù altri membri forti".
Lo sguardo del capo si fece più intenso.
"Apprezzo che tu prenda a cuore la nuova vita della tribù ma Lika e Talia si sono unite per propria scelta".
"Lo so però...".
"Ho parlato!"
Il gatto era in procinto di ribattere ma la mano aperta del lupo lo zittì.
"Vai!"
Il felino fissò il leader contrariato prima di sparire dalla vista di quest'uomo.
"Ankar non dovresti ascoltare parole non tue".
Il lupo rosso si presentò davanti a Mornei.
"Perché fa così?"
"È come suo padre, testardo e pensa solo alla sua visione delle cose".
"Non voglio essere senza cuore ma è proprio per questo che non c'è più".
Il capo annuì, il padre del gatto, Dun, era stato sepolto da una frana durante un temporale intenso dopo aver preso un sentiero pericoloso senza badare ai consigli di Mornei stesso.
"Non è il momento di pensare a questi ricordi, fra un'ora vai a chiamare Talia e tua sorella".
"Per cosa?"
Il lupo grigio si voltò.
"Quest'anno la caccia è stata un disastro... dovrò anticipare la Grande Caccia".
"Odio quando Liam ha ragione".
Sussurrò il lupo, tuttavia nessuno dei due canidi sapeva che Micah era rimasto nei paraggi e che ogni parola era entrata nel suo orecchio per poi colpire il suo cuore come una freccia.
Abbassava lo sguardo deluso e triste ma ci mise poco ad aprire gli occhi furioso.
CIAO!
Secondo voi cos'è la Grande Caccia? E che ne pensate dei membri della tribù apparsi?
Enola è ispirata a un furry di Deviantart (3Dboxing)
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