LA LEGGE DEL VOTO
Ankar sussultò quando sentì i pettorali sfiorati da due mani conosciute dal suo cervello come quelle di Enola, la volpe appoggiava la guancia sulla schiena, proprio sulla spina dorsale, mentre sul volto aveva un'espressione triste.
Comprendeva il dolore del lupo stretto.
"Sono qui."
Sussurrò mentre strofinava leggermente la testa sul pelo del canide rosso che a sua volta accarezzava le mani in modo delicato con un piccolo sorriso sulle labbra.
La cacciatrice alzò il busto e il mento si poggiò sulla spalla sinistra dell'amato per poi dargli un bacio sulla guancia.
Ankar alzò la mano destra e passò quattro dita, dall'indice al mignolo, fra la chioma bionda della femmina che fece scivolare le mani sugli addominali dal colore acceso.
Il cacciatore spalancò gli occhi mentre sentiva il respiro più pesante con un leggero nervosismo in crescita, poteva anche sentire il suo stesso cuore battere senza poggiare la mano su di esso.
"E-Enola."
Ricevette come risposta un altro bacio sulla guancia.
"Ti aspetto."
Il lupo osservò la volpe allontanarsi, si fermò dopo una decina di passi e sorrise per poi riprendere la camminata.
Si alzò mentre sentiva la gola secca, come se non avesse bevuto per un paio di giorni, il cuore aumentava l'intensità e il respiro divenne tremante.
Si sentiva un bambino alla sua prima battuta di caccia.
Enola lo aveva invitato a unirsi fisicamente con lei, erano sette mesi che si amavano, sei dei quali vissuti sotto lo stesso tetto, ma quell'argomento per il canide era duro da affrontare fisicamente.
Un turbine di emozioni girava violentemente nello stomaco e le gambe perdevano la forza che dimostrava a ogni corsa per sfiancare la preda.
Amava la volpe ed era pronto per il grande passo... più o meno.
Micah era seduto su un tronco caduto poco fuori dal perimetro del villaggio mentre teneva la lancia nella mano destra mentre osservava il buio in attesa di qualche anomalia.
"Micah."
Il gatto si ritrovò in mezzo a due suoi grandi amici.
A destra il puma di sesso femminile, Jarvia, fissava con i suoi occhi marroni il felino dal pelo puro mentre teneva due lance sulle gambe, erano più corte rispetto a una normale, notò subito che qualcosa non andava nell'amico di vecchia data e poggiò la mano dal pelo rosa sulla spalla più vicina.
Lei era nata con quel colore su quasi tutto il corpo fatta eccezione per il naso marrone scuro e per il ventre bianco.
"Tutto bene?"
Chiese mentre il gatto sorrideva e le passava una mano fra i capelli castani.
"Sto bene."
"Bugiardo."
Intervenne il cacciatore alla sua sinistra, Kabal, un topo con le braccia incrociate che mostrava delle pietre affilate sui polsi, erano legate con della stoffa che a sua volta era ben assicurata sul pelo grigio come l'apatia stessa.
Fissava l'amico sicuro su ciò che aveva appena detto mentre lo fissava con una leggera aria di rimprovero, il felino notò la coda rosea che si muoveva dietro la sua schiena.
"Vero, sono un bugiardo..."
Il felino iniziò a spiegare ciò che lo disturbava nell'animo.
Sicuramente secoli più avanti gli scienziati avrebbero avuto da ridire sulla presenza di alcuni animali in quelle terre: lupo, cane, gatto, topo e diversi altri non erano originari del Sudamerica.
Ma la spiegazione esisteva.
Quando l'era glaciale si abbatté sulla Terra i mari vennero coperti dal ghiaccio e ciò permise a diverse popolazioni di attraversarlo fino a giungere nel cosiddetto Nuovo Mondo.
"... hanno parlato male di mio padre!"
Concluse con lo sguardo basso, alzò il capo quando la sua chioma venne toccata da Jarvia con un sorriso sulle labbra.
"Ci siamo noi."
Anche lei era una bugiarda.
Pensava tutt'altra cosa, voleva dire "Ci sono io".
Quando i suoi occhi catturavano l'immagine del gatto poteva sentire il cuore accelerare e non riusciva a pensare ad altro che a quel cacciatore.
Tuttavia i tre non sapevano che nel buio della notte e nel silenzio della foresta qualcuno li osservava.
"La Dea Amore è paziente ma penso che abbia un limite anche lei."
Ridacchiò Enola seduta sul giaciglio mentre osservava Ankar vicino all'entrata, erano un paio di minuti che le gambe non si muovevano, la volpe batté delicatamente la mano sul letto primitivo e naturale.
Poco dopo il lupo si sedette di fianco a lei sempre più nervoso, ricevette un bacio sulla guancia mentre la sua mano destra veniva sollevata e poggiata sulla guancia sinistra dalla bionda che chiuse gli occhi mentre assaporava moralmente il tocco.
Lui invece non si liberava dalla tensione dettata dal cuore mentre osservava la casetta quasi del tutto spoglia fatta eccezione per diverse lance vicino alla porta e altri pezzi di stoffa da usare come ricambio appesi a una liana legata poco lontano da dove i due si trovavano al momento.
Sussultò quando le sue labbra vennero toccate da quelle del canide al suo fianco, si staccò dolcemente mentre sorrideva per poi sdraiarsi sul giaciglio.
Osservava il lupo mentre faceva lo stesso, i loro nasi si sfioravano e i respiri potevano essere avvertiti sul pelo.
"Ti amo."
Sussurrò la bionda mentre Ankar non rispose per il suo stato d'animo che non gli dava tregua, accarezzò la guancia destra di Enola e si apprestava a scendere con le dita.
"GLI SCIACALLI!"
I due guardavano l'entrata, ancora chiusa, era la voce di Kabal.
Uscirono all'esterno armati mentre gli altri cacciatori si dirigevano verso Micah e gli altri.
Il gatto mise il piede sinistro sul petto di uno sciacallo dal pelo violaceo che invano alzava le mani per chiedere pietà.
La punta della lancia gli trapassò il collo e generò una consistente fuoriuscita di sangue.
Estrasse l'arma ed evitò una simile appartenente a uno dei nemici, con il pezzo di legno stretto in mano gli fece lo sgambetto e una volta a terra trafisse lo stesso punto del precedente compagno di caccia.
Jarvia invece parò un affondo, usò la doppia lancia come una strettoia e il bastone restò bloccato, con un movimento delle braccia disarmò il nemico e passò la punta di pietra sulla gola a velocità notevole.
Lo sciacallo cadde mentre il sangue scappava dal taglio.
Gli sciacalli erano una tribù nomade che attaccava le altre con lo scopo di saccheggiare ogni cosa trovassero, erano tutti sciacalli non c'era un individuo di specie diversa fra loro.
Accoppiarsi con qualcuno che non lo fosse era punito... condanna a morte.
Ankar lasciò cadere al suolo un cacciatore nemico per poi trapassare il ventre di un altro, girò la lancia e senza voltarsi uccise un altro dei canidi che tentava di prenderlo alle spalle.
Ne trapassò un altro proprio sullo sterno ma l'arma non ne voleva sapere di tornare dal padrone, sentì un urlo di guerra: uno sciacallo correva con una mazza, formata con una pietra consistente e un ramo, con l'intento di uccidere il cacciatore in difficoltà.
Tuttavia il lupo sapeva improvvisare, e anche in fretta, gli bastò girare l'arma verso il nemico in corsa per farlo impalare.
Ormai non poteva più recuperare la lancia e la lasciò cadere con la nuova "zavorra".
Una freccia passò davanti al suo sguardo, uno di loro era su un ramo e si apprestava a scoccarne un'altra verso Kawab.
"Kawab!"
Il cane capì tutto grazie al canide che usò il nemico bloccato fra le sue mani come scudo.
Sophira agitò la pietra nel laccio e la scagliò contro l'arciere che venne colpito sul lato sinistro della fronte viola per poi cadere.
"Sono troppi!"
Ammise Micah mentre la punta della lancia grondava rosso scarlatto.
Ankar fissò le sue mani spoglie di ogni arma, si guardò intorno per cercare qualcosa con cui contrattaccare.
Le sue pupille videro il fuoco del Dio Sole momentaneamente senza guardia.
Non aveva scelta.
Corse veloce verso la fiamma imponente, doveva fare in fretta, doveva farlo senza indugiare.
Enola, Sophira, Kawab, Micah e tutti gli altri, doveva farlo per loro.
Raggiunse il fuoco mentre prendeva un pezzo di legno.
"Perdonami Dio Sole."
Fu l'unica cosa che disse prima di mettere l'oggetto nelle sue mani in mezzo alla fiamma sacra.
I suoi sensi gli permisero di evitare un attacco alle spalle, uno sciacallo robusto lo fissava furioso.
Il lupo aveva la sua arma in mano e per un istante fissò i suoi amici combattere con sempre più sciacalli in arrivo.
"Non ho tempo per questo sciacallo."
Il canide nemico provò a fare un affondo ma andò a vuoto mentre il fuoco veniva a contatto con gli occhi.
Cadde in preda a continue urla mentre si dimenava per il dolore dovuto alla perdita della vista.
"Sparisci!"
Sembrò ordinare il canide rosso prima di correre verso gli altri.
"VIA!"
Agitò il bastone verso i nemici.
"LO RICONOSCETE?! È IL FUOCO DEL DIO SOLE!"
Gli sciacalli stettero fermi sul posto mentre fissavano la fiamma intimiditi, tenevano le armi puntate ma di certo l'intenzione di usarle era a dir poco scarsa.
"VIA! È L'ULTIMO AVVERTIMENTO!"
Mosse le braccia velocemente nelle direzioni dei canidi che dopo pochi secondi scapparono senza nemmeno voltarsi.
"Feriti?"
Chiese mentre si girava su sé stesso con l'intenzione di riportare il fuoco al suo posto.
"Ankar."
Micah tese la mano e il lupo passò il ramo a lui, fu allora che nella mente del felino nacque un'idea subdola e crudele.
Fissò il lupo.
"Lo sai che è proibito."
"Sì, mi dispiace, ma non sapevo cosa fare erano troppi."
Il cacciatore agitò le braccia conscio di ricevere una punizione ma non poteva minimamente immaginare cosa sarebbe successo.
"La tribù ti ringrazia ma abbiamo leggi sacre."
Il gatto iniziò a camminare in cerchio così poteva osservare il lupo e il resto della tribù.
"Compagni di caccia, per la prima volta uno di noi ha osato toccare il fuoco del Dio Sole, non esiste una punizione per questo atto ma non possiamo lasciarlo impunito."
"Micah..."
Enola fece due passi in avanti.
"... Ankar l'ha usato per aiutarci non per trarne vantaggio."
"Vuoi scontrarti con una possibile collera del Dio Sole?"
La volpe fece altrettanti passi indietro senza più fiatare.
"Altri?"
Chiese per vedere se un altro voleva dire la sua ma regnò il silenzio.
"Bene, i recenti fatti mi obbligano a dare alla luce la Legge del Voto."
Ankar rizzò le orecchie, la Legge del Voto si applicava in assenza del leader e dava la possibilità al momentaneo sostituto di prendere una decisione riguardante il destino di uno dei membri.
Tuttavia la Legge veniva attuata all'unanimità e non tramite la quantità, ossia, non contava la maggioranza in quanto se solo un membro votava contrario la questione sarebbe stata rimandata al ritorno del capo.
Il lupo era sereno: Enola, Kawab e Sophira di sicuro avrebbero votato contro.
Quando i suoi occhi catturarono i tre il cuore perse un battito.
Le loro mani erano tese mentre gli sguardi bassi sul terreno mostravano il dolore provato nel fare quel gesto.
Ma non poteva minimamente raggiungere la delusione del lupo che si giro più volte ma neanche una mano era tenuta bassa.
Nessuno aveva votato contro.
"Enola... Kawab... Sophira..."
Li guardò tutti e tre ma non ricevette risposta.
"La tribù ha parlato."
Commentò il gatto con la mano tesa.
"Perché mi fai questo?"
Chiese al felino mentre dolore, delusione e un accenno di rabbia trafiggevano il cuore come frecce dalla punta rovente... un male che bruciava e feriva.
"Ho preso la mia decisione... esilio."
Il dolore crebbe a velocità smisurata mentre il canide rosso faticava persino a stare i piedi.
"Micah... ti prego... questa è la mia casa..."
"Non più Ankar, ti prego vai tu con i tuoi piedi... non voglio costringerti con le mani."
Il lupo si voltò e iniziò a camminare scoordinato per lo shock che ormai aveva sostituito il sangue mentre gli altri membri si distanziavano come se avesse la peste.
Per un istante restò fermo a osservare i tre di cui si era fidato, i tre che l'avevano deluso uno in modo più crescente dell'altro.
Continuò la sua marcia dolorosa e si voltò a osservare la tribù un'ultima volta prima di inoltrarsi nella giungla.
Il suo cammino era appena iniziato.
La sento, sento la tristezza del lupo e la sua delusione.
Voi?
Cosa pensate che succederà?
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