IRONIA DEL DESTINO

Ormai il sole era alto nel cielo intento a dare la propria luce ai mortali che toccavano la terra della Dea Giungla.

Ankar compiva un passo dopo l'altro con un leggero fiatone, i piedi affondavano sul terreno e gli alberi facevano da spettatori alla sua camminata difficoltosa.

Nella mano sinistra stringeva una liana lunga quanto robusta e il peso legato ad essa veniva trascinato come una slitta impegnata a seguire il proprio padrone su una collinetta di neve candida, invece la mano destra teneva fermo a mezz'aria un groviglio di liane legate fra loro e che sembravano un sacco... un sacco assai pieno per il peso sostenuto dal braccio del lupo.

Aveva impiegato qualche ora a preparare il tutto ma, finalmente, era quasi arrivato alla sua meta. 

Gli alberi finirono e rimasero alle sue spalle mentre gli occhi attenti fissavano la destinazione.

Prese un bel respiro... non poteva tirarsi indietro.

In realtà poteva, ma sarebbe stata morte certa in quel caso.

Sospirò per infondersi coraggio e la sua determinazione tornò allo stesso livello di sempre.

I piedi ripresero a camminare nel bel mezzo del villaggio da cui le sue tredici vittime provenivano.

Finora era rimasto lontano e, perciò, nessuno l'aveva visto, ma ora tutti facevano morire le parole prima di farle nascere o smettevano di camminare.

Gli occhi erano puntati sul lupo ma non osservavano lui, erano impegnati a notare il cadavere di Kuningas trascinato tramite una liana legata sul petto squarciato.

Nessuno osò avvicinarsi.

Più Ankar camminava più notava colui con il quale voleva parlare.

Lockla, il leader del villaggio e capo di chi aveva spedito dal Dio Morte.

Il giaguaro teneva la lancia stretta nella mano destra e osservava il lupo impassibile, ossia come era solito fare un capotribù per non far scoprire agli altri le sue reali emozioni.

Il canide si fermò a pochi passi dal felino e lasciò cadere il "sacco" sul terreno, poi tornò dal cadavere finora trasportato e, con il piede sinistro, lo fece strusciare fino a metterlo sotto gli occhi del cacciatore.

La figlia di quest'ultimo corse verso i due e si chinò per scoprire il contenuto del groviglio di liane.

"I tuoi cacciatori sono morti." disse il lupo mentre fissava il giaguaro dritto negli occhi e quest'ultimo faceva lo stesso. 

Il cane nel frattempo estraeva la fionda di Kaede, seguita dalla mazza di Lynx e dalla collana insanguinata di Turkis.

"Perché hai fatto questo?" chiese la femmina intenta a tornare in piedi in un misto di sgomento e rabbia, non era chiaro se si riferisse all'uccisione o alla consegna degli oggetti... Quasi sicuramente a entrambi, pensava Ankar.

Le orecchie del cacciatore estraneo avvertivano sussurri da parte degli abitanti, erano troppi e detti a bassa voce per essere ascoltati interamente. 

Quel poco che metteva insieme era un misto di chi era sorpreso per l'abilità del lupo; di chi lo voleva condannare per aver ucciso alcuni dei loro cacciatore; addirittura qualcuno gli era grato per averli mandati dal Dio Morte in anticipo; forse Kuningas e i suoi non erano poi così apprezzati. 

"Seguimi."

Fu ciò che disse Lockla al lupo prima di voltarsi, Ankar ebbe solo il tempo di fare un passo prima che la figlia del leader si mettesse sulla sua strada con lo sguardo immerso nell'ira.

Non parlava, ma gli occhi urlavano.

"Tagan!"

Quando sentì il suo nome il cane fissò il genitore e, infine, si fece da parte.

Il lupo seguì il cacciatore di razza rara all'interno di quella che definiva una piramide senza testa.

Il corridoio che faceva da entrata era lungo e quasi buio fatta eccezione per alcune fiaccole legate sui muri a entrambi i lati.

Subito davanti si presentava un bivio e il capo prese la svolta a destra, in fondo un'entrata con la forma piramidale dalla testa piatta li portò in una piccola stanza buia.

Lockla afferrò una delle fiaccole poste all'ingresso e illuminò l'interno.

Tre cadaveri erano sdraiati su altrettanti giacigli senza testa e con uno squarcio sulla parte sinistra del petto.

Il lupo non si era dimenticato di loro, erano i tre uccisi da Kuningas il giorno prima.

Il giaguaro si avvicinò al primo cadavere ossia la coniglietta ed estrasse un piccolo sacco insanguinato.

Quando affondò la mano in esso la fece tornare su stringeva un pezzo di pelle di forma quadrata, seppur irregolare, e lo avvicinò a un taglio identico sul corpo.

Ankar ricordava questo dettaglio e ora notava che sul pezzo di carne era disegnato un simbolo nero, un giaguaro con le fauci aperte e le zanne splendenti.

"Non siamo dei selvaggi."

Il giaguaro ripose il pezzo di pelle al suo posto.

"Non mettiamo sull'altare chi vogliamo, ma solo chi lo merita..."

Sospirò e passò la mano destra sul volto leggermente frustrato.

"... Mio padre, Waja, creò l'usanza in questione: sull'altare deve essere posto qualcuno che ha commesso qualcosa di imperdonabile non solo per punizione ma anche per la purificazione dell'anima."

L'ultima frase fece ricordare al lupo le parole del leone.

"Che la tua anima sia purificata." sussurrò come un pappagallo.

"Questa cacciatrice apparteneva a una tribù situata a nord, una tribù composta solo da femmine... Il Dio Sole solo sa quale fosse la casa degli altri due."

Girò la testa verso il lupo.

"Invece tu?" chiese.

"Girovagavo nella giungla... ed eccomi davanti a te." rispose Ankar, ormai non aveva più una tribù quindi non c'era motivo di parlarne ai suoi occhi.

"Questo groviglio di cuoio era di Enena ed è stato trovato da uno dei miei sul terreno non molto lontano, al confine per essere esatti, a pochi passi è stato trovato anche il cadavere di Lyon con una freccia nella gola."

"Sì, sono stato io... ma non sono degno dell'altare."

Lockla mise via il sacchetto, o groviglio di cuoio, e girò intorno al cacciatore con lentezza.

"Kuningas era stato corrotto dal potete che io stesso ho consegnato a lui, la decisione di vita o morte sugli altri... Il mio cuore sembra aumentare di giorni e giorni al solo pensiero di quanti innocenti sono stati messi sull'altare per il solo desiderio di sangue."

Si fermò alle spalle del canide rosso.

Il suo modo di dire antico riguardo al cuore era per spiegare quanto fosse spaesato e rattristato dalla scoperta appena compiuta e che tutto ciò sembrava invecchiarlo precocemente nell'animo.

"Se tu fossi stato ucciso nella giungla, Kuningas e tutto il suo seguito sarebbero stati posti sull'altare... Ma a quanto pare il Dio Sole voleva ridere di loro e ha fatto in modo che tu li portassi dal Dio Morte."

I due sentivano un sorriso in procinto di mostrarsi sulle labbra ma resistettero per la gravità della situazione. 

"Ascolta: mi sembra giusto lasciarti and..."

"Credimi, se avevo una tribù da cui tornare non sarei qui."

Ankar distolse lo sguardo intento ad assorbire quel dolore perenne che tornava a galla nel fiume intento a scorrere nel suo cuore così tormentato come un torrente in piena.

"Bene, mi serviva qualcuno da eleggere al posto di Kuningas."

"Cosa?"

"Hai ucciso dodici cacciatori abili nel mezzo della giungla e non dimenticare che hai svolto un servizio per me, seppur involontariamente."

Il lupo guardò in basso, il suo scopo era far parte della tribù ma non era il caso di prendere il posto di chi aveva appena mandato dal Dio Morte.

"Beh... Giaguaro io..."

"Lockla."

"Lockla, io non credo sia..."

"Bene, è deciso."

Senza che il canide potesse finire di parlare il giaguaro si voltò e uscì dalla stanza ora buia per l'assenza della fiaccola.

"Dio Sole... che cosa vuoi da me?" sussurrò il lupo mentre fissava il soffitto nero per l'oscurità.

CIAO!
Allora che ne pensate?




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