IL RITORNO DEL FIGLIO PRODIGO
Micah passeggiava all'interno di un cerchio immaginario sotto lo sguardo attento dei membri della tribù, i più vicini fra essi erano Jarvia e Kabal intenti ad osservarlo in silenzio.
"La Dea Giungla ci sta punendo." sussurrò con serietà intento a pensare.
Diverse battute di caccia erano finite senza preda, qualche volta per colpa della Legge del Giaguaro, poche volte la carne era bastata per tutti senza bisogno di razionarla.
"È solo sfortuna, Micah."
Prese parola il puma intento a raggiungere il simile di classe abbastanza vicino, voleva allungare le braccia e stringerlo per rassicurarlo come sua madre aveva fatto spesso con lei prima della sua dipartita.
Ma non ci riusciva.
"No, non è sfortuna." parlò Enola, si avvicinò al trio adirata.
"Hai esiliato l'unico cacciatore abbastanza resistente da correre dietro un tapiro, Ankar era abile!"
Si trattenne dal dare uno spintone sui pettorali del gatto, quest'ultimo era talmente nervoso, come tutti i presenti, che il rischio di un litigio fisico era assai elevato.
"Ankar ha violato la legge..."
"È solo per questo che ora vedi me e non il Dio Morte."
Sospirò e fissò il terreno con un turbine di dolore sul cuore, girava rapido ed era pieno di pietre appuntite che tagliavano il suo animo senza mai ferirlo ma, allo stesso tempo, lasciavano un dolore perenne.
Non faceva altro che vedere o pensare ad Ankar; rivedeva il loro primo incontro da bambini intenti a giocare con i bastoni; il loro primo bacio sotto la pioggia furiosa; la loro prima notte sotto lo stesso tetto e poi la sera in qui lei alzò la mano.
"Sono d'accordo con Enola." disse qualcuno.
"Non appesantire le parole, Ankar." ribatté Kabal senza pensare a chi fossero rivolte le proprie parole.
La volpe fu la prima a voltarsi... Lui era lì.
Eretto come un re davanti ai suoi sudditi e serio come un guerriero prima di uno scontro all'ultimo sangue, teneva una lancia stretta nella mano come se fosse pronto a usarla senza rimpianto.
Ed era così.
Nessuno osava parlare e i respiri sembravano assenti, un'enorme tensione appesantiva l'aria e non migliorò quando il lupo camminò sotto gli occhi sorpresi dei suoi vecchi amici.
"Come osi?!" chiese il gatto nel vedere un esiliato rimettere piede sulla terra della tribù.
"Ankar." sussurrò Enola intenta a camminare verso di lui, ma il suo vecchio amore non girò nemmeno la pupilla quando furono talmente vicini per scambiarsi un bacio.
Lei lo fissò spaesata ma allo stesso tempo conscia di quella freddezza pari alla morte stessa.
"Non alzare la lancia..."
Era un modo per dire "Non scaldarti".
"... fra poco torno da dove sono venuto."
"Tu non dovevi mettere piede qui!"
Kabal fece un passo verso il cacciatore ma si dimostrò collaborativo quando una la punta della lancia puntò sulla gola, arretrò in silenzio.
"Torni dopo essere stato esiliato e ci minacci con la tua arma." disse Micah con una calma spaventosa.
Ankar, però, non era da meno e con un altro passo si ritrovò faccia a faccia con il felino.
"Quale legame è rimasto con questa tribù?" chiese.
Si guardarono per diversi istanti prima che le bocche tornassero a muoversi.
"Nessuno... nessuno con quelli presenti ora."
"Che vuoi dire?"
Per un attimo la sicurezza del gatto sembrò crepata dalla confusione.
"Mia madre, Lika, Talia, Liam e tutti quelli partiti per la Grande Caccia, non intendo lasciarli in una tribù di ingrati e traditori."
"Che cosa hai detto?!"
Uno dei cacciatori, un coniglio, afferrò la lancia con aria di sfida intento a strofinare il pelo bianco come la neve per il nervosismo.
"Ho detto ingrati e traditori, se vuoi sfidarmi fai pure ma ricorda che io non ti ho mai conosciuto bene e, quindi, nessun legame con te potrà fermarmi."
Ankar strinse la propria lancia, era furioso... Il dolore ormai non c'era più totalmente svanito dopo aver lottato per la vita contro Kuningas e gli altri.
Incolpava Micah, Sophira, Kawab e persino Enola.
Quando il cacciatore, più esile rispetto al canide, decise di calmarsi senza combattere il lupo fissò nuovamente il leader momentaneo.
"Dove sono?" chiese.
"Non sono ancora tornati."
Micah aveva recuperato la calma.
"E sia, ma sappi che è mia intenzione portare via quanti più membri possibile che vorranno seguirmi e se oserai impedirmelo..."
Non finì la frase, era ovvio a cosa si riferisse lo mostrava con una rabbia visibile su ogni muscolo trattenuta con forza e determinazione.
Sarebbe bastato un semplice soffio di vento di discreta intensità per farla esplodere.
"Quello che desideri è cosa mai avvenuta potrebbe essere richiesta una votazione o...".
"RICHIEDILA!"
L'urlo improvviso fece balzare tutti, Micah si trattenne e spalancò solo gli occhi, era come essere nella savana e sentire il ruggito di un leone o camminare nel bosco ed essere sorpresi da un ululato.
Qualcuno stringeva la lancia pronto ad usarla.
"Hai richiesto una votazione contro di me! Questa dovrebbe essere una cosa da niente a confronto!"
Ora il lupo era più adirato e il respiro pesante lo mostrava.
"Ci metterò quattro giorni a tornare da dove vengo e altrettanti a mettere piede qui ancora, inoltre ti concedo altri sette giorni... Quindici giorni, Micah."
Si allontanò di un passo.
"Fammi trovare i membri della tribù e dimenticherò quello che mi hai fatto..."
Solo allora posò gli occhi su Enola.
"... Quello che tutti mi avete fatto."
Si allontanò a passo svelto sotto gli occhi di tutti intento a osservare il sole alto nel cielo, era mezzogiorno.
CIAO!
Allora che ne pensate?
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